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* Immaginando la Terra

Ecco alcune illustrazioni di come veniva immaginato il nostro pianeta!

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Illustrazione di come si immaginava un’eclissi vista dalla superficie della Luna, con la Terra che copre il Sole, nel 1874. Credit: James Nasmyth

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Illustrazione della Terra immaginata dalla superficie della Luna, dal libro ‘The story of the Sun, Moon and Stars’ del 1898

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Tuttavia, per avere le prime immagini a colori della Terra come globo, abbiamo dovuto aspettare la missione Apollo 8, nel 1968, che ci ha mostrato la Terra non solo come globo ma anche da dietro la Luna!

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La Terra vista dalla Luna, dagli astronauti della missione Apollo 8. Credit: NASA

Quell’immagine, della Terra che sorge all’orizzonte, è stata di così grande impatto che ha letteralmente segnato un’epoca e lanciato una serie di grandi movimenti ecologici ed una nuova coscienza della nostra umanità e della nostra presenza ed impatto su questo pianeta.

Fonte:

http://www.link2universe.net

 

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* Il sole vero

Il “cuore” della Terra è un unico CRISTALLO che ruota più veloce del resto del pianeta, si sta espandendo e dimostra una spiccata personalità. Suddiviso in due emisferi, simili, ma diversi a livello strutturale, il CRISTALLO può essere il MOTORE PRIMO, cantato da saggi e poeti. I Suoi moti si trasmettono all’intero pianeta, tramite il Suo unico Messaggero: il campo nucleare “debole”, uno dei due lati della Forza Elettrodebole, l’unico che viola la parità tra destra e sinistra, l’unico che penetra e anima i nuclei atomici dei corpi visibili e anche si quelli invisibili, l’unico che co-muove i corpi umani sensibili.

Il CRISTALLO in questi ultimi sta cambiando i Suoi modi di trasmettere: aumenta il lato sensibile – il campo debole – e diminuisce quello visibile, il campo elettromagnetico. Gli effetti di questo cambio si vedono in fenomeni quali il riscaldamento globale e la riduzione del campo magnetico terrestre. Non solo; si sentono anche come coscienza di una verità profonda che la conoscenza ortodossa ignora.

Il debole è il calore nucleare che scioglie tutti i “ghiacci” anche quelli interni, invisibili che hanno irrigidito e lacerato la piccola mente umana, quella grigia che crede alla divisione e ai limiti ed è pronta a combattere per i profitti di pochi a danno dei tanti. Nel 2003, gli scienziati situati ai due poli, Nord e Sud, si sono collegati tra loro e hanno verificato che le due aurore polari evolvono con gli stessi ritmi. E’ uno dei tanti indizi dell’OPERA straordinaria composta dal CRISTALLO. E’ la FONTE DELLA VITA che ci può donare salute e svelare il significato dell’immortalità.

Chi sente l’eco dell’OPERA, avverte gli inganni di una conoscenza che ignora il significato reale della Vita, dipinge una storia dell’uomo falsa e uno spazio in cielo che è una gigantesca illusione ottica.

Il sole giallo in cielo è solo una delle tante possibili immagini del CRISTALLO, il vero SOLE, che anima ogni corpo e comprende tutti i colori. Non possiamo vederlo con gli occhi, ma possiamo sentirlo come coscienza, emozione, AMORE UNIVERSALE, bisogno profondo di armonia, pace e prosperità.

Fonte:http://www.giulianaconforto.it

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* Oggi l’Eclisse solare ibrida

Arriva l’ultima eclisse solare dell’anno visibile. Ecco le informazioni per l’osservazione e la visione di questo affascinante evento.

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L’eclissi solare del 3 Novembre 2013 è un evento astronomico che avrà luogo dalle ore 10:04 UTC alle 15:28 UTC. Sarà visibile dagli Stati Uniti d’America orientali, dal Brasile, da tutta l’Africa, dall’Europa meridionale e dal Medio oriente.

L’eclissi maggiore sarà visibile alle coordinate 3.5N 11.7W, nell’Oceano Atlantico al largo della Liberia alle ore 12:47 UTC. Anche in Italia l’evento si potrà vedere.

In particolare al Sud.  Per fare un esempio pratico l’eclissi parziale la potranno vedere coloro che si trovano nelle latitudini più meridionali, da Latina e Foggia in giù. All’orario Utc per la visione bisogna aggiungere un’ora.

Si tratta di un eclissi solare ibrida, un evento che si verifica quando la risultante tra l’orbita lunare e la rotazione terrestre fa sì che il diametro angolare apparente della Luna sia appena sufficiente a coprire totalmente il disco del Sole al culmine dell’eclissi.

