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La buona notizia del venerdì: Chattare con un’opera d’arte si può? A Firenze con il David di Michelangelo!

Vuoi sapere cosa pensa il David di Michelangelo icona del Rinascimento italiano? Come trascorre le sue giornate? Chiedergli curiosità sul periodo in cui è stato realizzato? 

Interagire con l’alter ego della statua più famosa del mondo è ancora più facile. “Chatta col David”, il progetto di intelligenza artificiale che la Galleria dell’Accademia di Firenze ha lanciato lo scorso dicembre 2021, sul sito web della Galleria dell’Accademia di Firenze, grazie alla mole di interazione con gli utenti, è approdato alla sua versione finale.

Chatta col David è una tecnologia in continua evoluzione

Il sistema, un software automatizzato, basato sulla tecnologia del Deep Learning, mantiene continuamente attivo il processo di apprendimento, permettendo al chatbot di essere sempre più capace di rispondere in modo articolato.

Il progetto nasce da un’idea di Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, ed è stato realizzato ricorrendo agli strumenti sviluppati da Querlo, società di New York specializzata nella produzione di applicazioni tecnologiche tramite l’intelligenza artificiale.

Durante tutti questi mesi, il chatbot si è arricchito di contenuti grazie a tutte le domande che gli hanno posto e che hanno prodotto oltre 16.500 interazioni in lingua italiana e 9.500 in inglese. È stato possibile aggiungere oltre 70 risposte, incrementando di circa 1000 volte le combinazioni per formulare una stessa domanda. Un processo di apprendimento sempre in atto e in continua evoluzione.

Chatta col David é un’iniziativa di successo

“Un grande successo” racconta Cecilie Hollberg. “Tutti vogliono parlare con il nostro ‘bellissimo eroe’. Si va dalle curiosità alimentari (?)a richieste di interesse storico artistico e di carattere conservativo. C’è chi gli ha chiesto se si sentisse solo e se avesse voglia di uscire(?), tanto da chiedergli, persino, il numero di telefono(?). Un modo giocoso e diverso dal solito per coinvolgere un pubblico internazionale, sempre più eterogeneo e vasto.”( ??????)

L’iniziativa è in linea con la volontà del Mic- Ministero della Cultura che sostiene fortemente l’impegno all’utilizzo del digitale come leva per la promozione del patrimonio culturale italiano, ed è stata realizzata grazie anche al sostegno dell’Associazione degli Amici della Galleria dell’Accademia di Firenze.

Chatta col David è un’esperienza da ripetere?

I musei,  i beni culturali e il patrimonio artistico dovrebbero sempre più seguire l’esperienza della Galleria dell’Accademia di Firenze e del Ministero della Cultura. Il David di Michelangelo è un’opera che attrae moltissimo pubblico e come tale deve avere un approccio inclusivo e accessibile anche nelle modalità di fruizione. 

Siamo convinti che l’innovazione fa sempre bene, soprattutto se sviluppata con visione ed intelligenza. Un ‘iniziativa come Chatta con David avvicina sempre più persone alla cultura e all’esperienza museale.

I tempi cambiano e da un punto di vista culturale la tecnologia condiziona gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone. L’intelligenza artificiale e altre forme innovative possono aiutare a vivere un’esperienza più spettacolare e allo stesso tempo più accessibile. Certo, bisogna farlo con la dovuta intelligenza e questo non è sempre facile. A Firenze ci sono riusciti.

Purchè si inquadri nel suo giusto contesto di Storia dell’arte ! E sia le domande che le risposte conducano ad un approfondimento e dell’opera d’arte e dell’artista nel suo tempo!

Chatta col David, l’opera di Michelangelo interagisce con il pubblico – Libreriamo

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* Il giorno che i morti persero la strada

Il giorno che i morti persero la strada di casa

Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi.

Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.

Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.

I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». Domanda che non facemmo a Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti alla tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio di uno sparluccicante triciclo.

Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine.

Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati.

Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire.

(da Racconti quotidiani di Andrea Camilleri) – tratto da “Qua e là per l’Italia” – Alma Edizione, Firenze, 2008.

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La buona notizia del venerdì: Un video gioco per diagnosticare la dislessia!

IDEA è l’Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia; fondata agli inizi degli anni 2000, si pone come obiettivo quello di andare a riunire sotto un’unica voce le innovazioni e le idee del settore.

La promessa viene mantenuta con un impegno costante, anche attraverso iniziative specifiche che, talvolta hanno uno scopo ben preciso ed importante, il tutto a braccetto con l’evoluzione del mondo del gaming.

In questo specifico caso l’iniziativa racconta una storia che parla di videogiochi e di ricerca e di come queste due cose, viaggiando parallelamente, sono in grado di creare qualcosa di straordinario. 

A Milano infatti parte la sfida per diagnosticare in modo veloce, precoce ed attraverso il gioco la dislessia (disturbo specifico dell’apprendimento, che emerge classicamente all’inizio della scolarizzazione e incide sulla capacità di leggere, e talvolta pure di scrivere, in modo corretto e fluente). 

Playseriously è un hackathon internazionale, che coinvolge oltre al SAE Institute di Milano altre cinque istituzioni formative in altrettanti Paesi del Sud Est Europa. Sviluppare un gioco con finalità educative, che potrebbe diventare uno strumento non invasivo e soprattutto inclusivo per lo screening della dislessia in fase prescolare.

Il 12 novembre dalle 9:00 alle 18:30 studenti, alunni e professionisti junior del mondo game e di altre discipline umanistiche si sfideranno per realizzare un cosiddetto “applied game”, al fine appunto di riuscire a diagnosticare la dislessia in età prescolare.

