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Perchè siam donne: L’effetto Skully

Nel 1993, gli scrittori televisivi hanno deciso di non fare ricorso ai soliti stereotipi . Hanno creato Dana Scully e hanno promosso le donne nelle carriere STEM.

l personaggio dell’agente speciale Dana Scully, MD è stato presentato nell’episodio pilota della serie televisiva X-Files come una contrapposizione necessaria per il personaggio di Fox Mulder, il cui incessante bisogno di trovare “la verità” (un concetto che comprendeva la scomparsa della giovane sorella e il sospetto di continui insabbiamenti governativi sull’esistenza di extraterrestri) aveva irritato i suoi colleghi dell’FBI. Il suo superiore all’ufficio, il vicedirettore Walter Skinner, incarica l’agente Dana Scully di frenare l’entusiasmo di Fox Mulder mettendo costantemente in dubbio le sue teorie fantascientifiche.

Dana Scully, era una talentuosa dottoressa laureata in fisica, e la sua infanzia come cattolica le dava una certezza in Dio che la metteva costantemente in disaccordo con Mulder. Un ateo, ma uno che voleva disperatamente credere nei misteri dell’universo, Mulder era “il credente” mentre Scully era “lo scettico” che si affidava solamente alla scienza.

La presenza di Dana Scully era sempre conseguente, non solo nella sua immagine, ma nel suo comportamento. Era estremamente intelligente, razionale e coraggiosa, era in grado di tener testa ai funzionari presuntuosi dell’FBI!

Dana Scully era spesso la persona più pronta e intuitiva in ogni discussione.

Viveva da sola in un grazioso appartamento senza ascensore a Georgetown, trascorreva le serate leggendo e pulendo la sua Glock e tendeva ad avere sfortunati rapporti con gli uomini

Si comportava come una donna molto competente, affidabile e leale che raramente causava contrasti nell’ambiente di lavoro. Non ne aveva bisogno: le persone si fidavano delle sue capacità, quindi la ascoltavano a prescindere.

La determinazione con cui Dana Scully ha condotto la sua carriera – e la sua vita – l’ha resa un’icona della cultura pop delle donne che cercano di intraprendere una carriera nei campi STEM.

Al Comic Con di alcuni anni fa, all’attrice che l’ha interpretata, Gillian Anderson, è stato chiesto se fosse a conoscenza dell’Effetto Scully: l’afflusso di giovani donne che hanno scelto carriere STEM che a lei si erano ispirate guardandola come Dana Scully in X-Files .

Gillian Anderson: “È stata una sorpresa per me . Abbiamo ricevuto molte lettere durante tutta la durata del Serial , e mi è stato detto abbastanza spesso da ragazze che stavano entrando nel mondo della medicina o nel mondo della scienza o nel mondo dell’FBI o in altri contesti dove appariva il mio personaggio, che erano state spinte a fare le loro scelte in quegli ambiti proprio perchè Dana Skully rappresentava lla realizzazione delle loro ambizioni.”

L’aumento dell’interesse delle ragazze è sopravvissuto alla serie, che si è conclusa dopo nove stagioni nel 2002. Lo spettacolo ha continuato a ispirare, essendo disponibile su Netflix e Hulu, il che significa che la generazione di giovani ragazze di oggi può avere ancora Scully come modello.

Siti web come Steminist offrono profili delle ” Scully” della vita reale: donne intelligenti, impegnate ed estremamente determinate che sono in prima linea nell’innovazione scientifica.

Il megalite cosmetico L’Oreal ha attivato una borsa di studio per donne nel campo della scienza nel 2003 e, da allora, ha assegnato più di 2 milioni di dollari a studentesse post-dottorato nei campi STEM.

Discover ha compilato la sua lista delle 10 scienziate da seguire su Twitter. Dana Scully sarebbe orgogliosa.

L’effetto Scully è reale. È lì e sta ispirando molte donne a perseguire i loro sogni nella scienza e fare la differenza proprio come ha fatto l’agente Scully.

La domanda viene spontanea! E’ stata una scelta premeditata da parte di autori televisivi illuminati? O c’è lo zampino degli extraterresti?

