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* Cambiare è possibile !

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Tutti i giorni, con il sole, viene un momento in cui è possibile cambiare ciò che ci rende infelici.

Tutti i giorni fingiamo di non percepire questo momento, ci diciamo che l’oggi è uguale a ieri e identico al domani.
Ma chi presta …… attenzione al proprio giorno, scopre l’istante magico: un istante che può nascondersi nel momento in cui la mattina infiliamo la chiave nella toppa, nell’istante di silenzio subito dopo la cena, nelle mille e una cosa che ci sembrano uguali.


Questo momento esiste: un momento in cui tutta la forza delle stelle ci pervade e ci consente di fare miracoli!

Paulo Coelho: ” Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta ed ho pianto”

 

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* La buona notizia del venerdi: VEN-TO una pista ciclabile

VENTO: il sogno di una ciclabile da Torino a Venezia.

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Il Po sorge ai piedi del Monviso, in Piemonte, e nel suo cammino raccoglie le acque provenienti dalle cantene montuose che lo circondano in un processo che dura da moltissimi anni e che ha portato alla formazione della Pianura Padana. In passato, il fiume è stato una risorsa economica per il commercio e per l’industria, ma ancora oggi troppo poco per il turismo. Ed ecco che in questi anni nasce un progetto visionario nell’idea ma non troppo complesso nella realizzazione: VENTO.

Il nome è l’abbreviazione di VENezia-TOrino e lascia intendere senza giri di parole l’ambizioso obiettivo di collegare le due città con una pista ciclabile di 679 km. A detta dei proponenti di questa importante infrastruttura, un’idea nata nel 2009 al Politecnico di Milano, VENTO è di più di una ciclovia: è un sistema per promuovere un importante mezzo di spostamento, ma anche la creazione di un giro d’affari per le piccole aziende agricole, ricettive, commerciali locali. In poche parole più turismo, più valorizzazione. In Germania le 40.000 km di piste ciclabili producono ben 8 miliardi di indotto, e se pensiamo solo alle città d’arte collegabili dall’infrastruttura come Pavia, Piacenza, Cremona, Mantova, Ferrara ecc. a conti fatti si può supporre una potenziale miniera d’oro.

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Utopia? In realtà parte dell’infrastruttura esiste già e se serve “solo” mettere daccordo le istituzioni locali e investire circa 80 milioni di euro (il costo di 1-2 km di autostrada). I proponenti azzardano diverse possibilità di espansione futura, magari una Torino-Nizza, un collegamento con il Brennero o collegamenti con ciclovie lungo le coste dell’Adriatico. Dal 25 maggio al 2 Giugno si è tenuto il VENTO BiciTour, e in 15 tappe (sotto forma di eventi), sono stati discussi i dettagli del progetto e si informeranno amministratori, imprenditori e cittadini sulle opportunità derivante dalla ciclovia.

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VENTO è sicuramente uno dei grandi progetti di cui abbiamo bisogno per rilanciare l’economia locale e nazionale, e andare a sfondare anche qualche record. Quella che diventerebbe la pista ciclabile più lunga del Sud Europa ha già il supporto di molti comuni della pianura padana, di molte associazioni sportive e turistiche, ma anche di cittadini che decidono (semplicemente con una mail) di chiedere a gran voce il progetto. E allora facciamo anche noi la nostra parte per far conoscere l’opera e sostenerla: se tutto va per i piani, potremo organizzare una biciclettata lungo il Po già entro il 2015.

Ciclabili dalle ferrovie abbandonate, in Piemonte si può fare Il consiglio regionale ha approvato un progetto per il recupero delle reti dismesse tramite pannelli in gomma.

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Il primo semaforo verde si è acceso giusto qualche giorno fa: il consiglio regionale del Piemonte ha approvato un emendamento che punta al recupero delle reti ferroviarie presenti sul territorio e in disuso da almeno 10 anni. L’obbiettivo? Trasformarle in piste ciclabili. Il progetto è portato avanti dall’assessore all’istruzione, turismo e sport Alberto Cirio e dal suo ufficio, che in un comunicato sottolinea come la tecnica immaginata nel piano di attuazione sia qualcosa di unico in Italia: una serie di pannelli di gomma della larghezza di tre metri ciascuno verrebbe adagiata sulle rotaie, creando un percorso percorribile nei due sensi di marcia.