Le zone della Terra poste lungo la congiungente Sole – Luna vedono l’eclissi come totale. Prima e dopo la fase massima (detta anche di massimo oscuramento), se la Luna si allontana dalla Terra, apparirà di conseguenza più piccola e quindi incapace di coprire l’intero disco solare. In tale caso l’eclissi appare anulare. –

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Un evento piuttosto insolito e noto tra gli astronomi come “eclissi ibrida” perché in grado di trasformarsi da anulare a totale. Il Sole apparirà come un anello di luce sottilissimo che, gradualmente, si trasformerà in eclissi totale. Come per ogni altra eclissi, anche in questo caso si consiglia di assistervi procurandosi protezioni di visualizzazione appropriate come, semplicemente, lenti offuscate. –

Che cosa sono le eclissi solari?

Dato che la Luna è 400 volte più piccola del Sole, ma allo stesso tempo 400 volte più vicina alla Terra, nel cielo i due corpi celesti mostrano una dimensione apparente che è pressoché identica, con qualche scartamento a seconda delle distanze rispetto alla Terra nei vari periodi dell’anno.

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Il passaggio di Sole e Luna dal punto di vista terrestre non è sullo stesso piano e dunque i punti d’incontro sono rari seppur possibili: quando la Luna è tra la Terra e il Sole allora l’eclisse è solare, viceversa è lunare e in questo caso il nostro satellite viene illuminato dalla luce riflessa proprio dalla Terra e assume il caratteristico colore rossastro. Nel caso di quella anulare del 2012, l’ombra lunare avanzava da sud-est, attraversando il Golfo di Carpentaria che si trova nello stato australiano del Queensland, si muoveva poi verso l’Oceano Pacifico.

Quando nel Cosmo appaiono insolite configurazioni si creano canali ulteriori di energie di Evoluzione per l’umanità.

Fonte. http://www.diregiovani.it/rubriche/scientificamente/26335-eclissi-sole-3-novembre-2013-come-vederla.dg#sthash.TwVRHeSF.dpuf

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* Stanotte un’eclissi penombrale di Luna

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In Italia l’appuntamento è previsto per le 23.50, ma il picco si avrà attorno alle due del mattino (con il 76% del satellite coperto). L’evento durerà circa quattro ore in totale e sarà visibile, al netto delle nuvole, in Europa, Africa e buona parte dell’Asia.

Per tutti gli altri, il sito Sloosh offrirà una diretta web su YouTube di tutto l’avvenimento: eccola qui sotto.

L’eclissi lunare si verifica quando la Terra, il sole e la luna si allineano, con la Terra situata al centro a proiettare la sua ombra sulla luna.

Durante l’eclissi penombrale, però, il nostro satellite non passa per il centro d’ombra della Terra ma attraversa solo la sua parte più esterna, la penombra. Per questo il fenomeno non sarà così evidente ma consisterà in un lieve oscuramento della parte più settentrionale della luna.

Per la prossimaeclissi lunare totalesarà necessario attendere fino al 28 settembre 2015.

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Comunque, le eclissi sono sempre indicative di crescita e di evoluzione.
Anche se la loro durata come fenomeno celeste è breve, l’energia potenziante in un determinato ambito della nostra vita agisce qualche settimana prima del fenomeno e fino a sei mesi dopo.
L’influenza di una eclissi è molto forte per chi sta compiendo gli anni in una data vicina.
Ma tutti siamo sensibili alla loro influenza perché l’eclissi avviene in un settore del nostro cielo natale e la sua energia ci spingerà a qualche  un cambiamento, a qualche scelta, nell’ambito della casa astrologica dove appare.
Le eclissi solari, rappresentano sempre un inizio, una nuova strada , un cambiamento da affrontare con spirito di rinnovamento interiore.
Le eclissi lunari sono invece indicative di una situazione che sta volgendo al termine.

Leggi anche: ” Eclissi di Sole e luna”

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* La buona notizia del venerdi: VEN-TO una pista ciclabile

VENTO: il sogno di una ciclabile da Torino a Venezia.

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Il Po sorge ai piedi del Monviso, in Piemonte, e nel suo cammino raccoglie le acque provenienti dalle cantene montuose che lo circondano in un processo che dura da moltissimi anni e che ha portato alla formazione della Pianura Padana. In passato, il fiume è stato una risorsa economica per il commercio e per l’industria, ma ancora oggi troppo poco per il turismo. Ed ecco che in questi anni nasce un progetto visionario nell’idea ma non troppo complesso nella realizzazione: VENTO.