L’effetto scully: come “x – Storia 2022 (9unknownfacts.com)

STEM, dall’inglese science, technology, engineering and mathematics

( ebbene sì ,ero una follower di X- Files) ( se non lo avete pensato)

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La buona notizia del venerdì: Carrozze elettriche al posto delle “botticelle”! I cavalli ringraziano!

La Camera ha deciso: non sarà più consentito l’uso di animali per la trazione delle «botticelle», le carrozze che offrono giri turistici nei centri delle città italiane. Il governo si impegna «a vietare l’utilizzo di animali per la trazione di veicoli e di mezzi di ogni specie adibiti al servizio di piazza e per i servizi pubblici non di linea finalizzati ai trasporti di persone a fini turistici e ludici, nell’intero territorio nazionale». inoltre, si ripromette di prevedere sanzioni amministrative e confisca del mezzo e dell’animale in caso di trasporto non autorizzato».

Viene inoltre previsto che gli animali maltrattati vengano affidati a chi può prendersene cura e che le licenze per la conduzione delle botticelle vengano convertite in «licenze per le guide di carrozze elettriche o taxi»

In molte mete turistiche internazionali le carrozze a cavalli appartengono al passato. Nell’inestimabile sito archeologico di Petra, in Giordania, calessi e botticelle hanno lasciato il posto alle auto elettriche. Le nuove “Club Cars”, che l’ente ha acquisito alla fine del 2019, sono di uso quotidiano e trasportano fino a sei persone alla volta.

Carrozze elettriche, dalle forme tradizionali, si trovano ormai in tutto il mondo, da New York a Berlino, da Vienna a Mumbai.

Al momento, le uniche botticelle elettriche attive in Italia si trovano alla Reggia di Caserta, dove sono state introdotte dopo che nell’estate del 2020 un cavallo si era accasciato al suolo a causa del caldo e della fatica.

A Roma, Palermo, Firenze o Pisa le carrozze trainate dai cavalli continuano però a vedersi nei principali punti turistici urbani.

Botticelle in piazza Venezia. Roma, 4 dicembre 2019. ANSA/CLAUDIO PERI

Le Botticelle

Alcuni romani sanno di che si tratta altri invece ignorano questo appellativo dialettale con cui si indicano le carrozze trainate dai cavalli, utilizzate per il trasporto dei turisti a Roma. L’etimologia è indicativa non della loro funzione attuale bensì di quella originaria: trasportare botti. Botti piene di olio, di vino, o di altre mercanzie che necessitavano di essere movimentate per il commercio cittadino, in tempi ormai remoti.

I primi botticellari arrivarono dal Molise e grazie alla loro esperienza con gli animali, vennero assoldati come stallieri. La principali rimesse di cavalli erano a Borgo e a Via Sannio. Poi passarono al ruolo di “botticellari”, cioè guidatori delle celebri carrozzelle romane.

Nella prestigiosa collana ‘Storia fotografica di Roma’, (edito da Intra Moenia) si trova una raccolta di suggestive fotografie della Roma ormai scomparsa e ci si può imbattere in alcune riproduzioni risalenti agli anni venti che ritraggono queste carrozze nelle vie e nelle piazze romane, allora pressoché deserte, a testimonianza che fino all’inizio del secolo scorso il cavallo era praticamente l’unico mezzo di trasporto, a parte qualche rara automobile.

I cavalli delle carrozze di quell’epoca erano in un certo senso dei privilegiati; benché non sia propriamente esatto definirli così dal momento che pur sempre si trattava di animali privati della libertà e costretti loro malgrado a trainare dei carichi, erano tuttavia pur sempre fortunati se li paragoniamo ai loro discendenti, i cavalli delle ‘botticelle’ odierne.

Un termine che, riferito ad oggi, risulta più che mai improprio dal momento che i cavalli oggi non trainano più botti, bensì turisti.

Con un’evidente forzatura si vuole oggi infatti far passare la botticella per tradizione lasciando intendere che essa sia sempre stata un mezzo per visitatori.

