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Il 20 marzo è l’Equinozio di Primavera 2024:La lunghezza del giorno è uguale alla lunghezza della notte.

La parola equinozio deriva dal latino “equus nox”, ovvero “uguale notte”.

In astronomia, si definiscono equinozi i due istanti nel corso dell’anno in cui il Sole si trova perpendicolare all’equatore e la separazione tra zona illuminata e zona in ombra della Terra passa per i poli.

Agli equinozi il Sole sorge precisamente ad est e tramonta precisamente ad ovest, ovunque.

La lunghezza del giorno è uguale alla lunghezza della notte.

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L’Equinozio di Primavera è il periodo in cui gli elementi – aria, fuoco, acqua e terra – sono in grande attività creativa. L’aria è percorsa da frizzanti brezze e le piogge primaverili portano acqua alla nuova vita della vegetazione, un fermento vibrante e vitale si percepisce in tutto ciò che è manifesto.

Se l’Equinozio d’autunno segna l’inizio della metà oscura dell’anno e quello di primavera l’esatto opposto: è l’inizio della metà luminosa, quando le ore di luce superano le ore di buio. E’ il primo giorno della primavera, la stagione della rinascita, associata presso varie culture a concetti come fertilità, resurrezione, inizio.

Questa festa segna il momento dell’unione in un simbolismo cosmico, il risveglio della Natura; il matrimonio fra una divinità maschile, appartenente alla sfera solare, ed una femminile, legata alla Terra o alla Luna.

Il Dio Sole si accoppia con la Giovane Emergente Dea Terra.

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La storia è piena di tradizioni e miti legati alla primavera e molti di questi si basano sul concetto di sacrificio e successiva rinascita.

l’Equinozio è il giorno in cui la Wicca commemora la discesa della giovane Dea nel mondo sotterraneo e il suo ritorno trionfante alla superficie della terra, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità, e cio’ fa pensare alle Dee Persephone, Kore, Blodeuwedd, Eostre, Aphrodite, Athena, Cybele, Gaia, Hera, Iside,Ishtar, Minerva e Venere.

La natura ci viene incontro nella grazia e nella vitalità della sua fanciullezza e tradizionalmente le feste legate all’equinozio celebravano proprio le dee fanciulle come Persefone-Kore, dea greca dal duplice volto di fanciulla e regina degli inferi.

Durante la notte venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e più rimanevano accesi, maggiori sarebbero stati i frutti della terra. Durante la giornata venivano irrigati i campi, mentre i Druidi, sfruttando la corrispondenza perfetta tra ore solari e ore notturne, celebravano i loro Riti.

Sham El Nessim era un’antica festività egiziana le cui tracce risalgono a circa 4700 anni fa. Resta una delle feste pubbliche Egiziane, cade il lunedì e coincide con l’equinozio di primavera.

L’equinozio di marzo segna il primo giorno dell’anno per una varietà di calendari, inclusi il calendario Iraniano, il calendario Bahá’í. Il festival Persiano (Iraniano) del Naw-Ruz viene celebrato in questo giorno.

Nell’antica mitologia persiana, Jamshid, il re mitico della Persia, ascese al trono in questo giorno e ogni anno quest’evento viene commemorato con feste per due settimane. Queste feste rievocano la storia della creazione e l’antica cosmologia del popolo Iraniano e Persiano.

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Il giorno del Pianeta Terra venne celebrato inizialmente il 21 marzo 1970, giorno dell’equinozio. Attualmente è celebrato in diversi Stati il 22 aprile.

In molti paesi arabi il Giorno della Madre viene celebrato nell’equinozio di marzo.

Qualunque sia la nostra credenza, questo è un periodo in cui celebriamo il trionfo della luce sul buio e sulla morte.

Rudolph Steiner

Nel passaggio dalla primavera all’estate lo spirito della natura si rivela al mondo. L’anima dell’uomo si riversa in ciò che vive intorno, così egli diventa uno con tutto ciò che cresce, con ciò che germoglia e sboccia: fiorisce insieme al fiore, germoglia con la pianta, fruttifica con l’albero.

La primavera scioglie, in una possente espirazione, gli spiriti della natura: essi sorgono dalla tomba dell’inverno, si innalzano nell’atmosfera sino a sfiorare le orbite dei pianeti e a percepire le leggi eterne delle stelle.

La terra in inverno era quieta e placata come lo è la testa dell’uomo quando ha risolto un enigma. Ma quando a marzo le piante succhiano dalla terra le sostanze minerali per crescere, allora si diffonde nella natura una vitalità interiore, quasi una inquietudine. Sotto terra serpeggia la brama di vivere.”

L’Equinozio di Primavera è l’inizio dello Zodiaco con Ariete che è il primo dei dodici segni del percorso dell’anno del Sole. Così è da eoni ed eoni e così è sia la natura che per tutti gli esseri viventi  sulla Terra. Pronti a crescere e a far crescere i germogli custoditi e alimentati durante l’inverno. Ora che la Luce riscalda e nutre e trionfa!

