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La buona notizia del venerdì: I bambini che leggono libri ai gatti

Book Buddies” (Libri Amici)

i bambini che leggono libri ai gatti

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Un ricovero per animali ammalati o abbandonati in Pennsylvania ha appena lanciato una bellissima iniziativa.
E’ un progetto, chiamato “Book Buddies” (Libri Amici), in cui i bambini volontari leggono libri ai gatti ospiti del rifugio. 
L‘Animal Rescue League è una struttura che ospita molti gatti, tutti alla ricerca di una nuova casa. Per sensibilizzarne l’adozione, il centro ha pensato bene di mettere in campo questa iniziativa, invogli nando i bambini a leggere davanti agli animali.
Come loro stessi raccontano: “I bambini, di età compresa tra i 6 e i 13 anni, possono venire da noi a leggere un libro ai nostri gatti. In questo modo possono esercitarsi e migliorare le loro capacità di lettura e allo stesso tempo migliorare la vita dei felini. I gatti, infatti, trovano molto confortevole e rilassante il suono della loro voce”.

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Il Book Buddies Program è nato per iniziativa della coordinatrice della Animal Rescue League , Kristi Rodriguez.

Suo figlio Sean di 10 anni aveva difficoltà a leggere a scuola così gli ha suggerito di leggere ai gatti.

A lui è piaciuto moltissimo, anche perchè i gatti sono i suoi animali preferiti.

Kristi ha notato che Sean non è più impacciato quando legge, anzi cerca sempre nuovi racconti per i suoi a-mici.

Così ha pensato che altri bambini con le stesse difficoltà di Sean potevano superarle leggendo ai gatti. Sean non solo ha fatto molti progressi a scuola ma ora legge a casa anche ai suoi cani.

Questa iniziativa sta avendo molto successo.

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Il Book Buddies Program è iniziato ufficialmente nell’Agosto 2013.

Ha visto la partecipazione di moltissimi bambini – tra cui alcuni con problemi di autismo – e tutti hanno mostrato un significativo miglioramento delle capacità di lettura. I bambini, infatti, abbracciati ai gatti, si rilassano e leggono senza timori o ansie.

Il programma prevede cicli di lettura di cinque libri. Ogni ciclo ha un prezzo ed una durata ed è a vari livelli, secondo le difficoltà riscontrate.

Gli animali sono amici così simpatici: non fanno domande, non muovono critiche.
George Eliot

I recenti studi della Tufts University concordano sulla efficacia del rapporto bambini/ animali. Soprattutto i bambini autistici, messi in contatto con un animale, mostrano evidenti progressi nell’uso del linguaggio e nella qualità dei rapporti interpersonali.

E’ così meraviglioso guardare un animale, perché un animale non ha opinioni di se stesso. Lui è!
Questa è la ragione per cui il cane è così felice e il gatto fa le fusa. Quando coccoli un cane o ascolti un gatto che fa le fusa, la mente può fermarsi per un istante e uno spazio di calma sorge dentro di te, un passaggio per entrare nell’Essere.
Eckhart Tolle, Guardiani dell’Essere

Da bambina parlavo sempre con il mio gatto Munini: lui ammiccava con i suoi occhi verdi, mi metteva la zampina pelosa sul braccio che mi faceva solletico e faceva rumorosamente le fusa! Io ero certa che mi capisse! Love Laurin

Fonti:

http://www.greenme.it/spazi-verdi/ethicme/1568-book-buddies-i-bambini-che-leggono-libri-ai-gatti-foto

https://www.berksarl.org/programs/book-buddies/#sthash.xbm0IYqH.L73j7R7A.dpbs

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La buona notizia del venerdì: La generazione Z ha riscoperto le biblioteche.

La Generazione Z , la generazione delle persone nate tra gli ultimi anni novanta e i primi anni duemila dieci , è di nuovo interessata ai libri fisici, e non solo: sta anche tornando a visitare librerie per fare acquisti.

Lo scorso anno sono stati venduti 669 milioni di libri fisici nel Regno Unito, il più alto numero di sempre.

Secondo dati Nielsen la maggior parte dei nuovi acquirenti sono persone della Generazione Z; anche le biblioteche segnalano un incremento di pubblico tra la generazione Z, persone che preferiscono questi luoghi rispetto a rumorose caffetterie.

