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Perchè siam donne: Jessica che contrasta i pregiudizi e gli stereotipi di Wikipedia

Jessica Wade è una fisica dell’Imperial College di Londra.

Nel 2019 ha ricevuto una delle più alte riconoscenze del Regno Unito, la medaglia dell’Impero britannico. Ma non tanto per i suoi meriti nella fisica, quanto invece per i considerevoli risultati nel contrastare gli stereotipi di genere nella scienza. Un settore dove si è soliti pensare che le donne siano in minoranza, o che siano poco portate o interessate.

Jessica ha raggiunto questo risultato grazie a Wikipedia.

33 anni, la scienziata britannica da alcuni anni ha affiancato all’attività scientifica un’altra, per certi versi attinente.

A partire dal 2017, ha infatti aggiunto oltre 1700 profili di scienziate su Wikipedia, andando a colmare un notevole divario di genere nel campo di quell’area che ricade sotto l’acronimo STEM (science, technology, engineering, and mathematics), e che indica le discipline scientifico-tecnologiche.

L’idea nasce nel 2017, quando Jessica scopre che solo una parte molto ridotta delle biografie della popolare enciclopedia è dedicata a donne. Nella compilazione delle voci, Wikipedia si regge sul contributo dei volontari, e non è esente da pregiudizi e stereotipi, in particolare legati alla composizione demografica di questi (nel 2019 la maggior parte dei contributi proveniva per esempio da maschi bianchi del Nord America). Jessica decide allora di provare a cambiare questa tendenza, lavorando per un obiettivo a portata di mano, su cui può intervenire attivamente. Inizia così a compilare biografie di scienziate donne e appartenenti a minoranze che non hanno mai ricevuto il giusto riconoscimento. La sua prima pagina è stata su Kim Cobb, una climatologa americana. 

In questa attività Jessica ha persino incontrato resistenze da parte di membri della comunità wikipediana. Circa 15 biografie, infatti, sono state cancellate nel tempo perché non avrebbero rispettati i criteri di rilevanza enciclopedica. Tra queste, la pagina dedicata a Clarice Phelps, chimica nucleare americana, la prima donna nera coinvolta nella scoperta di un nuovo elemento chimico. In questo caso Jessica è riuscita in seguito a preservare la voce Wikipedia.

In particolare le ragazze, i bambini provenienti dalle fascie sociali più basse e le persone razzializzate – a pensare di studiare fisica alle superiori, perché la fisica è ancora una materia elitaria, da ragazzi bianchi” ha spiegato tempo fa in un’intervista al New York Times.

Nello scegliere i profili da inserire, Jessica segue ormai una metodologia consolidata. Ogni mattina, attraverso Twitter, cerca una persona che ha ricevuto un premio, un’importante borsa di ricerca, o che ha pubblicato un articolo prestigioso o, infine, ha tenuto in pubblico un discorso di impatto. Dopodiché verifica se il profilo soddisfi i criteri di Wikpedia: se ciò accade, passa alla fase di ricerche e scrittura.

Nel corso degli anni, all’attività di stesura vera e propria ha affiancato scritti e conferenze pubbliche sul tema dell’uguaglianza di genere nelle discipline scientifiche. Ha anche condotto seminari di formazione su Wikipedia e collaborato con associazioni che promuovono l’inclusività.

Nel 2021, infine, è uscito il suo primo libro di divulgazione scientifica rivolto ai bambini,” Nano. La spettacolare scienza del molto (molto) piccolo

Jessica ha anche ricevuto le lodi di Jimmy Wales in persona, il fondatore di Wikipedia, per il suo contributo. Parlando al Washington Post, Wales ne ha sottolineato l’impatto sulla qualità dei contenuti di Wikpedia, ricordando poi un’altra donna che sta seguendo le orme di Jessica, la 28enne Emily Temple-Wood. Anche lei, come editor dell’enciclopedia, è infatti impegnata a “contrastare effetti e cause dei pregiudizi di genere” su Wikipedia.

Alle ragazze viene detto a un’età incredibilmente precoce che la scienza è per i ragazzi”.

Ci sono così tante scienziate brillanti, ma semplicemente non le celebriamo abbastanza. Dobbiamo parlare di più di coloro che abbiamo, perché altrimenti rischiamo di perdere loro e il loro lavoro”. La scelta di Wikipedia arriva da qui: “Quando i giovani navigano su internet, cercano su Google qualcosa che trovano interessante, come il cambiamento climatico o la forma di una piramide. Se vanno su Wikipedia e iniziano a leggere i nomi degli scienziati, ci saranno donne e persone di colore. Ci saranno persone simili a loro che hanno avuto questo enorme impatto sulle scoperte scientifiche”.

“Sono un piccolo pesce in un mare enorme”, ha ricordato Jessica al Washington Post. “Ma continuerò a fare tutto il possibile per rendere la scienza un luogo più accessibile e inclusivo”.


La scienziata che ha creato più di 1700 voci su Wikipedia per combattere il divario di genere – Valigia Blu

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Perchè siam donne: Hedy Lamarr, la bellissima diva ingegnere che inventò il Wi-Fi

Hedwig Eva Maria Kiesler  , in arte Lamarr, nasce il 9 novembre 1914 a Vienna da genitori dell’alta borghesia austriaca.