La strada scelta porta in sé alcuni vantaggi importanti. Innanzitutto non impatta sull’ambiente, in quanto non prevede l’impiego di asfalto né di altri materiali al di fuori dei pannelli citati. Poi mette in gioco le aziende piemontesi del territorio, leader internazionali nel settore della gomma e della plastica. Punto terzo, è una via più economica e veloce rispetto a quella tradizionale. Infine, è un processo completamente reversibile: nel momento in cui il proprietario delle linee (Rfi) dovesse ritenerle ancora utili, avrebbe la possibilità di convertirle nuovamente al loro scopo originario.

Come ci spiegano dall’ufficio dell’assessore, quest’ultimo è un punto fondamentale. La trattativa con Rfi è tuttora in corso, ma una condizione imprescindibile per l’avvio del progetto è quella di ottenere in comodato d’uso gratuito le tratte in questione, che invece i proprietari sarebbero restii a concedere se, ad esempio, il progetto prevedesse una colata di cemento sulle rotaie.

Potenzialmente, tra quelle dismesse e quelle sospese, sono ben 26 le tratte che potrebbero giovare di un’iniziativa di questo tipo. Ma le trattative-pilota, in atto da mesi e che hanno portato tra le altre cose anche all’emendamento di pochi giorni fa, hanno riguardato in particolare quella che collega Alba e Canelli. Per un motivo molto semplice: la pista si troverebbe immersa nei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, candidati l’anno prossimo a diventare patrimonio dell’umanità Unesco. Il criterio per la scelta degli interventi da attuare quindi sarebbe innanzitutto quello turistico.

E i soldi? Anche con i risparmi attuabili grazie ai pannelli di gomma, il costo non sarebbe basso: si parla di una stima di 1 milione di euro per la tratta Alba-Canelli, una cifra destinata a moltiplicarsi nel momento in cui venisse approvata la trasformazione di altri percorsi oltre a quello originale. La Regione però potrebbe sostenere il progetto attraverso i fondi Fas per il sistema turistico, una possibilità che, in virtù della benedizione bipartisan conferita dall’emendamento di pochi giorni fa, non è così fantascientifica.

Fonti:

http://italiaiocisono.com/

http://www.ecoseven.net

Altre buone notizie:

TWEED RIDE a Milano in bicicletta

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* La buona notizia del venerdì: Il caffè sospeso

Caffè sospeso: da Napoli una tradizione alla conquista del mondo

Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo…

(Luciano de Crescenzo, “Il caffè sospeso,” )

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Semplicemente, il cliente di un bar paga per due caffè ma ne beve solo uno. Nel corso della giornata, se una persona meno abbiente entra in quel bar e chiede se ci sia un caffè sospeso, il barista gli prepara il caffè pagato dal cliente di prima. Questa semplice usanza, che si basa sull’onestà e sulla fiducia, è un grande segno di umanità che fa onore a chi si prodiga per non farla sparire.cafespendientes-2

Negli ultimi tempi tuttavia il Caffè Sospeso ha ripreso vita ed è stato esportato con il nome di Cafè Pendiente a Buenos Aires, città con una grandissima presenza di discendenti di immigrati italiani, ma sta conquistando anche altri stati dell’America Latina.

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Ci auguriamo quindi che questa tradizione popolare non sparisca ma diventi un esempio per la “sospensione” temporanea delle classi sociali, per unire tutti, dai ricchi ai poveri, nel rito del caffè. Che, a detta di molti, è difficile trovarne di più buoni al di fuori della città partenopea.

Un gesto di solidarietà che oggi trova nuovo impulso nella curiosa variante che riguarda l’altra Regina indiscussa della tradizione culinaria italiana: la pizza.
Nasce così la “pizza sospesa!”, espressione creativa di una società solidale e generosa.

A sfornare quest’idea è stato Francesco La Contana, titolare della pizzeria “Passo d’Orta” a Orta Nova, provincia di Foggia  racconta lui stesso “ho notato che spesso nel nostro territorio, che ha nell’immigrazione stagionale un fenomeno non ancora ben gestito, proprio avanti ai nostri occhi vediamo persone che chiedono offerte posizionandosi agli ingressi delle attività commerciali e spesso le persone che decidono di dare loro una mano preferiscono, invece di regalargli dei soldi, comprargli qualcosa da mangiare. La nostra intenzione era, dunque, quella di realizzare una iniziativa che facesse da punto di incontro per quanti volessero fare un gesto solidale, anche piccolo, e chi ne ha bisogno ma è disorientato e non sa a quali porte bussare”.

