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* Le donne sì che hanno il potere di creare l’Armonia…

Così vedete:

sia gli uomini che le donne sono stati feriti in passato.


La ferita delle donne è situata nella pancia,

la ferita degli uomini è come un buco nel loro cuore.


Desidero dire alle donne oggi: mentre riguadagnate il vostro potere,
mentre riconoscete la vostra vera forza, rivolgetevi verso gli uomini.


Hanno bisogno del vostro aiuto; si sono allontanati, si sono alienati da casa.


Abbiate la gentilezza nel vostro cuore di essere compassionevoli verso loro.


La Nuova Terra può nascere soltanto se voi due fate pace.


Se comprendono le reciproche ferite,

gli uomini e le donne possono costruire un ponte tra loro.


Maria Maddalena-

canalizzato da Pamela Kribbe


http://www.visionealchemica.com/diffondiamo-energia-amore/#aTuigaiBTzhmZmAH.99

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*La buona notizia del venerdì : Anche così le donne cambieranno il mondo:Sofia Guidi, prima italiana al Ted Ed

 

 

Ha diciotto anni e frequenta la terza liceo classico all’Alfieri Sofia Guidi, la prima ragazza italiana a salire sul palco del Ted-Ed Usa il 17 novembre a New York.

Il Ted (Technology Entertainment Design) è un marchio di conferenze statunitensi gestite dall’associazione privata no profit The Sapling Foundation.

I Ted sono delle riunioni pubbliche in cui, personaggi famosi e non, si mettono in gioco su un palco proponendo un proprio discorso che ha come obiettivo quello di «Attivare il potere delle idee di cambiare il mondo».

Il concetto è quello di far circolare (i video sono gratuiti sul sito ufficiale) «pensieri che vale la pena diffondere».

I Ted hanno ospitato ex presidenti come Bill Clinton e premi Nobel.

Ai Ted Conference si è aggiunto il Ted Global e anche i Tedx, eventi organizzati autonomamente che seguono linee guida ben precise.

I Ted-Ed sono dedicati agli studenti.

A Torino il primo club Ted-Ed nacque nel 2016 per volontà della professoressa Gabriela Alvarez, insegnante d’inglese e di «pubblic speaking» che è l’attuale licenziataria per conto di Ted-Ed Usa.

La rete globale di Ted-Ed conta oltre 250 mila insegnanti che portano il mondo Ted nelle loro scuole incoraggiando i ragazzi ad esprimersi.

Il primo evento in città si è tenuto nell’aprile 2017 presso la Scuola Holden (nel 2019 sarà il Museo Egizio la sede prescelta). I ragazzi devono scegliere un tema che argomenteranno in maniera convincente di fronte al pubblico.

Sofia, allieva di Gabriela, non aveva ben chiaro perlomeno all’inizio di che cosa le sarebbe piaciuto parlare.

Lesse sul Corriere della Sera un articolo che parlava della depenalizzazione della violenza domestica in Russia. Ne rimase sconvolta.

Nacque così il suo speech dal titolo «A russian way to preserve families» che iniziava raccontando le terribili vicende accadute a donne russe massacrate dai loro mariti cui la polizia non solo non forniva aiuto ma molto spesso le scherniva.

La commissione americana è rimasta da subito colpita.

Racconta Sofia: «Parlo di come sia cresciuta la mia consapevolezza in merito e di come sia diventato l’aspetto prevalente dei miei interessi. Infatti, farò psicologia all’università perché vorrei essere di sostegno a queste vittime».

 

https://torino.corriere.it/economia/18_novembre_14/sofia-guidi-prima-italiana-ted-ed-c265998e-e7fb-11e8-b8c4-2c4605eeaada.shtml?fbclid=IwAR3TS4BHjR_7Mui94Q1oipMfaZU5cS74omt0PNwgpDnBjBtK2ygzdrmv3lg

sebben che siamo donne

 

 

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* La buona notizia del venerdì: Le donne saudite sfidano lo stato per essere riconosciute come esseri umani senzienti

Vestite alla rovescia, la sfida delle donne saudite allo Stato


«Siamo donne che rifiutano tutti i costumi e le leggi che offuscano la nostra esistenza e la nostra identità», scrivono le attiviste che usano per la loro campagna proprio il camice nero che sono costrette ad indossare su imposizione dello Stato e degli uomini

Qualcuno parla di iniziativa sovversiva, altri di atto di liberazione.

