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Novità dal cosmo: la Terra ha sette sorelle

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Scoperto un nuovo sistema planetario!

“Abbiamo chiamato la stella sole “Trappist-1” in onore allo strumento con cui l’abbiamo scoperta, il telescopio belga Trappist (acronimo per Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope) “. ( Amaury Triaud, ricercatore all’Istituto di Astronomia dell’Università di Cambridge, che ha preso parte alla scoperta)

E’ a 40 anni luce da noi. Il cuore è la stella nana rossa TRAPPIST-1, i pianeti hanno temperatura tra 0 e 100 gradi e quindi c’è la possibilità di acqua allo stato liquido, che li rende di grandissimo interesse per la ricerca di vita nell’Universo

 

IMMAGINATE un lontano “cugino” del nostro Sistema Solare, popolato da pianeti grandi più o meno come la nostra Terra.

Alcuni di questi mondi alieni potrebbero persino ospitare forme di vita, magari così evolute da viaggiare da un pianeta all’altro a bordo di sofisticate navette spaziali. Un’ambientazione che sembra essere uscita dalla penna di Isaac Asimov o di un altro autore di fantascienza.

Ma ancora una volta la realtà supera la fantasia, e rende reali anche gli scenari più futuristici. Perché, alieni e navicelle a parte, questo sistema planetario esiste davvero, e si trova a meno di 40 anni luce da noi. TRAPPIST-1, una stella nana rossa nella costellazione dell’Acquario, ha infatti un corteo di ben sette pianeti simili alla Terra.

Un risultato attesissimo da giorni  dopo l’annuncio della NASA di una imminente conferenza stampa sui pianeti extrasolari.

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Nel maggio dello scorso anno il team di astronomi, guidati da Michaël Gillon dell’Università di Liegi, aveva pubblicato la scoperta di tre pianeti intorno a TRAPPIST-1. Il risultato delle analisi aveva però spinto Gillon e colleghi a sospettare la presenza di altri pianeti, e per questo il team aveva deciso di condurre nuove osservazioni, sfruttando anche il telescopio spaziale infrarosso “Spitzer”. Analizzando i dati, gli astronomi hanno potuto identificare quattro nuovi pianeti, portando questo sistema planetario a sette membri, denominati TRAPPIST-1 b,c,d,e,f,g, h in ordine crescente di distanza dalla stella. “E’ un sistema planetario sorprendente”, commenta Gillon, “non solo perché abbiamo trovato così tanti pianeti, ma perché sono sorprendentemente simili alla Terra”.

Tris di Terre.

Le stime di densità hanno mostrato che i pianeti più interni dovrebbero essere rocciosi, proprio come i pianeti interni del Sistema Solare. Le orbite di questi pianeti non sono molto diverse da quelle dei satelliti medicei di Giove, e sono molto più piccole dell’orbita di Mercurio. Ma nonostante siano così “impacchettati” intorno alla stella, questi pianeti non sono soggetti a temperature infernali. TRAPPIST-1 ha infatti una massa inferiore a un decimo di quella solare, ed è quindi molto fredda e poco luminosa. Numeri alla mano, questo significa che la temperatura su questi pianeti potrebbe potenzialmente consentire la presenza di acqua liquida, e sfruttando opportuni modelli climatici è possibile farsi un’idea più precisa di quali pianeti abbiano le condizioni ambientali più favorevoli.

In particolare i dati suggeriscono che i tre pianeti TRAPPIST-1 e, f, g potrebbero trovarsi nella cosiddetta fascia di abitabilità: sarebbero cioè a una distanza sufficiente a permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie.

Quelli più interni sarebbero infatti troppo caldi, mentre quello più lontano, TRAPPIST-1h potrebbe essere troppo distante e quindi avere una superficie ghiacciata.

This infographic displays some artist's illustrations of how the seven planets orbiting TRAPPIST-1 might appear — including the possible presence of water oceans — alongside some images of the rocky planets in our Solar System. Information about the size and orbital periods of all the planets is also provided for comparison; the TRAPPIST-1 planets are all approximately Earth-sized.

L’acqua liquida è uno degli ingredienti fondamentali per lo sviluppo della vita come la conosciamo, quindi i pianeti nella fascia di abitabilità sono i candidati migliori per andare a caccia di forme di vita aliene. E’ importante però ricordare che la presenza di acqua allo stato liquido in questi casi è solamente un’ipotesi che si basa su modelli climatici e sulla distanza dei pianeti dalla stella.

