amore.autostima · armonia · buone notizie · Comunicazione · donne · eventi · futuro · Pace · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · stare bene · Testimonianze

La buona notizia del venerdì: Le Afghan dreamers e il G20 Conference on Women’s Empowerment

Le Afghan dreamers, sono riuscite a lasciare il Paese.

Il team, composto da venti giovani donne tra i 12 e i 18 anni cresciute con la passione della robotica, è stato accolto a Città del Messico, dopo essere fuggite da Herat.

La loro storia è diventata nota nel 2017, quando sono arrivate sul podio al campionato di robotica di Washington, nonostante le iniziali difficoltà a entrare negli Stati Uniti a causa del muslim ban.

l loro nome è Afghan Dreamers e sono un gruppo di ragazze accomunate dalla passione per la robotica che hanno fatto per la prima volta parlare di sé nel 2017, quando parteciparono ai campionati mondiali giovanili della robotica di Washington dopo aver superato non pochi ostacoli legati a permessi e visti.

Nei giorni scorsi, all’indomani della presa di Kabul da parte dei talebani e al loro repressivo ritorno al potere, le “sognatrici afghane” avevano lanciato un appello per riuscire a fuggire dal Paese e rifugiarsi in Canada, che ha promesso di accogliere 20mila rifugiati dall’Afghanistan. La disperata richiesta d’aiuto, appoggiata dall’appello siglato dall‘avvocatessa per i diritti umani Kimberly Montley e la presidente del Malala Fund Meghan Stone, aveva fatto il giro del mondo catalizzando l’attenzione dei media e dando ulteriore evidenza della grave crisi umanitaria che sta dilaniando l’Afghanistan, minando ancora più rovinosamente una già precaria condizione sociale.

Tra i benefattori che hanno permesso alla squadra di lasciare l’Afghanistan spicca il nome di Allyson Reneau, una madre di 11 figli originaria dell’Oklahoma che ha incontrato per la prima volta le ragazze al Summit Humans to Mars nel 2019 e che, da allora, ha sempre mantenuto i rapporti con loro. La donna si è battuta in prima per persona per il loro espatrio, collaborando con i funzionari locali e gli ambasciatori dei Paesi disposti ad accogliere i profughi in fuga dall’Afghanistan, oltre a un grande numero di volontari.

Le ragazze hanno già attirato l’attenzione di alcune prestigiose università statunitensi, che avrebbero predisposto alcune borse di studio per permettere loro di proseguire gli studi e continuare a dar forma al loro sogno

.“Per la prima volta nella loro vita, credo davvero che abbiano la libertà di scegliere e di essere artefici del proprio destino e del proprio futuro”, ha spiegato Reneau a Insider. “Per me è una sensazione liberatoria sapere che potranno andare da qualche parte e ricevere un’istruzione dove vogliono. Hanno lasciato tutto per inseguire i loro sogni ed essere libere e istruite”.

Il bagaglio di creazioni che le ha rese note include un robot a energia solare deputato alla semina dei campi e un raccattapalle automatico

In piena pandemia per collaborare attivamente alla lotta contro il Covid-19, il team è sceso in campo ideando un respiratore ricavato da componenti di automobili dismesse.

Le studentesse afgane hanno costruito un prototipo di ventilatori con parti di auto prese dal motore di una Toyota Corolla e una trasmissione a catena di una motocicletta Honda.

Una storia che tiene alta l’attenzione sui diritti delle donne afghane e sulla necessità della loro protezione in un momento così disperato, che sta disintegrando anni di lotta per l’emancipazione che hanno portato a una pallida apertura al mondo dello studio e del lavoro per le cittadine di sesso femminile.

Così il premier Mario Draghi in apertura del G20 Conference on Women’s Empowerment, in corso a Santa Margherita Ligure. “Il G20 deve fare tutto il possibile – aggiunge Draghi – per garantire che le donne afghane mantengano le loro libertà e i loro diritti fondamentali, in particolare il diritto all’istruzione. Le conquiste raggiunte negli ultimi vent’anni devono essere preservate”. “Ogni perdita di talento femminile è una perdita per tutti noi“.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/08/26/g20-conference-on-womens-empowerment_f9781acc-d152-47f7-912f-44efbd0b738e.html

Afghanistan, il lieto fine delle ragazze della robotica: arrivano le borse di studio – HDblog.it

amore.autostima · anima e corpo · arte · Comunicazione · cultura · donne · eventi · futuro · Pace · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · Testimonianze

Perchè siam donne: Il diritto di esprimersi come esseri umani,ribadisce Shamsia Hassani sui muri di Kabul

Shamsia Hassani è la prima artista di graffiti donna dell’Afghanistan. Attraverso le sue opere, Shamsia ritrae le donne afghane in una società dominante maschile

Ritrarre sui muri ritrae silhouette di donne avvolte nell’hijab mentre suonano, cantano, ballano, osservano la città, per ribadire il loro diritto di esprimersi come esseri umani. Sono senza labbra, forse perché non possono parlare ma riescono a dire tanto di quel mondo distrutto che le circonda.Shamsia Hassani attacca i talebani frontalmente, mostrando a tutti che cosa possono fare quelle temute donne che vogliono nascondere.