Il padre, funzionario di banca dalla mente aperta e scientifica, e la madre pianista , che le fa studiare danza e arte, trascorre la sua infanzia tra discipline artistiche e scienza.

Quando ha solo 5 anni viene trovata dai suoi genitori a smontare e rimontare il suo carillon con l’intento non solo di capire come funziona, ma anche di migliorarlo.

A soli 16 anni si iscrive all’università. di Ingegneria.

La società del’epoca è ancora troppo sessista per darle una reale possibilità in campo scientifico: Hedy è troppo bella per essere “anche” intelligente. secondo gli stereotipi vigenti.

Qualsiasi ragazza può sembrare attraente. Tutto quello che bisogna fare è stare ferme e sembrare stupide”.

Così Hedy entra nel mondo dello spettacolo  quando ha solo 16 anni.

Studia recitazione con Max Reinhardt ,uno dei più celebri drammaturghi dell’epoca, a Berlino . Raggiunge la notorietà soprattutto per essersi lasciata ritrarre nuda nel film cecoslovacco Ecstasy , la prima scena di nudo nella storia del cinema. Fa molto scalpore e viene censurato.

Il successo delle sue prime pellicole fanno innamorare , Fritz Mandl, mercante d’armi legato all’ austrofascismo , che la costringe a sposarlo ad appena 20 anni. Ma la gelosia morbosa del marito e il controllo ferreo a cui è sottoposta la fa fuggire a Londra.

Lì conosce Louis B. Mayer degli MGM Studios,che la introduce nel circuito di Hollywood con il nome di Hedy Lamarr.
Ma l’incontro decisivo della sua vita è  Howard Hughes, pilota e uomo d’affari. Hughes viene colpito dalla mente acuta di Hedy al punto che decide di regalarle una serie di attrezzature scientifiche, compresi dei set portatili che può usare nelle sue roulotte sui set dei film.

Hedy recita e inventa, Hughes la stimola portandola nelle sue fabbriche di aeroplani e mostrandole come funzionano. E la fa collaborare con i suoi tecnici.

E’ proprio Hedy a studiare un nuovo design per gli aerei di Hughes, che la definisce più volte genio.

E lei progetta e progetta: un nuovo modello di semaforo, una pasticca effervescente per trasformare l’acqua in gassata, e persino un supporto per aiutare i disabili in bagno.

E’ nel 1940 però che Hedy appronta il suo progetto più significativo. La seconda guerra mondiale incombe e dopo aver conosciuto, durante una cena, l’inventore George Antheil, Hedy sviluppa insieme a lui un nuovo straordinario sistema di comunicazione che può guidare i siluri verso i loro obiettivi in ​​guerra.

Questo sistema sfrutta una rapida variazione di frequenza (frequency hopping) per impedire l’intercettazione delle onde radio, consentendo così al siluro di trovare il bersaglio previsto. E questo diventerà la base per lo sviluppo del Bluetooth e del WI-FI

Alla fine degli anni 50 a brevetto scaduto, la Difesa americana inizia a usare il sistema frequency hopping spectrum che è alla base di tutte le tecnologie senza fili che usiamo anche noi.

È solo negli anni Novanta che Hedy Lamarr viene rivalutata: a pochi anni dalla sua morte (se ne andrà nel 2000) viene insignita con il prestigioso Electronic Frontier Foundation Pioneer Award perché è proprio grazie alla sua geniale intuizione che le telecomunicazioni e l’informatica hanno fatto un enorme passo avanti.

Oggi, Hedy figura nella National Inventors Hall of Fame degli Stati Uniti.

Benché nelle sue memorie, Ecstasy and Me, Hedy Lamarr non dica esplicitamente se fu o meno una spia – è evidente che le qualità non le sarebbero mancate –, quel che è certo è che fu una donna dall’intelligenza fuori dal comune.

Il suo desiderio di conoscenza è perfettamente espresso dalla sua frase: «La speranza e la curiosità per il futuro mi sembravano meglio della sicurezza del presente. L’ignoto è sempre stato molto attraente per me… e lo è tutt’ora»

E la sua storia ci insegna che non c’è niente che non si possa fare: anche se è questione di tempo,  non c’è niente che non possiamo essere.

Whatever you want you can ! Love Laurin

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Perchè siam donne: L’effetto Skully

Nel 1993, gli scrittori televisivi hanno deciso di non fare ricorso ai soliti stereotipi . Hanno creato Dana Scully e hanno promosso le donne nelle carriere STEM.

l personaggio dell’agente speciale Dana Scully, MD è stato presentato nell’episodio pilota della serie televisiva X-Files come una contrapposizione necessaria per il personaggio di Fox Mulder, il cui incessante bisogno di trovare “la verità” (un concetto che comprendeva la scomparsa della giovane sorella e il sospetto di continui insabbiamenti governativi sull’esistenza di extraterrestri) aveva irritato i suoi colleghi dell’FBI. Il suo superiore all’ufficio, il vicedirettore Walter Skinner, incarica l’agente Dana Scully di frenare l’entusiasmo di Fox Mulder mettendo costantemente in dubbio le sue teorie fantascientifiche.