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Così, gli avventori della pizzeria di La Contana saranno liberi di aggiungere al proprio conto l’intero importo di una pizza Margherita (solo 3,50 euro) o anche semplicemente di donare un contributo a propria discrezione.
Questo gesto di ordinaria solidarietà permetterà a chi non potrebbe altrimenti permetterselo di assaporare il gusto filante di una buona pizza, cucinata, come ricorda il titolare della pizzeria, nel rispetto delle regole e della tradizione italiana di gusto e di solidarietà.

Nel caso le offerte saranno maggiori delle richieste, le pizze sospese accumulate verranno preparate e donate alla mensa dei poveri di Orta Nova o, a rotazione, ad altri enti e/o banchi alimentari che ce ne faranno futura richiesta.

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Due ruote per salvare l’Artico

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Sindaco paga la spesa a chi ruba per fame

Riaprono le scuole all’insegna del naturale

Fonti:

http://italiaiocisono.com/

http://www.buonenotizie.it

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it

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* La buona notizia del venerdi: in Uruguay il presidente ” Pepe “

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si é parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalle povertá. Che cosa svolazza nella nostra testa? Il modello di sviluppo e di consumo, che é l’attuale delle societá ricche? Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indú in proporzione avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Piú chiaramente: possiede il Mondo oggi gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le piú opulente societá occidentali? Sará possibile tutto ció?

…Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita é corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo é elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la societá di consumo é il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo é lo stesso che sta aggredendo il pianeta.

..lo sviluppo non puó essere contrario alla felicitá. Deve essere a favore della felicitá umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare. Precisamente. Perché é questo il tesoro piú importante che abbiamo: la felicitá! Quando lottiamo per il medio ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento del medio ambiente si chiama felicitá umana!”

 dal discorso al summit Rio+20 luglio 2012

José Alberto Mujica Cordano detto “Pepe” è presidente della Repubblica dell’Uruguay dal 1° marzo 2010.

Mujica dona il 90% dello stipendio presidenziale per aiuto sociale e vive con 1.250 dollari al mese; «Questi soldi, anche se sono pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno».

il Presidente, d’origine piemontese di parte  materna, come un umile contadino nella piccola fattoria di Rincòn del Cerro, nella periferia di Montevideo, dove abita con  sua moglie Lucia Topolansky, senatrice della Repubblica; la coppia nella loro auto,un vecchio maggiolino dell’87, che percorrono la città con l’unica scorta della sua cagnolina Manuela.

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Con leggerezza si sorvola sulla sua storia personale o i connotati politici dell’uomo che in passato si è impegnato nella lotta armata rivoluzionaria ed è stato tra i principali dirigenti del Movimento di Liberazione Nazionale Tupamaros; il militante che è stato ferito in scontri armati e vissuto quasi 15 anni nelle carceri della dittatura militare, tra il 1972 e il 1985 in condizioni particolarmente dure-due anni in isolamento in um pozzo-, essendo componente del gruppo denominato degli “ostaggi” che la dittatura avrebbe fucilato nel caso la loro organizzazione avesse ripreso le azioni armate.

La legge sulla depenalizzazione dell’aborto promulgata dal presidente José Mujica e approvata dal parlamento uruguaiano il 17 ottobre 2012, arriva dopo forti compromessi politici, comunque sia, la nuova norma è rivoluzionaria nel panorama latinoamericano-dove si registra secondo la OMS, il tasso di aborti più alto del mondo-, se ricordiamo ad esempio che Dilma Roussef, ai tempi in cui era candidata presidenziale, aveva dovuto abiurare al suo precedente sostegno alla legalizzazione dell’aborto. O se pensiamo alle condizioni allarmanti dell’Argentina, dove le complicazioni dovute ad aborti clandestini sono la prima causa di morte materna ( su questo tema la Presidente Cristina Kirchner ha già dichiarato la sua opposizione).

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Il Presidente Mujica si è impegnato personalmente soprattutto in un’altra crociata, molto più rischiosa: quella di regolamentare la commercializzazione e il consumo di marijuana sotto il controllo dello Stato.In tal senso il Governo ha presentato al Parlamento nel maggio del 2012 un disegno di legge che verrà poi approvato entro la fine dello stesso anno.

Tuttavia, non è esclusivamente per questi temi che “il Pepe” è diventato subito popolare nei paesi vicini; il nuovo indirizzo nella politica estere uruguaiana, in ampia sintonia con i soci maggiori, Brasile e Argentina, nel Mercosur, assumendo un ruolo attivo in Unasur, avvicinandosi a Hugo Chavez, e mettendo fine alle aperture del suo predecessore e compagno di partito T. Vazquez verso un accordo di libero commercio con gli Stati Uniti, ha situato il presidente Mujica sotto i riflettori dello scenario regionale.