Non mancano “avidi lettori” anche tra i TikToker, con tanto di segnalazioni di raccomandazioni per il pubblico.

Prima dell’avvento di internet, le biblioteche rappresentavano l’unico posto dove era possibile studiare e svolgere una ricerca per la scuola o per l’università. Poi c’è stato un periodo di più o meno due decenni in cui questi luoghi di cultura si sono pian piano svuotati, complice anche l’arrivo di internet in tutte le case e quindi l’uso sempre meno frequente di enciclopedie e volumi reperibili soltanto in posti del genere.

Questo fenomeno pare stia subendo un’inversione di tendenza nell’ultimo periodo, grazie alla Generazione Z.

Nell’ultimo anno, le ricerche su Google della stringa “biblioteche vicino a me” sono aumentate del 300%, mentre lo scorso novembre un report della American Library Association ha scoperto che gli under 25 utilizzano la biblioteca molto più delle generazioni precedenti.

Per tantissimi ragazzi che si approcciano al mondo del lavoro, la biblioteca pubblica rappresenta un ottimo spazio per lo smartworking. Gratuito, silenzioso, dotato di prese elettriche, tavoli e scrivanie e per i più fortunati anche di un bar dove fare una pausa.

E le case editrici hanno fiutato il business e all’interno dei grandi shop, oltre ai libri, si possono trovare tutta una serie di accessori con titoli e immagini di copertina dei più grandi bestseller del passato e del presente.

E se vi capiterà di entrare in una biblioteca non vi meravigliate se incontrate ragazzi e ragazze con occhiali massicci , camicia nei pantaloni, maglioncini con scollo a V, scarpe da ginnastica e acconciature spettinate.

E’ la moda geek chic! Cosi immaginano i giovani Z i topi da biblioteca !

Fonte: La Generazione Z ha riscoperto le biblioteche | m2o Radio

Sei nata con un libro in mano, diceva mia madre! Se ti dessi l’elenco del telefono leggeresti anche quello ( effettivamente) Ma vuoi mettere la triplice emozione che mi suscita un libro ? Lo tengo tra le mie mani e immediatamente entro in contatto, quando volto la pagina il fruscio è una musica che anticipa il piacere del seguito e quando scorro le lettere sono ormai completamente felicemente persa nel racconto. Perchè un libro per me non è solamente un libro! E’ una scelta che mi viene dal profondo dell’anima! Love Laurin

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La buona notizia del venerdì: Gli insegnanti escono dalle aule scolastiche e diventano influencer!

Sono sempre di più gli insegnanti che spostano o estendono il loro lavoro anche ai social: i cosiddetti insegnanti influencer sono un fenomeno in crescita. Su Facebook, Instagram e TikTok non ci sono più soltanto influencer che parlano di moda o cucina. Ora sono presenti anche medici, pediatri, personal trainer, insomma, professionisti di vario genere.

E tra questi, negli ultimi tempi, anche insegnanti.

Ma cosa fa un insegnante influencer? E cosa spinge un insegnante a diventarlo?

Spesso un insegnante influencer mostra la sua giornata lavorativa (ovviamente senza mostrare i suoi alunni per ragioni di privacy), racconta gioie e dolori, avventure e disavventure della professione. Le difficoltà del rapporto con i genitori, il sempre crescente carico di burocrazia e impegni extrascolastici da assolvere, ma anche aneddoti, disegni, lettere, testimonianze della dolcezza e dell’affetto che solo i propri alunni possono dare.

Molti insegnanti condividono metodi, strategie, trucchi che anche gli altri colleghi possano conoscere e adottare nel loro lavoro. Gli insegnanti influencer possono mettere in mostra il loro talento creativo attraverso la creazione di contenuti multimediali accattivanti, come video educativi, podcast, blog o post sui social media.

Le risorse che gli insegnanti influencer condividono possono essere molto preziose, donare supporto al lavoro dei colleghi. Dai tutorial sui lavori creativi per le varie ricorrenze dell’anno, passando da schede e altro materiale stampabile, fino ad arrivare a vere e proprie metodologie per rinforzare l’apprendimento: tutto può essere utilissimo e arricchente.