Dana Scully, era una talentuosa dottoressa laureata in fisica, e la sua infanzia come cattolica le dava una certezza in Dio che la metteva costantemente in disaccordo con Mulder. Un ateo, ma uno che voleva disperatamente credere nei misteri dell’universo, Mulder era “il credente” mentre Scully era “lo scettico” che si affidava solamente alla scienza.

La presenza di Dana Scully era sempre conseguente, non solo nella sua immagine, ma nel suo comportamento. Era estremamente intelligente, razionale e coraggiosa, era in grado di tener testa ai funzionari presuntuosi dell’FBI!

Dana Scully era spesso la persona più pronta e intuitiva in ogni discussione.

Viveva da sola in un grazioso appartamento senza ascensore a Georgetown, trascorreva le serate leggendo e pulendo la sua Glock e tendeva ad avere sfortunati rapporti con gli uomini

Si comportava come una donna molto competente, affidabile e leale che raramente causava contrasti nell’ambiente di lavoro. Non ne aveva bisogno: le persone si fidavano delle sue capacità, quindi la ascoltavano a prescindere.

La determinazione con cui Dana Scully ha condotto la sua carriera – e la sua vita – l’ha resa un’icona della cultura pop delle donne che cercano di intraprendere una carriera nei campi STEM.

Al Comic Con di alcuni anni fa, all’attrice che l’ha interpretata, Gillian Anderson, è stato chiesto se fosse a conoscenza dell’Effetto Scully: l’afflusso di giovani donne che hanno scelto carriere STEM che a lei si erano ispirate guardandola come Dana Scully in X-Files .

Gillian Anderson: “È stata una sorpresa per me . Abbiamo ricevuto molte lettere durante tutta la durata del Serial , e mi è stato detto abbastanza spesso da ragazze che stavano entrando nel mondo della medicina o nel mondo della scienza o nel mondo dell’FBI o in altri contesti dove appariva il mio personaggio, che erano state spinte a fare le loro scelte in quegli ambiti proprio perchè Dana Skully rappresentava lla realizzazione delle loro ambizioni.”

L’aumento dell’interesse delle ragazze è sopravvissuto alla serie, che si è conclusa dopo nove stagioni nel 2002. Lo spettacolo ha continuato a ispirare, essendo disponibile su Netflix e Hulu, il che significa che la generazione di giovani ragazze di oggi può avere ancora Scully come modello.

Siti web come Steminist offrono profili delle ” Scully” della vita reale: donne intelligenti, impegnate ed estremamente determinate che sono in prima linea nell’innovazione scientifica.

Il megalite cosmetico L’Oreal ha attivato una borsa di studio per donne nel campo della scienza nel 2003 e, da allora, ha assegnato più di 2 milioni di dollari a studentesse post-dottorato nei campi STEM.

Discover ha compilato la sua lista delle 10 scienziate da seguire su Twitter. Dana Scully sarebbe orgogliosa.

L’effetto Scully è reale. È lì e sta ispirando molte donne a perseguire i loro sogni nella scienza e fare la differenza proprio come ha fatto l’agente Scully.

La domanda viene spontanea! E’ stata una scelta premeditata da parte di autori televisivi illuminati? O c’è lo zampino degli extraterresti?

L’effetto scully: come “x – Storia 2022 (9unknownfacts.com)

STEM, dall’inglese science, technology, engineering and mathematics

( ebbene sì ,ero una follower di X- Files) ( se non lo avete pensato)

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La buona notizia del venerdì: In Italia sta per tornare il vuoto a rendere!

Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte...” cantava Gianni Morandi nel lontanissimo 1962 e certo la bottiglia del latte negli anni ’50 e ’60 era di vetro!

In molti Paesi europei è una pratica ben consolidata, mentre qui da noi il vuoto a rendere è soltanto un vago ricordo. Ma, dopo parecchi tira e molla, la restituzione delle bottiglie usate potrebbe tornare in auge anche in Italia

Solo in Italia sono i 119 contenitori che ogni anno ciascuno di noi getta via senza dargli la possibilità di essere riutilizzati o riciclati, si parla di un totale di 7 miliardi di imballaggi. A rilanciare l’attenzione sul tema è il nuovo rapporto What a Waste.

Il problema di bottiglie e lattine che invece di entrare nel circolo virtuoso del riciclo finiscono nell’indifferenziata o, nei casi peggiori, nel mare e nei fiumi è sotto gli occhi di tutti. Ma a mettere nero su bianco la situazione di 24 paesi Ue, Italia compresa, è il rapporto What we Waste, curato dalla no profit Reloop con il supporto di Break Free From Plastic e Changing Markets Foundation.

Il documento espone dei numeri molto chiari e decisamente preoccupanti riguardo al numero di bottiglie e lattine che ogni anno vengono sprecati e non avviati al riciclo. Si parla di oltre 41 miliardi di bottiglie di plastica, bottiglie di vetro e lattine di metallo all’anno che, disseminate in ogni dove, spesso finiscono in fiumi e oceani o in discariche e inceneritori in 24 paesi dell’Ue.