Il nome è l’abbreviazione di VENezia-TOrino e lascia intendere senza giri di parole l’ambizioso obiettivo di collegare le due città con una pista ciclabile di 679 km. A detta dei proponenti di questa importante infrastruttura, un’idea nata nel 2009 al Politecnico di Milano, VENTO è di più di una ciclovia: è un sistema per promuovere un importante mezzo di spostamento, ma anche la creazione di un giro d’affari per le piccole aziende agricole, ricettive, commerciali locali. In poche parole più turismo, più valorizzazione. In Germania le 40.000 km di piste ciclabili producono ben 8 miliardi di indotto, e se pensiamo solo alle città d’arte collegabili dall’infrastruttura come Pavia, Piacenza, Cremona, Mantova, Ferrara ecc. a conti fatti si può supporre una potenziale miniera d’oro.

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Utopia? In realtà parte dell’infrastruttura esiste già e se serve “solo” mettere daccordo le istituzioni locali e investire circa 80 milioni di euro (il costo di 1-2 km di autostrada). I proponenti azzardano diverse possibilità di espansione futura, magari una Torino-Nizza, un collegamento con il Brennero o collegamenti con ciclovie lungo le coste dell’Adriatico. Dal 25 maggio al 2 Giugno si è tenuto il VENTO BiciTour, e in 15 tappe (sotto forma di eventi), sono stati discussi i dettagli del progetto e si informeranno amministratori, imprenditori e cittadini sulle opportunità derivante dalla ciclovia.

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VENTO è sicuramente uno dei grandi progetti di cui abbiamo bisogno per rilanciare l’economia locale e nazionale, e andare a sfondare anche qualche record. Quella che diventerebbe la pista ciclabile più lunga del Sud Europa ha già il supporto di molti comuni della pianura padana, di molte associazioni sportive e turistiche, ma anche di cittadini che decidono (semplicemente con una mail) di chiedere a gran voce il progetto. E allora facciamo anche noi la nostra parte per far conoscere l’opera e sostenerla: se tutto va per i piani, potremo organizzare una biciclettata lungo il Po già entro il 2015.

Ciclabili dalle ferrovie abbandonate, in Piemonte si può fare Il consiglio regionale ha approvato un progetto per il recupero delle reti dismesse tramite pannelli in gomma.

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Il primo semaforo verde si è acceso giusto qualche giorno fa: il consiglio regionale del Piemonte ha approvato un emendamento che punta al recupero delle reti ferroviarie presenti sul territorio e in disuso da almeno 10 anni. L’obbiettivo? Trasformarle in piste ciclabili. Il progetto è portato avanti dall’assessore all’istruzione, turismo e sport Alberto Cirio e dal suo ufficio, che in un comunicato sottolinea come la tecnica immaginata nel piano di attuazione sia qualcosa di unico in Italia: una serie di pannelli di gomma della larghezza di tre metri ciascuno verrebbe adagiata sulle rotaie, creando un percorso percorribile nei due sensi di marcia.

La strada scelta porta in sé alcuni vantaggi importanti. Innanzitutto non impatta sull’ambiente, in quanto non prevede l’impiego di asfalto né di altri materiali al di fuori dei pannelli citati. Poi mette in gioco le aziende piemontesi del territorio, leader internazionali nel settore della gomma e della plastica. Punto terzo, è una via più economica e veloce rispetto a quella tradizionale. Infine, è un processo completamente reversibile: nel momento in cui il proprietario delle linee (Rfi) dovesse ritenerle ancora utili, avrebbe la possibilità di convertirle nuovamente al loro scopo originario.

Come ci spiegano dall’ufficio dell’assessore, quest’ultimo è un punto fondamentale. La trattativa con Rfi è tuttora in corso, ma una condizione imprescindibile per l’avvio del progetto è quella di ottenere in comodato d’uso gratuito le tratte in questione, che invece i proprietari sarebbero restii a concedere se, ad esempio, il progetto prevedesse una colata di cemento sulle rotaie.

Potenzialmente, tra quelle dismesse e quelle sospese, sono ben 26 le tratte che potrebbero giovare di un’iniziativa di questo tipo. Ma le trattative-pilota, in atto da mesi e che hanno portato tra le altre cose anche all’emendamento di pochi giorni fa, hanno riguardato in particolare quella che collega Alba e Canelli. Per un motivo molto semplice: la pista si troverebbe immersa nei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, candidati l’anno prossimo a diventare patrimonio dell’umanità Unesco. Il criterio per la scelta degli interventi da attuare quindi sarebbe innanzitutto quello turistico.