Alcuni insegnanti influencer monetizzano la loro presenza online attraverso partnership con marchi, sponsorizzazioni e altre opportunità di guadagno. Lo stipendio di un insegnante, si sa, non si può decisamente definire alto. Non è strano, quindi, che alcuni insegnanti cerchino opportunità di monetizzazione anche attraverso i social.

Molti insegnanti influencer si impegnano nell’attivismo nel campo dell’istruzione, prendendo a cuore cause legate alla formazione, all’equità educativa e ad altre questioni connesse al mondo dell’istruzione. Spesso si denuncia una scarsità di risorse materiali e umane destinate agli alunni con bisogni educativi speciali, si sottolinea la scarsità di materiale scolastico e la povertà delle strutture scolastiche, che non consentono uno svolgimento della didattica completo e positivo. Gli insegnanti sperano, con la propria voce, di far arrivare “in alto” le proprie richieste e le proprie denunce, per poter migliorare il contesto educativo in cui lavorano o, in generale, il sistema scolastico italiano.

Insomma, esistono community online per qualsiasi argomento, dalla moda agli animali, dall’allenamento, alle ricette, dal calcio agli hobby manuali: finalmente ora esiste anche una community di insegnanti!

Fatto in modo etico e responsabile, diventare un influencer può rappresentare un modo valido per ampliare l’impatto educativo al di là delle aule tradizionali.

È importante essere consapevoli che diventare un influencer comporta anche sfide e responsabilità, specialmente quando si è un educatore.

Alcuni nomi già affermati: Alessandro D’Avenia, Daniela Lucangeli, Maestra in Bluejeans, Alberto Pellai ed Enrico Galiano. Sono loro, i cinque professionisti da seguire sui social nel campo dell’education, della genitorialità, della psicologia e della pedagogia.

Fonte: Alessia Laura Bertinetto

E perchè non usare i social per un nobile scopo… finalmente? Certamente l’uso diverso di un mezzo così altrimenti conosciuto è già un “educare con l’esempio”. Mi immagino gli alunni a commentare ma tuttavia curiosi di mettere alla prova l’insegnante sullo stesso campo di “gioco”!

Perché sempre più insegnanti stanno diventando influencer (altuofianco.blog)

La buona notizia del venerdì: E’ italiano il primo art influencer – Laurin42 (laura-carpi.com)

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Perchè siam donne:Angela Ruiz Robles che ha inventato l’eBook nel 1949!

Angela Ruiz Robles è nata in Galizia nel 1895.

Insegnante e scrittrice appassionata, ha inventato uno strumento per la lettura dei libri che avrebbe potuto ampliare le conoscenze di studentesse, studenti e alleggerire, allo stesso tempo, le loro cartelle.

Lo chiamò “Enciclopedia Mecánica” e lo brevettò nel 1949.

Il congegno era dotato di tecnologia meccanica, elettrica e pneumatica. Aveva uno schermo di vetro a ingrandimento e una luce per poter essere letto al buio.

I bambini avrebbero potuto attivare diversi argomenti attraverso dei pulsanti e avere la possibilità di illuminare il testo, aumentare la dimensione del carattere, scriverci e disegnarci sopra.

Il dispositivo si apriva come un libro tradizionale, sul lato sinistro era posizionato un alfabeto automatico che permetteva di formare parole e frasi. Sul lato destro si trovavano gli argomenti disposti su bobine intercambiabili e indipendenti.

Era di piccole dimensioni, costruito con materiali leggeri e fornito di una valigetta che avrebbe permesso a uno studente di portarlo a scuola insieme alle bobine necessarie per le materie del giorno. Includeva inchiostri luminosi e una lente d’ingrandimento. Era interattivo, accessibile, pratico e logico e avrebbe potuto aiutare anche i bambini con difficoltà di apprendimento.

Lo scopo di Angela Ruiz Robles era semplice: “rendere più facile l’insegnamento, far ottenere la massima conoscenza con il minimo sforzo.

Il suo lavoro fu premiato e acclamato, ma, sfortunatamente, l’ “Enciclopedia Mecánica” non trovò i fondi necessari al suo sviluppo e oggi il suo prototipo è in mostra al Museo nazionale della scienza e della tecnlogia della città galiziana di La Coruña.