Un applied game è un gioco con finalità non solo educative, ma soprattutto inclusive, che dovrà diventare uno strumento di screening non invasivo per diagnosticare la dislessia in età prescolare, quindi nella fascia 5-7 anni.

Le iscrizioni per l’evento si chiuderanno il 31 ottobre e questa iniziativa segna un punto importante nella storia videoludica anche perché va a scardinare definitivamente stereotipi sull’incisione del videogame nel bambino. 

Ecco cosa è stato dichiarato in merito da Alessandra Micalizzi, docente e ricercatrice presso il SAE Institute Milano; la quale risponde alla domanda sul ruolo del videogame in questione sulla diagnosi del disturbo:

Avevamo iniziato a sviluppare internamente un progetto che ci consentisse di trovare una modalità efficace per ridurre l’ansia da prestazione nei soggetti dello screening, creando un contesto ludico e protetto per testare alcuni indicatori, ma ci siamo dovuti scontrare con le difficoltà connesse ai finanziamenti e alle tempistiche.

Grazie alla possibilità di accedere al bando CEI (Central European Initiative), però, abbiamo potuto tornare a riflettere sull’idea iniziale e aprire nuove strade coinvolgendo partner internazionali nella realizzazione Playseriusly, un progetto in cui sviluppatrici e sviluppatori, game designer, game artist e psicologhe e psicologi potranno costruire le proprie squadre e partecipare a una sfida creativa con una finalità preziosissima.”

Insomma, grazie al supporto di partner internazionali, l’azienda videoludica compie molto probabilmente un importante passo avanti.

Non ci resta che aspettare ulteriori dichiarazioni ed aggiornamenti in merito da parte di IDEA. Restiamo sintonizzati.

Nel frattempo però, lo sapevate che durante il Lucca Comics & Games 2022 si potranno provare quattro giochi gratis? 

IDEA: un videogioco per diagnosticare la dislessia | GamesVillage.it

Storie di straordinaria dislessia. 15 dislessici famosi raccontati ai ragazzi : Grenci, Rossella, Zanoni, Daniele: Amazon.it: Libri

Leggi anche:

https://lauracarpi.wordpress.com/2011/07/03/facciamo-finta-che-2/

https://lauracarpi.wordpress.com/2012/08/16/videogames-e-vantaggi/

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Perchè siam donne: Jessica che contrasta i pregiudizi e gli stereotipi di Wikipedia

Jessica Wade è una fisica dell’Imperial College di Londra.

Nel 2019 ha ricevuto una delle più alte riconoscenze del Regno Unito, la medaglia dell’Impero britannico. Ma non tanto per i suoi meriti nella fisica, quanto invece per i considerevoli risultati nel contrastare gli stereotipi di genere nella scienza. Un settore dove si è soliti pensare che le donne siano in minoranza, o che siano poco portate o interessate.

Jessica ha raggiunto questo risultato grazie a Wikipedia.

33 anni, la scienziata britannica da alcuni anni ha affiancato all’attività scientifica un’altra, per certi versi attinente.

A partire dal 2017, ha infatti aggiunto oltre 1700 profili di scienziate su Wikipedia, andando a colmare un notevole divario di genere nel campo di quell’area che ricade sotto l’acronimo STEM (science, technology, engineering, and mathematics), e che indica le discipline scientifico-tecnologiche.

L’idea nasce nel 2017, quando Jessica scopre che solo una parte molto ridotta delle biografie della popolare enciclopedia è dedicata a donne. Nella compilazione delle voci, Wikipedia si regge sul contributo dei volontari, e non è esente da pregiudizi e stereotipi, in particolare legati alla composizione demografica di questi (nel 2019 la maggior parte dei contributi proveniva per esempio da maschi bianchi del Nord America). Jessica decide allora di provare a cambiare questa tendenza, lavorando per un obiettivo a portata di mano, su cui può intervenire attivamente. Inizia così a compilare biografie di scienziate donne e appartenenti a minoranze che non hanno mai ricevuto il giusto riconoscimento. La sua prima pagina è stata su Kim Cobb, una climatologa americana. 

In questa attività Jessica ha persino incontrato resistenze da parte di membri della comunità wikipediana. Circa 15 biografie, infatti, sono state cancellate nel tempo perché non avrebbero rispettati i criteri di rilevanza enciclopedica. Tra queste, la pagina dedicata a Clarice Phelps, chimica nucleare americana, la prima donna nera coinvolta nella scoperta di un nuovo elemento chimico. In questo caso Jessica è riuscita in seguito a preservare la voce Wikipedia.

In particolare le ragazze, i bambini provenienti dalle fascie sociali più basse e le persone razzializzate – a pensare di studiare fisica alle superiori, perché la fisica è ancora una materia elitaria, da ragazzi bianchi” ha spiegato tempo fa in un’intervista al New York Times.

Nello scegliere i profili da inserire, Jessica segue ormai una metodologia consolidata. Ogni mattina, attraverso Twitter, cerca una persona che ha ricevuto un premio, un’importante borsa di ricerca, o che ha pubblicato un articolo prestigioso o, infine, ha tenuto in pubblico un discorso di impatto. Dopodiché verifica se il profilo soddisfi i criteri di Wikpedia: se ciò accade, passa alla fase di ricerche e scrittura.

Nel corso degli anni, all’attività di stesura vera e propria ha affiancato scritti e conferenze pubbliche sul tema dell’uguaglianza di genere nelle discipline scientifiche. Ha anche condotto seminari di formazione su Wikipedia e collaborato con associazioni che promuovono l’inclusività.