E’ questa l’espressione artistica che contraddistingue Shamsia Hassani, classe 1988, la prima street artist afgana. “Voglio colorare i brutti ricordi della guerra”, ha raccontato Hassani in un’intervista “e se coloro questi brutti ricordi, allora cancello la guerra dalla mente delle persone. Voglio rendere l’Afghanistan famoso per la sua arte, non per la sua guerra”.

La sua arte torna ad assumere ancor più rilevanza e potere di denuncia oggi della preoccupazione per la situazione delle donne in Afghanistan.

Le donne rappresentate da Shamsia Hassani emanano grazia e femminilità e non sono soggetti passivi. Esse sono personaggi eterei e sognanti che mostrano un ideale di donna ben lontana da quella promossa dai talebani. “Voglio dimostrare che le donne sono tornate nella società afghana con una forma nuova e più forte”, ha spiegato Hassani . “Non è la donna che sta a casa. È una donna nuova. Una donna piena di energia, che vuole ricominciare”. Una donna che speriamo non perda quelle libertà per cui ha duramente dovuto lottare negli ultimi 20 anni, prima del ritorno dei talebani in città

Samsia pprende l’arte dei murales da Chu, un artista del Regno Unito. . In seguito a questo workshop inizia la pratica della street art sui muri delle case nelle strade di Kabul. Adotta questa forma di arte perché le bombolette spray e gli stencil sono molto più economici delle forniture artistiche tradizionali.

Una delle sue opere sulle pareti del centro culturale della capitale è una donna che indossa un burka seduta sotto una scala. L’iscrizione sottostante recita “L’acqua può ritornare in un fiume arido, ma cosa succede al pesce morto?”. Conclude il suo lavoro rapidamente, in 15 minuti, per evitare molestie, e dichiara che il suo lavoro non è islamico. Sostiene che con il suo lavoro vuole opporsi all’oppressione delle donne afgane nella loro società.

Nella sua ultima opera, pubblicata pochi giorni fa ed intitolata “Death to Darkness”, il vaso con la “speranza” cade. Ma non è rotto. C’è ancora la possibilità di raccoglierlo. Ed è proprio quello che spera Shamsia Hassani, un’opera che è anche una preghiera d’aiuto per il suo popolo, per le donne affinché non rinuncino alla propria libertà.

Kabul, al centro dei nostri discorsi da qualche giorno, è piena dei suoi graffiti, e incitano a far fiorire una coscienza femminile, soprattutto in questo momento critico.

Il 15 agosto, sulla sua pagina facebook Shamsia Hassani scrive: “Forse perché i nostri desideri sono cresciuti in una pentola nera… Forse perché i nostri sogni sono cresciuti in un vaso nero…”

Forse perché tutti dovremmo ascoltare di più la voce delle donne afgane.

Forse tutti dovremmo ascoltare di più la voce di tante e tante donne in tutto il mondo , perchè moltissime troppe sono le violenze perpetrate nei loro confronti.

Forse tutti dovremmo ascoltare le voci e sono tantissime troppe di molti esseri umani ai quali vengono negate le libertà essenziali per esistere come tali.

Forse tutti dovremmo guardare anche nel nostro piccolo e omologato giardinetto e chiederci se veramente le libertà prioritarie per una vita dignitosa siamo rispettate.

Per tutti gli esseri viventi sulla Terra!

Fonte

la prima artista di graffiti donna dell’Afghanistan – Libreriamo

ambiente · amore.autostima · armonia · buone notizie · Comunicazione · cultura · donne · eventi · evoluzione · futuro · Pace · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · Testimonianze

La buona notizia del venerdì: I diritti delle donne in primo piano nell’attuale crisi umanitaria

L

Continuare a parlare delle donne in Afghanistan è per tutte le donne del mondo!

Dancing in the Mosque – un tweet di Homeira Qadery la donna che scrive da diversi anni per i bambini, le donne e la nuove generazione dell’Afghanistan.E lo fa da Kabul che significa che cè resistenza sotto la bandiera talebana.

La resistenza delle donne afghane nonostante la caduta di Kabul in mano ai talebani della giornalista Marjana Sadat.

Le donne afghane celebrano a Kabul con la bandiera nazionale il 102esimo giorno dell’Indipendenza dell’Afghanistan, il 19 agosto 2021 (afp).

Da Twitter alla strada, a Kabul ci sono tante voci che dicono ai fondamentalisti e alla comunità internazionale che non vogliono. tornare indietro, che siamo nel 2021 e non nel 2001

A Kabul è sbocciata una piccola, in termini numerici, ma tenace resistenza ai talebani animata da un gruppo di studentesse femministe.

Quando i talebani hanno occupato i palazzi del governo e poi anche l’università, è iniziata un’opposizione silenziosa e strenua ai talebani “fatta di piccoli gesti di solidarietà”. “Le ragazze hanno distribuito casa per casa i burqa alle donne, quelli delle loro nonne perché da anni non li indossano, gli assorbenti perché a Kabul uscire di casa per una donna è diventato impossibile e si stanno impegnando per tutelare le studentesse più esposte che dalla capitale hanno fatto rientro in famiglie che vivono alla periferia del Paese”.