La studiosa è morta nel 1975 e la sua opera ha ottenuto solo un riconoscimento postumo.

Il 28 marzo 2016, giorno in cui avrebbe compiuto 121 anni, Google e ha dedicato un doodle.

Quarant’anni dopo la sua morte, il Consiglio comunale di Madrid ha approvato l’intitolazione di una strada cittadina per celebrare il suo contributo all’istruzione e all’innovazione.

La sua invenzione ha preceduto di quasi cinquant’anni quella dell’ eBook (libro elettronico), che ha avuto origine intorno alla fine degli anni novanta, in seguito all’affermazione dei siti di vendita on-line che iniziarono ad offrire, oltre alla versione cartacea, anche una trasposizione digitalizzata dei libri in uscita.

Per approfondire: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Ledizioni, Milano 2023

Per curiosità: I brevetti in Italia.

In Italia oggi un inventrice su 7 è donna 8 e siamo sopra alla media europea) Con il 14,3 % di inventrici, l’Italia si posiziona al 16°posto in Europa, leggermente al di sopra della media degli altri paesi europei.

Le università italiane e gli altri istituti di ricerca pubblica mostrano una quota maggiore di donne inventrici rispetto alla media europea (28%) . E c’è il record della Sardegna!

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La buona notizia del venerdì: Alla università nasce il laboratorio per lavorare a maglia o uncinetto, per imparare o condividere.

Un gruppo di studenti all’Università di Milano-Bicocca ha introdotto un’iniziativa innovativa, portando gli antichi mestieri di lavorazione della lana all’interno dell’istituzione accademica. Hanno infatti inaugurato un laboratorio di uncinetto e maglia aperto a tutti.

L’idea di creare il laboratorio è nata dalla necessità di avere uno spazio dove poter lavorare individualmente o collettivamente. Questa attività non è solo un modo creativo di trascorrere il tempo, ma anche un’opportunità per socializzare e rilassarsi.
Nel laboratorio dell’Università di Milano-Bicocca, l’atmosfera è distesa e inclusiva, con l’obiettivo di condividere e diffondere vibrazioni positive, senza competizione.

Del resto il motto del progetto è proprio questo: “No merito, solo condivisione e good vibes”.

Numerosi studi scientifici hanno infatti dimostrato che lavorare a maglia o a uncinetto può agire come antistress e la knitting therapy è stata indicata come un trattamento per distrarre le persone dal dolore.
Personaggi famosi come il tuffatore britannico Tom Daley – più noto per aver sferruzzato sugli spalti delle Olimpiadi di Tokyo 2021 che per aver conquistato la medaglia d’oro – hanno contribuito a rendere popolare questo hobby, condividendo i propri progetti sui social.


Il laboratorio si tiene il martedì dalle 17:00 alle 20:00 e come detto accoglie anche principianti.

Gli interessati possono rimanere informati tramite un profilo Instagram e un gruppo Telegram dedicati. L’iniziativa mira a trasformare l’ambiente universitario, tradizionalmente centrato sullo studio passivo, in uno spazio di socialità aperto a tutti.



Già da piccola mi piaceva lavorare a maglia, a uncinetto.

Ero affascinata da quel movimento delle mani, rapido e costante della nonna,dal ticchettio dei ferri e da quello che velocemente nasceva morbido e colorato.E la luce come un quadro di altri tempi !

Il mio primo lavoro è stato un capottino a uncinetto per la mia bambola preferita. Era di colore ecru e midi, collo e maniche abbondanti di lana pelosa. Ero fierissima della mia creazione, e che emozione nel mostrarlo alla nonna!

E questa è uno dei vantaggi di lavorare con le mani, ti puoi sbizzarrire secondo la tua ispirazione, è un momento magico per inventare,immaginare, scegliere ,si è così presi e concentrati che già si vede il finito. Esattamente come lo vuoi tu!

Avevo una predilezione per i disegni complicati che mi impegnavano in un continuo contare e osservare, contare e osservare, e questo mi piaceva perchè durava di più.

Ho partecipato anche ad una serie di incontri” leggere e sferruzzare” e la condivisione è molto stimolante.