Certo è che le donne saudite tornano ad alzare la voce e a reclamare diritti che molto spesso non sono negati, come si crede in Occidente, dalla religione islamica ma da tradizioni tribali fatte diventare leggi dalla dinastia Saud.

Con una originale forma di protesta le saudite da alcuni giorni postano su twitter (#insideoutabaya) foto dell’abaya indossato alla rovescia per affermare il loro rifiuto dell’abbigliamento imposto loro dallo stato.

Una protesta semplice ma che sta avendo una risonanza mondiale.

 

 

 

«Poiché le femministe saudite sono infinitamente creative, hanno escogitato nuove forme di protesta e su #insideoutabaya stanno postando immagini in cui indossano in pubblico l’abaya alla rovescia come obiezione silenziosa alla pressione per indossarlo», ha scritto @Ana3rabeya, l’attivista Nura Abdelkarim. @Sadax1, Athena, sottolinea nel suo tweet il metodo pacifico della protesta e aggiunge:

«Siamo donne che rifiutano tutti i costumi e le leggi che offuscano la nostra esistenza e la nostra identità».

Alla campagna si è unita anche Malak al Shehri, arrestata nel 2016 dopo aver postato una foto in cui appare con i capelli scoperti, senza velo.

Le donne in Arabia saudita – dominata sin dalla sua creazione dall’alleanza tra il rigidissimo clero wahhabita e la dinastia Saud – sono obbligate ad indossare in pubblico un abaya, un lungo camice nero che copre tutto il corpo eccetto la testa, i piedi e le mani. Per la testa si usa un altro indumento, il niqab, che la copre tutta eccetto gli occhi. Anche le donne straniere hanno l’obbligo dell’abaya in pubblico. Queste regole sono fatte osservare con pugno di ferro dalla muttawia, la polizia religiosa agli ordini del Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio, impegnata anche ad impedire la «promiscuità» in tutti i luoghi pubblici.

Le donne saudite anche sui social non possono mostrarsi senza l’abaya.

Ne sa qualcosa la modella Khulood arrestata nel 2017 per essere apparsa in un video in shirt e minigonna mentre camminava in una fortezza storica nel villaggio di Ushaiqer. Ed è bene ricordare che a una donna saudita è anche vietato aprire un conto bancario, richiedere un passaporto e viaggiare all’estero senza il permesso di un uomo. Ogni donna deve avere un tutore di sesso maschile.

La campagna #insideoutabaya è anche una protesta contro il principe ereditario Mohammed bin Salman, da un mese e mezzo al centro dell’attenzione mondiale perché ritenuto coinvolto nell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.

L’erede al trono, che i media occidentali hanno frettolosamente dichiarato un “innovatore”, aveva annunciato a inizio anno l’alleggerimento delle norme sull’abbigliamento femminile, nel quadro di un processo di riforme volte a modernizzare il regno saudita.

«Le leggi sono molto chiare e stabilite dalla Sharia: che le donne indossino abiti decorosi e rispettosi, come gli uomini» aveva detto Bin Salman alla Cbs TV, «e la Sharia non specifica in particolare un abaya nero. Spetta alle donne decidere quale tipo di abbigliamento dignitoso e rispettoso indossare».