I nuovi dati sono relativi al 2019 ma la situazione da allora non può essere molto cambiata considerando che anche precedentemente, come mostra la seguente infografica inserita nel rapporto e relativa al 2017, il numero dei contenitori sprecati era praticamente identico.

Convertito in legge un mese fa, il decreto Semplificazioni punta, tra le altre cose, a reintrodurre i criteri per diffondere nuovamente il sistema di resi per bottiglie, fiaschi e lattine di vetro, alluminio e plastica. Entro la fine del 2021, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, avrebbe dovuto fissare regole e norme e stabilire le cauzioni.

Con la fiducia incassata al Senato il Dl semplificazioni è infatti diventato legge portando con sé una serie “alleggerimenti” in campo ambientale, amministrativo e digitale.  

Quanto al vuoto a rendere – un provvedimento che più si è volte si è tentato di tramutare in realtà – prima nel 2009 poi con una sperimentazione nel 2017– il  testo coordinato pubblicato in Gazzetta ufficiale parla di incentivi economici e premialità per i negozianti che adotteranno questi metodi:Gli operatori economici, in forma individuale o in forma collettiva, adottano sistemi di restituzione con cauzione, nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi.

Il riuso con la cauzione si basa su una logistica per far tornare dal produttore gli imballaggi da riempire. I consumatori pagheranno una cauzione al momento dell’acquisto della bevanda confezionata, somma che poi verrà restituita quando si renderà il vuoto.

In molti casi, già oggi si tenta in parecchie realtà di recuperare soprattutto il vetro delle bottiglie, soprattutto di acqua minerale.

Cos’è il vuoto a rendere? Con il termine “vuoto a rendere” si indica quella pratica con la quale l’acquirente restituisce un contenitore – come ad esempio una bottiglia di vetro, o anche di plastica – una volta svuotato, così che questo possa essere riutilizzato per un determinato numero di volte prima di essere gettato.

Fonti:

*In Italia sta per tornare il vuoto a rendere! Attese le nuove regole per il riuso con cauzione di vetro e imballaggi – greenMe

*La birra Ichnusa rilancia il vuoto a rendere: ecco la nuova bottiglia col tappo verde – greenMe

*Abbiamo bisogno di tornare al vuoto a rendere, il report che lo dimostra – greenMe

*A Trento torna il latte in bottiglia per ridurre plastica e rifiuti – greenMe

*A Londra si torna a consegnare il latte nelle bottiglie di vetro per ridurre i rifiuti in plastica – greenMe

Arriva una grossa novità per le birre Peroni e Raffo (ecoo.it)

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La Luna Nuova in Bilancia cambia il punto di prospettiva

Ogni novilunio è sempre un nuovo inizio !

Love Laurin

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C’è un’altra Terra, osservata dalle sonde spaziali e simile a un bambino gigante

C’è un’altra Terra“, dice Gesù secondo i Vangeli. E’ un unico Organismo” replica Giordano Bruno nel Rinascimento.

Le due “Terre” condividono lo stesso Cuore Cristallino che si muove in modi liberi e indipendenti, non è oppresso dal “peso” degli strati superiori, né è composto solo di Ferro, come molti ripetono; è composto di un carburo di ferro, è la riserva più vasta di Carbonio del pianeta – scopre la geofisica – e ruota intorno al proprio asse polare con velocità maggiori a quelle degli strati superiori. I vari strati sono separati tra loro da gap vuoti che consentono i loro moti liberi e indipendenti gli uni dagli altri. Se il Cuore Cristallino fosse la Fonte della Vita? Al centro del Cuore Cristallino, che ruota verso Est, i geofisici riconoscono una piccola sfera – 500 km di raggio – che ruota verso Ovest, cioè in verso opposto. Nel Medio Evo i saggi parlavano del MOTORE PRIMO al centro della Terra, celebrato da Dante nel Paradiso dove gli “spiriti beati girano in versi “opposti” – centripeto e centrifugo – moti simili a quelli che un buco nero ruotante

“C’è un Sole Nero al centro della Terra” disse Zarathustra, il grande saggio iraniano, celebrato da Friedrich Nietzsche, erroneamente considerato il padre del nazismo. Se il Sole Nero è un buco nero ruotantesiamo di fronte a una rivoluzione astronomica e antropica, anticipata da grandi saggi e ora confermata dalla geofisica, scienza che ha compiuto grandiose scoperte ma è spesso ignorata dai media. E’ una “rivoluzione culturale” anticipata da molti saggi e poeti e tale da travolgere la mentalità finora dominante, afflitta dal presunto “problema energetico” e dall’ignoranza del Motore Primo  che si auto alimenta con il doppio movimento, ci rende protagonisti e co-autori della Nuova Era. Ricca di prosperità e libera dal presunto “problema energetico”, la Nuova Era ci libera dai confini che ogni potere ha tentato di difendere e/o di offendere, con le varie guerre che tuttora insanguinano la superficie terrestre.

C’è un’altra Luce, dice sempre Gesù secondo i VangeliLa scopre Enrico Fermi nel 1933 e la chiama “debole”, perché così appare rispetto all’altra luce già nota, chiamata “forte”. Negli anni ’80 la fisica celebra le sue “nozze” con la luce elettromagnetica e così scopre “l’altra Luce” che non possiamo vedere fuori, ma che possiamo percepire dentro come sensazioni ed emozioni. “L’Uomo è centro”, diceva Giordano Bruno. Ora possiamo capire che ognuno di noi è un centro cibernetico (non geometrico), sensibile alle emozioni cioè ai movimenti del sangue (emo è sangue in greco).