Per le giovani afghane il dolore più grande è stata l’occupazione talebana dell’ateneo che “in questi anni è diventato molto internazionale perché tanti studenti hanno fatto esperienze all’estero e ora rischiano di tornare indietro di 20 anni. Ma dai messaggi che mi manda sento più ancora che  il terrore la forza e la voglia di resistere”. “Cosa possamo fare per voi?”, in un whatsapp. 

“Parlate più che potete, non ci lasciate soli”..

La giornalista di Tolo News intervista in diretta il portavoce talebano

la giornalista Beheshta Arghand ha appena intervistato – in diretta per TOLO News (una delle voci più autorevoli sulla situazione afghana) – un portavoce che fa parte del team dei media dei talebani, Mawlawi Abdulhaq Hemad. 

Nelle stesse ore, invece, la televisione di stato in lingua pashto ha trasmesso notiziari con simboli e messaggi dell’Emirato islamico dell’Afghanistan.

Secondo alcuni osservatori, Beheshta Arghand rappresenta «il volto del coraggio» e tutti si augurano che, dopo l’intervista, la donna possa essere effettivamente al sicuro. ..

La drammatica testimonianza è di Zarifa Ghafari, 27 anni, la sindaca più giovane dell’Afghanistan, nella provincia di Maidan Wardak, da sempre in prima linea per i diritti delle donne, che ha parlato con il New York Times.

Nominata sindaca nell’estate del 2018 dal presidente Ashraf Ghani, Ghafari è una delle poche donne ad aver mai ricoperto un incarico governativo nella città molto conservatrice di Maidan Shar.Non so su chi fare affidamento. Ma non mi fermerò ora, anche se verranno di nuovo a cercarmi. Non ho più paura di morire”

Non è la prima situazione di rischio nella quale Ghafari si sia mai trovata.Sono numerosi gli attentati da parte degli insorti islamisti ai quali Ghafari è già scampata da quando ha iniziato a combattere in prima linea per i diritti delle donne.

Frattanto,, riconquistato l’Afghanistan i talebani, nelle prime dichiarazioni ufficiali strizzano l’occhio alle donne assicurando che l’Emirato Islamico non vuole che siano delle vittime, al contrario le lusinga dicendo che dovrebbero far parte della struttura del nuovo governo a Kabul.

Ma Zarifa è  tra i moltissimi che ritengono che la mossa dei miliziani sia solo un tentativo propagandistico di rassicurare il mondo e anzi si aspetta di essere «punita con la morte» per il suo impegno in politica.

Zakia Khudadadi, lottatrice di taekwondo, che sognava di essere la prima donna afghana alle Paralimpiadi (che inizieranno martedì 24) ma dopo la caduta di Kabul si sente intrappolata nel suo Paese: «Non lasciate che i talebani mi tolgano i diritti fondamentali».

Khalida Popal è un’istituzione dello sport mondiale, ma ora teme per la vita delle sue compagne. Fino al 2001, anno della caduta del primo regime talebano, le donne non potevano praticare sport o andare in bicicletta “dovremo bruciare le uniformi della squadra”. Queste le parole della capitana della prima nazionale di calcio femminile“Oggi telefonerò e dirò loro di bruciare o sbarazzarsi delle loro uniformi della squadra”, dice Popal a Reuters, riferendosi alle sue giocatrici. Negli anni il suo impegno ha portato alla nascita della prima federazione calcistica femminile, l’Afghan Football League

L’attivista e scrittrice afghana, che è stata eletta al Parlamento afghano dalla provincia di Farah, Malalai Joya difende con passione la lotta sua e delle donne nell’Afghanistan martoriato da 17 anni di guerra. L’occupazione straniera, dice, ha solo aumentato i nostri problemi. Oggi i terroristi sono più forti. Le bombe, gli attentati suicidi, gli attacchi di droni, le esecuzioni pubbliche, gli stupri di massa, i rapimenti e altre tragedie minacciano quotidianamente la vita del popolo afghano. Le donne afghane continuano a essere vittime dei fondamentalisti e dell’ignoranza, come prima dell’intervento occidentale. Devono perciò organizzarsi e liberarsi, devono lottare in prima persona per la propria libertà e diritti, proprio come fanno le donne kurde. «Non c’è democrazia, libertà e progresso se le donne non prendono coscienza e cominciano a lottare per i loro diritti politicamente», esorta Malalai.

I talebani si prendono i territori, ma non i cuori e le menti delle persone. Manizha Naderi, co-fondatrice di Women for afghan women

Il quotidiano The Guardian ha avviato una collaborazione con Rukhshana media, un collettivo di giornaliste donne in Afghanistan, per raccontare le loro storie e come questo le colpirà. “Non sono al sicuro perché sono una donna di 22 anni e so che i talebani stanno obbligando le famiglie a dare le proprie figlie in sposa ai combattenti. E non sono al sicuro anche perché sono una giornalista e so che i talebani verranno a cercare me e tutti i miei colleghi”.

Continuare a parlare delle donne in Afghanistan è per il futuro di tutte le donne del mondo!