I successi dei governi del Fronte Amplio sono storici: l’Uruguay registra il tasso di disoccupazione minore della sua storia (6,3%), ormai di carattere strutturale, esibisce un record di persone occupate (60% della PEA), un incremento costante delle esportazioni e delle riserve del tesoro, un deficit contenuto, così come l‘inflazione (8%). D’altra parte si evidenzia una diminuzione molto significativa del numero delle persone indigenti e dell’indice di povertà, che è calato dal 31,9% del 2004 al 14% alla fine del 2011.

Simultaneamente e specialmente durante il Governo Mujica, sono stati potenziati i programmi di assistenza sociale, di cui oggi fruisce il 43,6% della popolazione, mentre prima raggiungeva solo il 15,4%.

Parlando di Josè Mujica non si può non ricordare il suo discorso fatto nel giugno 2012  durante l’assemblea ONU alla conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile “Rio+20”, un vero manifesto per la ricerca della felicità, contro l’iperconsumo; una sola frase per ricordarlo:

Povero non è colui che ha poco, ma chi ha indefinitamente bisogno di molto”.

 http://www.globalproject.info/it/mondi/uruguay-pepe-mujica-il-presidente-che-il-mondo-vorrebbe/13898

Altre buone notizie:

” Grazie, EUMETSAT!”

” Le spiagge più belle d’Italia “

” Al Campidoglio si beve solo l’acqua… del Sindaco”

” Donare i nostri libri all’isola di Lampedusa”

“Novità sulla chimica dell’amore

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* La buona notizia del venerdì:La citta dei gatti è in Florida al Caboodle Ranch di Craig Grant.

La citta dei gatti è in Florida al Caboodle Ranch di Craig Grant.

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Una città a misura di gatto, un villaggio felino, a prova di quattrozampe.

Il suo nome è Caboodle Ranch e si trova in Florida, per la precisione occupa alcuni dei 25 acri di terreno messi a disposizione dall’americano Craig Grant ai suoi a-mici. E se venticinque acri vi sembrano tanti è perché non avete ancora idea di quanti gatti possegga il nostro amico oltreoceano: ben 660!

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A guardarla la città dei gatti ricorda quei libri illustrati per bambini, dove anche gli animali vivono in casette colorate, all’interno di villaggi con viottoli di ciottoli e fiorellini ai bordi delle strade, immersi nel comfort e senza pericoli in vista. Un paradiso per gatti, così lo ha immaginato e sognato lo stesso Craig, che non si è però limitato a fantasticare e ha deciso di realizzare sul serio il suo progetto.

A Gattopoli non manca niente per essere quattrozampe felici e fortunati: rifugi caldi per trascorrere l’inverno, scatolette di cibo disposte in appositi carrelli della spesa, c’è persino un laghetto per fare il bagno, qualora i gatti avessero voglia di rinfrescarsi un po’, o almeno quelli meno idrofobi. E ancora panchine sulle quali stendersi al sole, un parco per fare quattro passi tra mici, i tetti, il supermercato Wall Mart, una stazione di polizia e soprattutto tanti giochi, allegri e colorati, per trascorrere ore di puro divertimento ed intrattenersi. Il sindaco della città dei gatti, ovviamente, è lui, Craig Grant, che vigila e accudisce gli animali qualora dovessero insorgere problemi non a misura di gatto. Per il resto, si sa, i gatti sono indipendenti e sanno autogestirsi.

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La storia

Craig Grant vive in una piccola casa in affitto, in un condominio vicino al mare a Jacksonville in Florida insieme a suo figlio. Nonostante le dimensioni ridotte l’abitazione possiede tutti i comfort, un arredamento di pregio ed inoltre è vicina alla spiaggia e al lavoro.

Il signor Grant non ama i gatti ma dovrà presto fare i conti con questa suo preconcetto. Suo figlio, infatti, si trasferisce lasciandogli in custodia la gattina di casa: Pepe.

Dopo qualche mese la convivenza tra i due sembra andare a gonfie vele fin quando Grant si accorge con grande stupore misto a sgomento che l’animale è in dolce attesa. Di li a due mesi darà alla luce cinque splendidi micetti.

I gatti di casa ora sono diventati sei ed il signor Grant vuole far adottare i nuovi nati velocemente in modo da evitare la totale distruzione dell’appartamentino che tanto ama. Si affretta ad inserire un annuncio sul giornale locale, ma suo figlio lo avverte che i piccoli devono restare categoricamente con mamma Pepe per almeno 8 settimane.  