Per TRAPPIST-1 non è stata rivelata in modo diretto la presenza di acqua, né tantomeno sono state scattate immagini della superficie di questi pianeti, che sono ovviamente troppo distanti per i telescopi attuali.

l passo successivo sarà quindi studiare, con telescopi di nuova generazione, le atmosfere di questi pianeti, per identificare le “firme” chimiche di organismi viventi, come ricorda il coautore Emmanuël Jehin: “Con la prossima generazione di telescopi, come l’European Extremely Large Telescope dell’Eso e il James Webb Telescope di Nasa/Esa/Csa potremo presto esser capaci di cercare l’acqua e persino l’evidenza di vita su questi pianeti”.

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Quando la tua anima è pronta, lo sono anche le cose.
(William Shakespeare)

FONTE:

http://www.repubblica.it/scienze/2017/02/22/news/nasa_la_terra_ha_sette_sorelle_scoperto_un_nuovo_sistema_solare-

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* 25 dicembre: buon Natale a tutti, proprio tutti

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Natale letteralmente natale significa “nascita”. La festività del Dies Natalis Solis Invicti (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) veniva celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno: la “rinascita” del sole. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
E proprio il 25 dicembre il Sole sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.
Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, per quanto possa apparire sorprendente, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo e il padre, Osiride, si credeva fosse nato nello stesso periodo;
nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan;
il dio Bacco in Grecia, nonché Ercole e Adone o Adonis;
il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord;
Zaratustra in Azerbaigian;
Buddha, in Oriente;
Krishna, in India;
Scing-Shin in Cina; i
in Persia, si celebrava il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore
a Babilonia vedeva la luce il dio Tammuz, “Unico Figlio” della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con, intorno al capo, un’aureola di dodici stelle.
Nella Romanità, in una data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si celebrava solennemente la rinascita del Sole, iDies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto, dopo l’introduzione, sotto l’Imperatore Aureliano, del culto del dio indo-iraniano Mithra nelle tradizioni religiose romane e l’edificazione del suo tempio nel campus Agrippae, l’attuale piazza San Silvestro a Roma, che era praticamente incluso all’interno di un più vasto ciclo di festività che i Romani chiamavano Saturnalia, festività dedicate a Saturno, Re dell’Età dell’Oro, che, a partire dal  .C. e dopo le successive riforme introdotte da Cesare e da Caligola, si prolungavano dal 17 al 25 Dicembre e finivano con le Larentalia o festa dei Lari, le divinità tutelari incaricate di proteggere i raccolti, le strade, le città, la famiglia.”
Huitzilopochtli, il dio azteco della guerra, è stato associato con il Sole. Il suo nome, che significa “colibrì del sud”, proviene dalla credenza azteca secondo la quale gli spiriti dei guerrieri uccisi in battaglia seguono il Sole attraverso il cielo per quattro anni.
A Babilonia già intorno al 3000 a.c. nel periodo del nostro Natale veniva celebrato ilDio del Sole Shamash. Il suo nome oltre ad essere collegato al Sole, si riferisce anche alla giustizia e alla veggenza, in quanto a causa dei suoi attributi solari è capace di vedere tutto, anche il futuro. Insieme al culto di Shamash sempre a Babilonia nasce la venerazione della Regina del Cielo, Isthar, e di suo figlio Tammuz, divinità che rappresenta la reincarnazione del Sole.
La nascita di questo Dio avveniva proprio durante il solstizio d’inverno: rappresentato come un bambino, a Babilonia il Dio Sole Tamuz prendeva il nome di Yule, e il “Giorno di Yule” veniva festeggiato il 25 Dicembre.
In Egitto il 24/25 dicembre si celebravano importanti cerimonie in onore del culto diHorus e della madre Iside, e testimonianze risalenti al 1400 a.c. ci mostrano il Dio Bambino con una corona solare in testa.
Il padre divino di Horus era Osiride, con cui egli si identificava: “Io e mio padre siamo Uno”; e la madre era Iside, al quale il dio Thot annunciò che avrebbe concepito un figlio virginalmente, scena rappresentata a Luxor su edifici risalenti al 1500 a.c. Horus nacque in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, e fu adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrirono dei doni. A dodici anni insegnò nel tempio e poi scomparve fino a trent’anni. Horus nella sua vita terrena partecipò anche ad una sorta di battesimo officiato da Anup, il quale in seguito verrà decapitato.
Con Iside ed Osiride, Horus rappresenta la “trinità” egiziana. Osiride, padre di Horus, è una divinità che compare già in epoca arcaica egiziana, personificato anch’esso con il Sole. Era considerato il Dio che soffrì e morì sulla Terra, e alla sua morte il cielo si oscurò.
Altro culto assai antico e che si ricollega alla venerazione del Sole è quello del dio Mitra indiano. Tale culto risale ad un’epoca di gran lunga precedente a quella in cui è vissuto Cristo, e cioè all’India del 1200 a.c. Le prime testimonianze infatti sono contenute nel testo sacro indiano conosciuto come Rig Veda, in particolar modo per quanto riguarda la coppia divina che in India è conosciuta come Varuna-Mitra, rispettivamente portatori di buio e di luce, della realtà interiore ed esteriore delle cose.
Sempre nei Veda viene riportato il mito di Krishna, dove ritorna l’episodio della nascita di un essere divino da una vergine: “Mahadeva, il Sole dei Soli, le apparve nel lampo di un folgorante raggio sotto forma umana. Allora ella concepì il figlio divino”. La vita di Krishna è segnata da particolari molto simili alla storia di Cristo, e alcuni studiosi hanno fatto notare come la radice del nome della divinità indiana sia molto simile a quella del figlio del Dio cristiano
In Mesopotania insieme a Mitra ritroviamo la figura del profeta Zarathustra, nato nel 714 a.c. in Persia, sempre nel periodo del Natale. Era considerato il figlio del Sole, e quindi di Mitra, e allo stesso tempo Sole egli stesso. La religione professata dal figlio di Mitra doveva essere monoteistica, universale e basata su un “giusto sentiero, giusto parlare, giusto operare”, come aveva ordinato il suo padre divino, che successivamente prenderà il nome di Mazda.
Presso i Celti durante il solstizio d’inverno, chiamato anche Mezz’inverno o Alban Arthuan, si celebrava Yule, il Dio Sole che rinasceva nel ventre della Dea, che durante tale festa assume l’aspetto di Madre.
Eppure siamo la stessa umanità che abita sulla terra, un gruppo eterogeneo di esseri che si esprime in modi e tempi diversi ma con la stessa aspirazione a trovare una stessa identità. 
Scelte politiche, sociali e soprattutto religiose hanno creato e creano le diversità che portano ai conflitti. 
Facciamo in modo di non rifletterci sopra solo a Natale.
Quindi Buon Natale a tutti, nessuno escluso!
Fonte:
Sol Invictus – Wikipedia
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* Arrivano i leoni …del cielo