Fonti:

.Afghanistan: la resistenza delle studentesse femministe a Kabul – Alma News 24

7 libri e 2 film per aiutare bambini e i ragazzi a capire l’attuale situazione in Afghanistan – greenMe

La resistenza delle donne afgane – LifeGate

amore.autostima · anima e corpo · armonia · Comunicazione · cultura · donne · eventi · Pace · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · Testimonianze

Perchè siam donne: Fatima la prima guida turistica donna in Afghanistan

Il futuro delle donne è in pericolo, il processo culturale che lentamente stava portando all’equiparazione dei sessi si è fermato. In poche ore sono state cancellate immagini di donne con sorrisi e gioielli: l’Afghanistan è tornata ad inizio millennio.

“Sono tutto ciò che i talebani odiano, se mi trovano mi ammazzano”.

Fatima, 22 anni, è la prima e finora unica femmina in Afghanistan a essere diventata una guida turistica, una di milioni di donne che con il ritorno dei talebani al potere vedono minacciate le libertà guadagnate negli ultimi 20 anni, al termine della guerra lanciata nel 2001 dagli Stati Uniti contro lo stesso movimento islamista.

Le cose stavano migliorando qui, anche per le donne. Non avrei mai pensato che sarebbero potuti tornare, che avrebbero potuto influenzare la mia vita e i miei sogni costringendomi ad abbandonare tutto ciò che amo e per cui ho combattuto”, ha detto Fatima in un’intervista  pubblicata sabato scorso, prima della caduta di Kabul, che ha spinto migliaia di afghani a raggiungere l’aeroporto per cercare di salire sugl iultimi voli in partenza dal paese.

Fatima, intervistata lo scorso marzo, ha detto che spera di poter lasciare il paese per raggiungere il Pakistan e di temere per la sorte dei propri genitori, rimasti a Herat. “Se scoprono che hanno allevato una figlia come me o li uccidono subito o ne fanno un bersaglio fino a quando non mi consegno”, ha detto.

Per la 22enne di etnia hazara, è stato difficile riuscire anche solo iniziare gli studi, superando le resistenze della sua stessa famiglia.

Ha detto di aver imparato l’alfabeto di nascosto a otto anni, portando le pecore a pascolare vicino a una scuola maschile. Successivamente ha potuto studiare grazie a una scuola d’inglese per rifugiati, entrando poi nella facoltà di giornalismo dell’università di Herat, per arrivare l’anno scorso a collaborare con due agenzie di viaggio dopo essersi fatta notare con un gruppo su Facebook in cui raccontava la città di Herat a chi la voleva visitare.

Ho lottato contro la mia famiglia per far loro accettare che non mi sarei sposata a 14 anni come avevano fatto le mie sorelle e i miei fratelli, ma che avrei studiato, lavorato e aiutato altre ragazze ad emanciparsi”, ha detto nell’intervista.

Fatima ha chiesto alla famiglia di essere istruita.

Ascoltava la BBC alla radio per imparare l’inglese e, quando non disponeva dei fogli, scriveva con un bastoncino sulla sabbia. Ha deciso di intraprendere un percorso nettamente differente dalle donne della propria famiglia, costrette al matrimonio.

Tramite Facebook, si è inserita in gruppi che trattavano la storia dei vari luoghi, cominciando a raccontare le bellezze oltre, a quella guerra che tutti conoscevano, di Herat.

Il tour che come guida turistica ha offerto alle persone, è piaciuto talmente tanto, che è arrivato subito il passaparola.

Ciò che Fatima si è proposta di fare è proprio far conoscere alle donne la situazione dello loro paese.

Ho litigato per anni con la mia famiglia prima di riuscire a farle accettare il mio lavoro. Per strada sono stata attaccata verbalmente e fisicamente: parolacce e lanci di pietre. Ma non ho mai perso di vista i miei sogni: fondare la prima agenzia turistica di sole donne, finanziare progetti per l’emancipazione femminile, diventare una giornalista e viaggiare per il mondo”, ha detto.

Ora so che dovrò essere ancora più forte: mi sembra un incubo da cui non riesco a svegliarmi, ma voglio rimanere ottimista”.

Il 10 agosto Fatima ha pubblicato un lungo post su Instagram per congedarsi dai suoi follower. “Sono tornati – si legge – non potrò più mostravi le nostre meraviglie. Grazie a chi ha ascoltato la mia voce. Beati voi che non vivete in Afghanistan, che non dovete temere che un talebano vi ammazzi. Continuate a inseguire i vostri sogni e a viaggiare. Se rimarrò viva ci rivedremo alla fine di questo attacco, perché voglio credere che presto avremo la pace”.

Firmato: “Una donna afghana destinata a lottare”.

Zahra Joya,

Rukhshana,

Meena Keshwar Kamal

Salima Mazari,

Nahal e Mahvash

e molte molte altre… tutte le donne afgane…tutte le donne!

Perchè si continui a parlare di loro!

Perchè parlandone si svegliano le coscienze assopite !

Parliamone! Parliamone! Parliamone!

La difesa dei diritti umani riguarda l’umanità intera!

amore.autostima · arte · cultura · donne · eventi · pensare positivo · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · stare bene · Testimonianze · umanità

Perchè siam donne: Nonna Nerina e il carretto siciliano

Il talento di nonna Nerina: è lei la prima donna ad aver dipinto il carretto siciliano

Una passione che la accompagna sin da piccola, quando Nerina Chiarenza aspettava che il ferro si raffreddasse per iniziare a dipingere il legno con i colori vivaci

s

La sua ultima opera è composta da 15 tavole dedicate all’Inferno, al Purgatorio e al Paradiso, commissionate da Firenze in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, per una nuova edizione illustrata della Divina Commedia e mette la cultura popolare artistica siciliana al servizio della più grande opera letteraria del mondo.