In questo tempo Grant ha modo di comprendere come siano diversi tra loro i fratellini, scorgendo le peculiarità caratteriali di ognuno. Ma gli animali diventano presto un problema, non solo per la casa, ma per il condominio e per il vicinato tutto. In particolare, nel periodo del calore quando i loro richiami d’amore sembrano più somigliare a lamenti strazianti.

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Urge una soluzione immediata. Sfogliando il giornale Grant si imbatte in un annuncio che sembra proprio fare al caso suo. Si affittano cinque acri di terra in un bosco di alberi destinati a legname: paesaggio incantevole e affitto molto basso. L’unico neo è che dista più di 150 chilometri da Jacksonville ma il signor Grant non è ancora pronto ad abbandonare la sua casa e le lunghe passeggiate sulla spiaggia.

Decide comunque di visitare il bosco e ne resta affascinato, tanto da acquistarne venticinque acri e comprende che questo è il posto ideale dove fondare il Caboodle Ranch “dove i gatti non sono trattati come animali”. Nasce così il suo progetto di costruire un piccolo villaggio a misura di felino, fatto di tante piccole casette confortevoli e colorate con ripiani imbottiti per comodi pisolini. Il villaggio dei felini immerso nel verde, circondato da più di cento acri di fauna selvatica.

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Il signor Grant vi si trasferisce immediatamente, nel 2003 con al seguito Pepe, i suoi cinque figli ed altri gatti raccolti dalla strada, per un totale di undici animali. L’anno seguente la colonia felina conta già ventidue esemplari.

Attualmente, come potrete vedere dalle foto, gli animali sono aumentati in modo esponenziale e il Caboodle Ranch è un ente non-profit per la cura ed il recupero di gatti abbandonati e maltrattati.

Grant ha sostenuto fino ad oggi tutte le spese della struttura e percorre più di 400 chilometri a settimana per andare a lavorare e per tornare ad occuparsi dei suoi felini.  

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Sicuramente, il suo, è un bel modo di non amare i gatti.

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* Come cambiare il mondo

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Quando si ha soltanto l’amore
Da dividere insieme
Nel giorno del grande viaggio
Che è il nostro grande amore
Quando si ha soltanto l’amore
Amore mio, io e te
Perché scoppino di gioia
Ogni ora ed ogni giorno
Quando si ha soltanto l’amore
Per vivere le nostre promesse
Senz’altra ricchezza
Che il crederci sempre
Quando si ha soltanto l’amore
Per arredare di meraviglie
E ricoprire di sole
La bruttezza della periferia
Quando si ha soltanto l’amore
Come unica ragione
Come unica canzone
E unico aiuto

Quando si ha soltanto l’amore
Per vestire al mattino
Poveri e malandrini
Con mantelli di velluto
Quando si ha soltanto l’amore
Da offrire in preghiera
Per i mali della terra
Come semplici trovatori
Quando si ha soltanto l’amore
Da offrire a coloro
Che hanno una sola battaglia
Ed è cercare la luce
Quando si ha soltanto l’amore
Per tracciare il cammino
E forzare il destino
Ad ogni crocevia
Quando si ha soltanto l’amore
Per parlare ai cannoni
E nient’altro che una canzone
Per convincere un tamburo
Allora senza avere nient’altro
Che la forza d’amare
Avremo nelle mani,
Amici, il mondo intero.

Jaques Brel Quand on n’a que l’amour

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* Notizie astrali

La Terra ruota attorno al Sole compiendo un’orbita ellittica e, per questa ragione, la sua distanza dal Sole non è sempre la stessa ma varia attraverso due punti che sono il perielio (punto più vicino) e l’afelio (punto più lontano). Questa scoperta è dovuta a Keplero (1571-1630) che dimostrò con la sua Seconda Legge,  come la velocità della Terra varia in base alla vicinanza dal Sole.


Il 5 luglio scorso è stato
il giorno più lontano dal Sole e per questo la Terra compie la rotazione più lenta. 
Ci sono tre considerazioni da fare, la prima riguarda la lentezza del moto che è dovuta alla resistenza con cui si attrae all’orbita solare (al contrario del perielio dove la velocità determina la sua fuga dall’attrazione verso il sole). La seconda considerazione è nel fatto che si trova ai limiti del bordo verso l’universo, quindi siamo in piena apertura verso l’esterno. La terza considerazione è relativa alla sua curvatura, infatti procediamo verso un rientro nell’orbita e il moto espansivo che ci ha portato verso l’afelio, diventa un moto restrittivo che ci riporta nel perielio. Queste condizioni permettono di avere in questi giorni (non dimentichiamo la presenza del canale percettivo 2013) una buona predisposizione verso intuizioni e ispirazioni con il carattere della novità. Intuizioni che possono rivelare quesiti o dubbi con cui abbiamo convissuto fino ad oggi.