Come quando guardavo la nonna, si crea subito atmosfera , come tanti gomitoli di lana morbida di tutti i colori che si trasformano velocemente sotto i ferri e consigli dati con amore, e l’entusiasmo negli occhi…

Vabbè…io mi portavo ferri e gomitoli dovunque!

Ma figurati se io…già sento nascere i commenti!

Perchè non provare?

Se ora si può persino all’università, comprovati i giovamenti per la salute da illustri psicologi, dottoroni , trainers e così via?

Love Laurin

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Perchè siam donne: Kuttiyamma impara a leggere a 104 anni!

Lei è Kuttiyamma.

Vive nel Kerala, in India. Abita in una casa fatta di paglia e di fango, condivide due stanze con genitori e undici fratelli.

Mamma e papà lavorano nei campi, Kuttiyamma cucina, lava e bada ai più piccoli. Nel pomeriggio i fratelli maggiori tornano da scuola e tracciano con il dito degli strani segni sulla terra. Lo chiamano alfabeto. Kuttiyamma è incantata.

Insegnatelo anche a me! I genitori scuotono la testa. L’istruzione non è per le femmine.

Cresce, ha 16 anni. Conosce un ragazzo, si chiama Konthi e ha un piccolo negozio di medicinali. Kuttiyamma lo sposa, mette al mondo cinque figli, vive di cucina e lavori domestici. Gli anni passano. I suoi ragazzi lasciano il nido, la casa si riempie di nipoti.

Kuttiyamma li osserva mentre fanno i compiti. Nonnina come si scrive questo? Mi leggi questa storia? Kuttiyamma si fa piccina, inventa scuse per allontanarsi. Si vergogna da morire.

Quando nessuno la vede, prende i libri, e accarezza con le dita quei segni misteriosi.

È il 2020, Kuttiyamma ha 103 anni.

Una vicina bussa alla porta, la trova china sui quaderni, intenta ad annusare e toccare le pagine. Kuttiyamma arrossisce. Perdonatemi, non so scrivere neanche il mio nome, ma sono molto curiosa. La vicina sorride. Signora, non c’è da scusarsi, se vuole posso aiutarla, sono un’insegnante.

Kuttiyamma si illumina. La sera si fa trovare con quaderni, matite temperate, e un sorriso infinito. Si esercita per ore con l’alfabeto. Alla luce dell’alba sul foglio brillano le lettere del suo nome.

Kuttiyamma piange di gioia.

Mese dopo mese, compone le prime frasi, scrive i numeri, studia, si diverte, a fine anno passa l’esame di alfabetizzazione con ottimi voti.

Kuttiyamma chiama a raccolta i nipoti, si schiarisce la voce piena di orgoglio.” Bambini, ora la nonna vi legge una bella storia.

Oggi Kuttiyamma ha 104 anni, lava, cucina, studia inglese, punta al diploma. La vista è calata, l’udito fa le bizze, ma in quanto a volontà non la batte nessuno.

Fonte:

(20) Facebook

Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società.

Rita Levi Montalcini

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13 novembre: la Giornata Mondiale della Gentilezza richiama i valori dell’umanità

 

Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata da una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000.

 

Una professoressa educa alla gentilezza i suoi alunni: “Sii gentile, sempre”

La docente che insegna ed educa i suoi ragazzi ad essere gentili verso il prossimo.

L’iniziativa comprende lezioni, show e tante emozioni.

Insegnare ai bambini ad essere gentili verso il prossimo è importante. Una persona gentile ha dei sentimenti importanti come l’onestà, l’altruismo, la generosità e l’empatia verso il prossimo. Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università della California, ha dimostrato come la vita dei bambini, dei pre-adolescenti, che compiono azioni gentili verso il prossimo, può cambiare in meglio.

Con dei semplici gesti gentili si può sia migliorare la vita di chi li fa e sia di chi li riceve. Per questo è importante incoraggiare le attività legate alla pro-socialità per avere effetti a catena ed aumentare la felicità e la popolarità di chi fa azioni gentili.

Quello che ha fatto una professoressa nel trevigiano con i suoi studenti è in linea con lo studio americano. La docente crede che, accanto al compito istituzionale, la scuola deve educare gli studenti ai sentimenti.