Nerina Chiarenza ha 87 anni, vive ad Aci Sant’Antonio, vicino ad Acireale, ed è la prima pittrice donna del carretto siciliano. Sin da bambina, uno dei simboli della Sicilia ha costellato la sua vita.

Suo padre Sebastiano Chiarenza, infatti, era un costruttore di carretti siciliani e Nerina è cresciuta in mezzo ai suoi lavori. Lo aiutava quando forgiava le ruote, spegneva il fuoco del ferro che poi doveva essere montato nel legno, cominciava ad appassionarsi alla pittura e a quei colori vivaci della tradizione.


Poi il matrimonio da giovanissima e i bambini da crescere le hanno fatto accantonare per qualche anno il suo grande amore con cui riprende a fare i conti a trent’anni, per non abbandonarlo mai più. Da gioco, quale lo considerava all’inizio, la sua arte è diventata un’attività professionale che porta avanti ancora oggi e che riscuote sempre più successo.

«Ho girato con le mie mostre l’Italia in lungo e in largo – racconta la signora Chiarenza. – Mio figlio è scultore, ho dipinto le figure dei carabinieri che lui realizza e ho esposto i miei lavori, molto apprezzati dagli americani, nelle basi Nato. Oltre alle figure richieste però ho portato in giro con me le mie opere più belle, ho portato la Sicilia ovunque».

Dipingendo tutte le parti – tavulazzu e casciata, purteddu, barruna, masciddara, chiavi e casci ’i fusu – del carretto siciliano, autentica opera d’arte da custodire e tutelare candidata a diventare Patrimonio Unesco, ha ricevuto riconoscimenti importanti.



Ha vinto il Premio Internazionale “Etna D’Oro” per la Pittura Folkloristica nel 1979 “per il prestigio che con i suoi colori ha saputo dare alla più autentica tradizione del folklore siciliano”, poi “La Clef de l’exportation” (Annèe de la Qualitè), a Parigi nel 1981 e ancora il Premio per la divulgazione del “Made in Italy” sul mercato tedesco alla Mostra dell’artigianato Italiano, svoltasi a Francoforte nel 1985.

La sua casa è il suo laboratorio e nei suoi carretti, oltre alle decorazioni con motivi geometrici e fitomorfi, risultano di particolare pregio le sponde, in cui riproduce come da tradizione le scene della Cavalleria Rusticana o la storia di Santa Genoveffa ma soprattutto le scene dell’Orlando furioso, da sempre le sue preferite.


Dal 2013 Nerina Chiarenza, grazie al suo talento, risulta formalmente iscritta nel “Registro delle eredità immateriali della Sicilia”, il registro dei tesori umani viventi che contribuisce alla salvaguardia del tesoro culturale dell’arte per tutelarne la sua utilizzazione e promozione.

Fonte: Il talento di nonna Nerina: è lei la prima donna ad aver dipinto il carretto siciliano (balarm.it)

La mia carissima amica Marina mi ha suggerito un titolo per questa mia rubrica del mercoledì. Mi è piaciuto moltissimo e l’ho subito adottato.

Ovviamente le motivazioni sono se stesse, parlare di donne che non hanno ricevuto i dovuti riconoscimenti e per il loro ingegno e per il lavoro svolto.

O temporaneamente dimenticate.

Solo per il fatto di essere donne

ambiente · amore.autostima · anima e corpo · armonia · arte · astronomia · Comunicazione · Energia · eventi · natura · pensare positivo · Religione · stagioni · stare bene · Testimonianze · umanità · usanze

* 10 Agosto:nella notte il cielo si accende di stelle cadenti…rugiada di fuoco…lacrime di angeli…Tutti con gli occhi in su ad esprimere un desiderio…

Ogni anno nelle luminose notti estive, lontano dalle luci della civiltà, capita di notare nei cieli delle scie di luce che sembrano caderci addosso… vicine…lontane… appaiono improvvisamente e scompaiono nel blu profondo…ardono un istante di luce vivissima e poi si spengono, simili, secondo Dante, a ” stella che tramuti loco “…

stelle cadenti… gocce d’oro scaturite da un’anfora di luce infranta… rugiada di fuoco…lacrime di angeli diceva un antico poeta cristiano…

48794510-300x200

Lacrime di San Lorenzo furono chiamate dai cattolici di Irlanda le stelle filanti che cadono in grande quantità nella notte di San Lorenzo, la celebrata notte del 10 agosto.

La tradizione vuole che le lacrime di Lorenzo arso vivo sulla graticola vagano nel cielo senza pace fino a quando non cadono sulla terra la notte in cui il Santo è festeggiato.

” San Lorenzo , io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.”

In questa notte, si crede si possano avverare i desideri di tutti coloro che si soffermino a ricordare il dolore di San Lorenzo, e ad ogni stella cadente si pronuncia la filastrocca “Stella, mia bella stella, desidero che…”, e si aspetta l’evento desiderato durante l’anno.

Di miti e leggende sulle stelle cadenti ce ne sono molti.

