ambiente · amore.autostima · armonia · Comunicazione · donne · evoluzione · futuro · Leggere · natura · Perchè siam donne! · scienza · sebben che siamo donne · stare bene · umanità

Perchè siam donne: Rachel Carson ha avvisato gli esseri umani che non possono avere il dominio sulla natura senza conseguenze

Sono passati 60 anni dalla pubblicazione del sensazionale “Silent Spring”, un grande classico del pensiero ecologista, pietra miliare – come lo definì Al Gore – dell’ambientalismo. Pubblicato ad agosto 1962 divenne subito uno dei libri più discusso degli ultimi decenni.

Silent Spring ha ispirato il moderno movimento ambientalista, iniziato sul serio un decennio dopo.

È riconosciuto come il testo ambientale che “ha cambiato il mondo”.

Mirava ad accendere un movimento attivista democratico che non solo mettesse in discussione la direzione della scienza e della tecnologia, ma richiedesse anche risposte e responsabilità. E’ diventato il manuale per il futuro di tutta la vita sulla terra.

In quegli appassionanti capitoli Rachel Carson, l’autrice, metteva nero su bianco probabilmente per la prima volta i danni irreversibili all’ambiente e all’umanità causati (anche) dai pesticidi, a partire dal DDT.

Nata a Springdale, in Pennsylvania, nel 1907, Rachel si dedica fin da bambina all’osservazione della natura. Natura che non smette mai di osservare e proteggere.

Dopo aver pubblicato numerosi articoli e testi scientifici, nel 1941 pubblica il suo primo libro Under the Sea Wind, seguito nel 1951 da The Sea around us (Il mare intorno a noi).

Con le vendite di The Sea around us, pluripremiato e il cui adattamento per il cinema vince l’Oscar del miglior documentario, nel 1953 acquista un potente microscopio e un cottage a Southport Island, nel Maine.

Oggi quell’area è il Rachel Carson National Wildlife Refuge.

Cambiamento climatico, innalzamento del livello del mare, scioglimento dei ghiacciai artici, crollo delle popolazioni di uccelli e animali, lo sgretolamento delle faglie geologiche: tutto fa parte del lavoro di Rachel.

Iniziò così la sua campagna contro il DDT, il cui risultato forse più importante e duraturo fu la capacità di aprire per la prima volta un dibattito sull’ambiente, come insieme di correlazioni che non possono prescindere l’una dall’altra.

Fu lei, infatti, la prima a prevedere con largo anticipo gli effetti delle tecniche agricole e la prima a denunciare pubblicamente i danni all’ambiente provocati dalla deforestazione e dal consumo del suolo.

L’appassionata preoccupazione di Rachel riguarda il futuro del Pianeta e tutta la vita sulla Terra. In queste pagine invita gli esseri umani ad agire in modo responsabile e attento e suggerisce un cambiamento necessario nel modo in cui le democrazie e le società liberali operano.

Rachel crede che il Governo federale sia parte del problema e lancia un monito ai suoi lettori a gettare i semi della rivoluzione sociale.

Non solo, propone delle alternative biologiche all’avvelenamento del pianeta, basate sulla conoscenza degli organismi viventi.


Fu attaccata, nel pieno degli anni ’60, dalle multinazionali della chimica e dell’industria agroalimentare. Ma non si fermò.

Contro di lei fu montata una campagna di denigrazione molto feroce e trascorse i suoi ultimi anni difendendo coraggiosamente la verità delle sue conclusioni fino alla sua prematura morte nel 1964

A Rachel, oggi, dobbiamo una grossa fetta del nostro sapere sul degrado subdolo dell’acqua, dell’aria e del suolo, e su quel “prezzo del benessere” che, in realtà, è causa di malessere e di sottosviluppo per i più poveri

Non è un caso se Rachel sia ad oggi riconosciuta come la madre dell’ambientalismo statunitense.

Dopo 16 dalla sua morte, venne assegnata alla Carson lMedaglia Presidenziale della libertà, l’onorificenza civile più alta negli Stati Uniti. anni


“Coloro che contemplano la bellezza della Terra trovano riserve di forza che durano fintanto che dura la vita”.

C’è un modo in cui la natura parla, in cui la terra parla. La maggior parte delle volte noi, semplicemente, non siamo abbastanza pazienti, non abbastanza calmi, per prestare attenzione alla storia.(Mohandas K. Gandhi)


.

ambiente · amore.autostima · armonia · Comunicazione · cultura · donne · eventi · Leggere · Perchè siam donne! · Poesia · sebben che siamo donne · Testimonianze

Perchè siam donne: Amori e delitti della Contessa Lara

Evelina Cattermole, diventata famosa come Contessa Lara, è stata poetessa e scrittrice di discreta notorietà attiva nella seconda metà dell’Ottocento, sino a quando il 30 novembre 1896 non viene uccisa con un colpo di pistola sparato dal violento amante Giuseppe Pierantoni.