La professoressa che educa alla gentilezza ed ai sentimenti: “Ragazzine in gruppo che non si preoccupano se una loro compagna di classe rimane sola”

La professoressa Mara Pillon, 54 anni ed insegnate di italiano alla scuola media Marco Polo di Silea ha deciso di insegnare la gentilezza ai suoi alunni.

Osservando i suoi studenti si è accorta della loro indifferenza verso i compagni più “deboli”: “Li osservo da anni a ricreazione. Ragazzine in gruppo che non si preoccupano se una loro compagna di classe rimane sola. Ragazzi senza merenda costretti a rubarla ad altri con prepotenza, perché a nessuno viene in mente di condividere”.

Ha deciso così di insegnare la gentilezza a 19 alunni di età compresa tra gli 11 ed i 12 anni. Vuole insegnare, ai suoi alunni, a guardarsi intorno, osservare le persone ed a cercare di capirle.

É partito tutto da una frase del teologo Ian Maclaren e riportata nel libro di R.J. Palacio “Wonder”:

“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre”.

Per un mese le sei ore di lezione alla settimana di italiano sono state utilizzate solo per imparare la gentilezza, come riportato da Il Napolista. Dopo varie riflessioni ed attività legate alla gentilezza, gli alunni hanno invitato gli studenti di prima e seconda media dell’istituto, in aula magna, per condividere le loro esperienze.

Hanno iniziato a leggere loro degli articoli nei quali si spiega come una persona non nasce gentile ma lo può diventare. Si è passati ad analizzare il testo letterario di Dante “Tanto gentile e tanto onesta pare“, per sottolineare come la gentilezza non rende belle le persone fuori ma belle dentro e quindi nobili d’animo.

Inoltre hanno sottolineato come la gentilezza sia una forma di rispetto verso se stessi e verso l’ambiente che ci circonda: “per pulire il nostro pianeta bisogna essere puliti dentro. La coerenza tra il dentro e il fuori è essenziale e si riflette nel nostro comportamento“, come riportato dal sito dell’Istituto.

Successivamente è stata raccontata un’attività che si è volta in classe. Gli alunni hanno annotato sul diario scolastico per una settimana le gentilezze ricevute e nella settimana seguente quelle donate agli altri.

Alla fine si sono accorti che le gentilezze ricevute sono state tante ma spesso non vengono riconosciute o le diamo per scontate.

Inoltre hanno usato un lenzuolo bianco dove al centro hanno scritto: “GENTILEZZA MAGIA CONTAGIOSA“. Nel restante spazio sono stati attaccati dei fili di lana colorata, ai quali sono state pinzate moltissime frasi significative riportate su alcuni cartoncini colorati.

Infine è stato raccontato in breve la trama del libro Wonder e sono state create delle scenette teatrali. Si sono ripresi i momenti di vita scolastica nella ricreazione come la condivisione della merenda, l’inclusione, l’aiuto e, appunto, la gentilezza.L’attività è stata presentata anche ai genitori che hanno gradito molto l’iniziativa.

La professoressa Pillon ha dichiarato: “Adesso questi 19 studenti sono i messaggeri della gentilezza. Sono chiamati a mettere in pratica ciò che hanno studiato, saranno loro all’interno dell’istituto a consigliare gli altri di fare altrettanto. Spero che il progetto sia esteso anche ad altre classi”.

la gentilezza un valore che va trasmesso a scuola”

Cortesia, altruismo, solidarietà tra compagni di classe. Sono i valori che vogliamo trasmettere a #scuola. I nostri ragazzi devono infatti sentirsi parte integrante di una grande famiglia, di una comunità.

È quello che accade all’Istituto ‘Marco Polo’ di Silea, in provincia di Treviso, dove la docente di italiano Mara Pillon ha introdotto Condiviuna “nuova materia”: la #gentilezza. Con la sua bellezza e la sua semplicità ci ricorda quanto sia fondamentale, ogni giorno, il ruolo della scuola nella vita dei nostri ragazzi”.