E subito dopo l’importante religioso Ahmed bin Qassim al-Ghamdi e lo sceicco Abdullah al Mutlaq del Consiglio degli studiosi anziani hanno affermato che la Sharia non impone l’abaya e neppure che sia solo di colore nero. «Oltre il 90 per cento delle pie donne musulmane nel mondo musulmano non indossano l’abaya, quindi non dovremmo costringere le persone a indossare gli abaya», ha spiegato al Mutlaq. Alle belle frasi del principe e dei due religiosi non sono però mai seguite decisioni ufficiali, nero su bianco, e la maggiore libertà per le donne saudite, almeno nell’abbigliamento, è rimasta una affermazione vuota e incompiuta.

E’ ormai nota l’ambiguità di Mohammed bin Salman, di fatto già a capo del regno da quando è stato nominato erede al trono dal padre, re Salman. A giugno, su suo impulso, è stato finalmente concesso alle donne di guidare l’auto, in accoglimento di una battaglia durata quasi trent’anni.

Ma il principe “modernizzatore” subito dopo ha fatto arrestare alcune fra le più note attiviste saudite dei diritti delle donne.

https://www.repubblica.it/esteri/2018/11/18/news/donne_saudite-211989865/?rss

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* Hilma af Klint la pittrice dell’invisibile

 

Nelle arti figurative il concetto di astratto assume il significato di “non reale”.

L’arte astratta è quella che non rappresenta la realtà.

Essa crea immagini che non appartengono alla nostra esperienza visiva, cioè, cerca di esprimere i propri contenuti nella libera composizione di linee, forme, colori, senza imitare la realtà concreta in cui noi viviamo. 

L’astrattismo nasce, quando nei quadri non vi è più alcun riferimento alla realtà. I pittori procedono in maniera totalmente autonoma rispetto alle forme reali, per cercare e trovare forme ed immagini del tutto inedite e diverse da quelle già esistenti, dando vita all’invenzione. Cosa esprimono? Il senso del caos, che è una rappresentazione della realtà, forse, più vera di quelle che ci propone la razionalità umana.

Hilma af Klint , la pittrice e teosofa svedese che, esplorando incessantemente l’energia e i processi della vita, giunse all’astrattismo prima di Kupka, Mondrian, Malevic e Kandinski.
La pittrice svedese (1862-1944) chiese espressamente nel suo testamento che le sue opere venissero mostrate al pubblico solo vent’anni dopo la sua morte. Ne passeranno invece quarantadue.

Ben lontana dall’art pour l’art, Hilma af Klint concepisce una visionaria strada tutta per sé verso una pittura che coniuga regole geometriche e ricerca metafisica, così da farsi medium di un ordine altro: “Trasmettere i messaggi dal mondo spirituale all’umanità di luce”. 

Aderisce alla teosofia di Helena P. Blavatsky e tiene sedute spiritiche regolari insieme ad Anna Cassel, dando vita a una forma occulta di autocoscienza e di singolare sperimentazione artistica. Attraverso la scrittura e il disegno automatico durante queste sedute, si arriva all’espressione massima di arte.

Proprio in una di queste sedute, nel 1904, l’artista si vede proporre il compito di eseguire “dipinti sul piano astrale”al fine di rappresentare l’invisibile e l’eterno per la creazione di un tempio futuro.

 

Nonostante il difficile periodo che le viene prospettato (“Diventerai cieca, dovrai negare te stessa per piegare il tuo orgoglio. Barcollerai quando la tua debolezza sarà messa alla prova. Diventerai una voce potente, ma prima sarai ridotta in polvere”), Hilma accetta: sa di essere scelta perché affine alle antiche vestali, e si impegna ad abbandonare la pittura figurativa per dedicare un anno di lavoro ai “Dipinti per il Tempio”.

Dipingevo direttamente sulla tela senza disegni preliminari, con grande forza. Non immaginavo l’esito finale, eppure lavoravo alacremente e sicura di me, senza modificare una sola pennellata”.

Completa così centoundici dipinti.

Verde, giallo e blu dominano la prima serie cui dà il nome di -WU-: W per materia, U per spirito, intimamente connessi nella sua concezione del mondo. “Gli spiriti guida”, afferma, le impongono di non mostrarli a nessuno e le danno sette mesi per ultimare la missione. 