Picco di stelle cadenti visibili per molti giorni dalla costellazione del Leone

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Le nuvole si preparano ad alzare il sipario per le Leonidi: le stelle cadenti di novembre, uno sciame di meteore visibile osservando verso Sud, il cui picco è previsto proprio in questi giorni.

Le Leonidi sono uno dei più importanti sciami meteorici: è causato dalla Cometa Tempel-Tuttle.

Lo sciame è visibile ogni anno intorno al 18 novembre ed è formato da particelle emesse dalla cometa durante il suo passaggio accanto al Sole.

Devono il loro nome alla posizione del radiante, il punto cioè da cui sembrano provenire, localizzato nella costellazione del Leone: le meteore infatti sembrano irradiarsi proprio da quel punto del cielo.

Si tratta di uno sciame di stelle cadenti, meno celebri delle ‘sorelle’ visibili in agosto e forse meno spettacolari, ma che possono riservare sempre bellissime sorprese. Nel ’66 vi fu una bellissima pioggia di queste meteore talmente luminose che furono visibili anche dagli abitanti di Londra, una città che soffriva già allora di forte inquinamento luminoso.

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La Terra, nel suo movimento di rivoluzione intorno al sole, attraversa la scia dei meteoroidi lasciati dal passaggio della cometa: la scia è formata da particelle solide, i meteoroidi appunto, emesse dalla cometa man mano che il gas ghiacciato sublima a causa della vicinanza al Sole (solitamente a una distanza inferiore a quella dell’orbita di Giove).

Le Leonidi formano una scia in rapido movimento che attraversa l’orbita terrestre a 72 km/s[1].