Evelina Cattermole nasce a Firenze il 26 ottobre 1849 da Guglielmo, insegnante di inglese in un istituto tecnico di Firenze, ed Elisa Sandusch.

La prima educazione della giovane avviene sotto la guida del padre Guglielmo che le insegna le lingue: inglese, francese e spagnolo. La madre, impegnata nel mondo musicale, le dà i primi rudimenti di musica.

La ragazza cresce bella, dai modi gentili e dotata di naturali grazia ed eleganza, e la famiglia, intuite le sue passioni letterarie, decide di affidarla alla poetessa Marianna Giarré-Billi.

Passano pochi anni e nel 1867 Evelina Cattermole dà alle stampe la sua prima silloge poetica dal titolo Canti e ghirlande.

La raccolta comincia a circolare per Firenze e la giovane contessa è accolta nei salotti letterari più esclusivi della città.

È in uno di questi circoli che conosce Francesco Saverio Eugenio Mancini, ufficiale dei bersaglieri e figlio di Laura Beatrice Oliva, tra le più grandi poetesse del XIX secolo italiano. I due si innamorano e, dopo alcuni dissidi – la famiglia del ragazzo non è d’accordo con la relazione – il 5 marzo 1871 si sposano.

Evelina segue lo sposo, trasferito per servizio a Roma, Napoli, infine Milano, trovando un appartamento in via Cesare Correnti. A Milano la giovane riceve gli sguardi di tanti uomini che frequentano gli stessi circoli cui partecipa, e dopo un po’ Evelina Cattermole si infatua di uno di loro: un veneziano, Giuseppe Bennati di Baylon, conoscente del marito.

La loro brevissima storia si rivela drammatica: il Mancini scopre i due amanti in flagrante adulterio e sfida il Bennati a duello. A uscire mortalmente ferito dalla sfida è l’amante veneziano; Francesco Mancini vince e si separa dalla moglie avendone perso oramai ogni fiducia.

Evelina Cattermole, infangata la sua immagine dall’opinione pubblica milanese, è costretta dunque al ritorno nella natìa Firenze: è la primavera del 1875. Accade però che il padre, rimasto vedovo, non la accoglie in casa ed Evelina deve cercare una sistemazione propria. I primi periodi del rientro a Firenze sono duri: vicina a lei c’è solo l’anziana nonna, che le dà un tetto dove ripararsi.

Col tempo Evelina riesce a ricostruire i rapporti con il padre e con la gente fiorentina, ritornando a frequentare le tavole culturali della città. La donna è ancora abbastanza giovane e avvenente, e non passa troppo tempo che si ritrova travolta in una nuova relazione con il poeta catanese Mario Rapisardi, soprannominato “il Vate Etneo”. L’uomo, sposato, viene presto scoperto dalla moglie: la tresca con la Cattermole finisce, così come il matrimonio dell’uomo con Giselda Fojanesi che, dal canto suo, trova nuove braccia in cui consolarsi nell’amico, collega e conterraneo dell’ex-marito, Giovanni Verga, il genio dei Malavoglia.

Nel frattempo la contessa continua la sua attività culturale: collabora al quotidiano fiorentino “Fieramosca” e nel 1883 pubblica la sua seconda raccolta di poesie, Versi, con lo pseudonimo di Contessa Lara, il nome con il quale da adesso in poi verrà conosciuta

Nel 1896 Evelina Cattermole, poetessa e giornalista (anche per il Corriere ), fu colpita dal compagno. Prima di morire riuscì a incastrarlo e a evitare che avesse le attenuanti

Alla sua morte un’ondata di commozione scosse tutti, e furono versati fiumi di retorica. Anche coloro che un tempo avevano ridicolizzato il suo modo di far poesia ora la trovavano eccelsa.

Chi meglio di altri allora sembrò capirla fu il giornalista Raffaello Barbiera,collega del Corriere

«Non sempre i versi della Contessa Lara, presi uno a uno, sono modelli supremi come fattura, no; ma nel loro insieme rispondono a parte della vita sociale, della vita moderna sia pur ipocrita, peccaminosa; hanno le nostre miserie; qualche palpito nostro, qualche nostro fremito».

Fonte:

Gli Amori fatali e il Delitto della poetessa Evelina Cattermole – Vanilla Magazine

ambiente · amore.autostima · armonia · Comunicazione · cultura · evoluzione · futuro · Leggere · pensare positivo · Riflessioni · stare bene · Testimonianze

La calma interiore è la via.

“Si chiama calma e mi costò molte tempeste.