Nel 2021, infine, è uscito il suo primo libro di divulgazione scientifica rivolto ai bambini,” Nano. La spettacolare scienza del molto (molto) piccolo

Jessica ha anche ricevuto le lodi di Jimmy Wales in persona, il fondatore di Wikipedia, per il suo contributo. Parlando al Washington Post, Wales ne ha sottolineato l’impatto sulla qualità dei contenuti di Wikpedia, ricordando poi un’altra donna che sta seguendo le orme di Jessica, la 28enne Emily Temple-Wood. Anche lei, come editor dell’enciclopedia, è infatti impegnata a “contrastare effetti e cause dei pregiudizi di genere” su Wikipedia.

Alle ragazze viene detto a un’età incredibilmente precoce che la scienza è per i ragazzi”.

Ci sono così tante scienziate brillanti, ma semplicemente non le celebriamo abbastanza. Dobbiamo parlare di più di coloro che abbiamo, perché altrimenti rischiamo di perdere loro e il loro lavoro”. La scelta di Wikipedia arriva da qui: “Quando i giovani navigano su internet, cercano su Google qualcosa che trovano interessante, come il cambiamento climatico o la forma di una piramide. Se vanno su Wikipedia e iniziano a leggere i nomi degli scienziati, ci saranno donne e persone di colore. Ci saranno persone simili a loro che hanno avuto questo enorme impatto sulle scoperte scientifiche”.

“Sono un piccolo pesce in un mare enorme”, ha ricordato Jessica al Washington Post. “Ma continuerò a fare tutto il possibile per rendere la scienza un luogo più accessibile e inclusivo”.


La scienziata che ha creato più di 1700 voci su Wikipedia per combattere il divario di genere – Valigia Blu

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La buona notizia del venerdì: Campionati mondiali di plogging per la salvaguardia dell’ambiente

L’amore per l’ambiente ha portato alla creazione del plogging, la nuova disciplina sportiva che unisce la corsa alla raccolta dei rifiuti abbandonati

Il primo campionato mondiale di plogging si è disputato in Italia, precisamente in Val Pellice (Torino), e ha visto la partecipazione di 55 atleti provenienti dall’Italia e da vari paesi europei. Durante il percorso sono stati raccolti complessivamente 795 kg di rifiuti. Già, perché questa strana attività combina la corsa con la raccolta dei rifiuti

Dal 30 settembre ha preso il via la seconda edizione del campionato mondiale di plogging, una disciplina sportiva in cui alla corsa si abbina la raccolta dei rifiuti.

La gara in cui si sono misurati i 100 atleti finalisti si svolgerà anche quest’anno tra le valli olimpiche di Torino 2006, in particolare nelle Valli Chisone e Germanasca e terminerà il 2 ottobre.

La novità di questo genere di competizione è che lo sport non è il protagonista, o almeno non il solo, perché a quello si affianca l’obiettivo di contrastare il fenomeno del littering, ovvero l’abbandono di rifiuti, che restano dispersi nell’ambiente.

L’avvento del plogging ha un inizio molto recente.

Dopo il precursore americano del 2014 – il trash run– è stato l’atleta svedese Erik Ahlström a inaugurare definitivamente a Stoccolma questa pratica “ibrida”, basata sull’idea di conciliare la corsa con tutela dell’ambiente, fin dal nome, che deriva dalla crasi tra le parole jogging e picking up (o plocka upp in svedese). Come ha dichiarato lui stesso: Ora noi corriamo con un altro proposito. Con la consapevolezza si arriva a prendersi cura e così facendo, arriva il cambiamento”.

L’ondata di consenso attorno a questo principio non ha tardato a diffondersi specie grazie ai social che lui stesso ha utilizzato per condividere la sua esperienza da primo plogger.

Su questa scia, lo scorso anno è nato in Italia il primo campionato mondiale della neonata “eco-disciplina”. In quell’occasione meno di 60 runner hanno raccolto circa 800 chilogrammi di spazzatura su un percorso di oltre 1780 chilometri. Il mix tra le due anime si ritrova anche nei parametri peculiari per assegnare la vittoria , che lo scorso anno è andata a Elena Canuto e Pietro Olocco rispettivamente con 38 e 48 chilogrammi di rifiuti raccolti. 

Tra i criteri, si considera certamente la distanza percorsa con il dislivello positivo affrontato, ma anche la qualità e la quantità di rifiuti raccolti, valutati in termini di impatto, cioè di CO2 non emessa in atmosfera.

Nel programma, atleti e bambini tra inclusione e recupero

La Kermesse si è svolta nel comune di Villar Perosa e ha visto la partecipazione di 100 atleti e atlete che sono stati selezionati grazie a due modalità.

La prima di queste, più tradizionale, partecipando a una delle nove gare di qualificazione svoltesi da maggio ad agosto tra tappe in Italia, qualche incursione in Europa e una in Venezuela. In alternativa, era possibile qualificarsi aderendo alla #plogging challenge lanciata dal Comitato internazionale, che ha valutato i punteggi da assegnare a partire dalla condivisione fatta dai partecipanti “a distanza” dei risultati della propria raccolta.

In realtà, a inaugurare la competizione sson stati gli alunni delle scuole di Villar Perosa con la Child Plogging session, che ha anticipato quella dei grandi di sabato 1 ottobre. Nel mentre, la premiazione dei piccoli ploggers e tante attività per tutte le età: laboratori per bambini, mercatini, animazione e artisti di strada.