Tra le stelle cadenti, esse sono ben note per la brillantezza delle meteore e dei bolidi che possono avere una sezione di 9 mm e una massa di 85 g e che penetrano nell’atmosfera con una intensità pari a quella di un’automobile che urta a quasi 100 km/h. Le sue piogge meteoriche, che talvolta assumono il carattere di tempeste meteoriche, possono in un anno far depositare 12-13 tonnellate di particelle sul nostro pianeta.

I meteoroidi persi da una cometa danno vita a delle scie con orbite simili ma leggermente diverse da quelle della cometa che le origina. Il loro percorso, infatti, viene disturbato dai pianeti, in particolare da Giove[2] e in misura minore dalla pressione radiativa del sole (effetto Poynting–Robertson ed effetto Yarkovsky[3]): in generale, le scie vecchie sono spazialmente meno dense e danno luogo a piogge meteoriche con qualche meteora al minuto.

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Nel caso delle Leonidi esse raggiungono l’apice il 18 novembre, sparpagliandosi per diversi giorni intorno all’apice stesso che cambia di anno in anno[4]; per contro, le scie giovani sono spazialmente più dense e danno luogo, quando la Terra le attraversa, a tempeste meteoriche con oltre 1000 meteore all’ora [5], in confronto a circa 1-2 meteore l’ora degli anni normali e a qualche meteora l’ora in occasione delle piogge meteoriche.

Le Leonidi presentano un ciclo di 33 anni, pari al periodo orbitale della cometa Tempel-Tuttle: tra le piogge meteoriche ad esse associate vanno ricordate quelle del 1698, 1799, 1833[6], 1866, 1966[7], e 2001.

La sigla internazionale dello sciame è LEO.

Questa costellazione sorge dopo la mezzanotte a est ed è osservabile dalla mezzanotte fino all’alba.

“Nel 1998 hanno mostrato una fantasmagorica tempesta di bolidi e meteore luminose. Nel 2002, oltre alla normale attività annuale, hanno mostrato due grossi picchi di frequenza, uno dei quali osservato nel nostro paese. Attualmente la frequenza delle Leonidi è ritornata verso la normalità con un numero contenuto di eventi” spiega l’Uai.

Fonte: Wikipedia

Per ogni scia nel cielo un desiderio che si può avverare…

un desiderio è solo l’obiettivo che voglio raggiungere…

è l’inizio del mio progetto per ottenerlo…

con la mia volontà posso ottenere ciò che desidero…

è possibile!

e le stelle mi forniscono l’energia…

tutte le stelle…

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* Guarda che pioggia di stelle…ogni stella un desiderio…ogni desiderio un obbiettivo da raggiungere!

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La notte tra il 21 e il 22 aprile lo sciame delle Liridi passerà nei pressi della Terra.

La pioggia di meteore dovrebbe essere osservata ovunque, con una media di 20 ‘stelle cadenti’ all’ora.
Secondo gli esperti dello Space Telescope Science Institute, la pioggia di meteore Liridi sarà visibile soprattutto nelle prime ore del mattino del 22 aprile. Per poter vedere le scie luminose ad occhio nudo  basterà allontanarsi dalle luci delle città per riuscire a vedere fino a 20 meteore all’ora.

 

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Gli sciami meteorici, come le Liridi, si verificano quando la Terra passa attraverso pezzi di detriti cosmici lasciati da comete periodiche durante la loro orbita attorno al sole. Queste particelle sfiorano l’atmosfera del nostro pianeta e bruciano creando striature brillanti.
Lo sciame delle Liridi è generato da particelle molto, molto più piccole (grandi al massimo qualche centimetro) lasciate nello spazio vicino alla Terra dai transiti della cometa Thatcher, che avvengono ogni 415 anni (l’ultima volta, Vittorio Emanuele II veniva incoronato primo Re d’Italia).
Le Liridi, così chiamate perché sembrano provenire dalla costellazione della Lira, sono state generate da una cometa denominata C/1861 G1 Thatcher. che vola oltre la Terra una volta ogni 415 anni.
Questa pioggia viene osservata ogni anno a metà aprile dai tempi antichi ed è un fenomeno documentato dai cinesi già 2700 anni fa, si ritiene sia il primo sciame meteorico di cui si hanno notizie storiche.
Spiega invece l’ Uai che si tratta di meteore in maggioranza deboli ma talvolta con qualche bolide.