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Giove entra nella costellazione del Cancro.

Giove è il pianeta che tutti aspettano, come il sole dopo una stagione di pioggia o il caldo dopo l’inverno. E’ sempre segno di tangibile speranza, armonia, espansione e benessere. Aiuta a realizzare le nostre aspirazioni ma prima di tutto, alimenta la nostra positività.
I nostri amici del Cancro hanno sempre un grande bisogno di percepire la positività per la loro dolcezza lunatica che li rende sensibili alle variazioni emotive al punto da perdere consapevolezza di questi andamenti. Giove in un certo modo stabilizza gli umori e porta con se il seme di un piccolo sogno.
La luna nuova sarà quindi molto importante perchè gode di questo influsso.

Per tutti, Giove nella costellazione del Cancro riporta valore alla tradizione, recuperando quindi gli aspetti positivi, messi un po’ da parte dall’influsso del suo passaggio in Gemelli che aveva cercato espansione nel mentale e nel campo intellettuale, inventivo.

Adesso l’attenzione ritorna sull’ecologia, la naturalità, la sfera intuitiva (non dimentichiamo che siamo appena entrati nel canale della percezione).

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Durante il mese di luglio agisce il canale della percezione che sicuramente agirà sulla nostra sensibilità che sia rivolta all’intuito o al sogno, inteso come quella strada che elabora le soluzioni migliori. Ognuno avrà il suo punto di percezione migliore rispetto a queste due strade e non serve neppure saperlo prima o deciderlo. Aprendoci alla percezione e lavorando con questo canale, naturalmente si apriranno e mostreranno le nostre migliori predisposizioni. Cosa significa questo?
Che possiamo avere molte più intuizioni oppure ricordare meglio i nostri sogni e i suoi messaggi simbolici.

Sull’intuizione parleremo nei prossimi giorni, sui sogni può essere un’ottima abitudine quella di segnarli su un quaderno (durante questo periodo possiamo ricevere particolari istruzioni che poi andremo ad eseguire nei prossimi mesi). Il consiglio è di tenere vicino a dove si dorme il quaderno, per non perdere traccia di aspetti importanti che possono sfuggire.

Uno dei sogni più ricorrenti è quello riferito al Mare

Del resto il mare rappresenta la culla della percezione, sarà molto probabile ricevere il suo messaggio simbolico all’interno dei nostri sogni.
Il mare nella simbologia oggettiva è rappresentativo di quel movimento vitale che è in grado di sostenerci e nutrirci ma anche di quei moti emozionali che si scatenano in veri e propri uragani, portando via spazio alla serenità, riportando dal profondo degli oceani i nostri pensieri più segreti anche a noi stessi.

“ho sognato il mare agitato, avevo paura perchè sapevo che avrebbe ucciso tutte le persone che abitavano vicino ma non potevo fare niente ed ero disperato. Mi sono svegliato con il cuore che batteva forte “

“C’eravamo io e mia madre che passeggiavamo per le vie del centro del paese dove abitiamo e mi sono accorta che si vedeva il mare , cosi ho detto a mia madre di andare a casa per prendere il costume e farci un bagno (…) ci siamo accorte che il mare era un’onda enorme che stava travolgendo tutto e ci avrebbe portato via così abbiamo cercato un palazzo alto per cercare la salvezza “ (chi sogna abita vicino a Cuneo)

“Avevo sette(1) conchiglie nella mano e stavo camminando su della sabbia bianca, dove si vedevano tante ossa di persona, era una cosa terribile ma nel sogno non avevo paura o schifo. Ho lanciato le conchiglie nell’aria e ho visto arrivare un’onda enorme. Ho pensato che mi restava poco e dopo sarei morta”.

Il mare, le emozioni forti, violente, scatenano paura. Nei sogni la simbologia oggettiva acquista un significato particolare se è dono di un collettivo che si muove argomentando nel medesimo modo. Questo rappresenta una particolarità che trascende il personale, cioè gli eventi del sognatore (che siano di sentore profetico o di vicende che vive nel presente) e va verso una percezione più ampia quasi come se fosse l’ascolto di un movimento collettivo che non per forza deve essere interpretato nell’ottica di un disastro come potrebbe essere uno tzunami.