Inoltre, il pubblico partecipante è stato invitato a consegnare le proprie scarpe da ginnastica usurate, che grazie alla partnership con Esosport saranno raccolte e riciclate per realizzare pavimentazioni per i parchi giochi dei bambini.

La premiazione finale si è svolta infine la mattina seguente, domenica 2 ottobre, a Pomaretto alla presenza di atleti paralimpici e di Roberto Cavallo – direttore della gara, divulgatore ambientale ed ecoatleta – noto per aver attraversato insieme all’ultra-runner Giulia Vinco 370 chilometri in 41 Comuni, dall’Isola d’Elba fino a Stintino, in occasione dellaKeep Clean and Run 2022  il plogging più lungo al mondo, durante il quale sono stati raccolti 373 kg di rifiuti.

L’evento, terminato nel maggio scorso, ha rappresentato il lancio della campagna Let’s clean Up Europe che terminerà il prossimo 27 novembre.

Ma il plogging non è diventato famoso solo in Italia, sempre più persone lo praticano in paesi come India, Messico, Costa Rica, Francia, Ungheria o Corea. .

Qual è l’abbigliamento da Plogging?

Metti scarpe da ginnastica, una tuta e… corri. Ma non dimenticare di portare con te un sacco della spazzatura, guanti e pinze perché dovrai raccogliere tutti i rifiuti che trovi lungo il tuo percorso tra parchi e foreste.

Plogging: tornano i Mondiali made in Italy della corsa per i rifiuti (buonenotizie.it)

Plogging: prendersi cura dell’ambiente divertendosi (buonenotizie.it)

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Perchè siam donne: Hedy Lamarr, la bellissima diva ingegnere che inventò il Wi-Fi

Hedwig Eva Maria Kiesler  , in arte Lamarr, nasce il 9 novembre 1914 a Vienna da genitori dell’alta borghesia austriaca.

Il padre, funzionario di banca dalla mente aperta e scientifica, e la madre pianista , che le fa studiare danza e arte, trascorre la sua infanzia tra discipline artistiche e scienza.

Quando ha solo 5 anni viene trovata dai suoi genitori a smontare e rimontare il suo carillon con l’intento non solo di capire come funziona, ma anche di migliorarlo.

A soli 16 anni si iscrive all’università. di Ingegneria.

La società del’epoca è ancora troppo sessista per darle una reale possibilità in campo scientifico: Hedy è troppo bella per essere “anche” intelligente. secondo gli stereotipi vigenti.

Qualsiasi ragazza può sembrare attraente. Tutto quello che bisogna fare è stare ferme e sembrare stupide”.

Così Hedy entra nel mondo dello spettacolo  quando ha solo 16 anni.

Studia recitazione con Max Reinhardt ,uno dei più celebri drammaturghi dell’epoca, a Berlino . Raggiunge la notorietà soprattutto per essersi lasciata ritrarre nuda nel film cecoslovacco Ecstasy , la prima scena di nudo nella storia del cinema. Fa molto scalpore e viene censurato.

Il successo delle sue prime pellicole fanno innamorare , Fritz Mandl, mercante d’armi legato all’ austrofascismo , che la costringe a sposarlo ad appena 20 anni. Ma la gelosia morbosa del marito e il controllo ferreo a cui è sottoposta la fa fuggire a Londra.

Lì conosce Louis B. Mayer degli MGM Studios,che la introduce nel circuito di Hollywood con il nome di Hedy Lamarr.
Ma l’incontro decisivo della sua vita è  Howard Hughes, pilota e uomo d’affari. Hughes viene colpito dalla mente acuta di Hedy al punto che decide di regalarle una serie di attrezzature scientifiche, compresi dei set portatili che può usare nelle sue roulotte sui set dei film.

Hedy recita e inventa, Hughes la stimola portandola nelle sue fabbriche di aeroplani e mostrandole come funzionano. E la fa collaborare con i suoi tecnici.

E’ proprio Hedy a studiare un nuovo design per gli aerei di Hughes, che la definisce più volte genio.

E lei progetta e progetta: un nuovo modello di semaforo, una pasticca effervescente per trasformare l’acqua in gassata, e persino un supporto per aiutare i disabili in bagno.

E’ nel 1940 però che Hedy appronta il suo progetto più significativo. La seconda guerra mondiale incombe e dopo aver conosciuto, durante una cena, l’inventore George Antheil, Hedy sviluppa insieme a lui un nuovo straordinario sistema di comunicazione che può guidare i siluri verso i loro obiettivi in ​​guerra.

Questo sistema sfrutta una rapida variazione di frequenza (frequency hopping) per impedire l’intercettazione delle onde radio, consentendo così al siluro di trovare il bersaglio previsto. E questo diventerà la base per lo sviluppo del Bluetooth e del WI-FI

Alla fine degli anni 50 a brevetto scaduto, la Difesa americana inizia a usare il sistema frequency hopping spectrum che è alla base di tutte le tecnologie senza fili che usiamo anche noi.

È solo negli anni Novanta che Hedy Lamarr viene rivalutata: a pochi anni dalla sua morte (se ne andrà nel 2000) viene insignita con il prestigioso Electronic Frontier Foundation Pioneer Award perché è proprio grazie alla sua geniale intuizione che le telecomunicazioni e l’informatica hanno fatto un enorme passo avanti.

Oggi, Hedy figura nella National Inventors Hall of Fame degli Stati Uniti.

Benché nelle sue memorie, Ecstasy and Me, Hedy Lamarr non dica esplicitamente se fu o meno una spia – è evidente che le qualità non le sarebbero mancate –, quel che è certo è che fu una donna dall’intelligenza fuori dal comune.