E i soldi? Anche con i risparmi attuabili grazie ai pannelli di gomma, il costo non sarebbe basso: si parla di una stima di 1 milione di euro per la tratta Alba-Canelli, una cifra destinata a moltiplicarsi nel momento in cui venisse approvata la trasformazione di altri percorsi oltre a quello originale. La Regione però potrebbe sostenere il progetto attraverso i fondi Fas per il sistema turistico, una possibilità che, in virtù della benedizione bipartisan conferita dall’emendamento di pochi giorni fa, non è così fantascientifica.

Fonti:

http://italiaiocisono.com/

http://www.ecoseven.net

Altre buone notizie:

TWEED RIDE a Milano in bicicletta

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* La buona notizia del venerdì: enorme riserva sotterranea di acqua in Kenia

Scienziati Scoprono in Kenya Enorme Riserva Sotterranea di Acqua

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Una scoperta davvero incredibile è avvenuta in Kenya, dove un gruppo di scienziati ha scoperto una riserva naturale di acqua così grande da poter bastare per tutte le necessità del paese per i prossimi 70 anni! La riserva di Litikipi è stata scoperta grazie ad avanzate tecnologie spaziali, con radar sviluppati per missioni planetarie, che sono riusciti a trovare la presenza di questa falda acquifera alla profondità di oltre 300 metri, contenente ben 200 miliardi di metri cubici di acqua dolce!

L’iniziativa è nata dalle forze congiunte del governo del Kenya e l’UNESCO, che hanno finanziato una spedizione scientifica in tutto il paese. La riserva che hanno trovato si estende per una zona di 100 x 66 km, con un’area totale di 4.164 km^2. Lotikipi contiene 25 volte la quantità di acqua di un lago di dimensioni normali come il famoso Loch Ness, in Scozia! Per capire l’impatto che avrà sul paese, si tratta di 900% l’attuale riserva d’acqua a disposizione del Kenya.

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Oltre a Lotikipi, è stata scoperta anche una seconda falda acquifera a Lodwar. Sono già iniziate alcune trivellazioni ed il governo keniano ha mostrato già i suoi piani per usare le risorse per il bene del paese. L’agricoltura locale potrebbe fiorire e potrebbero nascere intorno anche nuovi insediamenti, città e nuove realtà economiche in grado di garantire una vita migliore ai milioni di abitanti del paese africano.
Ecco l’intervista ad Abou Amani, scienziato UNESCO, parte del team che ha scoperto l’acqua:
“Non dico che questo potrebbe risolvere tutti i problemi perché dallo scoprire acqua al fornire acqua alla popolazione, serve un’altro grande passo, perché dobbiamo avere un investimento per costruire l’infrastruttura necessaria, e così via. Ma abbiamo analizzato il sistema e abbiamo visto che l’acqua c’è! E questo è estremamente importante e potrebbe cambiare la storia del paese.”

La scoperta è anche un ottimo esempio di come l’investimento in tecnologie spaziali ed il lavoro fatto negli anni da ingegneri aerospaziali per le missioni sempre più avanzate, non sono fini a se stesse ma possono davvero cambiare il destino di paesi interi contribuendo anche a debellare fame, siccità e povertà.

http://www.itv.com/news/2013-09-10/kenya-water-aquifer-found-in-lotikipi/

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Risparmiare l’acqua è importantissimo per due motivi, sia per quello economico che per quello etico: l’acqua è un bene preziosissimo e non va sprecato.

Ecco qualche consiglio pratico:

1- Preferire la doccia alla vasca

fa consumare 50 litri anzichè 150 circa.

2- Tenere i rubinetti aperti solo il tempo necessario: mentre ci si lava i denti, si fa lo shampoo e ci si insapona possiamo benissimo chiuderli.

Risparmierò fino a 4 lt d’acqua ogni volta
3- Installare il frangigetto ai rubinetti: un piccolo miscelatore che mescola aria all’acqua e permette di ottenere un getto soddisfacente utilizzando meno acqua.

Permette di risparmiare fino al 50% del consumo
4- Mantenere rubinetti e altri impianti idrici in efficienza, riparando perdite e malfunzionamenti appena si verificano.

1 goccia al secondo, 60 gocce ogni minuto,400 lt in un mese, 4800 lt in un anno…

5- Installare lo “sciacquone intelligente”, quello con due tasti per due differenti volumi d’acqua, a seconda delle esigenze.

Il 30 % del consumo idrico è dovuto al WC: circa 10 litri ogni vota che si preme il pulsante
6- Lavare la macchina soltanto quando è necessario.