Nella primavera del 1908 incontra Rudolf Steiner. Il padre dell’antroposofia le predice che i suoi dipinti, troppo avanti nel tempo, saranno compresi solo cinquant’anni più tardi.

Per questo Hilma decide di non mostrare la sua opera al pubblico e, per vivere, riprende la pittura ritrattista fino al 1912, quando gli spiriti guida si manifestano di nuovo, stavolta però come immagini interiori.

Tutta la differenza sta nell’impegnarsi in un primo tempo, nella grazia e nella sofferenza, con poteri parzialmente sconosciuti per giungere con il loro aiuto alla conoscenza di sé, e poi, una volta ottenuto il livello di autoconoscenza necessario, intraprendere lo studio da sé. Adesso so di essere, in verità, un atomo nell’universo suscettibile di infinite possibilità di sviluppo. Possibilità che voglio gradualmente rivelare”. 

Mirando con precisione matematica alla rappresentazione dell’invisibile, spesso con l’ausilio della “geometria divina” (triangoli, cerchi, quadrati), dipinto dopo dipinto Hilma af Klint elabora così un complesso sistema visivo in cui ogni opera, intitolata e numerata in ordine progressivo, costituisce un gruppo, anch’esso numerato e intitolato, a formare un’ulteriore serie.

 

Alla sua morte, lascia al nipote Erik af Klint più di mille dipinti e disegni, nonché centoventiquattro manoscritti in cui descrive la sua pratica artistica e spirituale.

Ispirata dalla teoria della relatività di Albert Einstein, alla teosofia, all’antroposofia, e al cristianesimo, commenterà sull’esistenza di Dio in questo modo:“Dio non è un essere ma una forza – dice – non una creatura ma l’eternità, non qualcosa che ha forma, bensì vita che assume forme infinite”.

 

 

https://www.londonita.com/la-pittrice-degli-spiriti-hilma-af-klint-a-londra/

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*La buona notizia del venerdì: Nasce il primo governo con la metà dei ministri donne

 

Succede in Etiopia

Il premier Abiy Ahmed ha affidato a delle donne anche i ministeri chiave come quello di Pace, Commercio e Difesa

l 16 ottobre 2018 il premier dell’Etiopia ha dato vita al primo governo formato per il 50 per cento da donne.

A dare la notizia, il capo dello staff del primo ministro, Fitsum Arega, che tramite il suo profilo Twitter ha comunicato la lista dei nuovi ministri, il cui numero è inoltre sceso da 28 a 20.

Le donne compongono il 50 per cento del nuovo governo”, ha spiegato Arega sul proprio profilo ufficiale.

I posti chiave del governo, compresi i ministeri della Pace, del Commercio e della Difesa, sono stati affidati a delle donne”.

Il capo dello staff del primo ministro, Fitsum Arega, ha twittato che “in una società patriarcale come la nostra, la nomina di un capo di stato femminile non solo definisce gli standard per il futuro, ma normalizza anche le donne come decisori nella vita pubblica”.

 

A guidare il ministero della Pace, nato a seguito della riforma proposta dal premier Abiy Ahmed e approvato dal parlamento sempre il 16 ottobre, è l’ex presidente dell’Assemblea, Muferihat Kamil.

Si tratta di un dicastero importante in un paese in cui ci sono ancora forti tensioni tra le diverse etnie e che sta attraversando un periodo di radicali riforme politiche ed economiche.

A capo del ministero della Difesa invece l’ingegner Aisha Mohammed, mentre quello del Commercio è stato affidato a Fetlework Gebre-Egzihaber.

Il premier Ahmed ha anche deciso di affidare a delle donne il ministero dei Trasporti, quello delle Donne e quello delle Entrate.

Il premier Abiy ha dichiarato che “le nostre ministre confuteranno il vecchio detto secondo cui le donne non possono governare”.

La formazione del nuovo governo è arrivata dopo mesi dall’elezione del premier dell’Etiopia, Abiy Ahmed, esponente d esponente del partito Oromo del Fronte rivoluzionario democratico dei popoli etiopi (Eprdf).

