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Mi chiamo C/2022 E3 e sono una cometa! Sono passata di qui 50.000anni fa .Come siete cambiati cara umanità!

Una cometa torna a fare visita alla Terra ben 50’000 anni dopo la sua prima comparsa, al tempo dei Neanderthal la C/2022 E3 (ZTF).

L’ultima volta che la stella ha visitato il pianeta, il deserto del Sahara era umido e fertile, Neanderthal e mammut vagavano ancora per il pianeta e gli umani, per quanto si sa, non avevano ancora raggiunto il Nord America.

La datazione del periodo di ritorno di 50 mila anni è stata fatta calcolando l’orbita percorsa dall’oggetto spaziale.

Secondo le stime, verso la fine del mese corrente dovrebbe addirittura essere visibile ad occhio nudo, tanta è la vicinanza al nostro pianeta, se invece siete armati di telescopio, già da questi giorni potrete iniziare ad avvistarla, nella speranza di ottenere uno scatto perfetto di un fenomeno destinato a ripetersi tra tantissimi anni.

C/2022 E3 (ZTF) è una cometa di lungo periodo che è stata scoperta lo scorso 2 marzo dagli astronomi Bryce Bolin e Frank Masci del Zwicky Transient Facility in California. All’inizio è stata giudicata un asteroide, ma con calcoli più accurati è stato stabilito che invece doveva trattarsi di una cometa. dimostrato avere una chioma condensata, caratteristica di una cometa”.

Da allora, la nuova cometa di lungo periodo si è notevolmente illuminata e ora sta attraversando la costellazione settentrionale della Corona Boreale nei cieli prima dell’alba.

Il 12 gennaio la stessa raggiungerà il punto di massima distanza dal Sole, avvicinandosi al massimo alla Terra solo il 1 febbraio 2023. Nel periodo che intercorrerà tra il 17 gennaio ed il 5 febbraio, “la declinazione della cometa sarà elevatissima, tanto da diventare circumpolare, ovvero visibile nel cielo per tutta la durata della notte, anche con un binocolo”.

In generale, per tutti gli essere umani le stelle hanno sempre avuto un significato molto speciale e sono viste come simbolo di speranza e di ideali.

L’essere umano ha bisogno di segni eccezionali per tirare fuori la testa dall’apparenza effimera che pure è il suo campo di esperienza.

Quindi mi domando…dato che nel Cosmo niente è per caso, quale messaggio vuole dare all’umanità questo passaggio della cometa di 50.000 anni fa? Così visibile ad occhio nudo in questo tempo di una umanità che raramente alza gli occhi al cielo così occupata a risolvere problemi che crea in continuazione.

50.000 anni fa

L’ Homo neanderthalensis,(king, 1864) comunemente detto uomo di Neandertal. visse nel periodo paleolitico medio, compreso tra i 200 000 e i 40 000 anni fa.

Fu un “Homo” molto evoluto, in possesso di tecnologie litiche elevate e dal comportamento sociale piuttosto avanzato che aveva la capacità di usare simboli e pensare in modo astratto. (Almeno così l’avrebbe detto Aristotele.)

Questo è emerso dai ritrovamenti di oggetti di ornamento personale e l’uso della pittura del corpo nelle grotte di Maltravieso, La Pasiega e Ardales  in Spagna. e nella grotta di Einhornhöhle in Germania.

Inoltre proprio da pitture rupestri risulta la sua dipendenza dai fenomeni naturali sia in terra che in cielo.

Certo l’interpretazione di un fenomeno come una cometa in cielo era istintiva e certamente aveva un riscontro sui suoi comportamenti, come lo era l’alternanza delle luce e del buio, la pioggia e il vento, la Luna e il Sole e le stelle.

L’ Homo neanderthalensis, viveva in simbiosi con la natura.

E tra i tanti fenomeni naturali una cometa che oggi chiamiamo C/2022 E3 (ZTF) poteva dare un messaggio, un imput,un monito . Quanto e quando è stato recepito e come utilizzato non lo possiamo sapere.

Ma certamente è stato notato perchè allora anche il cielo ed i suoi eventi erano da scrutare.

E l’essere umano aveva abbastanza coscienza di essere uno dei tanti abitanti di un ambiente che era comunque necessario per la sopravvivenza tanto da organizzare in gruppi i suoi simili.

E che tutto ciò che lo circondava dalla vegetazione, alla terra, alle distese di acqua, agli animali andava rispettato e curato per il bene reciproco.

50.000 > 2023

Homo Sapiens (dal latino uomo sapiente)l’essere umano moderno

gli appartenenti all’attuale umanità alzano gli occhi al cielo se non altro per assaggiare uno spicchio di eternità?

abbiamo coscienza di essere solo una delle tante specie che abitano il Pianeta Terra e sono reciprocamente necessari?

consideriamo l’Ambiente in cui viviamo un patrimonio indispensabile che deve essere conservato e migliorato per la sopravvivenza dell’intero sistema vivente ?

utilizziamo gli strumenti acquisiti per costruire un sistema di vita che sia utile a tutta la comunità utilizzando solo e oculatamente le risorse a disposizione?

abbiamo sviluppato concetti di bellezza e armonia verso noi stessi e tutte le altre specie? e comportamenti di conseguenza?

( a chi vuole completare…)

Non sarà che non è per caso che proprio in questo periodo viene avvistata questa cometa per ricordarci come eravamo e a farci riflettere su come siamo oggi ?

Se solo oggi notiamo questa cometa è perchè vogliamo darci un messaggio !

Forse riflettere su come siamo ora come umanità e se siamo soddisfatti delle nostre “ conquiste” !