Le pietre speciali per questo giorno sono l’opale, l’acquamarina, il quarzo rosa e la pietra di luna.
Gli animali mitici includono gli unicorni, cavalli e centauri alati.
Le piante e le erbe associate a questa festa sono i fiori di primavera, dai croco, ai bucaneve, ai narcisi, così come il gelsomino, il muschio irlandese e lo zenzero.

La pianta sacra dell’Equinozio di Primavera è il trifoglio.

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Se ti senti di condividere  anche tu questo ciclo delle stagioni e  crescere in te questa  sensazione dell’inizio. Piccole cose, semplici azioni concrete, apri le finestre alla brezza profumata, svuota i cassetti, stendi una tovaglia verde con bicchieri colorati, compra quel libro che ti ispira, dipingi delle uova con i simboli del sole e della luna 
Soprattutto fai quello che ti fa pensare, sentire, palpare ” Primavera”. Che sia un moto del cuore che ti fa percepire diversamente il tuo intorno. Ti riempie di gioia una violetta appena fiorita, canticchiare l’ultimo successo che diventerà il tormentone dell’estate, scoprire che c’è del cielo blu sempre dietro alle nuvole. 
E sono certa che posso avere tanti momenti primavera in tutto l’anno che sarà! Love Laurin!
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Mi chiamo 12P/Pons–Brooks, e sono una cometa! Passo di qui ogni 71 anni, i vostri! Ed è da molto più tempo che ti osservo, cara umanità! E sono curiosa della tua evoluzione…secondo me eh!

La gigantesca cometa 12P/Pons–Brooks, con un diametro di circa 30 chilometri, scoperta nel 1812 dall’astronomo Jean-Louis Pons dall’Osservatorio di Marsiglia e riscoperta nel 1883 da William Robert Brooks, è una cometa periodica di tipo Haley con una periodicità di 71 anni. Ciò significa che torna a “salutarci” ogni sette decadi circa.

È soprannominata “cometa del Diavolo” per le curiose “corna” della chioma, legate a misteriose esplosioni che si verificano sulla sua superficie.

Ma da quanto tempo è in giro nell’universo? Quante volte 71 anni?

La sua prima comparsa è relativa alla evoluzione della tecnica umana e complicati calcoli sarebbero necessari per risalire alla sua formazione.

Quindi mi domando… dato che nel Cosmo niente è per caso, quale messaggio vuole dare all’umanità questo passaggio della cometa di 71 anni fa e oltre? Così visibile ad occhio nudo in questo tempo di una umanità che raramente alza gli occhi al cielo così occupata a risolvere problemi che crea in continuazione.

Ipotizziamo un passaggio dall’Homo neanderthalensis, che viveva in simbiosi con la natura.

E tra i tanti fenomeni naturali una cometa che oggi chiamiamo 12P/Pons-Brooks era certamente un messaggio, un imput, un monito . Quanto e quando è stato recepito e come utilizzato non lo possiamo sapere.

Ma certamente è stato notato perchè allora il cielo ed i suoi eventi erano da scrutare per capire il loro significato e le possibili conseguenze.

E l’essere umano aveva abbastanza coscienza di essere uno dei tanti abitanti di un ambiente che era comunque necessario per la sopravvivenza tanto da organizzare in gruppi i suoi simili.

E che tutto ciò che lo circondava dalla vegetazione, alla terra, alle distese di acqua, agli animali andava rispettato e curato per il bene reciproco.

E di 71 in 71, 12P/Pons–Brooks è arrivata all’Homo Sapiens (dal latino uomo sapiente) l’essere umano moderno

E mi domando cosa penserà dell’umanità attuale…

Gli appartenenti all’attuale umanità alzano gli occhi al cielo se non altro per assaggiare uno spicchio di eternità?

Hanno coscienza di essere solo una delle tante specie che abitano il Pianeta Terra e sono reciprocamente necessarie?

Considerano l’Ambiente in cui viviamo un patrimonio indispensabile che deve essere conservato e migliorato per la sopravvivenza dell’intero sistema vivente ?

Utilizzano gli strumenti acquisiti per costruire un sistema di vita che sia utile a tutta la comunità utilizzando solo e oculatamente le risorse a disposizione?

Hanno sviluppato concetti di bellezza e armonia verso noi stessi e tutte le altre specie? e comportamenti di conseguenza?

( a chi vuole completare…)

Non sarà che non è per caso che proprio in questo periodo viene avvistata questa cometa per ricordarci come eravamo e a farci riflettere su come siamo oggi ?

Se solo oggi notiamo questa cometa è perchè vogliamo darci un messaggio !

Forse riflettere su come siamo ora come umanità e se siamo soddisfatti delle nostre “ conquiste” !

Se stiamo raggiungendo lo stato di Homo Noeticus!

( io sono ottimista)

Love Laurin

( Già mi vedo pronta a testa in su a ricevere i frammenti di cometa come perle dal cielo e percepirne l’energia, emozionata da questo palpabile contatto con l’universo che mi dà la certezza di essere qui e ora. Sulla Terra!)

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29 Febbraio, un giorno in più …per fare e disfare!

Quando febbraio ha 29 giorni si dice che è un anno bisestile.

L’anno bisestile ci dà un giorno in più per portare avanti i nostri progetti.