Sentito parlare di car pooling? Usare la macchina con il collega che abita vicino…

7- Riciclare l’acqua: quella fatta scorrere mentre si aspetta che venga calda, quella usata per cuocere la pasta, quella usata per sciacquare frutta e verdura… possono essere raccolte in una bacinella e riutilizzate per annaffiare le piante.

8- Quando si lavano i piatti a mano non lasciar scorrere l’acqua, ma riempire una bacinella ed utilizzare quella.

9-  Annaffiare le piante non al mattino o nel pomeriggio, ma alla sera quando si riduce al minimo la evaporizzazione dell’acqua.

10- Se c’è la possibilità di installare una piccola cisterna in giardino fatelo, l’acqua piovana raccolta dalle grondaie può essere conservata e riusata per innaffiare.

11- Per un risparmio energetico ed idrico in casa usate sempre lavastoviglie e lavatrice solo a pieno carico, durante le ore serali, nei giorni festivi, a basse temperature e optate per il lavaggio “eco” o rapido. Assicuratevi che siano in Classe A++ ovvero con il marchio Energy Star di efficienza energetica.

Infatti i nuovi modelli di lavastoviglie e lavatrice con questo marchio permettono di risparmiare il 50% sia di elettricità sia di acqua in meno.

La conservazione dell’acqua dovrebbe essere una pratica naturale e quotidiana, per tutta la famiglia.

Un consiglio ai genitori eco-responsabili: dedicate un po’ di tempo ad insegnare ai vostri figli a rispettare l’ambiente con qualche modo divertente per un corretto risparmio idrico in casa, e vedrete che differenza, soprattutto nelle bollette!

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* La buona notizia del venerdì: l’uomo che da solo piantò una foresta

Nel lontano 1953, l’autore francese Jean Giono (1895-1970) scriveva il racconto epico “L’uomo che piantava alberi“. La storia era così reale da indurre i lettori a credere all’esistenza reale del protagonista, Elzéard Bouffier. Successivamente l’autore chiarì che aveva creato questo personaggio di fantasia per spingere i lettori a innamorarsi degli alberi.

Jadav Payeng non ha mai sentito parlare del libro di Giono — ma potrebbe essere il vero Bouffier.

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Poco più di 30 anni fa, l’allora adolescente Jadav “Molai” Payeng ha iniziato a piantare dei semi lungo una striscia di sabbia arida nei pressi del suo paese natio nella regione di Assam, India del nord, con l’intento di far crescere un rifugio per la fauna selvatica. Poco dopo, Molai decise di dedicare la vita a questa impresa, e quindi si è trasferito in un luogo dove potesse lavorare a tempo pieno alla creazione di un nuovo e lussureggiante ecosistema. Incredibilmente, questo luogo oggi comprende 1.360 acri di giungla che Payeng ha piantato da solo, con le sue stesse mani.

Recentemente The Times of India ha raggiunto il remoto rifugio di Payeng per saperne di più su come sia riuscito a lasciare un segno così indelebile in quell’area. Tutto è iniziato nel lontano 1979, quando le inondazioni hanno portato un gran numero di serpenti su questa striscia di sabbia.

Un giorno, dopo che le acque si erano ritirate, Payeng, allora solo sedicenne, ha ritrovato il posto pieni di rettili morti. In quel momento la sua vita ha avuto una svolta. “Non avendo nessun albero sotto cui ripararsi, i serpeti sono morti per la calura. Mi sono seduto e ho pianto per quei corpi senza vita. Era una carneficina. Ho allertato il Dipartimento delle foreste e ho chiesto loro se in quel posto si potevano far crescere alberi. Hanno risposto che nulla poteva crescere in quel luogo, ma mi hanno chiesto di provare a coltivare bambù. È stata dura, ma ce l’ho fatta. Non c’era nessuno ad aiutarmi. Nessuno era interessato”, dice Payeng, che ora ha 47 anni.

I serpenti sono morti per la calura, senza avere alcun albero che li potesse riparare. Mi sono seduto e ho pianto vicino a questi animali senza vita. Era un vera carneficina. Ho avvertito il dipartimento forestale e chiesto a loro se potessero piantare degli alberi nella zona. Mi hanno risposto che in quel posto non cresceva nulla. Invece, mi hanno chiesto di provare a far crescere i bamboo. E’ stato faticoso ma ce l’ho fatta. Nessuno mi ha aiutato, nessuno era interessato alla cosa”

Lasciata la scuola e la famiglia, ha cominciato a vivere sul banco di sabbia. Diversamente da Robinson Crusoe, Payeng ha accettato volentieri una vita in isolamento. Ha iniziato a prendersi cura delle piante innaffiandole mattina e sera, potandole quando necessario. Mentre ci sono voluti anni perchè la dedizione lodevole di Payeng ricevesse un meritato riconoscimento a livello internazionale, la fauna selvatica nella regione non ci ha messo molto a beneficiare di questa foresta “fatta a mano”.