Se stiamo raggiungendo lo stato di Homo Noeticus!

( io sono ottimista)

Love Laurin

Io penso che l’universo è un insieme vivo e pulsante di energie che agiscono, collaborano, scambiano qualità ed intensità in un continuo divenire secondo un ordine implicito da sempre e per sempre.

Queste energie pervadono e determinano una coscienza in tutto ciò che è manifesto, dal granello di sabbia, alle piante, agli animali, agli esseri umani fino alle più lontane e complesse galassie.

Le energie delle stelle ci sostengono e ci spingono verso le scelte che fanno della vita la nostra vita.

Cometa in arrivo, solo i Neanderthal l’avevano vista (tecnoandroid.it)

Homo neanderthalensis – Wikipedia

L’Origine dell’Arte e i Primi Esempi di Arte Paleolitica (ulukayin.org)

Homo noeticus – Wikipedia

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La buona notizia del venerdì: I fuochi d’artificio silenziosi a misura di animali

fuochi d’artificio possono spaventare i nostri amici a quattro zampe, ma le alternative per non rinunciare a questo magico spettacolo esistono, si tratta dei giochi pirotecnici silenziosi e coreografici, in cui ci non sono esplosioni, ma solo effetti speciali come cascate, fontane e girandole.

Qualcosa che esiste già in Canada dove, il 1 luglio, per festeggiare il Canada Day, sono stati utilizzati giochi pirotecnici silenziosi.

Volevamo ridurre al minimo l’impatto sulla fauna selvatica che vive in città e nel nostro parco nazionale, perché i fuochi d’artificio rumorosi possono essere stressanti dichiara il vicesindaco di Banff

Banff è una località turistica situata all’interno del Parco Nazionale di Banff nelle Montagne Rocciose, qui è possibile ammirare orsi, alci, lupi grigi, cervi, bisonti e tanti altri bellissimi animali.

Chiunque ha un cane o un gatto sa bene cosa possono significare questi rumori assordanti per loro. Gli animali scappano, sono terrorizzati pur essendo al sicuro nelle loro case. Immaginate che impatto può avere tutto ciò sugli animali selvatici”, dice Reg Bunyan, vice presidente dei naturalisti della Bow Valley.

Noi lo ripetiamo spesso, i fuochi d’artificio e in generale i botti, sono una fonte di stress e un serio fattore di rischio per la loro vita. Molti uccelli, ad esempio, muoiono di crepacuore o fuggono all’impazzata.

Se n’è accorto anche qualche comune italiano che già da tempo, ha sostituito i fuochi tradizionali a quelli silenziosi senza rinunciare alla bellezza dello spettacolo. L’azienda che li produce è italianissima, guardate che belli in questo video:

Anche a Roma Capodanno 2022, botti vietati !

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha firmato l’ordinanza che vieta i botti di Capodanno su tutto il territorio della Capitale a partire dal 31 dicembre fino al 6 gennaio.

Nell’ordinanza si legge che vige il divieto assoluto di usare materiale esplodente, fuochi artificiali, petardi, botti, razzi. Le multe previste arrivano fino a 500 euro.

L’ordinanza serve a evitare feriti e incendi, e salvaguardare gli animali domestici spaventati dalle esplosioni.

Saranno duemila gli uomini e le donne delle forze dell’ordine schierati per i controlli. Rafforzati i controlli nel centro della Capitale e nelle altre zone della movida, ma i controlli riguarderanno anche hotel e Bed & Breakfast, strade e piazze dove sono vietati assembramenti, annullati tutti i festeggiamenti in piazza. Massima attenzione al rispetto dell’obbligo delle mascherine all’aperto

Vietato a locali e ristoranti fino al 10 gennaio di tenere pubblici spettacoli. Il timore è che le sale da pranzo si trasformino in discoteche aggirando così il divieto di feste con musica dal vivo e dj. Per i partecipanti multe tra i 400 e i 1000 euro, e sanzioni fino alla chiusura temporanea degli esercizi.

Chi non c’era, ricorderà le immagini trasmesse in televisione degli storni abbattuti a migliaia, sulle vie del centro di Roma, dai botti del capodanno scorso.

Una strage da non dimenticare, secondo la Federazione italiana associazione diritti animali e ambiente che fa sapere con una nota, chiede ai sindaci di intervenire, con ordinanze mirate.

Diwali: la tradizionale festa delle luci senza fuochi d’artificio per il troppo inquinamento – greenme

https://www.money.it/Botti-Capodanno-2022-dove-vietati-elenco-Comuni-sanzioni

per-favore-rinuncia-ai-botti-di-capodanno-miao-bau-prr-cip-cip

leggi anche:

Capodanno 2022: come tutelare gli animali dallo stress dei fuochi d’artificio (padovaoggi.it)

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Perchè siam donne: Beatrix nella Hill Top Farm con Peter, Nutklin, Jemina, e Jeremy nel suo mondo fantastico e non solo.

In un’epoca in cui le donne non avevano diritto di voto, né accesso all’istruzione superiore ed erano considerate proprietà dei mariti, Beatrix Potter (1866-1943) divenne una scrittrice di successo, usando i diritti d’autore dei suoi libri per acquistare una fattoria, la famosa Hill Top Farm, dove visse, amando la natura, per il resto della vita.

Nessun aspetto del genio caleidoscopico di Beatrix Potter è più affascinante del suo contributo alla scienza e alla storia naturale.

A vent’anni, aveva sviluppato un vivo interesse per la micologia e iniziò a produrre disegni incredibilmente belli dei funghi che lei stessa raccoglieva per un’attenta osservazione al microscopio.