Tale attività nacque secoli fa dall’oggettiva necessità di trasportare merci quando l’assenza di altri mezzi di locomozione rendeva obbligato l’utilizzo di animali ed è stata poi forzatamente mantenuta in vita fino ai giorni nostri travisandone completamente il significato.

Una delle obiezioni che più spesso si sente porre anche da chi è comunque contrario alla pratica delle botticelle riguarda la fine che farebbero i questi cavalli se effettivamente le carrozze venissero dismesse.

Ma grazie al regolamento del 2005, i cavalli non più in grado di lavorare dovrebbero essere messi ‘in pensione’ presso idonea struttura.

Infine si ricorda il Corpo Forestale dello Stato, che già ospita alcuni cavalli provenienti dal palio di Siena nonché altri dell’Esercito vecchi e non più utili, si è offerto di dare degna accoglienza ai cavalli delle botticelle romane qualora venissero definitivamente liberati dalla loro carrozza.

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Gattini su Facebook? Ma speciali che hanno almeno duemila anni!

 

🐈Sì, se il gattino in questione è dipinto su una parete dell’Insula delle Muse, una delle Case Decorate di Ostia antica.

Si trova precisamente in uno dei due piccoli corridoi (detti “alae”) che fiancheggiavano l’ambiente più grande e più importante della casa, il tablinum.

La parete di questo corridoio in età adrianea (117-134 d.C.) fu affrescata con una serie di pilastri gialli che incorniciano dei pannelli a fondo bianco: in essi si inserisce di volta in volta un animale diverso: oltre al gatto infatti si trovano raffigurate anche capre e altri animali.

Il Teatro che ancora oggigiorno viene usato per spettacoli estivi

Il cuore dell’attività economica di Ostia era un’area, coperta da portici, nota come 𝗣𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗖𝗼𝗿𝗽𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 e faceva parte del complesso costruito da Agrippa negli anni ’20 a.C.👉🏻

Fu durante il regno di Domiziano che fu costruito un tempietto sull’asse principale della piazza, con il teatro e il colonnato ricostruiti da Commodo. La maggior parte dei mosaici della fine del II secolo sono ancora al loro posto e ciò che è notevole sulla loro conservazione sono le informazioni che ci danno degli uomini d’affari che vi lavoravano: dagli spedizionieri provenienti da varie parti del mondo conosciuto, dalle città dell’Africa, della Sardegna e della Gallia.

Le iscrizioni lasciate ci danno un’idea di coloro che hanno fatto parte della storia di Ostia, individui provenienti dall’Egitto, dalla Spagna, ecc. Anche se il loro soggiorno a Ostia è stato breve, le prove della loro esistenza sopravvivono, molti molti anni dopo.

Un esempio di bottega a Ostia Antica

Mosaici di animali

Parco Archeologico di Ostia Antica

E’ il migliore esempio a portata di mano per conoscere i criteri di architettura dei romani e della distribuzione delle attività in una città romana. Le abitazioni, le botteghe, le terme, le vie di comunicazione e il teatro danno una idea di come vivevano gli antichi romani.

Consigliatissimo per una gita educativa all’aria aperta.

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*La filastrocca dell’altro ferragosto!

Filastrocca vola e va
dal bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa i castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia alle cascate…
E chi quattrini non ne ha?
Solo, solo resta in città:
si sdrai al sole sul marciapide,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente;
“Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi,
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decretato
va in prigione difilato”.
Ferragosto,
di Gianni Rodari
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* Un gelato può cambiare il tuo umore…..dimmi come lo mangi e ti dirò chi sei…


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Ma quando è stato inventato il gelato?

Ci sono riferimenti alla refrigerazione di frutta, latte e miele  sia negli antichi testi sia nelle cronache delle scoperte archeologiche più note.
Pensate che nella Bibbia Isacco offre ad Abramo latte di capra misto a neve e si narra che Alessandro Magno, durante le sue campagne in India, pretendesse un continuo rifornimento di neve da consumare mescolata a miele e frutta durante le lunghe marce e la preparazione delle battaglie.