Il momento migliore per osservarle dall’Italia sarà dopo le 2 di notte.

Come fare per individuarle?

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Occorre guardare in direzione della costellazione della Lira,e della sua stella più luminosa Vega, che in questo periodo sorge ad est poco prima della mezzanotte. Riconoscerla non è difficile visto che è il corpo celeste più brillante di quella porzione di cielo.
La pioggia meteorica raggiungerà il massimo durante il fine settimana (tra venerdì e la notte tra domenica e lunedì) ma già a partire dal 16 aprile sarà possibile avvistare qualche meteora transitare in avanscoperta e fino al 25 qualcun’altra ritardataria.

 

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Agosto stelle mie non vi conosco

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* Abitiamo nell’ Universo e Laniakea è la nostra casa

 

La Via Lattea, il suo gruppo di galassie e altri 13 gruppi – miliardi e miliardi di stelle – formano Laniakea, l’Immenso Paradiso.

E precipitano verso il Grande Attrattore.

Ecco la nuova mappa dell’Universo.

Benvenuti a Laniakea, la nostra casa nel cosmo.

È una casa molto grande, con un diametro di 500 milioni di anni luce (circa), dove convivono migliaia e migliaia di galassie più o meno simili alla nostra.

La recente scoperta di questi inattesi confini è dell’Istituto di astrofisica dell’Università delle Hawaii, e va interpretata.

Tutti sappiamo che la Terra appartiene a un sistema solare e che quest’ultimo fa parte di una grande isola di stelle – circa 200 miliardi – che formano la nostra galassia, la Via Lattea. Da diversi anni gli astronomi sanno anche che la nostra galassia non viaggia sola nell’Universo, ma fa parte di una grande gruppo di galassie – un cluster – che tra loro estendono lunghi bracci di gas, polveri e materia oscura (materia di cui conosciamo l’esistenza, ma non la composizione).

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Ora si è scoperto che questo cluster fa parte di un ancor più vasto super-cluster a cui è stato dato il nome hawaiano di Laniakea, che in lingua locale significa immenso paradiso, suggerito da Nawa‘a Napoleon, un linguista dell’Università delle Hawaii, in onore ai navigatori polinesiani che grazie alla loro profonda conoscenza dei cieli riuscivano a orientarsi e a navigare nell’Oceano Pacifico.

La nostra casa, dunque, è assai più vasta di quel che si pensava fino a poco tempo fa e comprende centinaia di milioni di miliardi di stelle: se potessimo pesare questa incredile quantità di materia dovremmo mettere, sull’altro piatto della bilancia, cento milioni di miliardi di stelle come il nostro Sole.

«Anche se i risultati finali sono stati ottenuti solo nelle ultime settimane, il lavoro ha richiesto decine di anni e la collaborazione di centinaia di astronomi che hanno aggiunto tasselli importanti a questo quadro. Ora possiamo dire che abbiamo un grande schema della struttura dell’Universo in cui viviamo», ha detto Brent Tully, responsabile dello studio pubblicato su Nature.

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Secondo lo studio, all’interno di Laniakea vi sarebbero 13 cluster di galassie, compreso il Grande Attrattore. Quest’ultimo è un insieme di galassie che creano una forte anomalia gravitazionale che attira a sé la maggior parte delle galassie di Laniakea.

Ed è proprio studiando il moto di tutte le galassie che si è potuto capire che esse si muovono verso un punto preciso dell’Universo. Il lavoro è risultato ancor più complesso perché ogni galassia tende ad allontanarsi dalle altre (è l’effetto del Big Bang) e dunque si è dovuto scindere i movimenti di ogni singola isola di stelle.

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Questo è simile a scoprire per la prima volta che la tua città è in realtà parte del paese molto più grande che confina con altre nazioni.” -ha detto il ricercatore R. Brent Tully, un astronomo presso l’Università delle Hawaii a Manoa.

http://www.wired.it/scienza/spazio/2014/09/04/laniakea-superammasso-via-lattea/

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* 10 Agosto:nella notte il cielo si accende di stelle cadenti…rugiada di fuoco…lacrime di angeli…Tutti con gli occhi in su ad esprimere un desiderio…

Ogni anno nelle luminose notti estive, lontano dalle luci della civiltà, capita di notare nei cieli delle scie di luce che sembrano caderci addosso… vicine…lontane… appaiono improvvisamente e scompaiono nel blu profondo…ardono un istante di luce vivissima e poi si spengono, simili, secondo Dante, a ” stella che tramuti loco “…

stelle cadenti… gocce d’oro scaturite da un’anfora di luce infranta… rugiada di fuoco…lacrime di angeli diceva un antico poeta cristiano…

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Lacrime di San Lorenzo furono chiamate dai cattolici di Irlanda le stelle filanti che cadono in grande quantità nella notte di San Lorenzo, la celebrata notte del 10 agosto.