Era attratta dalla varietà della loro forma e del loro colore e dalla sfida che ponevano alle tecniche dell’acquerello. A differenza degli insetti, delle conchiglie o anche dei fossili, i funghi garantivano anche un’incursione autunnale nei campi e nei boschi, dove Beatrix poteva andare sul suo carretto di pony “senza essere ingombrata dalla famiglia o da attrezzature pesanti”.

Come altre donne che avevano tentato di ottenere un’audizione per la loro ricerca scientifica, non fu mai ricevuta alla “Linnean Society” di Londra e le sue teorie non furono mai prese in considerazione. Sarebbero state apprezzate solo un secolo dopo.

Nel frattempo, Beatrix continuava comunque a disegnare anche per proprio piacere, migliorando sempre di più nelle tecniche più varie, dai pastelli alle tempere a olio, dagli acquerelli all’inchiostro e talvolta anche alla scultura.

Beatrix , determinata e appassionata, a 32 anni riuscì a pubblicare il suo primo libro “The Tale of Peter Rabbit”, il testo che rese celebri i suoi personaggi. Peter coniglio; Nutklin, lo scoiattolo; Jemina, la papera col cappellino e Jeremy, il ranocchio elegante, la fecero diventare una delle narratrici e illustratrici più celebri e amate di tutti i tempi.

Dal giugno del 1902 fino alla fine dell’anno il libro vende 28.000 copie. Nel 1903 pubblica un nuovo racconto, “La storia dello scoiattolo Nutkin” (The Tale of Squirrel Nutkin) che ottiene altrettanto successo.

Non considerò mai arte e scienza come due attività che dovessero rimanere separate, ma registrava ciò che vedeva in natura con dei disegni per evocare anche e soprattutto una risposta estetica.

In un panorama culturale incerto tra passato e futuro, il grande successo di Beatrix Potter come innovatrice − nella letteratura per l’infanzia e nella scienza − passa dall’uso eccellente che fece della propria immaginazione, con la quale riuscì a dare valore letterario persino ai più piccoli animali che sempre popoleranno i giardini britannici. Allo stesso tempo, invogliava i propri lettori a mettere in moto la loro, di immaginazione, per figurarsi questi animaletti vestiti con cuffiette, giacchetti e grembiulini che prendono il tè, spazzano l’uscio di casa e spesso finiscono in avventure anche un po’ rischiose.

La sua biografia è raccontata nel libro “Beatrix Potter. A Life in Nature “ di Linda Lear che descrive in dettaglio l’evoluzione creativa della protagonista, il suo sviluppo rivoluzionario come donna d’affari e imprenditrice, il suo intimo rapporto con i luoghi e con il paesaggio.

Il film “Miss Potter racconta la nascita del best seller per l’infanzia “The Tale of Peter Rabbit” e la lotta della sua autrice per l’amore, il successo e la felicità.

Per saperne di più: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Ledizioni, 2020

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La buona notizia del venerdì: Carrozze elettriche al posto delle “botticelle”! I cavalli ringraziano!

La Camera ha deciso: non sarà più consentito l’uso di animali per la trazione delle «botticelle», le carrozze che offrono giri turistici nei centri delle città italiane. Il governo si impegna «a vietare l’utilizzo di animali per la trazione di veicoli e di mezzi di ogni specie adibiti al servizio di piazza e per i servizi pubblici non di linea finalizzati ai trasporti di persone a fini turistici e ludici, nell’intero territorio nazionale». inoltre, si ripromette di prevedere sanzioni amministrative e confisca del mezzo e dell’animale in caso di trasporto non autorizzato».

Viene inoltre previsto che gli animali maltrattati vengano affidati a chi può prendersene cura e che le licenze per la conduzione delle botticelle vengano convertite in «licenze per le guide di carrozze elettriche o taxi»

In molte mete turistiche internazionali le carrozze a cavalli appartengono al passato. Nell’inestimabile sito archeologico di Petra, in Giordania, calessi e botticelle hanno lasciato il posto alle auto elettriche. Le nuove “Club Cars”, che l’ente ha acquisito alla fine del 2019, sono di uso quotidiano e trasportano fino a sei persone alla volta.

Carrozze elettriche, dalle forme tradizionali, si trovano ormai in tutto il mondo, da New York a Berlino, da Vienna a Mumbai.

Al momento, le uniche botticelle elettriche attive in Italia si trovano alla Reggia di Caserta, dove sono state introdotte dopo che nell’estate del 2020 un cavallo si era accasciato al suolo a causa del caldo e della fatica.

A Roma, Palermo, Firenze o Pisa le carrozze trainate dai cavalli continuano però a vedersi nei principali punti turistici urbani.

Botticelle in piazza Venezia. Roma, 4 dicembre 2019. ANSA/CLAUDIO PERI

Le Botticelle

Alcuni romani sanno di che si tratta altri invece ignorano questo appellativo dialettale con cui si indicano le carrozze trainate dai cavalli, utilizzate per il trasporto dei turisti a Roma. L’etimologia è indicativa non della loro funzione attuale bensì di quella originaria: trasportare botti. Botti piene di olio, di vino, o di altre mercanzie che necessitavano di essere movimentate per il commercio cittadino, in tempi ormai remoti.

I primi botticellari arrivarono dal Molise e grazie alla loro esperienza con gli animali, vennero assoldati come stallieri. La principali rimesse di cavalli erano a Borgo e a Via Sannio. Poi passarono al ruolo di “botticellari”, cioè guidatori delle celebri carrozzelle romane.