Abiy Ahmed è stato eletto il 27 marzo 2018 in segno di distensione nei confronti dell’etnia Oromo, la più diffusa nella maggiore regione del paese.

Il nuovo premier ha preso il posto di Hailemariam Desalegn, dimessosi a febbraio 2018, ed è il primo premier etiope appartenente al gruppo etnico Oromo dall’ascesa al potere dell’Eprdf, avvenuta nel 1991.

Ed ora I membri del parlamento etiopici hanno eletto Sahle-Work Zewde come prima donna presidente del paese.

La signora Sahle-Work è un diplomatico con esperienza che ora è diventato l’unico capo di stato femminile dell’Africa.

La sua elezione alla posizione cerimoniale arriva una settimana dopo che il primo ministro Abiy Ahmed ha nominato un gabinetto con metà dei posti occupati da donne.

Dopo aver prestato giuramento, il presidente Sahle-Work ha promesso di lavorare duramente per rendere l’uguaglianza di genere una realtà in Etiopia.

L’Etiopia è da tempo sconvolta da disordini politici e violenze, nati a seguito delle richieste di maggior libertà e dalla fine delle discriminazioni da parte delle diverse etnie, tra cui quella degli Oromo, il più numeroso tra i gruppi presenti nel paese.

 

https://www.tpi.it/2018/10/16/etiopia-meta-ministri-donne/?fbclid=IwAR1TPwBYwCWOu-RZvCJ0Br6psWVpTst0sdOY21FNA9bcup_81i7KK_tjvVE
https://www.repubblica.it/esteri/2018/11/01/news/etiopia_e_donna_la_nuova_presidente_della_corte_suprema_la_parita_di_genere-210531163/?fbclid=IwAR1k3uAr5e0qmt6He_MSxefdkBf1qlUVLg-A5OtfhCIwl20p6mHitzPb4vY

 

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* La buona notizia del venerdì:Donne e scienza, Il Nobel per la fisica a Donna Strickland  e quello per la chimica a Frances H. Arnold sono la migliore risposta a chi ancora dubitasse della capacità delle donne di eccellere in ambiti scientifici.

donne, scienza e Nobel

Il Nobel per la fisica 2018 va ad Ashkin, Moureau e Strickland per i loro studi innovativi nel campo della fisica dei laser.

Donna Strickland – la terza donna al mondo, dopo Marie Curie e Maria Goeppert-Mayer, a ricevere il Nobel per la fisica – è una ricercatrice canadese in forza alla University of Waterloo. Si è laureata in ingegneria fisica alla McMaster University e ha completato il dottorato di ricerca alla University of Rochester.

Fu proprio durante il periodo di dottorato che lavorò, insieme a Mourou, alla chirped pulse amplification, il tema per cui le è stato assegnato il massimo riconoscimento. Attualmente dirige un gruppo di ricerca che si occupa di laser ultraveloci e ad alta intensità per studi nel campo dell’ottica non lineare.

 

Imbrigliare il potere dell’evoluzione, e sfruttarlo per realizzare nuovi materiali ecologici, energia pulita, nuovi farmaci e terapieantitumorali.

Di tutto e di più, insomma, spostando in provetta i processi che hanno creato, modificato e adattato la vita dalla sua comparsa sul nostro pianeta. E in particolare, i suoi elementi costitutivi: le proteine. È questo il tema del premio Nobel per la chimica di quest’anno, assegnato a Frances H. Arnold, scopritrice dell’evoluzione diretta degli enzimi, ed ex aequo a George P. Smith e Sir Gregory P. Winter, inventori di una tecnica definita phage display, con cui è possibile realizzare in laboratorio nuovi anticorpi e peptidi.

 

 

Frances H. Arnold ha iniziato la sua carriera come ingegnere aerospaziale, nel 1979. L’allora giovane ricercatrice americana voleva sviluppare nuove tecnologie che aiutassero l’umanità a ridurre il suo impatto sull’ambiente.