Alcuni studiosi fanno risalire l’origine del gelato a circa 3.000 anni prima di Cristo, in estremo Oriente, precisamente in Cina.

In seguito alle invasioni mongoliche, il gelato sarebbe poi approdato in Grecia e in Turchia, diffondendosi negli altri Paesi del bacino del Mediterraneo.

Gli antichi faraoni egizi, tra le portate più ambite dei loro sontuosi banchetti, annoveravano primitive forme di granite e la stessa Cleopatra offrì con successo a Cesare ed Antonio frutta mescolata a ghiaccio.

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Gli antichi Romani si distinsero ben presto grazie alle loro nivatae potiones”, veri e propri dessert freddi.
Il generale Quinto Fabio Massimo inventò una ricetta molto simile a quella del sorbetto. La parola sorbetto sembra tragga origine proprio dall’arabo scherbet = dolce neve oppure dall’etimo, sempre arabo, sharber = sorbire, da cui passando attraverso la lingua turca, sarebbe stato coniato il termine chorbet.

Marco Polo, verso la fine del XIII secolo, al termine del suo famoso viaggio in Asia, portò dalla Cina nuove idee per il congelamento artificiale, grazie ad una miscela di acqua e salnitro.

Nel corso del Medioevo invece i sorbetti insieme ad altri cibi raffinati finirono addirittura di sparire dalle mense perchè ritenuti simbolo del peccato.

Il  trionfo di questo dolce freddo sulle tavole dei ricchi avviene, tuttavia, nel Cinquecento, in seguito allo sbarco in Europa d’ingredienti provenienti dai nuovi continenti: frutta, piante nuove, aromi e spezie, tè, caffè, cacao.

Fu Caterina de’ Medici che diffuse oltralpe un dessert semifreddo a base di crema dolce, dopo aver sposato il futuro re Enrico II di Francia nel 1533. Questo dessert assomigliava molto al gelato attuale.

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Fino ad allora il gelato seppur nella sua forma di crema ghiacciata era stato prerogativa solo dei più ricchi, per la difficoltà di conservare il ghiaccio d’estate ma  verso il 1560 un medico spagnolo che viveva a Roma, Blasius Villafranca, scoprì che, aggiungendo salnitro alla neve e al ghiaccio, si poteva congelare molto più rapidamente qualsiasi cosa: fu questa la scoperta che segnò l’inizio di tutto e trasformo il ghiaccio e la neve in quello che oggi chiamiamo gelato dando il via ad una produzione destinata, siamo convinte, a non finire mai.

Bisogna però aspettare il Cinquecento per assistere al trionfo di questo alimento. In particolare, è Firenze a rivendicare l’invenzione del gelato ‘moderno’, che per primo utilizza il latte, la panna e le uova. Golosa innovazione che si deve all’architetto Bernardo Buontalenti. Altro grande epigono del gelato fu anche un gentiluomo palermitano, Francesco Procopio dei Coltelli che, trasferitosi a Parigi alla corte del Re Sole, aprì il primo caffè-gelateria della storia, il tuttora famosissimo caffè Procope.

Ma la storia moderna di questo goloso alimento comincia ufficialmente quando l’italiano Filippo Lenzi, alla fine del XVIII secolo, aprì la prima gelateria in terra americana. Il gelato si diffuse a tal punto da stimolare una nuova invenzione: la sorbettiera a manovella, brevettata nel XIX secolo da William Le Young.

Il primo gelato industriale su stecco, il Mottarello al fiordilatte nasce in Italia nel 1948. Subito dopo, negli anni 50, arriva il primo cono con cialda industriale il mitico Cornetto. Gli anni 70 e la diffusione del frezeer domestico battezzano invece il primo secchiello formato famiglia, ilBarattolino. 

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Fino ad arrivare al primo biscotto famoso diventato un gelato di successo, il bicolore Ringo.