Una rivoluzione astronomica e antropica è in atto e preoccupa il “potere” che ha gestito gli eventi con i soliti canoni: paura e rabbia  contro il “nemico” di turno e l’ignoranza comune dell’Altra Luce che la fisica ora chiama Elettrodebole (ED). Il nome nasconde le Sue squisite abilità e pure la sensibilità umana, capace di percepirla come emozioni – i moti del sangueLa Luce ED  anima tutto il vivente ed è emessa dal Cuore Cristallino al centro della Terra, è quindi diretta lungo la verticale e capace di erigere i corpi umani durante la veglia e non durante lo stato dormiente. Una e trina, eterna e onnipresente, la Forza ED ha ciò che la fantascienza chiama “il lato luminoso della Forza” e grandi saggi  quali Giordano Bruno il fiume della Vita”.

E’ il flusso copioso e veloce dei bosoni neutri Z, scoperto dalla fisica negli anni ’80, grazie all’uso di  strumenti capaci di captare le loro velocità elevatissime.

Questo flusso impetuoso, sgorga dalla Fonte della Vita, dipinta da vari pittori, implica una pacifica e radicale rivoluzione culturale che ci libera dalle tante convinzioni false, instillate finora da media, scuola e università.

I tre tipi di bosoni W+, Z, W- sono stati previsti S. Weinberg, S. L. Sheldon e A. Salam e osservati dai laboratori del CERN, a Ginevra, da C. RubbiaHanno tutti vinto il Premio Nobel. I tre tipi di bosoni W+, Z, W- hanno consentito di sviluppare il Modello Standard della fisica che ha avuto una serie di conferme e di successi sperimentali, “incrinati” poi da esperimento che ha svelato la metamorfosi dei neutrini. Questa recente novità è stata annunciata due mila anni fa.

Simili ai “granellini di senape”, citati da Gesù, i tre tipi di neutrini si  scambiano tra loro l’identità, e la fisica li indica come i “camaleonti dell’universo”. Per il Comitato Nobel questa scoperta ha aperto la strada a una nuova immagine dell’universo. Forse è anche una nuova concezione della “realtà”  e del nostro ruolo che finora è apparso come quello di spettatori impotenti di uno spettacolo fisso e fissato.

I tre neutrini compiono una metamorfosi e  possono trasmetterla anche ai nostri corpi. I neutrini infatti attraversano tutto, anche i nostri corpi, a miliardi ogni secondo; possono provocare quella “metamorfosi” che cambia  il “sapore” e ci consente di divenire “il sale della terra”.

Siete il sale della terra” diceva Gesù ai discepoli che lo ascoltavano… Il sale, si sa, da un nuovo sapore…

La fisica chiama “sapore” il numero quantico che definisce le diverse relazioni tra i due campi, elettromagnetico e debole. Solo nomi casuali o indizii che possiamo divenire il sale della terra e dare un nuovo sapore al mondo?

La Vita vi renderà liberi”, diceva Gesù. Se la Vita è la Forza ED, scoperta nel 1979, l’uso del suo lato luminoso non è solo fantascienza, né solo scienza; è anche e soprattutto coscienza della Via – la direzione verticale – che collega il nostro corpo, eretto, alla Fonte della Vita, il cuore Cristallino al centro della Terra.

Da lì sgorga il Fiume copioso e veloce dei neutrini che attraversano i nostri corpi a miliardi e possono quindi favorire il contatto diretto tra i corpi umani e la Fonte dell’eterna giovinezza.

C’è un’altra Terra – 18 Aprile 2020 – ore 10:30-12:00 seminario via ZOOM – Giuliana Conforto

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La buona notizia del venerdì: Carrozze elettriche al posto delle “botticelle”! I cavalli ringraziano!

La Camera ha deciso: non sarà più consentito l’uso di animali per la trazione delle «botticelle», le carrozze che offrono giri turistici nei centri delle città italiane. Il governo si impegna «a vietare l’utilizzo di animali per la trazione di veicoli e di mezzi di ogni specie adibiti al servizio di piazza e per i servizi pubblici non di linea finalizzati ai trasporti di persone a fini turistici e ludici, nell’intero territorio nazionale». inoltre, si ripromette di prevedere sanzioni amministrative e confisca del mezzo e dell’animale in caso di trasporto non autorizzato».

Viene inoltre previsto che gli animali maltrattati vengano affidati a chi può prendersene cura e che le licenze per la conduzione delle botticelle vengano convertite in «licenze per le guide di carrozze elettriche o taxi»

In molte mete turistiche internazionali le carrozze a cavalli appartengono al passato. Nell’inestimabile sito archeologico di Petra, in Giordania, calessi e botticelle hanno lasciato il posto alle auto elettriche. Le nuove “Club Cars”, che l’ente ha acquisito alla fine del 2019, sono di uso quotidiano e trasportano fino a sei persone alla volta.