Il suo desiderio di conoscenza è perfettamente espresso dalla sua frase: «La speranza e la curiosità per il futuro mi sembravano meglio della sicurezza del presente. L’ignoto è sempre stato molto attraente per me… e lo è tutt’ora»

E la sua storia ci insegna che non c’è niente che non si possa fare: anche se è questione di tempo,  non c’è niente che non possiamo essere.

Whatever you want you can ! Love Laurin

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C’è un’altra Terra, osservata dalle sonde spaziali e simile a un bambino gigante

C’è un’altra Terra“, dice Gesù secondo i Vangeli. E’ un unico Organismo” replica Giordano Bruno nel Rinascimento.

Le due “Terre” condividono lo stesso Cuore Cristallino che si muove in modi liberi e indipendenti, non è oppresso dal “peso” degli strati superiori, né è composto solo di Ferro, come molti ripetono; è composto di un carburo di ferro, è la riserva più vasta di Carbonio del pianeta – scopre la geofisica – e ruota intorno al proprio asse polare con velocità maggiori a quelle degli strati superiori. I vari strati sono separati tra loro da gap vuoti che consentono i loro moti liberi e indipendenti gli uni dagli altri. Se il Cuore Cristallino fosse la Fonte della Vita? Al centro del Cuore Cristallino, che ruota verso Est, i geofisici riconoscono una piccola sfera – 500 km di raggio – che ruota verso Ovest, cioè in verso opposto. Nel Medio Evo i saggi parlavano del MOTORE PRIMO al centro della Terra, celebrato da Dante nel Paradiso dove gli “spiriti beati girano in versi “opposti” – centripeto e centrifugo – moti simili a quelli che un buco nero ruotante

“C’è un Sole Nero al centro della Terra” disse Zarathustra, il grande saggio iraniano, celebrato da Friedrich Nietzsche, erroneamente considerato il padre del nazismo. Se il Sole Nero è un buco nero ruotantesiamo di fronte a una rivoluzione astronomica e antropica, anticipata da grandi saggi e ora confermata dalla geofisica, scienza che ha compiuto grandiose scoperte ma è spesso ignorata dai media. E’ una “rivoluzione culturale” anticipata da molti saggi e poeti e tale da travolgere la mentalità finora dominante, afflitta dal presunto “problema energetico” e dall’ignoranza del Motore Primo  che si auto alimenta con il doppio movimento, ci rende protagonisti e co-autori della Nuova Era. Ricca di prosperità e libera dal presunto “problema energetico”, la Nuova Era ci libera dai confini che ogni potere ha tentato di difendere e/o di offendere, con le varie guerre che tuttora insanguinano la superficie terrestre.

C’è un’altra Luce, dice sempre Gesù secondo i VangeliLa scopre Enrico Fermi nel 1933 e la chiama “debole”, perché così appare rispetto all’altra luce già nota, chiamata “forte”. Negli anni ’80 la fisica celebra le sue “nozze” con la luce elettromagnetica e così scopre “l’altra Luce” che non possiamo vedere fuori, ma che possiamo percepire dentro come sensazioni ed emozioni. “L’Uomo è centro”, diceva Giordano Bruno. Ora possiamo capire che ognuno di noi è un centro cibernetico (non geometrico), sensibile alle emozioni cioè ai movimenti del sangue (emo è sangue in greco).

Una rivoluzione astronomica e antropica è in atto e preoccupa il “potere” che ha gestito gli eventi con i soliti canoni: paura e rabbia  contro il “nemico” di turno e l’ignoranza comune dell’Altra Luce che la fisica ora chiama Elettrodebole (ED). Il nome nasconde le Sue squisite abilità e pure la sensibilità umana, capace di percepirla come emozioni – i moti del sangueLa Luce ED  anima tutto il vivente ed è emessa dal Cuore Cristallino al centro della Terra, è quindi diretta lungo la verticale e capace di erigere i corpi umani durante la veglia e non durante lo stato dormiente. Una e trina, eterna e onnipresente, la Forza ED ha ciò che la fantascienza chiama “il lato luminoso della Forza” e grandi saggi  quali Giordano Bruno il fiume della Vita”.

E’ il flusso copioso e veloce dei bosoni neutri Z, scoperto dalla fisica negli anni ’80, grazie all’uso di  strumenti capaci di captare le loro velocità elevatissime.

Questo flusso impetuoso, sgorga dalla Fonte della Vita, dipinta da vari pittori, implica una pacifica e radicale rivoluzione culturale che ci libera dalle tante convinzioni false, instillate finora da media, scuola e università.

I tre tipi di bosoni W+, Z, W- sono stati previsti S. Weinberg, S. L. Sheldon e A. Salam e osservati dai laboratori del CERN, a Ginevra, da C. RubbiaHanno tutti vinto il Premio Nobel. I tre tipi di bosoni W+, Z, W- hanno consentito di sviluppare il Modello Standard della fisica che ha avuto una serie di conferme e di successi sperimentali, “incrinati” poi da esperimento che ha svelato la metamorfosi dei neutrini. Questa recente novità è stata annunciata due mila anni fa.

Simili ai “granellini di senape”, citati da Gesù, i tre tipi di neutrini si  scambiano tra loro l’identità, e la fisica li indica come i “camaleonti dell’universo”. Per il Comitato Nobel questa scoperta ha aperto la strada a una nuova immagine dell’universo. Forse è anche una nuova concezione della “realtà”  e del nostro ruolo che finora è apparso come quello di spettatori impotenti di uno spettacolo fisso e fissato.