Un giorno in più non è poco: quante cose si fanno in un giorno?

In un giorno si può andare o venire, prendere o lasciare, giocare e cantare ad alta voce.
Si può dire ti voglio bene, abbracciarsi e baciarsi, guardarsi negli occhi una volta in più.
Si può decidere di vedere la vita con altri colori e dare inizio ad un sogno del cassetto. Si può dipingere le pareti di giallo.
Si può sentire il profumo dell’universo e ricordarselo per sempre e anche di un prato verde e di un cielo blu.

Si può fare altro e altro ancora……

( es. scrivere un post sul 29 febbraio!)

Perché ogni quattro anni febbraio ha 29 giorni?

Il calendario basa la propria unità di misura su grandezze di durata fissa, (giorni, mesi, anni) riferite ad elaborazioni di calcoli basati sull’osservazione di fenomeni astronomici, tipo lunazioni e cicli solari. Tali calcoli hanno, nel corso delle epoche storiche, subito varie modifiche ed interpretazioni, dettate dal fatto che i cicli astronomici non sono esattamente formati da un numero intero di giorni.

L’ anno attico si componeva di 12 mesi lunari, costituiti alternativamente di 29 e 30 giorni , per complessivi 354 giorni . L’ inizio dell’anno è posto nel primo giorno del mese di Ecatombeone, corrispondente alla metà circa del moderno mese di luglio .

Nel 432 a.C. viene adottato dalle polis greche il ciclo metanico , dal nome dell’astronomo ateniese Metone ,che consisteva nell’intervallare variamente 7 mesi aggiuntivi in un arco temporale di 19 anni .

Poi durante il periodo romano Giulio Cesare decise di operare una radicale riforma del calendario istituendo il ciclo quadriennale composto da 3 anni di 365 giorni e un anno di 366 giorni . Quest’ultimo fu chiamato bisestile perchè il giorno in più veniva intercalato tra il 23 e il 24 febbraio , bis sexto die ante kalendas martias, in modo che si contasse due volte il sesto giorno giorno prima delle Calende di Marzo,che erano nel calendario romano i primi giorni del mese.

Fu grazie a Cleopatra, che Giulio Cesare attinse a tutte le conoscenze egiziane che lo misero in condizione di varare la riforma del Calendario Giuliano basato sull’anno solare.

L’assassinio di Cesare purtroppo impedì la piena realizzazione del calendario solare perchè già dai tempi di Ipparco, che apprese le sue conoscenze ad Alessandria d’Egitto, si sapeva che l’anno solare era pochi minuti inferiore a 365 giorni e 6 ore.
E si dovette attendere circa 1600 anni perchè venisse apportata la correzione con il taglio dei 10 giorni.

Ma nel 1582 papa Gregorio XIII attuò un ulteriore riforma al calendario giuliano .

Secondo i calcoli di Copernico, l’anno solare non era esattamente di 365 giorni e un quarto ma variava da un massimo di 365,2472 ad un minimo di 365,2381.

Questa differenza faceva si che il calendario giuliano si trovasse “in ritardo” di 10 giorni; perciò Gregorio XIII ordinò che si passasse dalla data di giovedì 4 ottobre alla data di venerdì 15 ottobre e si stabilì che di tutti gli anni centenari venissero considerati bisestili soltanto quelli multipli di 400.

Perciò soltanto l’ anno 2000 è stato bisestile mentre il 1700,1800,1900 hanno avuto soltanto 365 giorni.

La riforma gregoriana fu imposta non per un problema scientifico ma religioso.

Infatti nel 1572 il giorno dell’equinozio di primavera si era spostato di 10 giorni, dal 21 marzo all’11 marzo. Le meridiane mostravano, infatti, che il Sole si trovava all’equinozio con anticipo di 10 giorni. In questo modo sballava completamente la data per la Pasqua, da celebrare, secondo il dettame del Concilio di Nicea (325 d.C.),, “ la prima domenica che segue il plenilunio successivo all’equinozio di primavera”.

All’inizio venne applicata solo entro i confini italiani e iberici, ma la Francia si allineò quasi subito, e tolse i 10 giorni a dicembre; poi ci furono i Paesi Bassi, che si adeguarono all’inizio del 1583. La Germania e la Svizzera (solo le zone cattoliche) arrivarono nel 1584, Polonia e Ungheria nel 1586, la Prussia nel 1610.

I paesi protestanti (Germania, Olanda, Danimarca e Norvegia) si convinsero dopo un secolo, e nel 1750 adottarono il calendario anche la Svezia e la Gran Bretagna.

Nel 1873 fu la volta del Giappone e il 1911 quella della Cina. Restavano ancora fuori la Russia, che si convinse nel 1918, la Yugoslavia, la Romania e gli altri paesi ortodossi (1919), la Turchia (1927) e, ultima ad accettare la riforma, la Grecia (1928).

Ma perché è stato scelto proprio febbraio?

Perché mentre gli altri mesi hanno tutti 30 o 31 giorni, febbraio ne ha solo 28?

Bisogna risalire fino agli antichi romani.