Carrozze elettriche, dalle forme tradizionali, si trovano ormai in tutto il mondo, da New York a Berlino, da Vienna a Mumbai.

Al momento, le uniche botticelle elettriche attive in Italia si trovano alla Reggia di Caserta, dove sono state introdotte dopo che nell’estate del 2020 un cavallo si era accasciato al suolo a causa del caldo e della fatica.

A Roma, Palermo, Firenze o Pisa le carrozze trainate dai cavalli continuano però a vedersi nei principali punti turistici urbani.

Botticelle in piazza Venezia. Roma, 4 dicembre 2019. ANSA/CLAUDIO PERI

Le Botticelle

Alcuni romani sanno di che si tratta altri invece ignorano questo appellativo dialettale con cui si indicano le carrozze trainate dai cavalli, utilizzate per il trasporto dei turisti a Roma. L’etimologia è indicativa non della loro funzione attuale bensì di quella originaria: trasportare botti. Botti piene di olio, di vino, o di altre mercanzie che necessitavano di essere movimentate per il commercio cittadino, in tempi ormai remoti.

I primi botticellari arrivarono dal Molise e grazie alla loro esperienza con gli animali, vennero assoldati come stallieri. La principali rimesse di cavalli erano a Borgo e a Via Sannio. Poi passarono al ruolo di “botticellari”, cioè guidatori delle celebri carrozzelle romane.

Nella prestigiosa collana ‘Storia fotografica di Roma’, (edito da Intra Moenia) si trova una raccolta di suggestive fotografie della Roma ormai scomparsa e ci si può imbattere in alcune riproduzioni risalenti agli anni venti che ritraggono queste carrozze nelle vie e nelle piazze romane, allora pressoché deserte, a testimonianza che fino all’inizio del secolo scorso il cavallo era praticamente l’unico mezzo di trasporto, a parte qualche rara automobile.

I cavalli delle carrozze di quell’epoca erano in un certo senso dei privilegiati; benché non sia propriamente esatto definirli così dal momento che pur sempre si trattava di animali privati della libertà e costretti loro malgrado a trainare dei carichi, erano tuttavia pur sempre fortunati se li paragoniamo ai loro discendenti, i cavalli delle ‘botticelle’ odierne.

Un termine che, riferito ad oggi, risulta più che mai improprio dal momento che i cavalli oggi non trainano più botti, bensì turisti.

Con un’evidente forzatura si vuole oggi infatti far passare la botticella per tradizione lasciando intendere che essa sia sempre stata un mezzo per visitatori.

Tale attività nacque secoli fa dall’oggettiva necessità di trasportare merci quando l’assenza di altri mezzi di locomozione rendeva obbligato l’utilizzo di animali ed è stata poi forzatamente mantenuta in vita fino ai giorni nostri travisandone completamente il significato.

Una delle obiezioni che più spesso si sente porre anche da chi è comunque contrario alla pratica delle botticelle riguarda la fine che farebbero i questi cavalli se effettivamente le carrozze venissero dismesse.

Ma grazie al regolamento del 2005, i cavalli non più in grado di lavorare dovrebbero essere messi ‘in pensione’ presso idonea struttura.

Infine si ricorda il Corpo Forestale dello Stato, che già ospita alcuni cavalli provenienti dal palio di Siena nonché altri dell’Esercito vecchi e non più utili, si è offerto di dare degna accoglienza ai cavalli delle botticelle romane qualora venissero definitivamente liberati dalla loro carrozza.

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La buona notizia del venerdì: sconfiggere lo smog e la deforestazione? Ci sono le lucciole!

GLI INSETTI LUMINOSI SCONFIGGONO LO SMOG IN CINA

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Da sempre catturano la curiosità di piccoli e grandi perché, grazie alla luce che emettono, riescono a creare un’illuminazione notturna davvero suggestiva. Stiamo parlando delle lucciole, uno degli insetti più unici al mondo ma anche più a rischio d’estinzione.

Anni fa in moltissime città, soprattutto in estate, era possibile ammirarle ma oggi a causa dell’inquinamento e la conseguente distruzione del loro habitat naturale, stanno pian piano scomparendo.

Come accade per esempio in Cina,dove si sta cercando di ripopolare i parchi con i coleotteri luminosi.

Uno dei primi in cui si sta sperimentando la creazione di una colonia si trova nella città di Wuhan, nella provincia di Hubei e da un anno a questa parte i risultati sembrano essere soddisfacenti.

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ll parco fa parte di una zona naturale più grande, la East Lake Peony Garden ed è suddiviso in diverse aree: c’è una zona di allevamento dove le lucciole si riproducono, un’altra in cui i visitatori possono camminare direttamente tra gli insetti e osservarli da lontano e infine, una dedicata alla scienza dove si studia il perché della loro luminescenza.

La rapida urbanizzazione cinese ha dato come risultato la scomparsa, in alcune zone, delle lucciole per questo il parco a Wuhan è molto visitato: per molti è l’unica occasione di vedere le lucciole che sono state importate dalla vicina Jiangxi.

Gli insetti stanno reagendo bene al nuovo habitat anche se ancora si sta lavorando per riuscire a garantire la vita delle larve durante il periodo in cui il parco rimane chiuso.