La tradizione vuole che le lacrime di Lorenzo arso vivo sulla graticola vagano nel cielo senza pace fino a quando non cadono sulla terra la notte in cui il Santo è festeggiato.

” San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.”

In questa notte, si crede si possano avverare i desideri di tutti coloro che si soffermino a ricordare il dolore di San Lorenzo, e ad ogni stella cadente si pronuncia la filastrocca “Stella, mia bella stella, desidero che…”, e si aspetta l’evento desiderato durante l’anno.

Di miti e leggende sulle stelle cadenti ce ne sono molti.

Ma nell’antichità le apparizioni di meteore, così come quelle di comete e di altri fenomeni nel cielo, erano considerate segni infausti.

“E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale
oh! D’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!”

Nelle antiche mitologie orientali, in quelle greche e latine, le stelle cadenti erano lacrime di divinità che piangevano a causa di disastri già avvenuti o annunciati.
Gli astrologi cinesi, che nei loro annali hanno registrato le apparizioni di stelle cadenti e comete fin dal sesto secolo avanti Cristo, non avevano dubbi che a temere il peggio dovessero essere i governanti. Il cielo sembrava piangere lacrime di fuoco in occasione di crisi di governo, battaglie o assedi avvenuti in coincidenza con quelli che oggi sappiamo essere sciami meteorici ricorrenti”.

Tra l’ottobre e il novembre del 902 dopo Cristo, riferiscono le antiche cronache, l’invasione della Sicilia e della Calabria da parte dei saraceni e le stragi che ne seguirono furono seguite da un abbondante pianto divino. Oggi è accertato che si trattò di una pioggia particolarmente fitta di stelle cadenti dello sciame delle Leonidi, visibile ogni anno a novembre.
Nel medioevo, la scia luminosa causata dalla caduta delle stelle è stata messa in relazione con il viaggio dei defunti, come un movimento ascendente, discendente o semplicemente di mutamento di luogo, compiuto dalle anime dei trapassati.

Plinio, Rutilio Palladio e Marcello connettevano la caduta delle stelle: il primo con quella dei calli (Naturalis Historia, 28); il secondo con quella delle verruche (Opus agricolturae) ed il terzo la considerava vantaggiosa per la cura delle malattie degli occhi (De medicamentis).
Nell’antica Sparta, invece, la visione di una stella cadente aveva per così dire un significato “politico”. Accadeva, infatti, che ogni nove anni i magistrati sorveglianti scrutavano il cielo. L’eventuale caduta di una stella era interpretato come segno sfavorevole degli dèi nei confronti del Re, che veniva deposto.

L’aspetto religioso appare in diverse tradizioni.
Nella letteratura dell’antica India, le stelle cadenti sono paragonate a demonesse dai capelli discinti.
La più recente visione degli indù pare sia quella di ritenere, ogni stella cadente, un’anima che ridiscende sulla terra per reincarnarsi.
In Europa si parla delle stelle cadenti come d’anime che, liberate dalle sofferenze del purgatorio, chiedono all’osservatore la recita di un “Padre nostro”.

Nella Mesopotamia, l’interpretazione data alla comparsa delle stelle cadenti era legata, nella sua positività o negatività, alla direzione .
Nel libro dello zodiaco dei Mandei dell’Iraq, (setta gnostica ancora esistente) si legge, tra l’altro, che la caduta di una stella da ovest verso est non porterà pioggia in tutto l’anno, presagio dunque di siccità certamente diffuso in molti miti legati alle stelle cadenti.

Gli antichi abitanti dell’Iran all’epoca in cui era praticata la religione zoroastriana, ci hanno tramandato un bellissimo mito, dove si descrivono le malevolenze delle stelle cadenti e la loro sconfitta per mano del dio Tishtrya, in altre parole

Sirio nella costellazione del Cane Maggiore.

