Dopo il Louvre, anche il parigino Musée Carnavalet, museo dedicato alla storia della città, abbandonerà nelle didascalie delle opere esposte la numerazione romana per adottare la numerazione araba. La decisione sarebbe dovuta al fatto che sempre più visitatori hanno difficoltà a leggere i numeri romani, ma questo rischia di essere una rinuncia per coloro che difendono la cultura antica e classica.
Musée Carnavalet
Dunque dopo quattro anni di lavoro e un rinnovamento totale in tutti i suoi aspetti, il museo di storia ha deciso di modificare la numerazione in qualche didascalia.
Il Louvre, già da qualche anno, ha eliminato la numerazione romana per indicare i secoli, mentre li ha mantenuti per indicare i sovrani. Non è così tuttavia per il Musée Carnavalet, in cui nelle didascalie di ritratti, dipinti e sculture si leggerà d’ora in poi ad esempio Luigi 14 invece di Luigi XIV.
“Non siamo contro i numeri romani, ma possono essere un ostacolo per la comprensione da parte dei visitatori. Quante volte abbiamo visto i genitori leggere le didascalie pensate appositamente per i bambini?” ha commentato Noémie Giard, responsabile del servizio per il pubblico al museo.
Già perchè il turista medio globale non è in grado di intendere, né di volere ?
Non è dunque meglio stimolarlo a comprendere e imparare ciò che non gli è conosciuto e che comunque distingue un’ epoca e una cultura e tutti gli artisti che ne sono espressione?
Abolire la numerazione romana di una sala di museo o sotto un quadro è come ammettere che quella storia, quella cultura e persino l’arte che hanno generato non esistono più.
Il Figaro, raccontando la vicenda, è partito da una vecchia battuta del trio comico Les Inconnus, famosi quanto da noi Aldo Giovanni e Giacomo, che in uno sketch in berretto frigio gridavano “a morte Luigi croce-v-bastone”.
Notando, però, che ciò che faceva ridere trent’anni fa è oggi una banale realtà.
La scelta ha provocato polemiche da parte di molti studiosi dell’arte.

” Je suis le Roi Soleil Luis XIV….. No,no,no Luis 14! Parbleu,je ne sais pas!”
Tra questi, François Martin, presidente del Coordinamento degli insegnanti in lingue antiche (Cnarela), che ha commentato: “È la storia dell’uovo e della gallina. Meno i numeri romani sono usati, meno persone sono in grado di comprenderli. Ma è un peccato, perché alle elementari i bambini adorano imparare i numeri romani, per loro è come un gioco”.
Molte polemiche soprattutto italiane che hanno indotto ad un comunicato di rettificadi France Info: « Per i nomi dei re, l’uso dei numeri romani è stato mantenuto in tutti i testi del museo (pannelli, didascalie, cartelli per i bambini, schermi) ad eccezione dei dispositivi d’accessibilità universale (quindi quelli indirizzati a un’utenza portatrice di disabilità, ndr) che sono solo una parte del percorso.
Di circa tremila fra testi, cartelli e contenuti del nuovo percorso espositivo, sono centosettanta quelli che hanno adottato lo stile di accessibilità universale ».
Sono quindi poco più di un centinaio su tremila i numeri arabi che usurpano la numerazione romana.
Ma dire che la cultura è salva non mi sembra rassicurante.
Avvicinare la cultura ad una più facile comprensione sì,purchè non diventi un Bignami di scolastica memoria.
La cultura non è accumulare nozioni , la cultura è una personale passione di apprendere e collegare tutto ciò che non si conosce.
E poi avrebbero potuto aggiungere con una semplice barra il numero corrispondente a quello romano…o no? Per i turisti “ pigri”!!!
https://www.finestresullarte.info/musei/musee-carnavalet-via-numerazione-romana-didascalie