I lampiridi vengono fatti arrivare in barattoli da Ganzhou (nella provincia di Jiangxi), a circa 800 km dal parco. Poi, vengono liberati nelle cinque zone della riserva dove è possibile osservarli da vicino e osservarli.

Allevare le lucciole costa una decina di yuan, ovvero poco più di 1 euro per ciascun insetto.

Ma il parco è già diventato un business, con il lodevole obiettivo di conservare una specie oggi quasi del tutto scomparsa – soprattutto nei centri urbani – a causa dell’inquinamento e del riscaldamento globale.

Nel bosco i bambini, coinvolti in diverse attività dedicate allo studio degli animali, possono entrare in contatto con gli insetti, gli unici in gradi di regalare questo spettacolo notturno

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Photo: Hubei Province

Appena calano le ombre della sera, nel villaggio di Nanacamilpa, a 70 chilometri da Città del Messico, file ordinate e silenziose di turisti giunti da ogni parte del mondo si dirigono verso la foresta di Santa Clara. Qui migliaia di lucciole accendono la notte buia ogni estate illuminandosi a intermittenza all’unisono. Gli abitanti della zona hanno tutti storie da raccontare legate a questi insetti ma non pensavano che sarebbero diventati così importanti per l’economia del posto e per l’ambiente.

Da quando il bosco è diventato uno dei due santuari delle lucciole riconosciuti al mondo (l’altro è in Nuova Zelanda), la deforestazione è diminuita del 60-70% e i 630 ettari di foresta vengono salvaguardati.  –

Waitomo Glowworm Caves: le grotte illuminate dalle lucciole in Nuova Zelanda

Le lucciole (o luciole) sono dei coleotteri appartenenti alla famiglia delle Lampyridae.

La luce emessa da questi insetti serve per la riproduzione: maschi e femmine si “chiamano”, si attirano nel buio per accoppiarsi. Il periodo di accoppiamento avviene nei mesi di giugno e luglio, di solito tra le 22 e mezzanotte. . 

Quello che permette a questa specie di insetti di illuminarsi è un fenomeno chiamato bioluminescenza, ossia un processo chimico complicato grazie al quale alcune molecole si muovono velocissime e producono un’energia che a sua volta si trasforma in luce
Le lucciole non sono gli unici esseri viventi a produrre luce. Fanno loro compagnia: alcuni tipi di larve, di vermi, alcune specie marine come i calamari, i gamberetti, le meduse e anche alcuni pesci.

Perché le lucciole fanno luce? – FocusJunior.it

Fonti:

La romantica magia delle lucciole

http://www.repubblica.it/ambiente/2016/08/02/news/in_messico_la_magia_delle_lucciole_sta_salvando_dalla_deforestazione-144981891/?ref=fbpr

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Perchè siam donne: Quattro scienziate-sub nel mare di Capri per riparare i danni dei pescatori di frodo

Le foreste ferite di Capri vivono sotto il mare.

Sono l’habitat ideale per moltissimi organismi viventi, come i pesci, che ci depongono le uova; e come gli alberi di una foresta tropicale sono capaci di produrre ossigeno e abbattere l’anidride carbonica. Fronde marine composte da un’alga bruna tipica del Mediterraneo, la Cystoseira, che potrebbe crescere rigogliosa ma che a Capri, sotto i Faraglioni, è stata annientata dallo scempio dell’uomo.

I pescatori di frodo di datteri, per estrarre dalla roccia calcarea i prelibati frutti di mare, hanno spazzato via con i martelli pneumatici ogni forma di vita, alghe comprese. Senza di queste, in un ambiente così desertificato, addio anche a pesci e ad altri organismi.

Ma se un giorno queste alghe, preziose custodi della biodiversità, ricominceranno a crescere il merito sarà di quattro ricercatrici dell’Università di Trieste. che, da maggio e per un anno, sono impegnate in una operazione di restauro ecologico dei fondali marini dell’isola.

Con muta e bombole le ricercatrici si immergono fino a 50 metri di profondità, all’ombra degli spettacolari scogli che spuntano dal mare come Ciclopi, per prelevare i campioni di acqua in superficie e in profondità. Lo scopo è individuare i danni e i siti più idonei dove intervenire.

Le ricercatrici sono tutte subacquee. «Necessariamente, — dice Annalisa Falace, 55 anni, docente di Algologia all’Università di Trieste e a capo del progetto —. Per raccogliere campioni di alghe non c’è altro modo». La squadra, collaudatissima e composta da studiose italiane e croate — con Annalisa, la biologa Sara Kaleb e le dottorande Marina Srijemsi e Martina Grigoletto —, sta lavorando al ripopolamento della foresta marina come farebbe un gruppo di agricoltori in una serra.

«Con la differenza che sulla Terra coltiviamo dal Neolitico, sott’acqua iniziamo ora», puntualizza Annalisa. L’originalità del metodo, sviluppato nell’ambito del progetto europeo ROC-POPLife, sta nella produzione in acquari di nuove «plantule» da reintrodurre in ambiente marino, senza danneggiare i siti donatori.

