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* Sebben che siamo donne: Niki e il suo Giardino Esoterico dei Tarocchi

Il MOMA di New York la celebrerà dall’11 marzo al 6 settembre 2021 con l’esposizione “Structures For Life”, retrospettiva con oltre 200 opere create dalla metà degli anni ’60 fino alla morte dell’artista. Sculture, stampe, disegni, gioielli, film e materiali d’archivio evidenzieranno l’approccio interdisciplinare di Saint Phalle e il suo impegno nelle principali questioni sociali e politiche. “Gli uomini sono molto inventivi. Hanno inventato tutte queste macchine e l’era industriale, ma non hanno nessuna idea di come migliorare il mondo”.

Lei è Niki de Saint Phalle, pseudonimo di Catherine Marie-Agnès de Saint Phalle,

pittrice, scultrice, regista francese. nata in Francia a Neuilly-sur-Seine, ad ovest di Parigi, il 29 ottobre 1930 e naturalizzata californiana, dove muore, alla Jolla.

All’inizio degli anni Cinquanta, ventiduenne moglie e madre, ex modella e aristocratica decaduta, Niki viene ricoverata in manicomio: la sanità mentale le verrà restituita dall’arte, dirà lei più tardi, e per questo è sempre stata convinta che il suo monumentale giardino di sculture avrebbe guarito gli altri.

È il 1955 quando Niki si reca in Spagna, per la prima volta, a visitare le opere di Antoni Gaudí, che segneranno profondamente la sua opera.

Da quel viaggio, infatti, Niki inizia a sognare di costruire il suo giardino di sculture, ispirato alla simbologia delle carte dei tarocchi e realizzato con materiali ed oggetti di diversa natura. Gli anni passano e la scultrice, che continua a lavorare principalmente con il poliestere, viene ricoverata in ospedale per un ascesso ai polmoni causato proprio da questo materiale. Così, nel 1974, è “costretta” ad un periodo di convalescenza a St. Moritz dove rivedeMarella Caracciolo Agnelli conosciuta nel 1950 a New York. che assieme ai fratelli Carlo e Nicola Caracciolo decide di mettere a disposizione dell’artista un loro terreno nella proprietà a Garvicchio in Toscana.

l 21 maggio del 2002 – realizza un unico, incredibile, giardino esoterico ispirato al gioco dei tarocchi. Un parco d’arte popolato di statue giganti ispirate alle figure dei tarocchi.

Ci ha lavorato per diciassette anni, Niki .Ventidue arcani in forma di scultura. Sculture abitabili, passegiabili, attraversabili.

Una vera foresta di sculture rappresentanti le 22 carte degli Arcani realizzate con materiali diversi: vetro, acciaio, porcellana, I colori accesi sono proposti secondo un codice simbolico: il rosso è connesso alla forza creatrice, il verde alla vitalità primigenia; il blu è il segno «della profondità del pensiero, del desiderio ardente e della volontà», il bianco rappresenta la purezza; il nero indica «la vanità e i dolori del mondo», mentre l’oro è simbolo dell’intelligenza e della spiritualità. Sulle stradine del parco Niki incide appunti di pensiero, memorie, numeri, citazioni, disegni, messaggi di speranza e di fede, snodando un percorso materiale e soprattutto spirituale.

Ci sono la Sfinge, la Sacerdotessa, il Mago, il Vescovo, e così via. Queste sculture vengono armate d’acciaio, poi viene steso il reticolo in fil di ferro e dopo una pompa ci stende sopra il cemento, infine il “duro” lavoro: ricoprire a mosaico questa forma malinconica, compito dell’artista affiancata dal suo team che non la lascia mai sola in questo infinito ‘work in progress’.

Le sculture più piccole del giardino vengono realizzate a Parigi, in poliestere, poi ricoperte da mosaici di tessere fatte con vetri provenienti da varie parti del mondo.

È Niki stessa a chiedere, anni dopo, all’architetto Mario Botta “di creare l’ingresso al Giardino dei Tarocchi in contrasto con l’interno del Giardino. Botta costruì uno spesso muro di recinzione simile ad una fortezza, che aveva un aspetto ‘maschile’, utilizzando la bella pietra locale, e in questo modo l’esterno e l’interno furono ben distinti. “Per me il muraglione di Mario è una protezione come lo è il drago che nelle favole è il custode del tesoro”.

Sebben che siamo donne” è il titolo di uno dei tanti canti delle donne mondine che rivendicavano il loro salario come al solito minore di quello degli uomini.
Con questo titolo pubblicherò articoli che parlano di donne che non hanno ricevuto i dovuti riconoscimenti e per il loro ingegno e per il lavoro fatto. Solo per il fatto di essere donne. O temporaneamente dimenticate.