Si chiama calma e quando scompare esco di nuovo a cercarla.

Si chiama calma e mi insegna a respirare, pensare e ripensare.

Si chiama calma e quando la follia la tenta si scatenano venti terribili difficili da dominare.

Si chiama calma e arriva con gli anni quando l’ambizione giovanile, la lingua sciolta e la pancia fredda cedono il posto a più silenzi e più saggezza.

Si chiama calma quando s’impara bene ad amare, quando l’egoismo cede il posto al dare e l’anticonformismo svanisce per aprire il cuore e l’anima, arrendendosi interamente, a chi vuole ricevere e dare.

Si chiama calma quando l’amicizia è così sincera che tutte le maschere cadono e tutto può essere raccontato.

Si chiama calma e il mondo la evita, la ignora, inventandosi guerre che nessuno vincerà mai.

Si chiama calma quando si gode il silenzio, quando i rumori non sono solo musica e follia, ma il vento, gli uccelli, la buona compagnia o il rumore del mare.

Si chiama calma e non si paga con niente, non c’è moneta di alcun colore che possa coprire il suo valore quando diventa realtà.

Si chiama calma e mi è costata tante tempeste e le attraverserei mille volte ancora pur di tornare a incontrarla.

Si chiama calma, la godo, la rispetto e non la voglio lasciar andare.”

Dalai Lama

https://www.macrolibrarsi.it/…/__la-via-della…

Immagine Pixabay

ambiente · amore.autostima · armonia · bambini · Comunicazione · felicità · futuro · Leggere · pensare positivo · punti di vista · stare bene

Genitori felici insegnano felicità ai figli

Se ti preoccupi sempre per la felicità dei tuoi figli ma non saprai prenderti cura della tua, i tuoi figli non impareranno a prendersi cura della propria. E questa non è una buona eredità.

A loro volta, i figli potrebbero andare avanti sulla medesima strada e preoccuparsi della felicità dei tuoi nipoti, e i nipoti quella dei tuoi pronipoti, e così la felicità finirà per spostarsi sempre più avanti nel futuro.

Così riempi la tua vita di progetti da realizzare in quel tempo di là da venire che non giunge mai.

E così di generazione in generazione. Facciamo tutto il possibile per consentire ai figli di soddisfare i loro sogni rinunciando ai nostri , e i figli crescono e si comportano proprio come noi. E’ l’esempio sbagliato.

Cerca di realizzarvi, qui e ora, per te stesso. Questo sì che è un buon insegnamento. E il “come lo fai “che sarà d’esempio ai tuoi figli che a loro volta lo metteranno in pratica con i loro figli e così via.

Perciò, invece di dire “lo faccio per i miei figli, prima loro e poi i miei sogni “, insegnate a loro come fare per raggiungere la “felicità”

Se rimandate per i vostri figli, l’insoddisfazione coinvolgerà ogni vostra esperienza. e ciò che lascerete in sospeso peserà sul vostro comportamento.

Penserete che forse non eravate pronti per attuarlo. O magari, se ci aveste provato, avreste potuto scoprire che si trattava solo di un sogno non vostro ,o comunque di un progetto solo per apparire.

Se fate quello che vi piace è libertà. Se vi piace quello che fate è felicità.

Se rimandate sempre nel futuro, trasmetterete ai vostri figli la vostra infelicità e non sarà certo un buon esempio.

(Carl Gustav Jung – da “Lo Zarathustra di Nietzsche”)

”Quando la determinazione cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione che desiderate. Nell’istante in cui decidete di vincere, ogni nervo e fibra del vostro essere si orienteranno verso quella realizzazione.”

  (Daisaku Ikeda)

Leggi anche:

Genitori :Maestri -di Elisabetta Zanello- Edizioni Lulu Amazon.it

* click…click …click …basta un click! – Laurin42 (wordpress.com)

anima e corpo · armonia · Comunicazione · cultura · donne · Leggere · Pace · Perchè siam donne! · Poesia · sebben che siamo donne · Testimonianze · umanità

Perchè siam donne: Edith Warton e le campane di pace

Edith Warton (1862/1937) è stata una scrittrice e poetessa statunitense.

La prima donna a vincere il Premio Pulitzer per il romanzo “ L’età dell’innocenza” nel 1921.

L’incontro e l’amicizia con lo scrittore Henry James è stato determinante per la sua carriera letteraria. Il tema principale dei suoi romanzi è la difficoltà dei rapporti interpersonali nella società dell’epoca chiusa e discriminante soprattutto con le donne.

Nel 1914 quando la Germania dichiara guerra alla Francia, Edith si trova a Parigi: partecipa attivamente al fronte e in mezzo alle macerie come cronista per documentare tutti gli orrori della guerra.