«In acqua cerchiamo le alghe in buone condizioni, ne prendiamo un pezzo con gli elementi riproduttivi, lo portiamo in laboratorio e lo replichiamo con le colture. Le nuove piantine poi tornano in mare, crescono e dopo un anno diventano fertili e producono nuove piante — spiega Annalisa—. Risultati? Con la stessa tecnica ho ricolonizzato in tre anni un chilometro di costa nelle aree protette delle Cinque Terre e di Miramare».

Con lei, da 20 anni, lavora la biologa Sara Kaleb, 41 anni, croata di nascita:”Insieme abbiamo costruito il laboratorio di Algologia di Trieste e siamo il cuore di un team non a caso tutto femminile . Siamo idealiste. Non abbiamo le classiche ambizioni del contesto accademico, tipicamente maschile, ma il sogno di ripristinare quello che c’era per consegnare qualcosa di migliore».

Una passione nata da bambina quando, a cinque anni, Annalisa Falace legge un libro il cui protagonista è un algologo di Capri. «Me ne sono innamorata perdutamente — racconta adesso —. Mamma era maestra e ho iniziato a leggere presto. In fondo c’era la classificazione delle alghe e l’ho imparata a memoria. Più tardi, al liceo, in gita a Trieste con mio padre, vidi una targa al Castello di Miramare con riportato il nome di “Guido Bressan, algologo”. Era domenica, lo chiamai a casa sua. Ci diede appuntamento in un caffè di Trieste… Anni dopo, è diventato il mio professore».

Le scienziate-sub che piantano alghe nel mare di Capri: «Così torna la vita»- Corriere.it

Gli esemplari di alga Cystoseira appartenenti a questa specie, insieme a quelli di molte altre specie del genere , sono particolarmente sensibili all’inquinamento e pertanto scompaiono facilmente dove vi siano alterazioni dell’ambiente marino. Sono soprattutto sensibili ad agenti inquinanti che si trovano in superficie come idrocarburi e detersivi tensioattivi.

Per questo motivo il loro monitoraggio fornisce indicazioni sullo stato dell’ambiente circostante.

Cystoseira mediterranea una specie tipicamente mediterranea che si trova lungo le coste rocciose.

In generale questa specie è presente in acque del Mar Mediterraneo Occidentale e nella fascia centrale. È stata osservata in Spagna e alle Baleari, in Grecia, Turchia e a Cipro. Lungo le Coste Nordafricane è stata osservata in Marocco, Algeria,Tunisia ed Egitto. In Italia è segnalata nel mare meridionale. Tirreno Centro Meridionale e Mare Ionio (Sardegna, Golfo di Napoli, Coste Siciliane).

Fonte Wikipedia

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La buona notizia del venerdì: anche se a prima vista non sembra è un originale ed efficace forma di riciclo

Per quarant’anni hanno trasportato gli abitanti e i turisti di New York City su e giù per la città.

Ora, decine di vecchi vagoni della metropolitana newyorchese vengono gettati nell’oceano Atlantico per diventare rifugio per i pesci, oltre che una buona occasione per lo sviluppo della pesca sulla costa orientale degli Stati Uniti.
L’originale forma di riciclo è sperimentata già da qualche anno, e i buoni risultati spingono sempre più stati americani a chiedere alla Mta (la Metropolitan Transportation Authority di New York, proprietaria dei vagoni) di acquistare qualche mezzo dei 1662 in disuso e altrimenti destinati alla pressa dello sfasciacarrozze.

Dopo il Delaware – che ha sperimentato un aumento del 400% della popolazione marina – e il New Jersey, pochi giorni fa è stata la volta del Maryland, dove 44 vagoni sono stati gettati a 30 metri di profondità nelle acque dell’oceano e a circa una trentina di km dalla costa.

Privati delle finestre, delle porte e di ogni componente potenzialmente inquinante, i vagoni diventano un’ottima attrattiva per i pesci, altrimenti poco presenti nei fondali sabbiosi della costa, che li scelgono come grotte artificiali per riprodursi e proteggersi dai predatori.

E i pesci, a loro volta, diventano un’interessante opportunità di crescita per gli affari dei pescatori.
In realtà, il reef artificiale viene difeso anche da gruppi ambientalisti che denunciano l’eccessivo sfruttamento della popolazione marina e vedono nei vagoni sottomarini una soluzione possibile, seppur parziale, al problema.

Il processo di creazione di barriere artificiali è stato di grande aiuto per ripristinare le aree danneggiate dalle attività umane.

Gli ingegneri hanno già affondato una portaerei per trasformarla in un ecosistema di barriera corallina.

In un mondo ideale, non avremmo bisogno di fare questo, perché non avremmo danneggiato il fondo dell’oceano.

Tuttavia, misure di questo tipo possono effettivamente aiutare a riparare la distruzione del fondale marino.

E, naturalmente, rende la cessione di parti di trasporto pubblico molto più facile.

Chissà se grazie a questo nuovo ecologico utilizzo, fra qualche tempo non si troveranno nei fondali marini – e in modo del tutto lecito – anche le automobili.

Foto mostrano i vagoni della metropolitana di New York che vengono scaricati nell’oceano – (pianetablunews.it)

New York, nuova vita in fondo all’Oceano per i vecchi vagoni della metro – Il Sole 24 ORE