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La credenza risale ad un periodo compreso tra il X secolo a.C. ed il VII secolo d.C.
In quel tempo, le genti dell’Iran credevano che la vita del cosmo fosse dominata dalla contrapposizione tra il principio dell’ordine cosmico e della verità (asha) ed il principio del caos e della menzogna (druj)

Secondo la cosmologia zoroastriana, infatti, l’ordine cosmico è rappresentato dalle stelle fisse, la cui luce si contrappone a quella del Maligno.

Queste stelle erano considerate come divinità minori ed erano poste nel cielo più basso, mentre il Sole e la Luna erano collocati nei cieli superiori, più vicini al paradiso.
Il movimento disordinato ed imprevedibile delle stelle cadenti, indusse gli zoroastriani a credere che esse appartenessero alla schiera delle forze demoniache scagliate dal maligno per produrre siccità e per sconvolgere l’ordine armonioso del cielo.

Così, proprio alle stelle cadenti assegnarono il nome di “streghe”

Il compito di sconfiggere le streghe e proteggere gli uomini fu attribuito a Sirio: sotto le sembianze del dio Tishtrya, l’astro si armò per combattere una duplice battaglia, la prima in cielo e la seconda in terra.
I versi dell’Avesta, il libro sacro degli zoroastriani, catturano lo splendore di Sirio paragonandolo ad una freccia scagliata dal più bravo arciere dell’universo. Tali sono la sua rapidità e la sua precisione che le forze demoniache delle stelle cadenti, si ritirano in una fuga disordinata. Vittorioso, il dio può finalmente annunciare con orgoglio la definitiva sconfitta dell’armata delle tenebre.

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In Irlanda si crede che le stelle cadenti siano lacrime delle fate: in ogni villaggio, si coltiva l’usanza di lasciare sempre alle Fate un posto apparecchiato a tavola, affinché continuino ad amare e proteggere la casa.

Si crede inoltre che le buone Fate si affezionino particolarmente ai fiori, ai bambini, agli animali, al bestiame e tengono lontani i pensieri cattivi generati dall’invidia e i sortilegi delle streghe.

Le famossissime Perseidi, saranno attive nelle notti tra il 10 Agosto (San Lorenzo) e il 12 Agosto (notte del massimo).

Inoltre gli studiosi del settore hanno previsto che l’anno in cui la pioggia di stelle cadenti sarà molto copiosa sarà il 2126. Quindi si presume che anche ci saranno altrettanti desideri.

Per ogni scia nel cielo un desiderio che si può avverare…

un desiderio è solo l’obiettivo che voglio raggiungere…

è l’inizio del mio progetto per ottenerlo…

con la mia volontà posso ottenere ciò che desidero…è possibile!

e le stelle mi forniscono l’energia… tutte le stelle…

Del resto:

” Quando desideri qualcosa tutto l’universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.” Paolo Coelho

 

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* Il 21 giugno 2021 è il Solstizio ed è l’inizio di un’estate più più…

Oggi è il 21 giugno!…
– E allora? Andiamo in vacanza…
E’ il solstizio d’estate, quando  il sole si trova nel punto più alto. E’ il giorno più lungo dell’anno.
– E vai!, così potrò anche andare al mare dopo l’ufficio.
E c’è anche un solstizio d’inverno. Ed è il giorno più corto.
– Ah! Beh! Allora ci si può sentire più tranquilli.
E succede ogni anno. Dai tempi dei tempi sono i cicli della natura e della vita e dai tempi festeggiati in ogni luogo della terra.
– Davvero? Allora andiamo a festeggiare!

Ardono i sementi, scricchiola il grano, insetti azzurri cercano ombra, toccano il fresco. E a sera salgono mille stelle fresche verso il cielo cupo. Son lucciole vagabonde. Crepita senza bruciare la notte d’estate”. (Pablo Neruda)
Solstizio deriva dal latino solstat, “il sole si ferma”.
Il fenomeno del “Sole che sosta” o del “Sole che fa i salti”, è sempre stato osservato e feste in questo periodo risalgono ai babilonesi.
In questo giorno si festeggia la forza del Sole.
E’ il giorno più lungo dell’anno.
Il Solstizio è il trionfo della Luce sulla terra , è una notte carica di energia vitale, è un passaggio che ci porta dal predominio Lunare a quello Solare che sarà celebrato con la festa del Raccolto (le nozze del Sole con la Luna).
La Dea che, nel suo aspetto di Fanciulla, ha incontrato il giovane Dio a Beltane, adesso è Madre, incinta, come la Terra gravida del prossimo raccolto. Lei è la Terra fertile, Lui è l’energia e il calore che la nutrono; da loro nascerà la Nuova Vita.
La wicca chiama il 21 giugno: Litha, in questo giorno la gente celebra la ricchezza della terra e ringrazia la Grande Madre con generose benedizioni.