Ma nell’antichità le apparizioni di meteore, così come quelle di comete e di altri fenomeni nel cielo, erano considerate segni infausti.

“E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale
oh! D’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!”

Nelle antiche mitologie orientali, in quelle greche e latine, le stelle cadenti erano lacrime di divinità che piangevano a causa di disastri già avvenuti o annunciati.
Gli astrologi cinesi, che nei loro annali hanno registrato le apparizioni di stelle cadenti e comete fin dal sesto secolo avanti Cristo, non avevano dubbi che a temere il peggio dovessero essere i governanti. Il cielo sembrava piangere lacrime di fuoco in occasione di crisi di governo, battaglie o assedi avvenuti in coincidenza con quelli che oggi sappiamo essere sciami meteorici ricorrenti”.

Tra l’ottobre e il novembre del 902 dopo Cristo, riferiscono le antiche cronache, l’invasione della Sicilia e della Calabria da parte dei saraceni e le stragi che ne seguirono furono seguite da un abbondante pianto divino. Oggi è accertato che si trattò di una pioggia particolarmente fitta di stelle cadenti dello sciame delle Leonidi, visibile ogni anno a novembre.
Nel medioevo, la scia luminosa causata dalla caduta delle stelle è stata messa in relazione con il viaggio dei defunti, come un movimento ascendente, discendente o semplicemente di mutamento di luogo, compiuto dalle anime dei trapassati.

Plinio, Rutilio Palladio e Marcello connettevano la caduta delle stelle: il primo con quella dei calli (Naturalis Historia, 28); il secondo con quella delle verruche (Opus agricolturae) ed il terzo la considerava vantaggiosa per la cura delle malattie degli occhi (De medicamentis).
Nell’antica Sparta, invece, la visione di una stella cadente aveva per così dire un significato “politico”. Accadeva, infatti, che ogni nove anni i magistrati sorveglianti scrutavano il cielo. L’eventuale caduta di una stella era interpretato come segno sfavorevole degli dèi nei confronti del Re, che veniva deposto.

L’aspetto religioso appare in diverse tradizioni.
Nella letteratura dell’antica India, le stelle cadenti sono paragonate a demonesse dai capelli discinti.
La più recente visione degli indù pare sia quella di ritenere, ogni stella cadente, un’anima che ridiscende sulla terra per reincarnarsi.
In Europa si parla delle stelle cadenti come d’anime che, liberate dalle sofferenze del purgatorio, chiedono all’osservatore la recita di un “Padre nostro”.

Nella Mesopotamia, l’interpretazione data alla comparsa delle stelle cadenti era legata, nella sua positività o negatività, alla direzione .
Nel libro dello zodiaco dei Mandei dell’Iraq, (setta gnostica ancora esistente) si legge, tra l’altro, che la caduta di una stella da ovest verso est non porterà pioggia in tutto l’anno, presagio dunque di siccità certamente diffuso in molti miti legati alle stelle cadenti.

Gli antichi abitanti dell’Iran all’epoca in cui era praticata la religione zoroastriana, ci hanno tramandato un bellissimo mito, dove si descrivono le malevolenze delle stelle cadenti e la loro sconfitta per mano del dio Tishtrya, in altre parole

Sirio nella costellazione del Cane Maggiore.

mappa_cane_maggiore

La credenza risale ad un periodo compreso tra il X secolo a.C. ed il VII secolo d.C.
In quel tempo, le genti dell’Iran credevano che la vita del cosmo fosse dominata dalla contrapposizione tra il principio dell’ordine cosmico e della verità (asha) ed il principio del caos e della menzogna (druj)

Secondo la cosmologia zoroastriana, infatti, l’ordine cosmico è rappresentato dalle stelle fisse, la cui luce si contrappone a quella del Maligno.

Queste stelle erano considerate come divinità minori ed erano poste nel cielo più basso, mentre il Sole e la Luna erano collocati nei cieli superiori, più vicini al paradiso.
Il movimento disordinato ed imprevedibile delle stelle cadenti, indusse gli zoroastriani a credere che esse appartenessero alla schiera delle forze demoniache scagliate dal maligno per produrre siccità e per sconvolgere l’ordine armonioso del cielo.

Così, proprio alle stelle cadenti assegnarono il nome di “streghe”

Il compito di sconfiggere le streghe e proteggere gli uomini fu attribuito a Sirio: sotto le sembianze del dio Tishtrya, l’astro si armò per combattere una duplice battaglia, la prima in cielo e la seconda in terra.
I versi dell’Avesta, il libro sacro degli zoroastriani, catturano lo splendore di Sirio paragonandolo ad una freccia scagliata dal più bravo arciere dell’universo. Tali sono la sua rapidità e la sua precisione che le forze demoniache delle stelle cadenti, si ritirano in una fuga disordinata. Vittorioso, il dio può finalmente annunciare con orgoglio la definitiva sconfitta dell’armata delle tenebre.

san-lorenzo-nella-costellazione-di-perseo-la--L-OC2rtU

In Irlanda si crede che le stelle cadenti siano lacrime delle fate: in ogni villaggio, si coltiva l’usanza di lasciare sempre alle Fate un posto apparecchiato a tavola, affinché continuino ad amare e proteggere la casa.