Nella prestigiosa collana ‘Storia fotografica di Roma’, (edito da Intra Moenia) si trova una raccolta di suggestive fotografie della Roma ormai scomparsa e ci si può imbattere in alcune riproduzioni risalenti agli anni venti che ritraggono queste carrozze nelle vie e nelle piazze romane, allora pressoché deserte, a testimonianza che fino all’inizio del secolo scorso il cavallo era praticamente l’unico mezzo di trasporto, a parte qualche rara automobile.

I cavalli delle carrozze di quell’epoca erano in un certo senso dei privilegiati; benché non sia propriamente esatto definirli così dal momento che pur sempre si trattava di animali privati della libertà e costretti loro malgrado a trainare dei carichi, erano tuttavia pur sempre fortunati se li paragoniamo ai loro discendenti, i cavalli delle ‘botticelle’ odierne.

Un termine che, riferito ad oggi, risulta più che mai improprio dal momento che i cavalli oggi non trainano più botti, bensì turisti.

Con un’evidente forzatura si vuole oggi infatti far passare la botticella per tradizione lasciando intendere che essa sia sempre stata un mezzo per visitatori.

Tale attività nacque secoli fa dall’oggettiva necessità di trasportare merci quando l’assenza di altri mezzi di locomozione rendeva obbligato l’utilizzo di animali ed è stata poi forzatamente mantenuta in vita fino ai giorni nostri travisandone completamente il significato.

Una delle obiezioni che più spesso si sente porre anche da chi è comunque contrario alla pratica delle botticelle riguarda la fine che farebbero i questi cavalli se effettivamente le carrozze venissero dismesse.

Ma grazie al regolamento del 2005, i cavalli non più in grado di lavorare dovrebbero essere messi ‘in pensione’ presso idonea struttura.

Infine si ricorda il Corpo Forestale dello Stato, che già ospita alcuni cavalli provenienti dal palio di Siena nonché altri dell’Esercito vecchi e non più utili, si è offerto di dare degna accoglienza ai cavalli delle botticelle romane qualora venissero definitivamente liberati dalla loro carrozza.

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La buona notizia del venerdì: sconfiggere lo smog e la deforestazione? Ci sono le lucciole!

GLI INSETTI LUMINOSI SCONFIGGONO LO SMOG IN CINA

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Da sempre catturano la curiosità di piccoli e grandi perché, grazie alla luce che emettono, riescono a creare un’illuminazione notturna davvero suggestiva. Stiamo parlando delle lucciole, uno degli insetti più unici al mondo ma anche più a rischio d’estinzione.

Anni fa in moltissime città, soprattutto in estate, era possibile ammirarle ma oggi a causa dell’inquinamento e la conseguente distruzione del loro habitat naturale, stanno pian piano scomparendo.

Come accade per esempio in Cina,dove si sta cercando di ripopolare i parchi con i coleotteri luminosi.

Uno dei primi in cui si sta sperimentando la creazione di una colonia si trova nella città di Wuhan, nella provincia di Hubei e da un anno a questa parte i risultati sembrano essere soddisfacenti.

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ll parco fa parte di una zona naturale più grande, la East Lake Peony Garden ed è suddiviso in diverse aree: c’è una zona di allevamento dove le lucciole si riproducono, un’altra in cui i visitatori possono camminare direttamente tra gli insetti e osservarli da lontano e infine, una dedicata alla scienza dove si studia il perché della loro luminescenza.

La rapida urbanizzazione cinese ha dato come risultato la scomparsa, in alcune zone, delle lucciole per questo il parco a Wuhan è molto visitato: per molti è l’unica occasione di vedere le lucciole che sono state importate dalla vicina Jiangxi.

Gli insetti stanno reagendo bene al nuovo habitat anche se ancora si sta lavorando per riuscire a garantire la vita delle larve durante il periodo in cui il parco rimane chiuso.

I lampiridi vengono fatti arrivare in barattoli da Ganzhou (nella provincia di Jiangxi), a circa 800 km dal parco. Poi, vengono liberati nelle cinque zone della riserva dove è possibile osservarli da vicino e osservarli.

Allevare le lucciole costa una decina di yuan, ovvero poco più di 1 euro per ciascun insetto.

Ma il parco è già diventato un business, con il lodevole obiettivo di conservare una specie oggi quasi del tutto scomparsa – soprattutto nei centri urbani – a causa dell’inquinamento e del riscaldamento globale.

Nel bosco i bambini, coinvolti in diverse attività dedicate allo studio degli animali, possono entrare in contatto con gli insetti, gli unici in gradi di regalare questo spettacolo notturno

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Photo: Hubei Province

Appena calano le ombre della sera, nel villaggio di Nanacamilpa, a 70 chilometri da Città del Messico, file ordinate e silenziose di turisti giunti da ogni parte del mondo si dirigono verso la foresta di Santa Clara. Qui migliaia di lucciole accendono la notte buia ogni estate illuminandosi a intermittenza all’unisono. Gli abitanti della zona hanno tutti storie da raccontare legate a questi insetti ma non pensavano che sarebbero diventati così importanti per l’economia del posto e per l’ambiente.

Da quando il bosco è diventato uno dei due santuari delle lucciole riconosciuti al mondo (l’altro è in Nuova Zelanda), la deforestazione è diminuita del 60-70% e i 630 ettari di foresta vengono salvaguardati.  –

Waitomo Glowworm Caves: le grotte illuminate dalle lucciole in Nuova Zelanda

Le lucciole (o luciole) sono dei coleotteri appartenenti alla famiglia delle Lampyridae.

La luce emessa da questi insetti serve per la riproduzione: maschi e femmine si “chiamano”, si attirano nel buio per accoppiarsi. Il periodo di accoppiamento avviene nei mesi di giugno e luglio, di solito tra le 22 e mezzanotte. . 