Si occupa personalmente dei profughi e crea dei laboratori per le lavoratrici disoccupate e prive di assistenza.

Nel 1916 promuove gli “ostelli americani per rifugiati “ una iniziativa per la quale viene insignita della prestigiosa onorificenza del governo francese “La Legion d’onore”.

E ricordando gli ultimi mesi di quei difficili anni, scrive:

Una sera, verso la fine del luglio 1918, ero seduta nel salotto di casa mia, in rue de Varenne, d’improvviso il rumore distante di una cannonata…

Quattro anni di guerra avevano abituato i parigini a qualsiasi rumore che avesse a che fare con allarmi aerei, dal crepitio dei razzi allo scoppio delle bombe devastatrici. La rue de Varenne era vicina alla Camera dei deputati, ai ministeri della guerra e degli interni, e ad altri importanti sedi governative, e le bombe erano piovute intorno a noi e su di noi dal 1914; e poiché eravamo sulla traiettoria mortale della ‘Grossa Berta’, ci era ben noto anche il suo rombo infernale…

Tre mesi dopo, in una calma giornata di novembre, un altro rumore insolito mi fece accorrere allo stesso balcone.

Il quartiere in cui vivevo era così tranquillo, a quel tempo, che, tranne il fragore delle battaglie aeree, pochi altri rumori disturbavano il suo silenzio; mi allarmai, quindi, sentendo, a un’ora insolita, il ‘suono familiare delle campane della chiesa più vicina, Sainte-Clotilde. andai al balcone; e tutti quelli che erano in casa in quel momento mi seguirono.

In un silenzio profondo, d’attesa, sentimmo il rintocco, uno dopo l’altro, delle campane di Parigi; dapprima, il suono parve soffocato, incerto, quasi incredulo; poi si fece più forte, veloce, precipitoso, esultante, finché tutte le voci delle campane si incontrarono e sciolsero in uno scoppio unico, di trionfo.

Eravamo così a lungo vissuti nell’incertezza della speranza, che per un attimo i nostri cuori tremarono e dubitarono.

Poi, come le campane, anch’essi scoppiarono di gioia e capimmo che la guerra era finita.

Da ‘Uno sguardo indietro‘ (1934)

Ci sono due modi di diffondere luce: essere la candela oppure essere lo specchio che la riflette.“


amore.autostima · armonia · Comunicazione · cultura · donne · eventi · futuro · Leggere · Pace · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · Testimonianze

Perchè siam donne : Virginia Woolf, la guerra e le tre ghinee

“Io in quanto donna non ho patria,

in quanto donna, la mia patria è il mondo intero”

Siamo nel 1935, il fascismo, consolidato in Italia, si stava espandendo in Europa e si cominciava a parlare di un pericolo di guerra.

Nel mese di aprile Virginia Woolf si incontra con lo scrittore e amico E.M Forster, molto impegnato nelle iniziative antifasciste, che la informa che nel comitato da lui promosso, le donne non sarebbero state ammesse.

‘Le signore, nei comitati rappresentano più che altro un elemento di disturbo.’

Virginia si sente ferita da queste parole. E inizia a scrivere, senza fermarsi.

Immagina di rispondere ad una lettera mandatale da un avvocato londinese, ‘l’uomo colto’, come lei lo definisce, e, alla domanda : “Cosa si deve fare per prevenire la guerra?”

Lei si chiede:

“Quando mai un uomo colto ha chiesto a una donna come secondo lei si possa prevenire la guerra?

Merita sicuramente un tentativo, anche se sarà destinato a fallire …

Combattere è sempre stato un’abitudine dell’uomo, non della donna...

Saltano all’occhio tre ragioni che spingono il vostro sesso a combattere: la guerra è un mestiere, è una fonte di felicità e di esaltazione.

Ma non tutti gli appartenenti al vostro sesso condividono questi sentimenti e queste opinioni

È altrettanto evidente, a quel che si legge sul giornale di oggi che, per numerosi che siano coloro che dissentono, la grande maggioranza del vostro sesso è favorevole alla guerra…

Come possiamo comprendere un problema che è solo vostro, e, quindi, come rispondere alla domanda?

Non avrebbe senso rispondere, basandoci sulla nostra esperienza e sulla nostra psicologia: che bisogno c’è di combattere?

È chiaro che dal combattimento voi traete un’esaltazione, la soddisfazione di un bisogno, che a noi sono sempre rimaste estranee…

La risposta alla vostra richiesta non può essere che una – il modo migliore per aiutarvi a prevenire una guerra non è di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi.”

Da ‘Le tre ghinee’. Il libro verrà completato il 9 gennaio del 1938. e pubblicato in Gran Bretagna nel giugno 1938.