I tre neutrini compiono una metamorfosi e  possono trasmetterla anche ai nostri corpi. I neutrini infatti attraversano tutto, anche i nostri corpi, a miliardi ogni secondo; possono provocare quella “metamorfosi” che cambia  il “sapore” e ci consente di divenire “il sale della terra”.

Siete il sale della terra” diceva Gesù ai discepoli che lo ascoltavano… Il sale, si sa, da un nuovo sapore…

La fisica chiama “sapore” il numero quantico che definisce le diverse relazioni tra i due campi, elettromagnetico e debole. Solo nomi casuali o indizii che possiamo divenire il sale della terra e dare un nuovo sapore al mondo?

La Vita vi renderà liberi”, diceva Gesù. Se la Vita è la Forza ED, scoperta nel 1979, l’uso del suo lato luminoso non è solo fantascienza, né solo scienza; è anche e soprattutto coscienza della Via – la direzione verticale – che collega il nostro corpo, eretto, alla Fonte della Vita, il cuore Cristallino al centro della Terra.

Da lì sgorga il Fiume copioso e veloce dei neutrini che attraversano i nostri corpi a miliardi e possono quindi favorire il contatto diretto tra i corpi umani e la Fonte dell’eterna giovinezza.

C’è un’altra Terra – 18 Aprile 2020 – ore 10:30-12:00 seminario via ZOOM – Giuliana Conforto

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Perchè siam donne: Isabel Allende ha spento 80 candeline


“Non esagero quando dico che sono femminista dal tempo dell’asilo”, scrive in Donne dell’anima mia, affrontando temi tabù, come il rapporto con la sessualità in età avanzata e quello con l’altro sesso.

La regina della narrativa mondiale ha spento 80 candeline. 

La scrittrice sudamericana più popolare di sempre (25 libri tradotti in 42 lingue, più di 75 milioni di copie vendute), Isabel Allende, una ribelle che con il potere di creare storie ha dato un senso al caos degli eventi e ai traumi che hanno costellato la sua vita.

Nata a Lima in Perù nel 1942 e residente in California, Isabel Allende incanta il pubblico latino e mondiale da più di quarant’anni grazie ad opere che parlano di donne ed esperienze di vita vera, includendo elementi storici e pizzichi di mitologia.

E’ la cugina del celebre ex presidente cileno Salvador Allende, morto nel 1973 durante il colpo di stato militare con cui Augusto Pinochet instaurò la sua lungo e dolorosa dittatura terminata solo nel 1990. 

Il Cile è sempre presente nella sua opera

Ha ricevuto tantissimi riconoscimenti internazionali e ben 15 lauree ad honorem.

Nel 2014 Obama l’ha insignita della Medaglia Presidenziale della Libertà degli Stati Uniti.

Sin da piccola comincia a immaginare i luoghi e i personaggi che poi diventeranno i protagonisti dei suoi romanzi: ad esempio la casa del nonno materno, dove abita quando si trasferisce in Cile con la mamma e i fratelli grazie all’aiuto del cugino del padre, il futuro presidente del Cile Salvador Allende.

Questo posto sarà poi evocato nel primo romanzo della scrittrice, La casa degli spiriti, nato da una lunga lettera che Isabel scrisse a suo nonno, che diventerà anche un film

La sua intelligenza, acutezza e forza emergono sin da giovane nel suo lavoro di giornalista. Attraverso la sua rubrica nella storica rivista cilena «Paula» diventa ben presto una figura coraggiosa e rivoluzionaria.

“Quando ero una giornalista gli altri erano la mia storia”; Isabel si sentiva autorizzata a suonare il campanello di una casa, entrarci dentro e fare domande o fermare uno sconosciuto per strada e interrogarlo su cose personali (pensieri).

Vincitrice nel 1988 dell‘American Book Awardsconil romanzo Eva Luna

Come molte altre personalità, nel 2000 ha partecipato alla vasta campagna di sensibilizzazione mondiale “Respect” promossa dall’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite sulle note dell’omonima canzone di Aretha Franklin diversi personaggi noti (fra cui, oltre alla stessa Allende, anche il segretario di stato Madeleine Albright e il premio Nobel, Rigoberta Menchù hanno cantato e ballato

Dopo il Colpo di Stato di Pinochet dell’11 settembre 1973, si trasferisce a Caracas, per poi andare a vivere definitivamente negli Stati Uniti,

Da questo momento in poi, comincia la fase più prolifica della scrittrice.

È il periodo in cui si delinea il suo stile caratteristico, che unisce un linguaggio giornalistico e il realismo magico, la metafora e la brutalità, la responsabilità politica e storica e il romanticismo e la magia, il tutto condito da una acuta lucidità e un senso dell’umorismo dolce e indulgente.

La sua opera è stata classificata nel movimento letterario conosciuto come posboom, definito anche da alcuni critici novisima literatura. In genere le sue opere sono o sembrano autobiografiche, ma lei preferisce definirle “memorias”, “collezioni di ricordi più vicine alla finzione che alla realtà”

Negli ultimi anni, la vita l’ha portata in una nuova ed emozionante direzione: il mondo dei bambini e dei giovani.

Tra le curiosità da annotare quella che inizia un nuovo libro sempre l’8 gennaio, giorno in cui scrisse la lettera al nonno che stava morendo che diventò la bozza per La casa degli spiriti. Nel romanzo “Violeta”, scritto durante l’isolamento per la pandemia, la scrittrice cilena ha fatto i conti con la figura dell’amata madre “Panchita”, nata nel 1920 in piena spagnola e morta a 98 anni. “Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta nel 1920, l’anno della peste”, l’incipit della narrazione

Ho letto con passione molti dei suoi libri e per caso ne ho trovato uno che in genere non si trova negli elenchi ufficiali.