Quello che permette a questa specie di insetti di illuminarsi è un fenomeno chiamato bioluminescenza, ossia un processo chimico complicato grazie al quale alcune molecole si muovono velocissime e producono un’energia che a sua volta si trasforma in luce
Le lucciole non sono gli unici esseri viventi a produrre luce. Fanno loro compagnia: alcuni tipi di larve, di vermi, alcune specie marine come i calamari, i gamberetti, le meduse e anche alcuni pesci.

Perché le lucciole fanno luce? – FocusJunior.it

Fonti:

La romantica magia delle lucciole

http://www.repubblica.it/ambiente/2016/08/02/news/in_messico_la_magia_delle_lucciole_sta_salvando_dalla_deforestazione-144981891/?ref=fbpr

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Perchè siam donne: Quattro scienziate-sub nel mare di Capri per riparare i danni dei pescatori di frodo

Le foreste ferite di Capri vivono sotto il mare.

Sono l’habitat ideale per moltissimi organismi viventi, come i pesci, che ci depongono le uova; e come gli alberi di una foresta tropicale sono capaci di produrre ossigeno e abbattere l’anidride carbonica. Fronde marine composte da un’alga bruna tipica del Mediterraneo, la Cystoseira, che potrebbe crescere rigogliosa ma che a Capri, sotto i Faraglioni, è stata annientata dallo scempio dell’uomo.

I pescatori di frodo di datteri, per estrarre dalla roccia calcarea i prelibati frutti di mare, hanno spazzato via con i martelli pneumatici ogni forma di vita, alghe comprese. Senza di queste, in un ambiente così desertificato, addio anche a pesci e ad altri organismi.

Ma se un giorno queste alghe, preziose custodi della biodiversità, ricominceranno a crescere il merito sarà di quattro ricercatrici dell’Università di Trieste. che, da maggio e per un anno, sono impegnate in una operazione di restauro ecologico dei fondali marini dell’isola.

Con muta e bombole le ricercatrici si immergono fino a 50 metri di profondità, all’ombra degli spettacolari scogli che spuntano dal mare come Ciclopi, per prelevare i campioni di acqua in superficie e in profondità. Lo scopo è individuare i danni e i siti più idonei dove intervenire.

Le ricercatrici sono tutte subacquee. «Necessariamente, — dice Annalisa Falace, 55 anni, docente di Algologia all’Università di Trieste e a capo del progetto —. Per raccogliere campioni di alghe non c’è altro modo». La squadra, collaudatissima e composta da studiose italiane e croate — con Annalisa, la biologa Sara Kaleb e le dottorande Marina Srijemsi e Martina Grigoletto —, sta lavorando al ripopolamento della foresta marina come farebbe un gruppo di agricoltori in una serra.

«Con la differenza che sulla Terra coltiviamo dal Neolitico, sott’acqua iniziamo ora», puntualizza Annalisa. L’originalità del metodo, sviluppato nell’ambito del progetto europeo ROC-POPLife, sta nella produzione in acquari di nuove «plantule» da reintrodurre in ambiente marino, senza danneggiare i siti donatori.

«In acqua cerchiamo le alghe in buone condizioni, ne prendiamo un pezzo con gli elementi riproduttivi, lo portiamo in laboratorio e lo replichiamo con le colture. Le nuove piantine poi tornano in mare, crescono e dopo un anno diventano fertili e producono nuove piante — spiega Annalisa—. Risultati? Con la stessa tecnica ho ricolonizzato in tre anni un chilometro di costa nelle aree protette delle Cinque Terre e di Miramare».

Con lei, da 20 anni, lavora la biologa Sara Kaleb, 41 anni, croata di nascita:”Insieme abbiamo costruito il laboratorio di Algologia di Trieste e siamo il cuore di un team non a caso tutto femminile . Siamo idealiste. Non abbiamo le classiche ambizioni del contesto accademico, tipicamente maschile, ma il sogno di ripristinare quello che c’era per consegnare qualcosa di migliore».

Una passione nata da bambina quando, a cinque anni, Annalisa Falace legge un libro il cui protagonista è un algologo di Capri. «Me ne sono innamorata perdutamente — racconta adesso —. Mamma era maestra e ho iniziato a leggere presto. In fondo c’era la classificazione delle alghe e l’ho imparata a memoria. Più tardi, al liceo, in gita a Trieste con mio padre, vidi una targa al Castello di Miramare con riportato il nome di “Guido Bressan, algologo”. Era domenica, lo chiamai a casa sua. Ci diede appuntamento in un caffè di Trieste… Anni dopo, è diventato il mio professore».

Le scienziate-sub che piantano alghe nel mare di Capri: «Così torna la vita»- Corriere.it

Gli esemplari di alga Cystoseira appartenenti a questa specie, insieme a quelli di molte altre specie del genere , sono particolarmente sensibili all’inquinamento e pertanto scompaiono facilmente dove vi siano alterazioni dell’ambiente marino. Sono soprattutto sensibili ad agenti inquinanti che si trovano in superficie come idrocarburi e detersivi tensioattivi.

Per questo motivo il loro monitoraggio fornisce indicazioni sullo stato dell’ambiente circostante.

Cystoseira mediterranea una specie tipicamente mediterranea che si trova lungo le coste rocciose.

In generale questa specie è presente in acque del Mar Mediterraneo Occidentale e nella fascia centrale. È stata osservata in Spagna e alle Baleari, in Grecia, Turchia e a Cipro. Lungo le Coste Nordafricane è stata osservata in Marocco, Algeria,Tunisia ed Egitto. In Italia è segnalata nel mare meridionale. Tirreno Centro Meridionale e Mare Ionio (Sardegna, Golfo di Napoli, Coste Siciliane).