E’ una dichiarazione di pace ma contemporaneamente una denuncia della discriminazione delle donne anche in tempi di guerra.

E un’analisi puntuale della condizione femminile dell’epoca, costrette a lottare per avere spazio e considerazione, per portare avanti le proprie passioni, ritagliandosi un loro tempo nel tempo stereotipato loro concesso.

( “Una stanza tutta per sé” ) (1929)

Del resto è proprio l’esclusione dalle molte logiche patriarcali che hanno portato le donne ,pur con gli stessi valori ,a comportamenti diversi, alternativi e formativi per ogni generazione futura. Per il cambiamento, per la pace.

Tre ghinee, simboliche, da investire per l’istruzione femminile e dare la possibilità di accedere al mondo del lavoro e conquistare un posto nella società per il proprio merito.

Evidentemente non sono bastate se ancora oggi si parla di quote rosa e pari opportunità!

In Italia viene pubblicato nel 1975 dalla casa editrice ‘La tartaruga’, fondata da Laura Lepetit che pubblicherà solo libri di donne, iniziando proprio con Virginia Woolf

Fonti:

Scrittrici in giardino/Facebook

Pensieri di pace durante un’incursione aerea – di Virginia Woolf

Una stanza tutta per sé – Virginia Woolf – Libro – Feltrinelli – Universale economica. I classici | IBS

Le tre ghinee – Virginia Woolf – Libro – Feltrinelli – Universale economica. I classici | IBS

amore.autostima · armonia · Comunicazione · cultura · donne · eventi · futuro · Leggere · Pace · Perchè siam donne! · Riflessioni · sebben che siamo donne · Testimonianze · umanità

Perchè siam donne: Liza Djakonova è stata la prima femminista russa

Prima che la nozione di femminismo diventasse popolare, Liza scriveva nel suo diario:“

Non mi serve che le donne abbiano pari diritti con gli uomini, che lavorino negli uffici statali o governino il Paese. No, ci sono abbastanza uomini per quello. Ma bisogna dare alle donne una sfera d’azione più ampia, i diritti generali dell’essere umano; dare il diritto allo sviluppo dell’intelletto e del cuore, a quelle di loro che non hanno l’opportunità di sposarsi, e il diritto di guadagnare soldi per conto proprio. E se tra quelle donne appaiono alcuni intellettuali e talenti straordinari, non opprimerle, dar loro i mezzi per uno sviluppo libero… Suppongo che ci saranno comunque abbastanza donne che vorranno sposarsi”.

Liza Djakonova, nata nel 1874, sorella maggiore di una grande famiglia, non voleva seguire le usanze dell’epoca di sposarsi non oltre i 19 anni e le speranze della madre che la voleva sistemata finanziariamente. Lei amava solo leggere e studiare.

Liza aveva conseguito il diploma in un ginnasio di Jaroslavl (272 chilometri a nordest di Mosca), e voleva continuare a studiare e ottenere una buona istruzione e un lavoro.

Ma prima dei 21 anni Liza non poteva accedere ai corsi di istruzione senza il consenso della madre, né usufruire della piccola eredità che il padre le aveva lasciato. E non avendo nemmeno né padre né marito!

La sua passione conquistò il direttore dei corsi di San Pietroburgo che le permise di frequentare.

Nonostante tutte le difficoltà, Liza ebbe la fortuna di ricevere la migliore educazione che la Russia potesse offrire alle ragazze in quell’epoca. Cosa che non la favorì comunque nella ricerca di un lavoro stabile.

Determinante per la sua formazione fu la lettura delle opere di Lev Tolstoj, scrittore che aveva un’autorevolezza indiscutibile su tutti i suoi contemporanei.

Soprattutto un romanzo attraeva i lettori dell’epoca “ Sonata a Kreutzer” che era stato censurato e ufficialmente bandito per gli argomenti scabrosi che trattava.

Non tanto per la vicenda di gelosia, ma perchè Tolstoj negava il senso positivo del matrimonio, esprimendo giudizi sulla unione di un uomo e una donna, benedetti dalla tradizione cristiana.

Per Tolstoj l’amore nel matrimonio e solo un atto fisiologico che obbedisce all’istinto, è vizio e lussuria; e da perfetto asceta egli sacrifica volentieri la perpetuità della specie a questa perpetuità del male”.

Liza lesse in segreto il libro, che esercitò una profonda impressione su di lei.

Scrisse persino un articolo “Sulla questione della donna”, dove sosteneva che “il cristianesimo ha sostenuto la schiavitù delle donne su base religiosa”.

Era inimmaginabile che una ragazza della sua epoca , molto religiosa da giovane, potesse superare tutti gli stereotipi e l’educazione delle donne, solo attraverso la cultura e le riflessioni sul suo diario.