Afrodita , pubblicato nel 1997, ( e prontamente acquistato e letto) resta uno dei libri più singolari della scrittrice cilena. Isabel Allende riesce a creare il giusto mix per potersi permettere un libro di cucina, che parla però, soprattutto, di passione, amore ed erotismo.

Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità… Non posso separare l’erotismo dal cibo e non vedo nessun motivo per farlo.

Afrodita conferma la passione per la vita, per l’amore, per il suo Cile,per la libertà e la cucina e il cucinare sono la somma di sensazioni, immagini , sapori e aromi che soddisfano tutti i sensi

Afrodita raccoglie ricette e racconti, ma anche tanti consigli: dal cucinare nudi, al linguaggio dei fiori, passando per l’ode alla zuppa di grongo.

Salse, antipasti, zuppe, entrées, piatti forti e dolci: niente è stato dimenticato e nulla è stato lasciato al caso, tutte le ricette per stregare i commensali o il/la commensale preferito/a

Non si può resistere a ricette come le Pere ubriache, Taj Mahal, le Charlotte degli amanti o una strepitosa Bavarese del moro.

Isabel Allende, la regina della narrativa festeggia 80 anni – Libri – Narrativa – ANSA

Isabel Allende – Wikipedia

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Perchè siam donne: Sarah Weddington e la Corte suprema degli USA

Washington, 24 giugno 2022 – La Corte suprema degli Stati Uniti ha abolito la storica sentenza ‘Roe contro Wade’ che, nel 1973, aveva legalizzato l’aborto negli Usa. La decisione odierna delega quindi ai singoli Stati l’applicazione delle loro leggi in materia

Lei è #SarahWeddington.

Nasce e cresce in Texas. Luogo di cui si dice che ‘è un bel posto per uomini e cani, ma l’inferno per donne e cavalli’.

Da bambina vuole fare l’insegnante. Crescendo si appassiona al diritto.

Ma il preside del college le dice che nessuna donna di quel college ha mai studiato legge.

Non le vogliono le donne lì. Possono iscriversi e assistere ma fare domande solo una volta a semestre.

Lei, insieme ad altre giovani donne di quell’Università, comincia a farsi domande.

Perché le donne sono considerate così poco? Perché fanno così paura? Perchè le donne non possono controllare il proprio corpo e scegliere o no la maternità??

Si unisce così a un gruppo di studenti laureati dell’Università del Texas-Austin che stanno ricercando modi per sfidare vari statuti anti-aborto ,

Il centro sanitario universitario non fornisce informazioni sulla contraccezione. Un paio di ragazze erano andate a New York e avevano ricevuto una copia di Our Bodies Ourselves e avevano iniziato a dare informazioni.

Pensano che è necessario ribaltare le leggi restrittive del Texas a proposito delle donne. Sarah aveva fatto solo divorzi pacifici, testamenti, un’adozione per suo zio; non aveva alcuna esperienza in tribunale federale. Ma sarà lei ad agire come avvocata dei diritti delle donne di scegliere .

Sarah ha solo 26 anni quando dibatte davanti ai giudici della Corte Suprema.

Diventa la persona più giovane che riesce a vincere col caso Roe.

Nel 1969 la 21enne Norma McCorvey rimane incinta. Era la sua terza gravidanza, ma per problemi economici e di abuso di sostanze, non aveva potuto tenere con sé nessuno dei suoi figli. Questa volta vuole abortire. Ma in Texas, l’aborto è vietato anche nei casi in cui è in gioco la sopravvivenza della madre. Le donne più benestanti vanno nei paesi dove l’aborto è legale.

Norma acconsente a partecipare alla causa presentata dagli avvocati Sarah Weddington e Linda Coffee.

Sarah discute il caso davanti all’alta corte due volte, nel dicembre 1971 e di nuovo nell’ottobre 1972, ottenendo l’anno successivo la sentenza 7-2 che legalizza l’aborto a livello nazionale.

In un colpo solo, la Corte Suprema spazza via un secolo di restrizioni sull’aborto e rende incostituzionale la legislazione di 46 Stati. 

In quegli anni Sarah viene eletta alla Camera dei rappresentanti del Texas per poi diventare consigliere generale del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e, successivamente, consulente per le questioni femminili del presidente Jimmy Carter.

Quando arriva Reagan, torna in Texas, dirigendo l’Ufficio per le relazioni statali-Federali. Per più di 35 anni è prof. aggiunta presso l’Università del Texas ad Austin.

Ad Austin, fonda il Weddington Center, progettato per portare più donne in posizioni di leadership più elevate.

Insieme a #MollyIvins e #AnnRichards, era considerata la santissima trinità del “Grande Matriarcato di Austin”.

È rimasta attiva nel mondo politico e legale fino ai suoi ultimi anni.

La sua morte nel dicembre 2021 arriva in un momento particolare della storia degli Stati Uniti, dove la Corte Suprema – che dopo Trump conta sei giudici conservatori su nove – è chiamata ad affrontare la richiesta del Mississippi di vietare l’aborto dopo la 15esima settimana..

“Quando ho iniziato il caso [Roe], se qualcuno avesse detto: ‘Ne parlerete ancora tra 45 anni’ non ci avrei creduto. E quindi quello che più mi stupisce è da quanto tempo la questione sia ancora al centro di molte conversazioni politiche.