All’inizio degli anni ‘80 Frances decise di seguire un approccio completamente differente: imitare la natura, e affidarsi all’evoluzione.

Nel 1981 scopre le incredibili potenzialità della genetica. “Era chiaro – racconta oggi la scienziata – che la capacità di riscrivere il codice della vita ci avrebbe permesso di sviluppare un metodo completamente nuovo per creare materiali e sostanze chimiche che usiamo nella vita di tutti i giorni”..

E oggi il comitato dei Nobel ha deciso di premiare i suoi sforzi con l’onorificenza più alta per uno scienziato.

Eh già perché c’è ancora chi dubita.

E se nessuno osa più parlare di inferiorità dell’intelligenza femminile, presunte differenze psico-cognitive di genere vengono ancora addotte per spiegare il motivo per cui  solo poche donne intraprendono studi e carriere universitari nell’area STEM (Science Technology Engineerings Mathematics).

Una ricerca svolta dalla University of New South Wales (UNSW Sydney) pubblicata su Nature Communications qualche giorno prima dell’annuncio dei Nobel,una meta-analisi  che prende in considerazione le performance scolastiche e universitarie di 1,6 milioni di studenti e studentesse di 268 scuole di tutto il mondo.

Come atteso – lo dicono tutte le statistiche mondiali – i voti delle ragazze sono risultati in media più alti di quelli dei loro compagni, e con una minore variabilità (differenza tra il voto più alto e quello più basso).  Sorprendentemente, però, entrambe queste differenze di genere sono risultate minori nelle materie scientifiche che in tutte le altre, per esempio, l’inglese.

In definitiva, nelle materie STEM le prestazioni di maschi e femmine sono molto simili. Ma è invece nell’area umanistica che le differenze tra i due sessi sono significative, sia nella media sia nella variabilità. E in questo caso a essere svantaggiati sono gli uomini.

 Secondo Rose O’Dea, Ph.D. studente e autrice dello studio della UNSW di Sydney, l’orientamento delle ragazze verso carriere in ambiti umanistici sarebbe motivato dalla sensazione, confermata anche dai dati statistici, che in questi campi vi sia una minore competizione maschile.

Ma contano anche aspetti psicologici e culturali: lo stereotipo ancora largamente diffuso secondo il quale le donne sarebbero meno portate per la matematica influisce sullo stesso modo di aprocciarsi alla materia fin dalla più tenera età. Perché si tende a interiorizzare le percezioni degli altri come proprie e quindi ad allinearsi con gli stereotipi vigenti.

A tenere lontane le donne dalle carriere scientifiche, evidentemente, non è la “natura” ma la cultura dominante, e lo status quo:  il fatto che negli altri campi ci siano meno uomini con cui competere.  

E per cambiare questa cultura e incoraggiare le ragazze a intraprendere carriere nella scienza e nella tecnologia servono nuovi modelli di riferimento.

Figure scientifiche femminili che suscitino emulazione, come Donna Strickland  e Frances H. Arnold, che con il loro lavoro provano che a una donna nessun traguardo può essere precluso nella scienza.

 

https://www.galileonet.it/2018/10/donne-e-scienza-studio-demolisce-stereotipi/

https://www.galileonet.it/2018/10/studio-laser-nobel-fisica-2018/

 

 

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La buona notizia del venerdì: Chi la fa l’aspetti…soprattutto con una donna!

Era stata ‘derubata’ del Nobel per la sua scoperta

44 anni dopo è stata premiata con 3 milioni di dollari, da studentessa Jocelyn Bell Burnell aveva, infatti, scoperto i pulsar, ma il premio era stato riconosciuto al suo relatore di tesi Anthony Ewish.

Oggi l’astrofisica si prende la sua rivincita con il Breakthrough Prize.