Fonte Wikipedia

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Gattini su Facebook? Ma speciali che hanno almeno duemila anni!

 

🐈Sì, se il gattino in questione è dipinto su una parete dell’Insula delle Muse, una delle Case Decorate di Ostia antica.

Si trova precisamente in uno dei due piccoli corridoi (detti “alae”) che fiancheggiavano l’ambiente più grande e più importante della casa, il tablinum.

La parete di questo corridoio in età adrianea (117-134 d.C.) fu affrescata con una serie di pilastri gialli che incorniciano dei pannelli a fondo bianco: in essi si inserisce di volta in volta un animale diverso: oltre al gatto infatti si trovano raffigurate anche capre e altri animali.

Il Teatro che ancora oggigiorno viene usato per spettacoli estivi

Il cuore dell’attività economica di Ostia era un’area, coperta da portici, nota come 𝗣𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗖𝗼𝗿𝗽𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 e faceva parte del complesso costruito da Agrippa negli anni ’20 a.C.👉🏻

Fu durante il regno di Domiziano che fu costruito un tempietto sull’asse principale della piazza, con il teatro e il colonnato ricostruiti da Commodo. La maggior parte dei mosaici della fine del II secolo sono ancora al loro posto e ciò che è notevole sulla loro conservazione sono le informazioni che ci danno degli uomini d’affari che vi lavoravano: dagli spedizionieri provenienti da varie parti del mondo conosciuto, dalle città dell’Africa, della Sardegna e della Gallia.

Le iscrizioni lasciate ci danno un’idea di coloro che hanno fatto parte della storia di Ostia, individui provenienti dall’Egitto, dalla Spagna, ecc. Anche se il loro soggiorno a Ostia è stato breve, le prove della loro esistenza sopravvivono, molti molti anni dopo.

Un esempio di bottega a Ostia Antica

Mosaici di animali

Parco Archeologico di Ostia Antica

E’ il migliore esempio a portata di mano per conoscere i criteri di architettura dei romani e della distribuzione delle attività in una città romana. Le abitazioni, le botteghe, le terme, le vie di comunicazione e il teatro danno una idea di come vivevano gli antichi romani.

Consigliatissimo per una gita educativa all’aria aperta.

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La buona notizia del venerdì: Sonni tranquilli con le bambole della preoccupazione

Una piccola bambolina in abiti tradizionali a cui raccontare tutto quello che ci angoscia: la soluzione all’insonnia che arriva dai Maya

Spesso, quando ci mettiamo a letto, la nostra mente è ancora affollata dallo stress accumulato durante la giornata, dalle preoccupazioni per il giorno successivo, dall’incombenza di scadenze o urgenze di cui bisogna occuparsi.

È chiaro che, con una disposizione d’animo tanto agitata, prendere sonno e dormire tranquilli per tutta la notte è praticamente impossibile. Ci vorrebbe qualcuno a cui raccontare i problemi che ci attanagliano e ci tolgono il sonno, qualcuno che si prendesse carico delle nostre preoccupazioni per permetterci di riposare bene.

Anche gli antichi Maya avevano le loro preoccupazioni e avevano trovato un metodo geniale per metterle momentaneamente da parte e dormire sonni tranquilli.

Questo metodo, arrivato fino ai giorni nostri, è rappresentato dalla presenza di una Muñeca quitapena sotto il nostro cuscino.

Potremmo tradurre questo nome con “bambola della preoccupazione”: si tratta di una piccola bambolina (alta appena tre o quattro centimetri) realizzate a mano dagli artigiani indigeni che attualmente popolano gli altipiani del Guatemala, costituite da un’anima in legno e fil di ferro e agghindate con colorati abiti della tradizione Maya

Il “rituale” è molto semplice: prima di mettersi a letto, si prende in mano la bambolina e le si confessano paure, preoccupazioni, ansie e progetti che ci tengono la mente occupata, poi la si sistema sotto al cuscino e ci si addormenta.

Nella notte, la piccola bambola attrarrà a sé le nostre preoccupazioni e ci concederà un riposo sereno.

Ma non solo: secondo alcuni indigeni, le bambole della preoccupazione hanno il magico potere di risolvere i nostri problemi, trasformandoli in amuleti.

Non ci sono prove scientifiche dell’effettiva efficacia della Muñeca quitapena come rimedio all’ansia e alle preoccupazioni: ciò che di certo può aiutarci a dormire sonni tranquilli è il fatto di nominare ad alta voce tutto quello che ci stressa e, in questo modo, farlo uscire dalla nostra mente in una sorta di sano “transfert” indirizzato alla piccola bambola.

Un processo molto simile a quello messo in atto dai bambini che raccontano al proprio peluche preferito o all’amico immaginario ciò che li angoscia, liberando la mente

Fonte:

Le tradizionali “bambole della preoccupazione” realizzate dagli indigeni del Guatemala per portarci sonni più tranquilli – greenMe

Avete provato con il vostro gatto? Chi vi capisce e vi consola più del vostro gatto? Un gatto è indispensabile!

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Perchè siam donne: Eva Widdowson Crane l’amica delle api

Eva Widdowson Crane (1912-2007) biologa, scrittrice e intellettuale inglese, ha dedicata la sua vita allo studio delle api e all’ apicoltura.

La sua formazione è iniziata con la matematica quantistica, ma successivamente i suoi interessi si sono rivolti alle api a partire da quando, nel 1942, sposò James Crane e le fu donato un alveare, come regalo di nozze.

Si era nel pieno della seconda guerra mondiale, le scorte alimentari scarseggiavano e il miele prodotto dall’alveare poteva essere un valido sostituto dello zucchero, difficile da reperire.