La fine del XIX secolo fu contrassegnata dal crescere del movimento rivoluzionario e da un numero di donne rivoluzionarie che in realtà sostenevano i rivoluzionari maschi, piuttosto che condurre la lotta per sé. Liza fu sì affascinata dal loro coraggio ma poi quasi tutte poi si sposavano. Contravvenendo, secondo lei , ai loro obbiettivi di libertà ed emancipazione femminile.

Per questo si trasferì a Parigi.

Gli appunti di Liza intitolati “Diario di una donna russa” furono pubblicati all’inizio del XX secolo, dopo la sua morte misteriosa a 27 anni: il suo corpo fu trovato tra le montagne del Tirolo austriaco nell’estate del 1902

Liza Djakonova aprì da sola, in Russia, la strada al femminismo. Non poteva sopportare che le donne trovassero la ragione della loro vita solo nel matrimonio, e che fosse loro impedito di svilupparsi autonomamente; studiando e trovandosi un lavoro.

Fonte:

Come una donna di provincia divenne la prima femminista russa – Russia Beyond – Italia (rbth.com)

”.Perchè siam donne e per noi non esistono confini ! Il mondo è la nostra casa!

ambiente · amore.autostima · armonia · Comunicazione · cultura · donne · evoluzione · futuro · Leggere · Pace · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · Testimonianze

Perchè siam donne: Dall’Ucraina un contributo all’emancipazione delle donne. Era il 1896!

le hanno dedicato un francobollo e una via nella città di Chernivtsi

Ol’ha Kobyljans’ka è nata il 27 novembre 1863 a Gura Humorului, in Bucovina settentrionale, territorio allora facente parte dell’Impero austro-ungarico. Era la quarta dei sette figli di Maria Werner, una polacca di origini tedesche, e di Julian Jakovyč Kobyljans’kyj, un impiegato statale che lavorava per l’amministrazione austriaca.Uno dei lontani parenti della madre era il poeta tedesco Zacharias Werner.Uno dei fratelli di Olha, Stepan Yulianovych, divenne un pittore-ritrattista, un altro, Yulian Yulianovych, divenne un filologo e fu autore di numerosi libri di testo in latino.

Nel 1868, all’età di cinque anni, si trasferì a Suceava, dove il padre aveva trovato un impiego, e quando questi andò in pensione, andò a risiedere con la famiglia nella tenuta dei genitori della madre a Dymka, un villaggio della Bucovina settentrionale.

Cresciuta in una famiglia in cui si parlava polacco e tedesco, Kobyljans’ka fu principalmente un’autodidatta; frequentò regolarmente solo per quattro anni la scuola pubblica elementare in lingua tedesca di .Fin dalla prima infanzia imparò a suonare il pianoforte e si distinse per il suo talento di attrice amatoriale di teatro.

Parlava correntemente ucraino, polacco e tedesco. Scrisse in quest’ultima lingua i suoi primi lavori, a partire dal 1880.

Nel 1891 Olha si trasferì a Cernivci, nel cuore della Bucovina, dove visse fino alla sua morte In questa città conobbe la poetessa Lesja Ukrainka la scrittrice ed attivista femminista Natalija Ivanivna Kobryns’Ka, lo scrittore e attivista socialista Ivan Franko e altri esponenti del panorama letterario del tempo, che contribuirono a formare il suo orientamento politico e culturale.

I membri del Congresso degli scrittori ucraini a Lviv (1898): Ol’ha Kobyljans’ka è seduta al centro in prima fila

In particolare Natalija Kobryns’ka, la prima teorica del movimento femminile ucraino e Sofija Okunevs’ka, la prima laureata e prima donna medico dell’impero austro-ungarico, la incoraggiarono a migliorare la lingua ucraina e ad usarla nella sua produzione letteraria, e la spinsero ad impegnarsi nel movimento femminista in Bucovina.

Nel 1894 Olha prese parte dell’Associazione delle donne rutene in Bucovina , e incluse il programma nel suo articolo “Intorno all’idea del movimento femminista.”

Le sue successive opere in lingua ucraina vennero accolte positivamente dalla critica, che le tributò numerosi riconoscimenti, spingendola a identificarsi con la letteratura ucraina.

Ol’ha fu autrice di otto romanzi e di numerose opere minori in prosa, fra cui diversi racconti sulla Prima Guerra Mondiale, una rarità della quale non si è mai parlato! Una donna ucraina che ha scritto su una delle più grandi catastrofi del secolo.

Uno dei suoi lavori più importanti è stato il romanzo Carivna (Principessa), pubblicato inizialmente sul quotidiano Narod (Il popolo) nel 1896. Nel 1896 scrisse Arystokratka, seguito da Impromptu phantasie da Valse mélancolique nel 1898.