Marzo rappresentava l’inizio del nuovo anno e febbraio, aveva 29 o 30 giorni, negli anni bisestili. In onore di Giulio Cesare, il Senato cambiò il nome del quinto mese: da Quintilis divenne Iulius (l’odierno luglio).

Quando poi salì al potere Ottaviano Augusto, questi decise di dedicarsi il nome del sesto mese. Sextilis divenne allora Augustus. Ovviamente Ottaviano non poteva accettare che il mese che ricordava il prozio avesse un giorno in più di quello in suo onore. Allora  prese un giorno a febbraio (che rimase con 28 giorni) e portò agosto a 31.

Ecco spiegato perché c’è un mese più breve degli altri, e due mesi consecutivi hanno 31 giorni. Resta un piccolo errore non corretto, per cui chi sarà su questa Terra nel 4900 dovrà togliere 1 giorno dal secolo (uno qualsiasi degli anni bisestili).

E chi nasce di  29 febbraio?

Un illustre musicista italiano di nome Gioacchino Rossini, nato a Pesaro il 29 febbraio 1792, festeggiava il suo compleanno ogni quattro anni.

Il tempo è una convenzione dell’essere umano. Tutto è qui e ora da sempre e per sempre.

Love Laurin

Fonti:

http//www.spazioautori.it

http//dailywired.it

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La buona notizia del venerdì: La generazione Z ha riscoperto le biblioteche.

La Generazione Z , la generazione delle persone nate tra gli ultimi anni novanta e i primi anni duemila dieci , è di nuovo interessata ai libri fisici, e non solo: sta anche tornando a visitare librerie per fare acquisti.

Lo scorso anno sono stati venduti 669 milioni di libri fisici nel Regno Unito, il più alto numero di sempre.

Secondo dati Nielsen la maggior parte dei nuovi acquirenti sono persone della Generazione Z; anche le biblioteche segnalano un incremento di pubblico tra la generazione Z, persone che preferiscono questi luoghi rispetto a rumorose caffetterie.

Non mancano “avidi lettori” anche tra i TikToker, con tanto di segnalazioni di raccomandazioni per il pubblico.

Prima dell’avvento di internet, le biblioteche rappresentavano l’unico posto dove era possibile studiare e svolgere una ricerca per la scuola o per l’università. Poi c’è stato un periodo di più o meno due decenni in cui questi luoghi di cultura si sono pian piano svuotati, complice anche l’arrivo di internet in tutte le case e quindi l’uso sempre meno frequente di enciclopedie e volumi reperibili soltanto in posti del genere.

Questo fenomeno pare stia subendo un’inversione di tendenza nell’ultimo periodo, grazie alla Generazione Z.

Nell’ultimo anno, le ricerche su Google della stringa “biblioteche vicino a me” sono aumentate del 300%, mentre lo scorso novembre un report della American Library Association ha scoperto che gli under 25 utilizzano la biblioteca molto più delle generazioni precedenti.

Per tantissimi ragazzi che si approcciano al mondo del lavoro, la biblioteca pubblica rappresenta un ottimo spazio per lo smartworking. Gratuito, silenzioso, dotato di prese elettriche, tavoli e scrivanie e per i più fortunati anche di un bar dove fare una pausa.

E le case editrici hanno fiutato il business e all’interno dei grandi shop, oltre ai libri, si possono trovare tutta una serie di accessori con titoli e immagini di copertina dei più grandi bestseller del passato e del presente.

E se vi capiterà di entrare in una biblioteca non vi meravigliate se incontrate ragazzi e ragazze con occhiali massicci , camicia nei pantaloni, maglioncini con scollo a V, scarpe da ginnastica e acconciature spettinate.

E’ la moda geek chic! Cosi immaginano i giovani Z i topi da biblioteca !

Fonte: La Generazione Z ha riscoperto le biblioteche | m2o Radio

Sei nata con un libro in mano, diceva mia madre! Se ti dessi l’elenco del telefono leggeresti anche quello ( effettivamente) Ma vuoi mettere la triplice emozione che mi suscita un libro ? Lo tengo tra le mie mani e immediatamente entro in contatto, quando volto la pagina il fruscio è una musica che anticipa il piacere del seguito e quando scorro le lettere sono ormai completamente felicemente persa nel racconto. Perchè un libro per me non è solamente un libro! E’ una scelta che mi viene dal profondo dell’anima! Love Laurin

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Perchè siam donne: Mariposa e’ Una Nessuna Centomila

Sono la strega in cima al rogo
Una farfalla che imbraccia il fucile
Una regina senza trono
Una corona di arancio e di spine
Sono una fiamma tra le onde del mare
Sono una sposa sopra l’altare
Un grido nel silenzio che si perde nell’universo
Sono il coraggio che genera il mondo
Sono uno specchio che si è rotto
Sono l’amore, un canto, il corpo
Un vestito troppo corto
Una voglia un desiderio
Sono le quinte di un palcoscenico
Una città, un impero
Una metà sono l’intero
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
E nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Ho vissuto in un diario, in un poema e poi in un campo
Ho amato in un bordello e mentito non sai quanto
Sono sincera sono bugiarda
Sono volubile, sono testarda
L’illusione che ti incanta
La risposta e la domanda
Sono la moda, l’amore e il vanto
Sono una madonna e il pianto
Sono stupore e meraviglia,
Sono negazione e orgasmo
Nascosta dietro a un velo
Profonda come un mistero
Sono la terra, sono il cielo
Valgo oro e meno di zero
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
E anche nel buio sono libera, orgogliosa e canto
Sono stata tua e di tutti di nessuno e di nessun altro
Con le scarpe e a piedi nudi
Nel deserto e anche nel fango
Una nessuna centomila
Madre figlia, luna nuova sorella, amica mia Io ti do la mia parola
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
Ma nel profondo sono libera, orgogliosa e canto
Mi chiamano con tutti i nomi
Con tutti quelli che mi hanno dato
E per sempre sarò libera, e orgogliosa canto!