Per Eva Widdowson-Crane fu una folgorazione e, a partire da quel momento, lo studio delle api diventerà la sua occupazione principale.

La sua mentalità scientifica la portò ad affrontare l’argomento dal punto di vista biologico, agricolo ed ecologico, ma se ne occupò anche dal punto di vista storico e antropologico, essendo l’apicoltura una pratica millenaria, diffusa in decine di culture diverse.

Nel 1945 entrò a far parte del comitato di ricerca dell’associazione degli apicoltori britannici e nel 1949 fondò l’International Bee Research Association (IBRA), che contiene il più ampio database mondiale di ricerche sulle api, realizzato dalla studiosa visitando più di 60 paesi, spesso anche in condizioni primitive.

Eva Crane non smise mai di documentarsi e viaggiò senza sosta per condurre le sue ricerche sulla biologia delle api, sulle proprietà organolettiche del miele e sulle forme di apicoltura praticate dalla preistoria al presente.

Nelle sue peregrinazioni in giro per il mondo attraversò oltre sessanta Paesi.

Scoprì, tra l’altro, che gli antichi babilonesi usavano il miele per preservare i cadaveri, che l’apicoltura praticata in alcune zone del Pakistan è identica a quella diffusa nell’antica Grecia e che durante la guerra del Vietnam le api sono state usate come armi dai Viet Cong.

Realizzò anche uno studio meticoloso sulle raffigurazioni di api e miele nelle opere di arte rupestre, analizzando oltre centocinquanta siti preistorici in diciassette Paesi.

Eva Crane scrisse più di 180 pubblicazioni tra saggi, articoli e libri molti dei quali dai 70 ai 90 anni.Honey: A Comprehensive Survey (1975), testo al quale contribuì per diversi importanti capitoli.

Sebbene oggi non venga più stampato rimane uno dei libri più significativi mai scritti sul miele.

Le api impollinatrici sono fondamentali per l’agricoltura e per il mantenimento dell’equilibrio di numerosi ecosistemi e, ancora oggi, i testi di Eva Crane sono un valido riferimento per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla loro importanza, sulle minacce che affrontano e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile.

Nel mondo esistono oltre 20000 specie di api, molte delle quali a rischio di estinzione.

Per questo, il 20 maggio è stato istituito, dall’ Assemblea generale dell’ ONU, il World Bee Day: per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questi preziosi impollinatori, per la nostra vita e per quella del pianeta.

fonte di ispirazione:

Dea e Donna: Sacro Femminino | Facebook

Leggi anche:

* Non si può non comunicare… ce lo ricordano le api danzando ! – Laurin42 (wordpress.com)

NB

Il 99% delle api sono tutte femmine
Possiamo dire che il l’organizzazione sociale delle api è un matriarcato, poiché le femmine svolgono un ruolo centrale nella colonia. La maggior parte della colonia è composta da femmine, sono responsabili dell’organizzazione, mantenimento ed espansione della colonia, il ruolo dei fuchi è quello di soddisfare i bisogni riproduttivi della Regina.

In un alveare normale, la covata di fuchi inizia in primavera e i fuchi muoiono in autunno. Manterrànno i fuchi fuori stagione, solo quelle colonie che hanno perso la regina per qualche motivo

Al di là di fecondare la regina, le loro funzioni sono di tenere al caldo e ventilare l’alveare.

Le api non hanno una regina. Le api non capiscono la politica.

Un’ape regina è un’ape femmina che viene nutrita appositamente per essere sessualmente matura. In altre parole, sono in grado di riprodursi. Ce n’è sempre solo una in un alveare. Finché le uova vengono fecondate nascono solo femmine,

All’interno degli alveari ciascuno degli abitanti, ha ruoli diversi per la colonia.

Le api regine sono le api più grandi e più importanti della colonia, poiché sono loro che depongono le uova.

Queste uova attraversano varie fasi di metamorfosi.

Le api femmine nascono da uova fecondate, i fuchi invece da quelle non fecondate.

All’interno dell’alveare ogni ape ha un ruolo ben definito.

Le api operaie sono quelle che svolgono più compiti suddividendosi le mansioni in base alle esigenze dell’alveare.

Dal momento in cui nasce una operaia essa passa attraverso diverse mansioni: fare la cera, pulire, nutrire i piccoli e le regine, le guardiane e, infine, le raccoglitrici.

Invito a meditare e trarre conclusioni!

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Gli alberi simboli del mese di Giugno, mese del Sole

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Giugno, denominato anche Mese del Sole o Mese della Libertà,

è il 6º mese dell’anno secondo il calendario gregoriano, ed è il primo mese dell’estate nell’emisfero boreale e il primo dell’inverno nell’emisfero australe; consta di 30 giorni e si colloca nella prima metà di un anno civile.

La denominazione Mese del Sole deriva dal fatto che in corrispondenza del 21º giorno del mese, ovvero nel solstizio d’estate, l’asse terrestre presenta un’inclinazione tale da garantire la massima durata di luce nell’arco di un giorno. In contrasto con il solstizio d’estate, il solstizio d’inverno che cade il 22 dicembre, rappresenta il giorno dell’anno solare più corto, in quanto l’asse terrestre raggiunge un valore di declinazione negativa, rappresentando quindi l’inizio della stagione invernale nell’emisfero boreale.

La traduzione inglese del nome,June, viene usata come nome proprio femminile.

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Jaques Louis Dubois (French. 1768-1843) – Giunone

Il nome Giugno deriva dal mese romano Junius che trarrebbe origine, secondo Ovidio, da juniores: “ i giovani” a cui i romani dedicavano questo mese( avendo Romolo diviso la popolazione romana in due, i maggiori, gli adulti anziani, appunto e i minori, i giovani abili alle armi, così che i primi governassero con la saggezza e i secondi con la forza delle armi.