Tutte interferenze che vengono ripetute nella nostra mente fino a realizzare uno stato di realtà verificato. E’ possibile che questo avvenga?
O forse è più concreto dire che l’interferenza rende accettabile una realtà che con lucidità nessuno ammetterebbe?

Fonte:

Guida Astroenergetica 2013
www.astroenergia.com 

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* la buona notizia del venerdì:“ Pedibus”, “Ventibus”, “Ombrellibus” a piedi i bambini vanno a scuola con più entusiasmo

Pedibus”, “Ventibus”, “Ombrellibus”

a piedi i bambini vanno a scuola con più entusiasmo

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Abbiamo intervistato Isabella Triassi, una dei genitori della Scuola Cardinal Borromeo di via Casati, referente della Linea Verde e accompagnatrice di 20 bambini ogni mattina per il progetto Pedibus milanese, finanziato dal Comune e organizzato da ABCittà e Legambiente

Siamo molto contenti del Pedibus della Scuola di via Casati e speriamo che questo progetto possa presso estendersi anche alle scuole meno fortunate della Cardinal Borromeo, in una zona (Porta Venezia, ndr) dove molti bambini già avevano la buona abitudine di andare a scuola a piedi.

Ci dobbiamo impegnare a fare capire ai milanesi che camminare per andare a scuola può essere anche molto divertente e speriamo che anche nelle scuole più periferiche il Pedibus possa svilupparsi”, ci ha raccontato Isabella Triassi, madre di tre bambini e accompagnatrice di una delle 4 “linee”, la “Verde”, che ogni giorno portano a destinazione circa 20 bambini ciascuna, con tanto di fila indiana, pettorine e fermate di raccolta.

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Qual è il bilancio di questo primo anno di Pedibus “su larga scala” del Comune di Milano?

Per noi genitori è un successo. La scuola elementare di via Casati è piccola, ha circa 250 scolari, ma al momento abbiamo attive 4 linee di accompagnamento, che coinvolgono circa 20 bambini ciascuna e quindi si può dire che almeno 1/3 dell’utenza è coinvolta.

Anche i bimbi dell’asilo vicino ci vedono ogni giorno arrivare a scuola col Pedibus e poiché l’esperienza è coinvolgente, contiamo che i loro genitori da settembre iscrivano anche i nuovi “primini”.
Una volta però, da bambini, noi a scuola andavamo a piedi e da soli, senza bisogno del Pedibus …
E’ vero e sicuramente oggi i bambini sono “iper protetti”, sotto questo aspetto c’è una regressione della loro autonomia. Però oggi c’è un pericolo che 30 anni fa non c’era ed è purtroppo il traffico. La nostra scuola è vicinissima a C.so Buenos Aires, dove le macchine a volte sfrecciano ad alta velocità, un bambino delle primarie che debba attraversarlo da solo per andare a scuola affronta un reale pericolo. 

Il Pedibus è promosso anche come pratica per l’autonomia dei bambini e per conoscere meglio il quartiere. Questo succede nella vostra esperienza?

Sì, dopo un po’ che le colonne dei bambini del Pedibus prendono confidenza col tragitto, gli stessi bambini imparano a conoscere meglio vie, palazzi, giardini e negozi. Alla mattina i negozianti e i custodi dei palazzi ci salutano quando passiamo, sono felici di vederci e gli scolari sono entusiasti. Abbiamo esperienze di bambini che ora sono più felici di andare a scuola e non vedono l’ora di congiungersi alla colonna del Pedibus. Tant’è che si aggregano con qualsiasi condizione di tempo; in questi mesi siamo andati a scuola a piedi con il vento, con la pioggia, diventando “Ventibus”, “Ombrellibus” …. E’ molto divertente per loro.

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Come può ancora migliorare questo Pedibus milanese?

Estendendosi a più scuole possibili (ora sono circa 15 quelle coinvolte, ndr) e soprattutto a quelle della fascia della seconda Circonvallazione. Il Pedibus è un progetto gratuito per le famiglie che debbono aderire solo sottoscrivendo un regolamento ed impegnandosi ad accompagnare i figli alla fermata prevista – sono circa 3 o 4, con il “capolinea” da cui si parte e dove si radunano il più dei bambini, e le altre segnalate lungo il percorso. 

L’esperienza si deve allargare per fare capire che anche a Milano andare a scuola a piedi si può e camminare non è davvero un male … 

Fonte: ecodallecittà

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* Vivi la vita

QUESTA E’ LA TUA VITA

Fai quello che ti piace.

E fallo spesso.