Fiorella Mannoia Presidente onoraria di Una Nessuna Centomila

Ma sì è ora che ci amiamo per come siamo, come siamo state, e come saremo! Per come siamo capaci di immedesimarci in ogni esperienza di tante vite con coraggio, dedizione, entusiasmo oltre gli stereotipi, per come superiamo i muri delle credenze ancestrali, per tutti i sorrisi, carezze e canzoni che dispensiamo con compassione, per la costanza con la quale coltiviamo fiori nei deserti delle menti, per come disegniamo arcobaleni in tutti i cieli grigi, per come trasformiamo le lacrime in progetti nel futuro.

Cantiamo orgogliose più forte i nostri propositi, le nostre certezze, la nostra volontà di creare un mondo che accolga tutti gli esseri viventi in tutte le diversità. nessuno escluso.

Grazie Fiorella! Laurin !

Per la componente femminile del genere umano è giunto il tempo di assumere un ruolo determinante nella gestione del pianeta. Le donne possono dare un forte contributo in questo momento critico.
(Rita Levi Montalcini)

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O Valentino vestito di nuovo…Biancospino!

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Per me

“O Valentino vestito di nuovo come le brocche dei biancospini”

Valentino= Biancospino

e subito mi sento immersa in un mare di fiorellini bianchi nel giardino di mia nonna.

Cespugli molto più alti di me bambina con rami che cantano alla brezza dell’annunciata primavera.

Musica di insetti che portano i pollini per creare nuova vita.

Per me Valentino = Biancospino

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Il “Crataegus oxvacantha” per chiamarlo col suo nome scientifico, più noto come: spina santa, pruno aguzzo o ruga bianca, appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è un arbusto che cresce un po’ ovunque nei luoghi incolti, sulle scarpate, tra i cespugli, dalle rive dei fiumi fino alle pendici montuose.

I biancospini sono eccellenti alberi da siepe ed ornamentali i cui frutti, o pomi, vengono divorati dagli uccelli e i cui semi vengono poi diffusi con i loro escrementi.
Forse era un’usanza celtica, perché molto diffusa in Francia ed in Inghilterra, dove si riteneva che le barriere di rose selvatiche e di biancospino fossero un accesso segreto per l’altro mondo.

Poiché tuttavia i Celti non hanno lasciato testimonianze scritte, dobbiamo indovinare dalle contemporanee usanze greche e romane l’effettivo valore sacrale della pianta, che era considerata protettrice delle soglie e delle nozze. In caso di contaminazioni si accendevano torce di biancospino per purificare l’aria.

Molto significativa comunque è la leggenda inglese secondo la quale Giuseppe d’Arimatea, il membro del Sinedrio che aveva cercato d’opporsi alla condanna di Gesù e dopo la sua morte ne aveva raccolto il sangue nella famosa coppa, avesse piantato il suo bastone da viaggio a Glastonbury ed immediatamente ne fosse miracolosamente fiorito un biancospino.

Inutile ricordare che il luogo sorgeva in prossimità dell’antica “Avalon”,  il più importante centro di tradizioni medioevali, dove si diceva fosse sepolto Artù. Inspiegabilmente la pianta fioriva alla vigilia di Natale ed il giorno seguente un ramo veniva solennemente offerto in dono al re ed alla regina d’Inghilterra. L’usanza fu benignamente tollerata dalla Chiesa cattolica per più di mille anni.

Il biancospino è l’albero sovrano contro l’inferno ed i suoi accoliti. Le sue spine hanno funzioni protettive contro le negatività. Esso è considerato anche l’albero del maggio e della purezza e verginità. Secondo una leggenda celtica, addormentandosi sotto un biancospino nel primo giorno di maggio si corre il rischio di essere rapiti dalle fate.

Venne assunto ai tempi della rivoluzione francese come “albero della libertà”; tra il 1789 ed il 1792 in Francia ne furono piantati più di 60.000.