Dopo pochi anni, la lingua di sabbia si è trasformata in un boschetto di bambù. “Così deciso di piantare degli alberi. Li ho raccolti e piantati.” Dimostrando una profonda conoscenza degli equilibri ecologici, Payeng ha trapiantato all’interno del suo fiorente ecosistema anche le formiche rosse in modo da rafforzare l’armonia naturale del territorio. Presto il banco di sabbia un tempo senz’ombra si è trasformato in un ambiente abitato da svariate creature.

La foresta, chiamata da molti “i boschi di Molai”, ora fa da casa a numerosi uccelli, cervi, rinoceronti, tigri, elefanti – specie che altrove stanno rischiando sempre di più di perdere il proprio habitat. Recentemente una delle tigri ha anche partorito una coppia di cuccioli. “Dopo 12 anni, abbiamo visto gli avvoltoi. Sono arrivati anche degli uccelli migratori. Cervi e bovini hanno poi attirato i predatori “, racconta Payeng, riportando anche che dei locali recentemente hanno ucciso un rinoceronte già visto nella sua foresta.

Payeng parla come un esperto protettore dell’ambiente. “La natura ha creato una catena alimentare, perché non ci atteniamo ad essa? Chi può proteggere questi animali, se noi, come esseri superiori, gli diamo la caccia?”

Nonostante l’importanza del progetto di Payeng, il Dipartimento forestale della regione è venuto per la prima volta a conoscenza di questa foresta solo nel 2008, e da allora ha cercato di sostenerne l’impegno. “Siamo rimasti colpiti da Payeng”, dice l’Assistente Conservatore delle foreste, Gunin Saikia. “Da 30 anni dedica la vita a questo progetto. In qualsiasi altro Paese, ora sarebbe un eroe.”

http://www.bodyweb.com/forums/threads/370750-Jadav-Molai-Payeng-l-uomo-che-da-solo-pianto-una-foresta

Leggi anche : https://it.wikipedia.org/wiki/Wangari_Maathai

Altre buone notizie:

” Evento raro nelle grotte di Postumia”

” Studentessa italiana alla Nasa”

” Il valore di un abbraccio”

” Katia Jones festeggia i suoi 34 anni con 34 buone azioni”

“Un albero per ogni neonato o bambino adottato”

” Keep calm…”

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* La buona notizia del venerdì: in Cina si paga con le bottiglie di plastica

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La metropolitana di Pechino consente ai passeggeri di viaggiare gratis in cambio di bottiglie di plastica. In questo modo i passeggeri possono contribuire a perservare l’ambiente e al contempo risparmiare i soldi del viaggio.

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Nel mezzo di trasporto, momentaneamente la linea 10, sono state installate quattro macchine di “reverse vending” atte a raccogliere i recipienti di plastica, secondo quanto riporta il sito China.org.cn.
Per ogni bottiglia il passeggero riceverà tra i 0,5 e gli 0,15 dollari, che significa che con 15 bottiglie ci si può muovere liberamente per una qualsiasi delle 8 linee e 105 stazioni della metropolitana della capitale cinese.
Le bottiglie vengono raccolte in modo automatico e dopo inviate a un impianto di riciclaggio. Il servizio è ancora in fase di rodaggio e dovrebbe essere esteso a tutte le fermate della metropolitana di Pechino.
Le autorità stanno valutando anche la possibilità di estendere questo servizio alle fermate degli autobus e ad altri mezzi di trasporto.

Fonte  & Photo Credits Territorio Zero via http://www.correodelorinoco.gob.ve |

Altre buone notizie:

Monitorare i capodogli con i neutrini

Olinguito: scoperta una nuova specie

La mostra ” Lontane dal Paradiso”

Torino, il riciclo creativo

Regioni contro la ricerca del petrolio

Pinguini salvati dall’estinzione

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* I capelli degli angeli


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Ogni anno, quasi sempre nello stesso periodo, ed in alcune zone specifiche, si osserva cadere dal cielo una sostanza bianca, filamentosa e molto leggera. Questi filamenti possono in alcuni casi cadere in modo molto abbondante, al punto di ricoprire case, macchine e terreni.

Cosa sarebbero questi filamenti caduti dal cielo in diverse parti del mondo? Molto interessante e’  la spiegazione che ne viene data in rete.