 

«La gentilezza ci consente di allentare le continue difficoltà della vita, le nostre e quelle degli altri, di essere aperti agli stati d’animo e alla sensibilità degli altri, di interpretare le richieste di aiuto che giungano non tanto dalle parole quanto dagli sguardi e dai volti degli altri: familiari, o sconosciuti. La gentilezza è un fare e un rifare leggera la vita, ferita continuamente dalla indifferenza e dalla noncuranza, dall’egoismo e dalla idolatria del successo, e salvata dalla gentilezza nella quale confluiscono, in fondo, timidezza e fragilità, tenerezza e generosità, mitezza e compassione, altruismo e sacrificio, carità e speranza. La gentilezza è come un ponte che mette in relazione, in misteriosa e talora mistica relazione, queste diverse disposizioni dell’anima: queste diverse forme di vita: queste diverse emozioni. Ma la gentilezza è un ponte anche perché ci fa uscire dai confini del nostro io, della nostra soggettività, e ci fa partecipare della interiorità, della soggettività, degli altri; creando invisibili alleanze, invisibili comunità di destino, che allentano la morsa della solitudine, e della disperazione, aprendo i cuori ad una diversa speranza, e così ad una diversa forma di vita».

Eugenio Borgna, La dignità ferita

https://www.giuntiscuola.it/psicologiaescuola/news/13-novembre-la-giornata-mondiale-della-gentilezza/

https://www.universomamma.it/professoressa-educa-gentilezza-alunni/

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Le lanterne di San Martino illuminano la strada che porta a ritrovare la luce interiore

Fruttificare io sento la mia forza
corroborarsi e conferirmi al mondo;
sento l’essere mio che si sustanzia,
per volgersi alla luce
entro la trama del destino umano.”

Rudolf Steiner, Calendario dell’anima, 10 – 16 Novembre.

La celebrazione delle feste nel corso dell’anno nella scuola Steiner-Waldorf ha un significato molto profondo: la festa ci ricorda che non esiste solo un mondo materiale fatto di quotidianità venali, di cose materiali e di individualità. Celebrare insieme le feste significa, non solo per i bambini, ricollegare la dimensione terrestre dell’uomo a un ritmo cosmico naturale, a un’immagine più ampia e soprasensibile del mondo, immagine sempre più lontana e dimenticata, esperienza sempre più difficile da fare al giorno d’oggi.

Le feste, così come le fiabe, ci aiutano a rientrare in questo mondo di cui comunque sappiamo, magari inconsciamente, di far parte. Infatti, anche da adulti frenetici e materialisti, quando ci capita di entrare nel clima della festa riconosciamo subito un’atmosfera “già nota”, che riemerge da ricordi d’infanzia o da chissà dove. Per questo è importante far sì che i bambini, fin dagli anni dell’asilo, possano vivere intensamente questi momenti: li ritroveranno da adulti, portandoli sempre con sé e trasformandoli in forze di crescita e di relazione sociale.

In questo periodo dell’anno le giornate si accorciano, l’oscurità avanza minacciosa, le foglie cadono e un senso di morte e di freddo pervade l’anima. L’anima non ha più in sé quella solarità estiva che le proveniva dalla natura. Deve dunque trovare una luce nuova, una luce che nasca da dentro. San Martino è tradizionalmente la festa di questa luce interiore, come spiega bene Claudia Gasparini in questo articolo.

Nella tradizione contadina l’11 novembre finiva l’anno agricolo, data della svinatura e inizio del periodo invernale, quando la terra accoglie nel suo grembo quei semi che daranno nuova vita nella primavera futura. Nel nord Italia in questo periodo si stipulavano i contratti d’affitto tra il proprietario del podere e il mezzadro. Se il proprietario rinnovava il contratto allora i contadini potevano festeggiare con i prodotti tipici di questo periodo dell’anno, diversamente erano costretti a traslocare, solitamente nei giorni più miti detti appunto “estate di San Martino”. Da qui nasce il modo di dire “fare San Martino”, divenuto poi d’uso consueto anche in città.

Ne troviamo traccia in altri detti popolari che ancora resistono: “Oca, castagne e vino, tieni tutto per San Martino”, “A San Martino uccidi il maiale e bevi vino”, “A San Martino ogni mosto diventa vino”, “Chi no magna oca a San Martino no’l fa el beco de un quatrino”.