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Il Biancospino, noto anche come l’Albero delle Streghe, fa parte di una triade di alberi che si dice siano sacri alle Fate: Quercia, Frassino e Rovo, che, quando crescono insieme naturalmente, creano un luogo in cui è facile vedere le Fate.
Una volta si credeva che il Biancospino fosse il corpo trasformato di una strega che si era mutata nella forma di un albero. In realtà è più probabile che gli spiriti visti nel biancospino non fossero streghe mutaforme, ma Driadi o Fate degli alberi.
L’albero o il cespuglio di biancospino fatato ci ricorda la presenza delle Fate che vivono nelle vicinanze. Il biancospino fatato è sacro ed inviolabile, poiché segna i territori delle Fate, ed il terreno circostante è benedetto dalla sua presenza.
La saggezza popolare ci informa che è pura follia tagliare o danneggiare un biancospino, soprattutto se si tratta di un albero solitario che cresce in uno spazio aperto e segna il confine tra vicini, nei pressi di un pozzo sacro, di un cerchio delle fate o di una casa: abbattere un biancospino porta calamità e disgrazie, in quanto significa disonorare o non rispettare i territori delle Fate che vivono vicino a noi.
Onorando il sacro biancospino, gli abitanti del Mondo di Mezzo acquisiscono la capacità di curare e proteggere la santità di ogni aspetto della vita e, in questo modo, divengono più saggi. I giardini delle Sacerdotesse dell’Antica Religione contenevano almeno un cespuglio di Biancospino.
I Greci si servivano dei rami fioriti per adornare gli altari durante le cerimonie nuziali.

Usi magici del Biancospino:

I romani avevano dedicato questa pianta alla dea Flora che regnava sul mese di Maggio, il mese delle purificazioni e della castità, simboleggiata dal bianco dei fiori, ed era usata per decorare i Pali di Maggio, per accrescere la fertilità ed al medesimo scopo viene ancora oggi usata nei matrimoni, specie in Primavera. 

Utilizzata anche per scacciare il malocchio e la sfortuna, usavano adornare le culle dei neonati con piccoli rami fioriti per proteggerli dagli incantesimi.I pescatori lo portano con sé in un sacchettino di stoffa per assicurarsi un’abbondante pesca.

Indossato, ridona felicità in caso di tristezza o depressione.


Piantato in un vaso o nel giardino di casa, protegge dai fulmini e dagli spiriti malvagi e preserva le case dai danni derivanti dalle tempeste.

Personalità dei nati sotto il segno del Biancospino

Temperamento creativo, mobile, rapido, un po’ infantile. Più che del compagno si innamora dell’amore ma, troppo volubile e curioso per fermarsi a lungo, si lascia sedurre per poi fuggire in cerca di un altro fiore.

Fonti:

https://giardinodellefate.wordpress.com/fate/le-fate-e-la-natura/

http://www.studioemys.it/Pavia.html

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Questo è l’anno del Drago di Legno Verde Yang! Caro Drago quanta roba!

Io sono il fuoco indomabile,

Il centro di ogni energia,

L’eroico cuore intrepido,

Io sono la verità e la luce,

Io regno sulla potenza e la gloria,

La mia presenza

Disperde le nubi tenebrose,

Io sono stato prescelto

Per domare il Fato.

Io sono il Drago di Legno Verde Yang

Io sono Lang il segno più potente dello Zodiaco cinese

Io so nuotare, volare, camminare sulla terra e viaggiare tra le tre dimensioni.

Rappresento il potere e il coraggio, sono un simbolo di pace e di unione.

Non finisco mai di incantare e scuotere l’immaginazione.

Sono magnanimo e pieno di vitalità e di forza ed energia per sviluppare concetti nuovi , geniali e rivoluzionari.

Porto equilibrio tra forza e adattabilità, cura e creatività

Aggiungo opportunità per rendere il mondo un posto migliore e l’entusiasmo per realizzare qualsiasi progetto rivolto al bene comune.

Il mio elemento Legno è simbolo della crescita e dello sviluppo concreto , la priorità è la praticità e la ricchezza materiale. Per tutti!

Il verde è il colore della natura, la Madre Terra che dispensa i suoi nuovi frutti a tutta l’umanità. La Terra nutre il Legno, si riempie di energia, favorisce una rapida crescita.

Questo anno del Drago 2024 sarà un anno di magnifica ripresa!

Butteremo al vento la prudenza e ci rimboccheremo le maniche per realizzare ogni sorta di progetto grandioso, esaltante, colossale, ambizioso e ardito!

Lo spirito indomabile del Drago farà apparire tutto più grande e naturale.

Ci troveremo traboccanti di energia!

Il benigno Drago garantisce buona fortuna e felicità!

Sarà un anno ardente!

Caro Drago,

quanta roba!

Certo che sai che 2+0+2+4= 8 , che capovolto è il numero dell’infinito, come le infinite possibilità di scelte!

Che il 2024 è un anno bisestile che ha quindi un giorno in più per fare e disfare!

Sarò capace di di approfittare di tutti questi fantastici doni che porti all’umanità intera?

Al momento sono entusiasta e mi sto organizzando eh!

Ho già prenotato l’arcobaleno di mille e più colori, il fuoco brillante delle emozioni, la musica più alta dei battiti del mio cuore…

Caro Drago!

So bene che le scelte sono mie e solo mie…

E sono sempre io scegliere l’energia che è più utile per me al momento.

E questo anno ne ho ne ho da te a disposizione certamente stimolanti

E che è la mia visione del futuro che orienta la mia strada da percorrere …e la posso condividere eh!

Anzi la voglio condividere come suggerisci tu! Che procedo con gioia nel confronto e nella compassione.