Valse mélancolique, è molto moderno e attuale, racconta di quattro donne indipendenti che vivono insieme condividendo l’amore per l’arte e rifiutando i ruoli tradizionali imposti . Sono donne forti, autosufficienti, orgogliose e indipendenti che cercano di affermarsi nel mondo , e che non hanno paura di rimanere celibi, perché cercano principalmente la felicità e l’armonia fisica e spirituale. Controverse sono le interpretazioni di questo romanzo da parte della critica. Alcuni hanno definito quest’opera come un “romanzo spirituale femminile”. Altri lo hanno ritenuto un romanzo all’avanguardia sull’amore omosessuale, basato in parte sulle esperienze personali

Nel 1901, dopo una lunga relazione sentimentale con il critico letterario Osyp Makovei, Ol’ha incontrò la poetessa ucraina Lesja Ukrainka (1871-1913), con la quale stabilì un forte legame, coltivato soprattutto a livello epistolare.

Carivna (La principessa), il primo romanzo femminista ucraino

Venne pubblicato nel 1896 nel principale quotidiano Narod (Il popolo). La sua versione definitiva, in ucraino, rivela l’influenza del Romanticismo tedesco, in particolare delle idee di Friedrich Nietzsche, ma anche delle opere della scrittrice francese George Sand

Il romanzo racconta la storia di una ragazza, Natal’ka, che dopo la morte dei suoi genitori si vede costretta a vivere con gli zii e i loro quattro figli. La vita nella nuova famiglia è caratterizzata dalla lotta per vedersi riconosciuto il diritto di leggere e scrivere, e dal dispotismo della zia.

Alcuni critici dell’epoca paragonarono questa storia a quella di Cenerentola, ma Kobyljans’ka respinse questa interpretazione sottolineando i contenuti filosofici del suo romanzo. Scritto sotto la forma di diario, il racconto in prima persona è alternato da un dialogo dinamico con altre voci sconosciute introdotte dai numerosi frammenti di ricordi, sogni, conversazioni immaginarie.

L’eroina è un personaggio molto forte che cerca il suo posto nel mondo; non vuole accettare le regole sociali che vorrebbero ridurla al rango di semplice moglie, ma vivere la propria vita.

Per rendersi indipendente perfeziona la sua conoscenza delle lingue e trova un occupazione che la rendono autonoma . Inoltre mette in gioco le sue passioni di cantante e di scritttrice che le daranno la sicurezza economica desiderata.

Gli stereotipi imposti dalla società patriarcale e la condizione delle donne sono i principali argomenti del romanzo.

L’emancipazione delle donne si raggiunge attraverso l’istruzione e il lavoro femminile retribuito alla pari degli uomini .

Questo è il messaggio di Ol’ha Kobyljans’ka . Era il 1896!

Ol’ha Julianivna Kobyljans’ka – Wikipedia

ambiente · Comunicazione · cultura · donne · eventi · evoluzione · Leggere · Perchè siam donne! · sebben che siamo donne · Testimonianze · umanità

Perchè siam donne: Eleonora D’Arborea, la prima e unica donna a ricoprire il ruolo di giudicessa

Eleonora nasce a Molins de Rei (Catalogna, regno di Aragona, ),intorno al 1347 e trascorre la giovinezza ad Oristano.

Il padre Mariano viene eletto dalla Corona de Logu come primo giudice del Giudicato occidentale della Sardegna.(un’assemblea dei notabili, prelati, funzionari delle città e dei villaggi) ed è per lei un modello di esemplare stratega e condottiero.

La sua educazione è volta a creare una donna colta e raffinata e destinata a fare un matrimonio di convenienza.

Ma Eleonora si appassiona alla storia del suo paese impegnato nella guerra di indipendenza dal regno di Aragona e si orienta con grande perizia nella movimentata vita politica del ‘300 basata su alleanze, intrighi,contratti e matrimoni .

Sarà decisivo il suo comando per l’indipendenza dell’Arborea e, soprattutto, cambierà per sempre la storia del diritto del suo paese, aggiornando un codice, la “Carta de Logu”, che resterà in vigore fino al 1827.

Eleonora sceglie di far redigere la Carta in arborense, chiaro segno del suo intento di farne conoscere il contenuto al popolo (carta de logu = carta del popolo).

La Giudicessa introduce concetti giuridicamente arditi per quei tempi, di una sconcertante attualità.

Sancisce che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge (siamo nel 1300!). Dà importanza al valore soggettivo del reato distinguendo chi uccide con animo delliberadu e pensadamenti da chi lo fa senza intenzione.

Regola lo stupro. Che poteva riguardare donna maritata o fidanzata. Nel primo caso il violento veniva colpito con una multa. Nel secondo caso oltre alla multa e sussidiariamente al taglio del piede, aveva l’obbligo di sposare la donna ma solo si plaquiat a sa femina.