Soprattutto su internet, esiste una doppia corrente di pensiero per spiegare questo fenomeno. La prima e’ quella che vorrebbe i filamenti dovuti ai residui di combustione dei motori dei dischi volanti. Molti testimoni sono pronti a giurare di aver osservato la caduta dei filamenti subito dopo il passaggio di UFO. In questa spiegazione, i filamenti altro non sarebbero che residui di combustione che i motori alieni lascerebbero al loro passaggio.

In alternativa a questa spiegazione, non poteva certo mancare una delle ipotesi maggiormente acclamata su internet dai catastrofisti I filamenti caduti dal cielo sarebbero prodotti dalla condensazione delle scie chimiche. In questo caso, le sostanze utilizzate per creare le scie potrebbero, in alcuni casi, rapprendere e ricadere a terra sotto forma di filamento.

La discussione su cosa siano questi filamenti, ha occupato la scena in momenti piu’ o meno intensi negli ultimi 10 anni.

Come capire l’origine di questi filamenti in modo definitivo? Cosa sono in realta’ questi filamenti?

In molti casi, come evidenziato dalle analisi, la misteriosa sostanza che cade dal cielo e’ “bambagia silicea”, anche detta “capelli d’angelo”.

Di cosa si tratta?

E’ un fenomeno del tutto naturale e costituito da fili di tele di ragno. Queste speciali ragnatele vengono utilizzate dagli animali per migrare.

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Come funzionano?

Tessendo lunghi fili di ragnatela, i ragni riescono a percorrere anche diversi kilometri grazie al sollevamento della tele per opera del vento. Questa tecnica, nota come Ballooning, viene utilizzata dai ragni per le migrazioni.

Associare il fenomeno alla migrazione degli animali, spiega anche il perche’ il fenomeno dei filamenti dal cielo si manifesterebbe sempre piu’ o meno nello stesso periodo e nelle stesse zone del mondo. Il fenomeno e’ molto ben visibile anche in molte zone d’Italia.

Il fenomeno del Ballooning e’ noto da diverso tempo e, come riportato da Wikipedia, anche lo stesso Darwin lo illustra nella sua opera “Viaggio con la Beagle”. Ecco il pezzo in cui ne parla:

« nel mattino l’aria era piena di ragnatele a fiocchi […]. La nave era a sessanta miglia dalla costa […]. Un gran numero di piccoli ragni […] erano attaccati alla tela. Dovevano essercene, suppongo, a migliaia sulla nave. […] Il piccolo aeronauta non appena arrivava a bordo era molto attivo […] »

Come vedete, anche in questo caso si parla di ragnetti in grado di produrre queste tele che poi ricadevano sulla nave coprendola di piccoli filamenti bianchi. Ovviamente, questi capelli d’angelo sono meglio visibili durante le giornate soleggiate quando il riflesso della luce li illumina nel cielo.

Diverse testimonianze parlano anche di assorbimento da parte del terreno dei filamenti pochi istanti dopo la loro caduta. Dal momento che si tratta di sostanze organiche, questo e’ del tutto comprensibile e naturale quando i capelli d’angelo cadono, ad esempio, su un prato.

Quali ragni producono queste ragnatele?

Come riportato in molte inchieste raccolte in questi ultimi anni, in molti casi il fenomeno puo’ essere ricondotto alla migrazione dei cosiddetti ragni lupo, il cui nome scientifico e’ Lycosa. Questi animali sono molto diffusi in Europa e vivono anche in parecchie zone d’Italia.

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Dalla spiegazione data, moltissimi dei casi di caduta di capelli d’angelo possono essere ricondotti al fenomeno del ballooning. Questo dimostrerebbe la causa del tutto naturale per questo fenomeno. Attualmente ci sono alcune testimonianze che parlano di caduta di sostanze differenti rispetto a quelle riconducibili a tele di ragno, ma mancano assolutamente le prove scientifiche e nemmeno esiste alcuna analisi scientifica seria che mostri la presenza di sostanze non organiche o prodotti di combustione nei filamenti caduti.

La spiegazione del ballooning e’ estremamente affascinante e ci fa capire quanto impressionante e fantastica possa essere la natura che ci circonda.

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Fonte

http://psicosi2012.wordpress.com/2013/07/18/quando-gli-angeli-perdono-i-capelli/

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* La buona notizia del venerdì:La citta dei gatti è in Florida al Caboodle Ranch di Craig Grant.

La citta dei gatti è in Florida al Caboodle Ranch di Craig Grant.

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Una città a misura di gatto, un villaggio felino, a prova di quattrozampe.