In asilo e nelle prime classi della scuola ci si prepara a questa festa qualche giorno prima, raccontando la storia di Martino, impastando e cuocendo il pane (con uvetta e mandorle) e costruendo lanterne, con materiali diversi a seconda dell’età.

L’11 novembre, verso sera, la classe si ritrova in un parco, in un bosco o in un sentiero di campagna comunque poco illuminato e, insieme ai maestri e ai genitori, si compie una breve processione.

Lungo il cammino si intonano canti dedicati a San Martino, alla luce fioca e calda delle lanterne. È solitamente buffo e nello stesso tempo tenero accorgersi come talvolta i bambini più spavaldi e temerari in classe una volta nel buio si trasformino in pecorelle timorose, magari presi per mano e incoraggiati da chi, più timido, in aula non esprime il meglio delle sue capacità di relazione

Se dunque San Michele celebrava il coraggio individuale, San Martino esalta la luce interiore della carità e dell’empatia verso gli altri, rappresentando questi valori attraverso esempi e immagini potenti, immagini generatrici di forze che lavoreranno silenziosamente dentro i bambini negli anni a venire, plasmando il loro senso morale, portando salute non solo a se stessi ma anche alla comunità in cui vivranno.

werne-di-san-martino/ww.scuolawaldorf.org/le-lant

lanterne di San Martino fai da te

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La buona notizia del venerdì: Ospedali Dipinti è un sogno realizzato

Quando ero bambino avevo un sogno. Oggi quel sogno lo dipingo per i piccoli pazienti

Da oltre 30anni la professionalità, il talento , la creatività, hanno fatto di SILVIO IRILLI, uno degli Artisti più apprezzati e stimati nel panorama internazionale dell’Arte contemporanea.

Il sogno inizia nel novembre del 1991: è il primo artista ad avere una sua opera a colori su tutta la prima pagina del quotidiano sportivo Tuttosport!

Negli anni ’90 è stato il disegnatore ufficiale della trasmissione televisiva “Solletico” su Rai Uno.

Fino al 2000 i suoi dipinti hanno illustrato copertine di giornali sportivi e dello spettacolo come Tuttosport, Guerin Sportivo, Sorrisi e Canzoni e altri ancora.

Nel 2007 e 2008 dipinge i Murales al GEORGIA AQUARIUM di Atlanta, l’acquario più grande del Mondo negli USA e riceve articoli su giornali americani e uno speciale al telegiornale della NBC, nota televisione americana. Più di 3 Milioni di visitatori ogni anno vedono la sua opera di 300 mq, dipinta sul soffitto d’ ingresso del GEORGIA AQUARIUM.

Nel 2012 crea il progetto Ospedali Dipinti, che sta regalando colore e sorrisi nei reparti degli Ospedali italiani.

Nel 2018 riceve i complimenti per l’iniziativa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Nel 2020 la stampa internazionale racconta a tutto il Mondo il messaggio di Ospedali Dipinti con cui l’artista vuole dare un messaggio di accoglienza, con articoli e servizi televisivi.

Nel 2023 crea l’iniziativa “Una Squadra per il Sorriso” per coinvolgere le società sportive e atleti a sostenere il progetto Ospedali Dipinti con raccolte fondi in partite o tornei, per decorare le pediatrie. La prima squadra ad aderire e il Reale Fenera Chieri ’76, la squadra di volley femminile in serie A1. Quale squadra sarà la prossima?

Amo trasformare i reparti ospedalieri in ambienti emozionali: perchè il Paziente non è solo un Paziente, è soprattutto una Persona! “.

Tutte le opere sono realizzate dall’Artista che si occupa in prima persona di realizzare, impaginare e allestire insieme al suo staff i reparti in Ospedale. I dipinti e le impaginazioni vengono realizzati in studio per poi essere stampati su prodotti certificati per gli ospedali. Un doppio lavoro, come se l’opera fosse dipinta 2 volte, ma questo consente in poche ore di trasformare un reparto senza disturbare l’operatività ai medici, infermieri e accogliere i pazienti per le terapie.

Ecco perchè quando si entra in una sala creata dall’ artista SILVIO IRILLI, si ha la sensazione di entrare in un grande affresco che regala serenità agli adulti e continua a far sognare i bambini.

Gli “Ospedali Dipinti” sono in tutta Italia!