Secondo altri il nome deriverebbe dal nome della dea giunone Juno, dea della luce, protettrice delle donne, delle nozze e dei parti, sposa- sorella di giove e simbolo della prosperità femminile, a cui il mese era dedicato.

Calendario arcaico romano: Junuis era il quarto mese del calendario e contava 30 giorni

Calendario della repubblica romana: Junius era il quarto mese del calendario e contava 29 giorni

Calendari Giuliano ed Augusteo: Junius era il sesto mese del calendario e contava 30 giorni

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Per gli Ebrei, Sivan è il nono mese del calendario e prenderebbe il nome dal babiulonese Simanu, dura 30 giorni e va da maggio a giugno, Tammùz. Il decimo mese, prende il nome da un personaggio biblico, Dumuzi ha 29 giorni e va da giugno a luglio, il suo nome babilonese era Duzu

Per i Musulmani Rabe’e Al-Thani, che conta 29 giorni, è il qusrto mese del calendario e va da Maggio a Giugno, mentre Jamadiyu’l-Aval ha 30 giorni, è il quinto mese e va da giugno a Luglio

Per i Persiani Khordad, terzo mese del calendario, contava 31 giorni e andava da Maggio a Giugno, mentre Tir, di 31 giorni era il quarto mese e andava da Giugno a Luglio

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Per i celti Simivisonios ( tempo chiaro) ottavo mese del calendario, contva 30 giorni, e andava da Maggio a Giugno, mentre Equos ( tempo dei cavalli) nono mese contava 30 giorni e andava da Giugno a Luglio

Anche i pellerossa d’America adottarono il computo dei mesi al sistema importato dai pionieri, ma i loro mesi erano legati alla Luna e quindi ogni popolo aveva nomi propri per ogni mese dell’anno: Secondo la testimonianza di Alce nero, del popolo Lakota, era Luna che ingrassa, e per gli indiani Chippewa e Ojibwa era Luna della Fioritura

Durante la Rivoluzione Francese il periodo che andava dal 20 Maggio al 18 Giugno fu chiamato Prairial ( Pratile) mentre quello che andava dal 19 Giugno al 18 Luglio prese il nome di Messidor ( Messidoro)

Nel Medioevo il mese di Giugno veniva rappresentato come un giovane che tosa un montone.

Le giornate si allungano fino al giorno 21, Solstizio d’Estate, poi cominciano ad accorciarsi.

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Gli alberi del mese secondo il calendario celtico degli alberi

Questo periodo richiama l’idea del vento incostante e imprevedibile che mette in contatto luoghi e cose che non potrebbero esserlo diversamente, trasportando i semi, sollevando la polvere, portando profumi e odori, ammassando le nubi e disperdendole

La quercia
Parola chiave: potere

Resistente e protettiva, la quercia è la regina delle piante celtiche dove dimorano gli dei del cielo. Per questo le navi, le porte e gli scudi dovevano essere fatti di quercia. Anche la ghianda, considerata seme della scienza divina, aveva funzioni magiche come cibo rituale per i Druidi.

La corteccia di quercia veniva utilizzata anche in medicina come astringente e tonico ed anche come antiveleno in caso di morsi di serpi.

Tranquillo e determinato, il temperamento del nato sotto il segno della quercia non si scompone mai. Sarebbe un ottimo leader se soltanto attenuasse la sua rigidità. Teme il cambiamento, rendendo invece al meglio in condizioni stabili. Ama avventure erotiche brucianti, ben distinte dai legami familiari ritenuti intoccabili.

L’ abete

Abies alba o Abete bianco- la parola latina “alba” significa “perla” – ha il nome adatto alla sua preziosità.

L’abete rappresenta il tempo e l’immortalità, in quanto ha aghi persistenti e pigne che rimangono sempre rivolte verso l’alto anche a maturità. Durante questa fase le scaglie un poco alla volta si aprono e cadono facendo uscire i semi.

Le persone appartenenti a questo segno sanno esprimere con molta creatività la loro intelligenza stimolata dalla curiosità. Gli individui “Abete” sono in continuo movimento. Non si lasciano coinvolgere totalmente ed emotivamente dalle situazioni. Sanno immedesimarsi di volta in volta nella realtà del momento e non hanno bisogno di punti fermi e di certezze.

Possono sembrare superficiali e disinibiti a causa della loro disinvoltura, del loro umorismo e della capacità di trovare la parte comica nelle situazioni tragiche.

Al tipo “Abete” si addicono le attività che richiedono viaggi, contatti e scambi intellettuali. Per le sue capacità d’immedesimazione potrebbe fare l’attore.

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L’animale del mese

La lepre (1 giugno – 28 giugno)

L’antica tradizione Maya attribuisce al segno della Lepre Scoiattolo doti di chiaroveggenza.

Lo Scoiattolo, nella cultura Maya, è simbolo di fertilità e abbondanza.

Comunicativi e vivaci, i nati del segno possono diventare eccellenti professionisti nelle pubbliche relazioni. Hanno idee brillanti e considerano molto importante l’amicizia. Estremamente socievoli e attraenti, sono però incapaci di conservare un segreto. Dato il loro buon carattere hanno moltissimi amici e sono ricercati in compagnia. Attivissimi, riescono spesso a fare più cose contemporaneamente grazie a processi mentali più rapidi rispetto ad altre persone.

Fonti:

http://www.studioemys.it/Pavia.html

http://www.lunario.com/docs/mesepermese/Mesi/