Nell’antica Grecia i due solstizi erano chiamati “porte”: “Porta degli Uomini” il Solstizio d’Estate e “Porta degli Dei” il Solstizio invernale. Attraversando queste porte il Sole dava inizio alle due metà, ascendente e discendente, del percorso annuale.
Con la fase ascendente si entrava nel mondo materiale della creazione, mentre attraverso la seconda fase, discendente, si entrava nel regno divino e soprannaturale.
I solstizi sono, quindi,un confine tra il mondo  limitato degli umani e il mondo eterno degli Dei
Nella tradizione romana, il Custode delle porte  era il dio Giano Bifronte che la tradizione cristiana ha mutato in San Giovanni.
Era festeggiato ai due Solstizi ed era rappresentato con due volti, uno barbuto e l’altro giovanile o femminile a secondo delle interpretazioni. Giano rappresenta l’iniziatore, colui che ruotando sulla sua terza faccia invisibile, cioè l’asse del mondo, conduce alle due Porte Solstiziali, quindi suo è il compito di accompagnare il passaggio da uno stato all’altro.

Come Giovanni Battista purificando attraverso il battesimo dell’acqua dava agli esseri umani la possibilità di accedere al regno celeste eterno.
Nella notte del solstizio spesso si usava innalzare un’immagine o un simbolo di Giano all’ingresso principale della casa, per metterla sotto la protezione del dio.
Ed era proprio nella notte del 24 Giugno che le dianare (dominae nocturnae) della Societas Dianae (compagnia, corteo di Diana) erano solite svolgere la più importante riunione dell’anno sotto le fronde del famoso Noce di Benevento.

Il Solstizio d’Estate o Porta degli Uomini è un tempo di passaggio, che si colloca come confine che separa la crescita dal declino… Midsummer, mezza-estate, lo chiamano nei paesi anglosassoni, e Shakespeare nel suo “Sogno di una notte di Mezza Estate” ne ha raffigurato l’aspetto magico, dove sogno e realtà si fondono.

Questa atmosfera di tempo fuori dal tempo, di sospensione e attesa, rende il Solstizio un momento propizio per i presagi e le pratiche divinatorie.
La magia d’amore e guarigione è specialmente adatta a questo momento dell’anno.
La notte di Litha (dal nome della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere) è quando i Druidi raccolgono e uniscono le loro piante magiche e le seccano per utilizzarle in inverno.
Da noi corrisponde alla magica notte di San Giovanni, in cui tradizionalmente si raccolgono:
l’erba di San Giovanni (Iperico) chiamato anche scacciadiavoli,considerato un antimalocchio;
il Vischio, il Sambuco, la Verbena, simbolo di pace e prosperità,
l’Artemisia detta anche assenzio volgare, consacrata a Diana,
il Ribes i cui frutti rossi proteggono dai malefici,
e si accendono i falò per celebrare e rinforzare i raggi del sole estivo.
Se invece si desiderano molti quattrini, a mezzanotte si dovrebbe cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa.
L’usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso compiendo danze cavalcando bastoni o manici di scopa.

Ancora una volta quindi cammineremo scalze sui prati perché la  rugiada della notte  era considerata un farmaco potente di purificazione e raccoglieremo 24 spighe di grano che porteranno fortuna, una sorta di bagno nell’acqua odorosa di fiori di campo come camomilla, margherite, melissa o ginestre, perché in questa magica notte si possono trovare tesori nascosti e acque di lunga vita.“
Ed ora si apriranno ancora una volta le porte solstiziali,
ancora oggi, come nei secoli scorsi,
qualcuno apre ciò che nessuno può chiudere
e chiude ciò che nessuno può aprire.”
Siti consultati

http//ilcalderonemagico.it

http://digilander.iol.it/cortescontenti/feste2.htm#casmaranLitha

http://www.lollymagic.it/defaultx

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