Regola l’adulterioSi alcunu homini entrarit pro forza a domo de alcuna femina cojada et non l’happat happida carnalmenti paghi lire cento e se non paga entro quindici giorni abbia mozzo l’orecchio.


Regola il
bruciare delle stoppie, che ancora oggi in Sardegna provoca gravissimi incendi. Le stoppie debbono essere bruciate prima del giorno di S. Maria chi est a die octo de capudanni, l’otto settembre.

Regola il testamento. La cultura del giudicato è molto scarsa, mancano i notai, Eleonora quindi abilita i parroci e gli scrivani di curatoria a ricevere i testamenti affinchè il volere dei defunti venga sempre rispettato.

Regola ancora le aggressioni, i furti, l’usura, i falsi, le negligenze dei giudici, le testimonianze, le usucapioni, la caccia, la pastorizia, le questioni fiscali, il commercio e tutto ciò che riguarda la vita giuridica, amministrativa e sociale del giudicato.

Ma una grande e terribile piaga si propaga in quegli anni in Sardegna, la peste, che nel 1403 si porta via anche Eleonora, la regina guerriera, la saggia legislatrice.


Gli stessi spagnoli, suoi grandi nemici, le renderanno omaggio estendendo la Carta de logu a tutta la nazione sarda.

“Il futuro dell’umanità sarà migliore, quando alle donne verranno date le opportunità che si meritano. Non ho dubbi, sul fatto che riusciranno a eccellere in qualsiasi attività.(Rita Levi Montalcini)

Eleonora d’Arborea | enciclopedia delle donne

E’ sarda la prima giurista che emanò la prima Costituzione – Tiscali Cultura

amore.autostima · anima e corpo · armonia · arte · Astrologia · Comunicazione · Energia · eventi · evoluzione · Giordano Bruno · Leggere · pensare positivo · punti di vista · Riflessioni · Testimonianze · universo

* L’ Universo di Giordano Bruno

Giordano+Bruno+Infinity

L’universo di Giordano Bruno non ha centro.

Sul finire del XVI secolo Giordano Bruno (Nola 1548 – Roma 1600) nel “De l’infinito universo et mondi” (1584) espose la tesi dell’infinità dell’universo e dell’infinità numerica dei mondi.

bruno-75a

In antitesi al geocentrismo tolemaico,egli afferma l’infinità dell’universo che non ha centro; ogni suo punto è al tempo stesso centro e periferia. Il centro ha senso solo se considerato in relazione di un punto di vista particolare negando, quindi, l’esistenza di qualsiasi posizione privilegiata. Afferma, inoltre, che esistono altri mondi.

“Io dico l’universo tutto infinito, perché non ha margine, termine, né superficie.
Dico l’universo non essere totalmente infinito, perché ciascuna parte che di quello possiamo prendere è finita, e de’ mondi innumerabili che contiene, ciascuno è finito”.

“Se il punto non differisce dal corpo, il centro da la circonferenza, il finito da l’infinito, il massimo dal minimo, sicuramente possiamo affirmare che l’universo è tutto centro, o che il centro de l’universo è per tutto; e che la circonferenza non è in parte alcuna, per quanto è differente dal centro; o pur che la circonferenza è per tutto, ma il centro non si trova in quanto che è differente da quella.”

umbris3

Sono sottoposti:

a Saturno,la vita, l’edificio, la dottrina,il mutamento;

a Giove l’onore,la ricchezza, l’indumento desiderato;

a Marte la guerra,il carcere, il matrimonio, il nemico;

al Sole la speranza la luce,la fortuna,gli eredi;

a Venere,l’amico,l’unione,l’amata,la via il viandante;

a Mercurio il linguaggio, la perdita, il denaro,il timore;

alla Luna il sogno, il palazzo , il furto.

Negli animi umani è insita una virtù che muta le cose: a questa si sottomettono le altre cose, quando si esprime un grande eccesso di odio, amore e sentimenti che per prova manifesta hanno la forza di vincolare e di alterare con grande efficacia.

E’ comunemente accertato che l’influenza esercitata sui moti dell’animo è la radice più profonda da cui germina per l’uomo la capacità di alterare non solo il proprio corpo,ma anche tutte le altre cose cui si rivolge,purché si tratti di realtà a lui inferiori, e soprattutto se saprà valersi di un’ora e di un ordine celeste propizi….

(liberamente tratto dal De Magia Mathematica)

Leggi anche:

https://lauracarpi.com/2016/02/18/la-lingua-degli-astri-e-musica-e-canto/

https://lauracarpi.com/2019/02/18/17-febbraio-1600-giordano-bruno/