Pensavo che ci sarebbero voluti alcuni anni prima che le persone giungessero ad un accordo comune che non spettasse al governo decidere la libertà riproduttiva delle donne. Non so quanto tempo ci vorrà. Presto, una generazione più giovane, donne e uomini più giovani alla facoltà di legge, dovranno assumersi questa responsabilità”.

Care donne non abbassiamo la guardia! Sappiamo che la strada è ancora lunga e in salita ma possiamo contare sui nostri compagni ! Questa , come tante ancora , è una battaglia per cambiare i comportamenti oscurantisti che limitano la crescita della coscienza umana. Non abbassiamo la guardia!

Leggi anche

*Risvegliatevi Sacerdotesse…Maghe…Streghe…Donne! – Laurin42 (wordpress.com)

Fonti:

Dea e Donna: Sacro Femminino | Facebook

Le origini della sentenza “Roe contro Wade” e il futuro della legge sull’aborto | National Geographic

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Perchè siam donne: Se basta una statua per Margherita ,la signora delle stelle

«Tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’Universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli. Noi siamo fatti di materia che è stata costruita nell’interno delle stelle, tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove, cioé queste stelle molto più grosse del Sole, che alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno. Per cui noi siamo veramente figli delle stelle».

In un paese che sul piedistallo mette solo gli uomini, Milano inaugurerà il 13 giugno un bronzo, alto quasi tre metri, dedicato a MARGHERITA HACK, così come l’ ha pensato l’artista bolognese Daniela Olivieri.

La scienziata emerge, le mani dorate che si innalzano al cielo, da una galassia dove brillano le stelle, La cerimonia si terrà il 13 giugno alle ore 11 in Largo Richini, davanti all’ Università Statale.

Per il centenario della sua nascita la scienziata tornerà all’università,in un luogo dove Margherita Hack potrà ancora ispirare tanti giovani all’impegno scientifico, politico e civile. “Senza giovani desiderosi di diventare scienziati non c’è futuro per la scienza stessa e il suo destino sarebbe un inevitabile e progressivo deperimento”.

Si abbassa l’età delle ragazze che la scuola desidera avvicinare alle discipline STEM (Science Technology Engineering Mathematics) che costituiscono un insieme di competenze che sono oggi fondamentali per la comprensione di numerosissimi meccanismi alla base della vita civica e sociale.

Tra le scienziate che hanno contribuito a mostrare ai giovani come il metodo scientifico possa essere applicato alla vita quotidiana c’è sicuramente Margherita Hack (1922- 2013).

E’ stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana contemporanea ed è nota a livello mondiale per gli importanti studi da lei svolti nell’ambito dell’astrofisica .

Un personaggio unico, spontanea e incurante di apparire( diceva di essere stata dal parrucchiere sola una volta nella vita) atea convintissima e vegetariana, impegnata in ogni campo nel sociale a difesa delle ingiustizie.

La sua è una famiglia particolare: i genitori sono antifascisti e fanno parte della Società Teosofica Italiana, le trasmettono l’amore e il rispetto per gli animali (da qui la scelta vegetariana) e la lasciano libera di scegliere di studiare quello che vuole.

Io sono un esempio di come un’educazione familiare priva di pregiudizi sessuali lasci una bambina libera di seguire le proprie attitudini, senza condizionamenti di sesso”, dichiarava la scienziata.

E anche: “Fin da piccola mi sono trovata in sintonia con tutte le bestie, e soprattutto con i cani e i gatti che erano quelli più facili da incontrare”.

Laureatasi in Fisica e subito ad occuparsi di spettroscopia stellare che sarà il suo campo di ricerca.

Margherita Hack è stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico, quello di Trieste, e in breve tempo diventa un eccellenza nel settore a livello internazionale.

Scrive, oltre a centinaia di pubblicazioni scientifiche, testi universitari e libri di divulgazione di grande successo, Il suo linguaggio è immediato, accessibile a tutti, anche quando affronta tematiche scientifiche di non semplice comprensione.

Conquista università, partecipa a talkshow televisivi, entra nelle scuole a dialogare con i bambini di stelle e universo, e proprio per loro pubblica numerosi libri illustrati.

Diventa membro della prestigiosa Accademia Nazionale dei Lincei, lavora con i gruppi di lavoro dell’ESA e della NASA. Fonda riviste (L’AstronomiaLe Stelle), si impegna in politica, candidandosi e facendosi eleggere molto spesso, per poi dimettersi alla prima seduta.

Quando ai talk show le chiedevano cosa pensasse della possibilità di una vita extraterreste, lei rispondeva che “erano tutte bischerate”.

La scelta di non avere figli.:” Siamo già troppi nel mondo…”

Sempre attenta al tema dei diritti civili, è stata in prima linea per ll riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.

Quando alla soglie dei 90 anni si accinge a fare il rinnovo della patente e le viene negata la vita medica, si arrabbia tantissimo. E protesta pubblicamente.

Seguire le proprie passioni, anche controcorrente, è il segreto per sopravvivere alla noia e alla mediocrità.

Perché nella vita, ma anche nella scienza, bisogna essere ribelli.

Parola di Margherita.

Da non perdere:

Storie di vero amore : Margherita e i suoi gatti. – Laurin42 (wordpress.com)

La buona notizia del venerdì: Margherita Hack sarà la prima scienziata ad avere una statua sul luogo pubblico – Laurin42 (wordpress.com)

Un parco intitolato a Margherita Hack | Attualità CALENZANO (quinewsfirenze.it)