Il suo nome è Caboodle Ranch e si trova in Florida, per la precisione occupa alcuni dei 25 acri di terreno messi a disposizione dall’americano Craig Grant ai suoi a-mici. E se venticinque acri vi sembrano tanti è perché non avete ancora idea di quanti gatti possegga il nostro amico oltreoceano: ben 660!

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A guardarla la città dei gatti ricorda quei libri illustrati per bambini, dove anche gli animali vivono in casette colorate, all’interno di villaggi con viottoli di ciottoli e fiorellini ai bordi delle strade, immersi nel comfort e senza pericoli in vista. Un paradiso per gatti, così lo ha immaginato e sognato lo stesso Craig, che non si è però limitato a fantasticare e ha deciso di realizzare sul serio il suo progetto.

A Gattopoli non manca niente per essere quattrozampe felici e fortunati: rifugi caldi per trascorrere l’inverno, scatolette di cibo disposte in appositi carrelli della spesa, c’è persino un laghetto per fare il bagno, qualora i gatti avessero voglia di rinfrescarsi un po’, o almeno quelli meno idrofobi. E ancora panchine sulle quali stendersi al sole, un parco per fare quattro passi tra mici, i tetti, il supermercato Wall Mart, una stazione di polizia e soprattutto tanti giochi, allegri e colorati, per trascorrere ore di puro divertimento ed intrattenersi. Il sindaco della città dei gatti, ovviamente, è lui, Craig Grant, che vigila e accudisce gli animali qualora dovessero insorgere problemi non a misura di gatto. Per il resto, si sa, i gatti sono indipendenti e sanno autogestirsi.

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La storia

Craig Grant vive in una piccola casa in affitto, in un condominio vicino al mare a Jacksonville in Florida insieme a suo figlio. Nonostante le dimensioni ridotte l’abitazione possiede tutti i comfort, un arredamento di pregio ed inoltre è vicina alla spiaggia e al lavoro.

Il signor Grant non ama i gatti ma dovrà presto fare i conti con questa suo preconcetto. Suo figlio, infatti, si trasferisce lasciandogli in custodia la gattina di casa: Pepe.

Dopo qualche mese la convivenza tra i due sembra andare a gonfie vele fin quando Grant si accorge con grande stupore misto a sgomento che l’animale è in dolce attesa. Di li a due mesi darà alla luce cinque splendidi micetti.

I gatti di casa ora sono diventati sei ed il signor Grant vuole far adottare i nuovi nati velocemente in modo da evitare la totale distruzione dell’appartamentino che tanto ama. Si affretta ad inserire un annuncio sul giornale locale, ma suo figlio lo avverte che i piccoli devono restare categoricamente con mamma Pepe per almeno 8 settimane.  

In questo tempo Grant ha modo di comprendere come siano diversi tra loro i fratellini, scorgendo le peculiarità caratteriali di ognuno. Ma gli animali diventano presto un problema, non solo per la casa, ma per il condominio e per il vicinato tutto. In particolare, nel periodo del calore quando i loro richiami d’amore sembrano più somigliare a lamenti strazianti.

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Urge una soluzione immediata. Sfogliando il giornale Grant si imbatte in un annuncio che sembra proprio fare al caso suo. Si affittano cinque acri di terra in un bosco di alberi destinati a legname: paesaggio incantevole e affitto molto basso. L’unico neo è che dista più di 150 chilometri da Jacksonville ma il signor Grant non è ancora pronto ad abbandonare la sua casa e le lunghe passeggiate sulla spiaggia.

Decide comunque di visitare il bosco e ne resta affascinato, tanto da acquistarne venticinque acri e comprende che questo è il posto ideale dove fondare il Caboodle Ranch “dove i gatti non sono trattati come animali”. Nasce così il suo progetto di costruire un piccolo villaggio a misura di felino, fatto di tante piccole casette confortevoli e colorate con ripiani imbottiti per comodi pisolini. Il villaggio dei felini immerso nel verde, circondato da più di cento acri di fauna selvatica.

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Il signor Grant vi si trasferisce immediatamente, nel 2003 con al seguito Pepe, i suoi cinque figli ed altri gatti raccolti dalla strada, per un totale di undici animali. L’anno seguente la colonia felina conta già ventidue esemplari.

Attualmente, come potrete vedere dalle foto, gli animali sono aumentati in modo esponenziale e il Caboodle Ranch è un ente non-profit per la cura ed il recupero di gatti abbandonati e maltrattati.

Grant ha sostenuto fino ad oggi tutte le spese della struttura e percorre più di 400 chilometri a settimana per andare a lavorare e per tornare ad occuparsi dei suoi felini.  

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Sicuramente, il suo, è un bel modo di non amare i gatti.

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