Caro Drago!

Un anno non è poi tanto tempo e se mi sveglio ogni giorno con la felice curiosità di poter volare come suggerisci tu…

Ti terrò al corrente, caro Drago…anche se tu sai già!

E intanto mi illumino di verde smeraldo!

Caro Drago!

Love Laurin

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Perchè siam donne: Nadia che gioca a calcio…non solo!

È Nadia Nadim, gioca a calcio.

Studia le lingue (ne parla fluentemente otto), e si è specializzata in chirurgia.

Sarebbero traguardi importanti anche per una giovane donna cresciuta senza problemi.

Invece lei è stata avvolta dalle difficoltà fin da bambina.

Aveva 11 anni quando suo padre viene giustiziato a Kabul.

Scappa su un camion pensando di arrivare in Inghilterra, ma il suo viaggio arriva in Danimarca.

Lì comincia la sua vita nei campi profughi dove l’unico pensiero era “restare in vita”.

È lì che Nadia si avvicina al calcio.

“C’era una squadra di calcio vicino al campo profughi e ho potuto imparare come funziona: le formazioni, le regole. Volevo giocare nel modo in cui si giocava a calcio lì”.

È lì che la vita riprende le ali.

“Siamo passati dal vivere nella paura, ascoltando il suono di proiettili e bombe, a un posto in cui ci sentivamo molto al sicuro“.

E’ stato in Danimarca che ha iniziato a giocare a calcio e ha trovato una squadra che la ha accolta. È iniziata lì la sua carriera da calciatrice.

A 19 anni, mentre già gioca a calcio, decide anche di studiare medicina all’università.

Ora può. Ma in tanti la pongono davanti al bivio: o il calcio o la medicina.

Nadia non sceglie. Gioca a calcio.

E studia.

È il 2017. Nadia va negli USA, con il Portland, la squadra di Tobin Heath e Lindsey Horan.

E studia.

Nel 2019, Nadia Nadim firma con il Paris Saint Germain. Diventa ambasciatrice UNESCO per l’istruzione di bambine e giovani donne.

E studia.

Si laurea. Diventa chirurga.

Poi la notizia di ieri. Nadim ha firmato col Milan.

Giocherà con la maglia numero 8.

Benvenuta in Italia, Nadia.

Tu e le tue otto lingue: danese, inglese, tedesco, francese, hindi, urdu, persiano e pashto.

Tu e le tue mille vite.

Raccontare di te è, per noi, anche un modo per tenere nel cuore e non smettere neanche un minuto di pensare a tutte le bambine, le ragazze e le donne afgane.

Secondo un’antica profezia andina, giungerà il giorno in cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione e dare infine origine a un mondo di pace e armonia.

Lilly Wolfensberger Scherz

Fonte:

https://www.facebook.com/labodif

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1 Febbraio !E’ la festa della Luce Crescente!

I miei gerani sono già in fiore e i tanti teneri boccioli pronti a sbocciare , richiamati dal crescente splendore della Luce ad uscire dalla calda coperta dell’inverno.

Esploro il cassetto dei miei propositi in boccio che a lungo ho preparato, rifinito, caricato di voglia di futuro!

La Luce mi fa vedere più chiaro dove, come e quando voglio scegliere la nuova via.

Profumo di Primavera mi suscita l’emozione degli inizi.

Sii!

Adoprerò i colori dell’arcobaleno per arredare la nuova stanza, metterò agli occhi un po’ di verde smeraldo ed userò essenza di mare per arricchire ogni ambiente di nuova energia!

E tu?

Love Laurin

foto di Laurin

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1 Febbraio : Imbolc, la festa della Luce Crescente, Brigit e la Candelora

IMBOLC

La festa della luce crescente.
Con Imbolc si festeggia il ritorno
della Luce  della fertilità
della Dea 

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L’energia di Imbolcgrazia, purezza, luce e rinascita.

La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio, le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando.
Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza, e questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare.

Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.
Se sovrapponiamo la Ruota dell’Anno al nostro moderno calendario, la prima festa che incontriamo cade l’1 febbraio.

Presso i Celti l’1 febbraio era Imbolc(pronuncia Immol’c) detta anche Oimelc o Imbolg. L’etimologia della parola è controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa, infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia”, e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”: ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione, ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità invernali. Oimelc invece significa “lattazione delle pecore”, mentre Imbolg vorrebbe dire “nel sacco”, inteso nel senso di “nel grembo”, con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione. L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini ed anziani nei freddi giorni di febbraio.

La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve, che è il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre gli agnelli.
Imbolc è una delle quattro feste celtiche maggiori, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente.

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Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura, non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava all’imbrunire del giorno precedente).
Nell’Europa celtica era onorata 
Brigit (conosciuta anche come Brighid o Brigantia), Dea del Fuoco, infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice.

Brigit, figlia del Grande Dio Dagda e controparte celtica di Athena-Minerva, è la conservatrice della tradizione, perché per gli antichi Celti la poesia era un’arte sacra che trascendeva la semplice composizione di versi e diventava magia, rito, personificazione della memoria ancestrale delle popolazioni.