(Photo by Jane Barlow/PA Images via Getty Images)

La sua storia ha fatto il giro del mondo, perché dopo quell’ingiustizia subita, Jocelyn Bell Burnell si è battuta con tutte le sue forze per la parità in un mondo, quello scientifico, sempre proiettato verso il sesso maschile.

E ce l’ha fatta aggiudicandosi finalmente il Breakthrough prize 2018 per la Fisica Fondamentale, il più ricco riconoscimento per la ricerca scientifica (vale 3 milioni di dollari, oltre 2,5 milioni di euro).

Denaro che ha già deciso di investire per la causa che più le sta a cuore, ovvero la sua battaglia contro la discriminazione delle donne in ambito accademico.

Nata il 15 luglio 1943 nell’Irlanda del Nord, Jocelyn Bell Burnell ha una laurea in fisica all’Università di Glasgow e un dottorato di ricerca all’ Università di Cambridge. Proprio da studentessa ascoltando il rumore di fondo della registrazione compiuta sul cielo aveva scoperto un segnale che pulsava regolarmente.

All’inizio la sorgente venne chiamata “LGM” (Little Green Men, piccoli omini verdi in inglese) poichè si pensava potesse essere un segnale proveniente da esseri extraterrestri.

In seguito Jocelyn Bell capì che si trattava di una nuova classe di stelle, denominata pulsar, ovvero stelle rotanti ultracompatte che emettono radiazioni a intervalli regolari.

La scoperta però diventò come per magia opera del suo relatore e l’allora studentessa non venne neanche nominata durante la cerimonia.

Col tempo però Jocelyn Bell Burnell è riuscita a volare alto, oggi è a capo del Dipartimento di Fisica della Open University, in Inghilterra, ha vinto numerosi premi e medaglie e oggi questo importassimo riconoscimento.

sebben che siamo donne !

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* La buona notizia del venerdì: Le Farfalle Azzurre vincono i mondiali di Sofia 2018

Le ginnaste italiane vincono l’Oro ai Mondiali di ginnastica ritmica, il loro esercizio ha stregato tutti.

 

Le farfalle azzurre così è soprannominata la squadra nazionale di ginnastica ritmica allenata da Emanuela Maccarani si è distinta per l’esercizio eseguito.

Oro, argento, bronzo. Tre medaglie. Le farfalle della ginnastica ritmica portano l’Italia in cima al mondo grazie alle straordinarie conquiste degli ultimi giorni, in occasione dei mondiali di Sofia.

Tre vittorie eccezionali, che hanno permesso alla nazionale di conquistare anche i Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Eppure la loro impresa è passata quasi sotto silenzio.

Nel clamore del calcio tornato dopo la sosta per via della nazionale e dominato da nomi blasonati, quelli di Alessia, Martina, Anna, Letizia. Agnese e Martina sembrano non dire nulla ai più.

Ma la loro impresa sportiva è straordinaria. A Sofia, in occasione dei Mondiali le nostre farfalle tigri hanno affilato le loro unghie e hanno incantato il mondo.

La classe e l’eleganza delle farfalle azzurre, il talento dimostrato, la grazie e l’abilità nel gestire palla e funi in modo sincronizzato hanno reso la loro performance davvero sublime.

Le farfalle hanno interpretato al massimo la magica coreografia e da farfalle si sono trasformate in vere e proprie tigri.

Nel video si vede la simbiosi tra le compagne di squadra che riescono a compiere l’esercizio in maniera sincronizzata.

Ogni passo, ogni movimento, ogni passaggio di attrezzo è gestito in modo perfetto. Non un errore.

L’eleganza e la coordinazione nell’esecuzione della coreografia a ritmo di musica è formidabile

L’argento

La prima medaglia è arrivata sabato quando le aviere del Gruppo Sportivo dell’Aeronautica Militare Alessia Maurelli e Martina Centofanti, componenti del team di Rio de Janeiro, con Anna Basta (Polisportiva Pontevecchio Bologna), Letizia Cicconcelli (Faber Ginnastica Fabriano), Agnese Duranti (Polisportiva La Fenice Spoleto) e Martina Santandrea (Estense Putinati Ferrara) hanno conquistato il secondo gradino del podio grazie a due esercizi quasi impeccabili, con il punteggio complessivo di 44.825.