Si crede inoltre che le buone Fate si affezionino particolarmente ai fiori, ai bambini, agli animali, al bestiame e tengono lontani i pensieri cattivi generati dall’invidia e i sortilegi delle streghe.

Le famossissime Perseidi, saranno attive nelle notti tra il 10 Agosto (San Lorenzo) e il 12 Agosto (notte del massimo).

Inoltre gli studiosi del settore hanno previsto che l’anno in cui la pioggia di stelle cadenti sarà molto copiosa sarà il 2126. Quindi si presume che anche ci saranno altrettanti desideri.

Per ogni scia nel cielo un desiderio che si può avverare…

un desiderio è solo l’obiettivo che voglio raggiungere…

è l’inizio del mio progetto per ottenerlo…

con la mia volontà posso ottenere ciò che desidero…è possibile!

e le stelle mi forniscono l’energia… tutte le stelle…

Del resto:

” Quando desideri qualcosa tutto l’universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.” Paolo Coelho

 

amore.autostima · armonia · Comunicazione · donne · eventi · futuro · pensare positivo · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · Testimonianze

Perchè siam donne: 100 anni e dieci medaglie olimpiche per amore

Non concentrarti sulla vittoria… ma fallo per amore” – Agnes Keleti

La centenaria Olimpica Agnes Keleti è sopravvissuta alle persecuzioni e alla Shoa, diventando in seguito una campionessa.

“Devi amare la vita e guardare sempre il lato positivo”.

Questo è il segreto di Agnes Keleti che con i suoi 100 anni si afferma come la più anziana campionessa Olimpica vivente:

Questa filosofia è sempre rimasta scandita in ogni momento della sua vita. Dal successo, alle tragedie, fino alla resilienza.

Nata come brillante ginnasta, Agnes non avrebbe mai potuto immaginare che i tanti fattori esterni avrebbero condizionato così tanto la sua infanzia.

All’età di 16 anni la giovane Agnes, piena di grandi aspettative e speranze, vinse i campionati nazionali ungheresi e, da li in poi il suo obiettivo fu quello di esibirsi nel più grande palcoscenico di questo sport, ovvero le Olimpiadi.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, però, sconvolse ogni cosa.

Il paese natale di Agnes cadde sotto l’occupazione nazista e, a causa dei suoi antenati ebrei, l’unica speranza di sopravvivenza per lei fu quella di nascondersi e assumere la falsa identità di una domestica cristiana. Lei, sua madre e la sorella riuscirono a sopravvivere, mentre suo padre e altri parenti furono uccisi nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Dopo la fine della guerra, Agnes prese la decisione di tornare alla sua carriera di ginnasta. Il suo obiettivo rimase sempre lo stesso: le Olimpiadi.

A Londra 1948 tuttavia, Agnes dovette rinunciare a causa di un infortunio ai legamenti: fu la terza Olimpiade consecutiva che perse, ma quattro anni dopo finalmente ci riuscì.

Helsinki 52 infatti, segnò il suo debutto Olimpico. A 31 anni Agnes risultava ben oltre l’età media delle sue rivali (23 anni), ma alla fine fece grandi risultati. La ginnasta, infatti, sbancò Helsinki con una medaglia d’oro, un argento e due bronzi.

I suoi risultati la spinsero ad altre Olimpiadi, mostrando finalmente a tutti il suo talento già evidente sin dai primi campionati nazionali nel 1937.

Ai Giochi Olimpici di Melbourne nel 1956 batté la leggendaria ginnasta sovietica Laris Latynina vincendo altre sei medaglie, quattro delle quali d’oro.

Delle dieci medaglie ottenute, la prima è quella a cui Agnes tiene di più. “La mia preferita è la medaglia d’oro per gli esercizi a corpo libero”.

“È il mio esercizio preferito perché a terra è il luogo in cui faccio ciò che voglio e posso essere me stessa”.A differenza delle discipline ginniche che fanno perno sugli attrezzi, a terra Keleti riuscì a esprimersi sempre al meglio. Per il fatto di essere donna, sa che ha dovuto lottare il doppio degli uomini per ottenere quei risultati.

E il suo primo oro è stato un momento di grande rivalsa per Agnes.

Dopo la carriera, comunque, la ginnasta non si fermò. Le tensioni politiche peggiorarono in Ungheria, così decise di cercare asilo in Australia, prima di emigrare in Israele nel 1957.

Lì si formò per diventare l’allenatrice della Nazionale israeliana di Ginnastica. E l’insegnamento ai suoi studenti si basò sempre su un perno fondamentale: ‘’Molte ripetizioni portano grandi risultati!”.

Agnes ha dovuto lottare molto per realizzare i suoi sogni e ora ha voluto dare qualche consiglio a tutti coloro che si recheranno a Tokyo 2020, i quali dovranno indubbiamente farne tesoro.

Il miglior consiglio è di non subire le circostanze. Dal dove ti trovi al tempo che fa. Bisogna sempre tirare fuori il meglio da se stessi”.

La luce duratura della fiamma Olimpica è un qualcosa che per Agnes rappresenta una costante in un mondo totalmente cambiato, con il suo ricordo preferito dell’uomo sbarcato sulla luna legato all’umanità.