La capacità di lavorare i metalli era ritenuta anch’essa una professione magica, e le figure di fabbri semidivini si stagliano nelle mitologie non solo europee ma anche extra-europee; l’alchimia medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa concezione sacra della metallurgia.
Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche, alcune di esse hanno preservato fino ad oggi numerose tradizioni circa le loro qualità guaritrici. Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o nastri ad indicare le malattie da cui vogliono essere guariti.
Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio. Lo specchio è strumento di divinazione e simboleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui hanno accesso eroi ed iniziati, la ruota del filatoio è il centro ruotante del Cosmo, il volgere della Ruota dell’Anno ed anche la ruota che fila i fili delle nostre vite. La coppa, infine, è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono.
Cristianizzata come Santa Bridget o Bride, come viene chiamata familiarmente in gaelico, essa venne ritenuta la miracolosa levatrice o madre adottiva di Gesù Cristo, e la sua festa si celebra appunto l’1 febbraio, giorno di Santa Bridget o Là Fhéile Brfd. Riguardo questa santa, di cui è tanto dubbia l’esistenza storica quanto certa la sua derivazione pagana, si diceva che avesse il potere di moltiplicare cibi e bevande per nutrire i poveri, potendo trasformare in birra perfino l’acqua in cui si lavava.

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A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare, dove un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache. Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale: “Bridget, proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico, che si ripete identico ogni diciannove anni solari.
Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica Roma, ma più probabilmente la devozione delle suore di Kildare si ricollega alle Galliceniae, una leggendaria sorellanza di druidesse che sorvegliavano gelosamente il loro recinto sacro dall’intrusione degli uomini, e i cui riti furono mantenuti attraverso molte generazioni. Allo stesso modo, nel monastero di Kildare solo alle donne era concesso di entrare nel recinto dove bruciava il fuoco, che veniva tenuto acceso con mantici, come ricorda Geraldo di Cambria nel dodicesimo secolo: il fuoco bruciò ininterrottamente dal tempo della leggendaria fondazione del santuario fino al regno di Enrico VIII, quando la Riforma protestante pose fine a questa devozione più pagana che cattolica.
I riti di Brigit celebrati ad Imbolc ci sono stati tramandati dal folklore scozzese e irlandese.
In Irlanda si preparano con giunchi e rametti le cosiddette croci di Brigit, a quattro bracci uguali racchiusi in un cerchio, cioè la figura della ruota solare (che è simbolo appropriato per una divinità del fuoco e della luce); lo stesso giorno vengono bruciate le croci preparate l’anno prima e conservate fino ad allora.

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La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina. Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci ricordano tra l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili alla vegetazione che si rinnova in continuazione, anno dopo anno.
Le spighe di avena (o grano, orzo) usate per fabbricare le bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del raccolto dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena) e la bambola propiziatoria confezionata con le sue spighe è la Fanciulla del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena), si credeva cioè che lo spirito del cereale o la stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone mietuto: come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello successivo, così la vecchia divinità dell’autunno e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea della primavera, in quella infinita catena di immortalità che è il ciclo di nascita, morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto la giovane Dea della primavera.

Un antico codice irlandese, il Libro di Lisrnore, riporta una curiosa leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una vecchia megera liberava un 
drago, mentre dall’altra parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi ed aver saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì.
La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù Cristo.
In realtà, è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto.


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Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800 dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente filastrocca:

La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me”

Il serpenteappare come uno degli animali totem di Brigit.

In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento. Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione.
Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura ed anche la sua dualità, infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”. Quindi la Vecchia Dea e la Giovane Dea sono la stessa persona.
In un’altra area culturale europea, nell’antica Roma, i primi giorni di febbraio erano sacri alla
dea Februa o a Giunone Februata. “Februare” in latino significa purificare, quindi febbraio è il mese delle purificazioni (anche la febbre è un modo di purificarsi usato dal nostro corpo).
Processioni in onore di Februa percorrevano la città con fiaccole accese, simbolo di luce e, allo stesso tempo, di purificazione.

Col nome di 
Candelora o Candlemas (nei paesi anglosassoni) è nota la festa cristiana del 2 febbraio, denominata “Presentazione del Signore al Tempio”, ma è evidente che la nuova religione non ha potuto modificare il significato autentico della festa, un significato che è profondamente incarnato nella Natura e nello spirito umano. Il legame della festa con le candele, la purificazione e l’infanzia, sopravvisse nell’usanza medievale di condurre le donne in chiesa dopo il parto a portare candele accese.
L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è rimasta forte nel folklore europeo, ad esempio le decorazioni vegetali natalizie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare che i Folletti in esse si sono nascosti infestino le case.
Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita, si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove.

Blessed

Alcuni gruppi neopagani europei festeggiano Imbolc accendendo candele che sporgono da una bacinella di acqua. Il significato è quello della luce della nuova vita che emerge dalle acque del grembo materno, le acque lustrali di Imbolc che lavano via le scorie invernali.

https://it.wikipedia.org/wiki/Imbolc
https://giardinodellefate.wordpress.com/mondo-celtico/gli-8-sabbat/