“Uno studente chiese all’antropologa Margaret Mead quale riteneva fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così.
Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito.
Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l’osso guarisca.
Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.
Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo”. il punto esatto del senso di comunità e cura dell’altro.
Da Monolitium
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Oltre che una grande antropologa, Margaret Mead fu anche uno straordinario personaggio, dalla vita intensa e anticonformista.
Nacque a Filadelfia il 16-12-1901 da una famiglia di religione quacchera: era la primogenita di quattro figli. Suo padre, Edward Sherwood Mead, era professore di economia all’Università di Pennsylvania, sua madre, Emily Fogg, una sociologa.
Nel 1923, entrò nella Columbia University, dove studiò antropologia con i due famosi antropologi Franz Boas e Ruth Benedict (che divenne sua amica).
Il suo primo libro, Coming of Age in Samoa (L’adolescenza in Samoa, 1928). primo dei ventitré libri da lei pubblicati è stato per anni un best seller: in esso l’antropologa riportava le sue osservazioni sulla pubertà e l’adolescenza delle ragazze, osservando che il disagio adolescenziale non è un fatto naturale ma appreso, una conseguenza di aspetti culturali e non biologici.
Viaggiò molto per osservare i vari stadi dell’evoluzione umana nelle società primitive, soprattutto in Nuova Guinea, il modo nel quale diventavano adulti ,dell’influenza dei ruoli sessuali nella formazione del temperamento maschile e femminile, sostenendo che la personalità individuale era da considerarsi effetto della cultura e della organizzazione sociale che ne conseguiva.
I libri furono considerati di importanza eccezionale nella teoria dell’educazione.
I riferimenti culturali dell’antropologa erano il determinismo culturale e la psicoanalisi, per cui le sue riflessioni erano centrate sui rapporti tra elementi biologici e psicologici, i fattori culturali e i tratti individuali nella formazione della personalità individuale e nell’organizzazione sociale.
Nel 1942 uscì il libro Il carattere balinese, scritto con il marito Gregory.
Nel 1944 Margaret Mead fondò un Istituto per gli Studi Interculturali.
Dopo la guerra (1949) pubblicò Maschio e Femmina: uno studio sui sessi in un mondo che cambia, che trattava delle sue osservazioni sulle persone conosciute nel Pacifico del Sud e nelle Indie dell’est.
Morì a New York il 15 novembre del 1978.
Dal 1926 e per tutta la sua vita la Mead lavorò per l’ American Museum of Natural History di New York; fu Presidente della Society for Applied Anthropology e della American Anthropological Association.
Fu la prima donna a diventare Presidente dell’American Association for the Advancement of Science. Insegnò al Vassar College (1939-41) e alla Columbia University (1947-1978). Ricevette 28 lauree ad honorem.
Come personaggio pubblico si interessò di razzismo, identità di genere, cultura, giustizia, educazione, salute e nutrizione, psicologia evolutiva, femminismo, emancipazione sociale delle minoranze, spiritualità e sovrappopolazione. Credeva che fossero gli aspetti culturali a portare al razzismo, alle intolleranze, alle guerre, a causa di pregiudizi appresi, e che i membri di una società potevano/dovevano lavorare insieme per modificare i loro pregiudizi e costruire nuove istituzioni.
Il suo slogan in proposito era: “Never doubt that a small group of thoughtful, committed citizens can change the world.”
In una società sempre più pessimista riguardo alle capacità umane di cambiamento, lei insisteva sull’importanza di favorire e supportare tale motivazione nelle persone di buona volontà.
Si poteva imparare dagli altri popoli: le diversità umane sono una grande risorsa, pensava la Mead, non un ostacolo, e gli esseri umani sono tutti in grado di apprendere ed insegnare l’un l’altro.
“I have spent most of my life studying the lives of other peoples — faraway peoples — so that Americans might better understand themselves.”
Margaret Mead
Tratto dal sito psicolinea.it, online dal 2001: https://www.psicolinea.it/margaret-mead/