Meglio di loro solo la Russia. Al terzo posto si è piazzata invece la Bulgaria.

L’oro

La nazionale di Ginnastica Ritmica si è aggiudicata poi la medaglia d’oro mondiale nell’esercizio misto con 3 palle e 2 funi montato su un remix di “Eye of the tiger”.

Una splendida performance che ha permesso loro di salire sul gradino più alto del podio con il punteggio di 22.550.seguite dalle atlete russe e ucraine.

 

Farfalle, che impresa! Vincono oro, argento e bronzo ai mondiali… ma in tv non lo dice nessuno (VIDEO)

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* Non ho pazienza…

 

 

Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita, in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce.

Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura.

Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride.

Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare.

Ho deciso di non con-vivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato.

Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica.

Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi.

Non sopporto conflitti e confronti. Credo in un mondo di opposti, per questo evito le persone rigide e inflessibili.

Nell’amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento.

Non mi accompagno con chi non sappia elogiare o incoraggiare. I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali.

Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza.

Meryl Streep

(Immagine reperita nel web)

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* La buona notizia del venerdì: Quando ci si sente al posto giusto al momento giusto è libertà!

la storia della nonna che vende presine cucite all’uncinetto in strada

Una nonna vende presine in strada e cuce sotto gli occhi dei passanti che, incantati si fermano a guardarla.

La scena è stata notata difronte al Tribunale, nel quartiere Prati di Roma e ha riscosso grande interesse.

Molte persone si sono preoccupate per lei credendo che fosse sola e bisognosa e si sono attivate per aiutarla.

La signora Angela ha una grande passione, l’uncinetto e con le sue preziose mani ha realizzato tante creazioni.

La donna, di ben 98 anni, ha allestito un grazioso mercatino perché ama sentirsi attiva e stare in mezzo alla gente. Ha attirato l’attenzione di moltissime persone che l’hanno vista sul marciapiede, da sola, seduta su una sedia e hanno pensato che si trattasse di una donna bisognosa, che chiedeva l’elemosina. L’affetto e la vicinanza delle persone non ha tardato a manifestarsi: nel giro di poche ore in tanti hanno cercato di informarsi su di lei e su come comprare i suoi centrini, per aiutarla.

In tanti si sono interessati alla signora pensando in un primo momento che avesse bisogno di aiuto.

Un ragazzo, Claudio, un giorno fa ha creato un gruppo WhatsApp al quale hanno aderito una cinquantina persone che hanno chiesto informazioni su come poter acquistare i lavoretti realizzato all’uncinetto. “Ho notato il post con le foto della signora su Facebook condiviso dai miei amici e non sono riuscito a restare indifferente. Mi sono organizzato per occuparmi personalmente delle spedizioni” ma quando si è recato sul posto, il figlio l’ha informato che la donna non era sola e che si trattava di un equivoco.

 

Mia madre non ha bisogno di aiuti economici, perché ha la pensione e ci sono io a prendermi cura di lei – ha spiegato il figlio Stefano a Fanpage.it – Cucire la fa sentire attiva e lo fa per lei, non vuole stare in casa ma uscire all’aria aperta e vedere il movimento delle persone che passeggiano in strada. L’ho sempre lasciata libera”.

La signora Angela, gode di ottima salute, è autosufficiente e, nonostante l’età, non ha l’accompagno.

“Nelle ultime 24 ore sono stato avvisato da molti amici su una foto di mia madre che era finita su Facebook e che io non ho notato”.

Poi ha ringraziato le persone di buon cuore pronte a donare e le ha incoraggiate a dare i propri soldi a chi veramente ne ha bisogno.

 

https://roma.fanpage.it/nonna-vende-presine-cucite-alluncinetto-davanti-al-tribunale-di-prati-e-si-guadagna-da-vivere/

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