Se non ti piace qualcosa, cambiala.

SE NON TI PIACE IL TUO LAVORO LASCIALO.

Se non hai abbastanza tempo, smettila di guardare la TV.

Se stai cercando l’amore della tua vita, fermati.

Ti stanno aspettando per quando

INCOMINCI A FARE LE COSE CHE AMI.

Smettila di analizzare.

Tutte le emozioni sono belle, apprezzale fino in fondo.

LA VITA E’ SEMPLICE..

Apri la tua mente, apri le braccia, e il tuo cuore alle nuove esperienze e alle persone nuove.

Siamo uniti nelle nostre differenze.

Condividiamo con il nostro prossimo le emozioni e i nostri sogni.

VIAGGIA SPESSO,

perderti ti aiuterà a trovare te stesso.

Certe opportunità capitano una volta sola, coglile.

La vita è le persone che incontri, e le cose che fai con loro.

ESCI ED INCOMINCIA A CREARE

LA VITA E’ ADESSO.

VIVI IL TUO SOGNO

E CONDIVIDI LA TUA PASSIONE.

( dal web )

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* La buona notizia del venerdì

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Garage Sale Kids

Si è svolta a Roma, lo scorso 5 maggio, le seconda edizione dell’iniziativa Garage Sale Kids ideata per promuovere e diffondere la cultura del riuso e per stimolare famiglie e bambini ad avvicinarsi alla green education e a stili di vita differenti. Nuovi modelli di vivere e convivere che nascono e si sviluppano gradualmente spinti non solo dal contesto socio-economico attuale, ma anche dall’esigenza e dalla volontà di rapportarsi in maniera alternativa alla quotidianità, ponendo maggiore attenzione e rispetto verso gli altri e verso ciò che ci circonda, l’ambiente.

Garage Sale Kids mira a tutto questo, ma non solo. È un’iniziativa che diventa in pochi momenti l’incontro tra l’utile, la socialità e il divertimento in una cornice colorata e carica di voglia d’interscambio ed d’interazione tra la gente. Si apre il sipario e gli schiamazzi dei bambini sono il lasciapassare per sciogliere e dissolvere i formalismi degli adulti; d’improvviso escono fuori i sorrisi, la distensione si marca sui visi ed ecco la formula vincente e attraente dell’evento. Uno straordinario mix di aree e di angolini in cui i bambini apprendono giocando e i grandi si mettono in relazione per condividere esperienze intorno a ciò che è utile e ciò che può servire nella propria quotidianità.

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Garage Sale Kids è un luogo di scambio, è un altro modo di creare aggregazione, è un luogo che getta i semi per un nuovo tipo di dialogo tra gente accomunata dal desiderio di mettere qualcosa a fattor comune. È anche l’incontro della creatività e dell’originalità non fine a se stessa ma posta al servizio del risparmio, del riuso intelligente, del ritorno alla semplicità. Rappresenta una maniera di fare rete e allo stesso tempo di creare una comunità capace di facilitare le interazioni tra le persone e costruire modus videndi diversi.

Un’iniziativa che diventa spazio di educazione, di didattica e di scoperta e così sporcandosi le mani con la terra e le piante di un vivaio o con la vernice ed i colori di un laboratorio si impara a conoscere meglio la natura, si impara a ri-creare e a ri-utilizzare intelligentemente e a barattare.

A poco prezzo vengono fuori interessanti compravendite di vestiti, scarpe, passeggini, fasciatoii, giocatoli e giochi. Si condividono conoscenze culturali e artistiche, competenze tecniche e professionali con l’obiettivo di creare una piazza delle buone pratiche, quelle ecosostenibili, divenute necessarie per le persone e per l’ambiente della nostra era.

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Nel Garage Sale Kids si fa in fretta a fare amicizia, a comprendere ed imparare, a dare e a ricevere con l’obiettivo comune di generare consapevolezza, di consumare eticamente e di trarre beneficio, utilità concreta e immediata dallo scambio, dal confronto e dall’incontro. In questa agorà di socializzazione, c’è lo spazio per l’arte, per la cultura, per la solidarietà e per varie attività ricreative. Si crea quella coesione sociale che meriteremmo di praticare e di estendere più genericamente in ogni momento del nostro tempo moderno. C’è il tempo per sorridere e per respirare, c’e il tempo per avere tempo, per ricostituire la socialità, per comporre un angolo di mondo più umanizzato in cui delle energie armoniche e delle potenzialità individuali convergono verso il bene collettivo e diventano humus fruttuoso per un vivere migliore.

Fonte: il cambiamento