Una nuova generazione affronterà l’Olimpiade, ma c’è un atleta che lei terrà d’occhio. Una ginnasta che, come lei, terrà sempre inciso il suo nome negli annali della storia: Simone Biles.

‘’Mi piacerebbe vederla trionfare in ancora più esercizi”, diceAgnes.

Biles vanta già quattro ori Olimpici a suo nome, ma per una ginnasta non c’è onore più grande del riconoscimento della propria poliedricità e innovazione. “Spero per lei che tutto ciò che ha in mente si realizzerà in queste Olimpiadi”. La vita di Agnes Keleti è la vera definizione di spirito Olimpico.

La sua storia deve essere da esempio per tutti coloro che vogliono superare le avversità e raggiungere l’Olimpo.

https://olympics.com/it/notizie-in-primo-piano/agnes-keleti-non-concentrarti-sulla-vittoria-ma-fallo-per-amore

Sebben che siamo donne” è il titolo di uno dei tanti canti delle donne mondine che rivendicavano il loro salario come al solito minore di quello degli uomini.Con questo titolo pubblicherò articoli che parlano di donne che non hanno ricevuto i dovuti riconoscimenti e per il loro ingegno e per il lavoro fatto.

O temporaneamente dimenticate.

Solo per il fatto di essere donne.

https://www.open.online/2021/07/27/tokyo-2020-ginnasta-luciana-alvarado-ginocchio-razzismo-video/

amore.autostima · anima e corpo · armonia · cultura · Energia · evoluzione · natura · Pace · Riflessioni · scienza · stare bene · universo

* Danziamo al ritmo dell’universo A.Einstein

“Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri, esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.”

Albert Einstein

ambiente · amore.autostima · armonia · arte · buone notizie · Comunicazione · cultura · eventi · pensare positivo · punti di vista · stare bene · Testimonianze

La buona notizia del venerdì: ” Aggiungi al carrello” L’arte al supermercato.

La pandemia ha portato il mondo dell’arte a reinventarsi e a sperimentare nuovi modi per fare le mostre: i musei sono chiusi in tutta Italia, e le gallerie aperte solo in zona arancione.

Ed ecco che da Napoli giunge una nuova idea: fare le mostre al supermercato

Nel 1855 aprono i grandi magazzini “Au Louvre”. Nel 1867 Karl Marx pubblica il Capitale. Intorno al1890 Paul Durand Ruel getta le basi per quel sistema organizzato che sarà il mercato dell’arte.

Sembra che a cavallo tra Romanticismo e Verismo, la storia d’amore tra l’arte moderna e la Grande Distribuzione Organizzata diventi una vera affinità elettiva. Sarà probabilmente per questo che Aggiungi al Carrello, l’incursione d’arte organizzata a Napoli dal gallerista Luigi Solito, insieme alla curatrice Carla Travierso e Antonella Polito, socia del food store Gourmeet che accoglie l’evento, svela un tratto di insospettabile fluidità visiva. 

Una tacita condivisione di spazi tra opere d’arte e categorie merceologiche.

Un gioco mimetico, dove riesce difficile applicare con assoluta certezza le dinamiche del “trova l’intruso”.  

Emma with marshmallows di Ryan Mendoza è posizionata alle casse (si sa, i dolci si mettono sempre vicino alle casse).

Il Valentino Zeichen (quello di Metafisica Tascabile) in pietra e bubblegum di Maurizio Savini si adagia senza sforzo tra i ghiacci e le luci (un po’ metafisiche pure loro) del banco pescheria. 

Le fusioni antroporganiche” di Laura Niola reagiscono d’osmosi sul ritmo formale dell’ortofrutta. I lavori si lasciano percepire senza alcun trauma visivo. Tutt’al più come minime vibrazioni materiche: veloci scarti cognitivi. Come fosse un residuo di quell’istinto primordiale del cacciatore-raccoglitore che sa distinguere il frutto maturo da quello che è nutrimento si, ma ancora potenziale.

È questo il senso dell’operazione che i promotori tengono a sottolineare: l’arte, la cultura come nutrimento perseguito con altri mezzi.

Come il cubo bianco di Francesca Matarazzo, a metà strada tra il monolite di Kubrick e quei maxischermi esoterici con gli andamenti della borsa valori. Perché alla fine esporre opere d’arte all’interno di un supermercato, assume sempre quella valenza da test psicologico condotto sui gruppi di consumatori.

Umanità indefinite come il corpo in gesso di Christian Leperino. Che non siamo noi, Ma ci assomiglia. E quando esci ti viene un po’ da chiederti: c’è poi tanta differenza tra un appassionato collezionista d’arte e la scaltra casalinga che fa la spesa? In fondo è tutta questione di capacità, discernimento, esperienza sul campo, velocità d’occhio e d’azione.

Si ragiona per piani di investimento a medio-breve termine. A volte si tratta di lunga conservazione.

Ma alla fine, ti porti sempre a casa il pezzo che mancava in quella fantastica wunderkammer domestica, che per convenzione linguistica, chiamiamo frigorifero.

fonte

https://www.lifegate.it/orme-ortica-memoria-milano?fbclid=IwAR2HvnxWtnlCiHhEAObQ7cQf3fEId2QMqUy4BQPPLkHmWShfMaK15B1SsLk