Gelato e…psicologia

Da una ricerca sulle scelte del gelato e la psicologia umana, la psicologa Viviana Finestrella, esperta in tematiche nutrizionali dice:

Il gelato è un alimento che si gusta in maniera semplice e diretta (senza posate, e non c’è bisogno di sedersi a tavola) che quindi permette alla persona di “spogliarsi” degli aspetti formali e vivere un momento di piacere senza imporsi rigidità e controllo, atteggiamenti che invece predominano in altri momenti e periodi dell’anno (in inverno, ad esempio, quando si è al lavoro). Il gelato contribuisce a disattivare (quanto meno ad abbassare) le nostre difese (in altre parole…”scioglie il Super-Io!”) e a vivere in maniera più autentica e genuina, anche nelle relazioni.

Ci sono le prove, lo hanno verificato i ricercatori dell’Istituto di psichiatria di Londra, secondo i quali il gelato «accende» gli stessi centri del piacere nel cervello stimolati da una vincita di denaro o dall’ascolto della musica preferita.

Dimmi come lo mangi e ti dirò chi sei?

Il Cono con cialda è scelto da chi predilige un’esperienza sensoriale completa non negandosi nulla, costituito dalla parte cremosa e da quella croccante del cono, contando comunque sulla sicurezza di un appagamento finale (la parte terminale di cioccolato). Chi mangia il cono di solito è un tipo Voglioso.

Lo Stecco: a prima vista chi mangia questo tipo di gelato è una persona intraprendente, che ama curiosare nella moltitudine di gusti possibili, ma allo stesso tempo si tratta di un tipo Insicuro… Questa persona ha bisogno che rimanga qualcosa di tangibile, lo stecco appunto, con cui giocare o anche solo da tenere in bocca.

 – Il Ghiacciolo: si addice ad una personalità Effimero/Indipendente, a colui che preferisce un piacere da gustare immediatamente, convinto che non c’è nulla da aspettare (come nel cono). Questo tipo di persona tollera poco la frustrazione dell’attesa.

Il Biscotto: per chi ha bisogno di grande rassicurazione: è quasi la merenda preparata dalla mamma, dove c’è di tutto, anche la parte di biscotto che rimanda al bisogno di un surplus di nutrimento affettivo. Non è croccante né duro, è un piacere adatto al bambino.

La Coppetta: scelta di solito dal tipo Controllato/Misurato. È l’unico gelato “contenuto”, e quindi non libero, neanche nella modalità di assunzione dovendo utilizzare il cucchiaino. Il formato preferito da chi non riesce a lasciarsi andare fino in fondo e concedersi un piacere (che a volte “sporca” le mani o i vestiti), e da chi deve mantenere le buone maniere, anche con se stesso.

Le Praline: sinonimo di personalità Moderno/Attuale. Si tratta infatti di una scelta un po’ “mordi e fuggi”, caratteristica dei nostri tempi, molto veloci. Sono il gelato di chi ama portarsi una “scorta” di benessere, un piacere più piccolo, non dilagante, ma ripetuto nel tempo, da gustarsi in contesti diversi, tra cui quello lavorativo.

Che sia un croccante cono, uno stecco o una coppetta, il gelato ci regala sempre un attimo di felicità: è veramente magico come ci faccia tornare bambini … Anche solo per un minuto!

Miami, Florida, USA --- Woman and young girl on outdoor patio eating ice cream --- Image by © Ocean/Corbis

Fonti:

http://lifepretaporter.it/il-gelato-storia-curiosita-e-psicologia/

http://www.istitutodelgelato.it/

Gelato sospeso: anche quest’anno puoi lasciare pagato il gelato ai bambini meno fortunati

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La buona notizia del venerdì: Riscopriamo le nostre eccellenze creative: Corda che cerchi ” Il Cordaio ” che trovi… a Milano

COPERTINE


Milano è la capitale dello shopping. Nascoste lungo i navigli e nel dedalo di Brera brillano le meraviglia e la storia del design.

Artigianato è la parola d’ordine: tra cacciatori di vintage, dinastie di fioriste, liutai d’eccezione e atelier che da materiali poveri modellano gioielli di straordinaria eleganza, questa guida vi porterà nei più originali e sorprendenti negozi della città, regina del gusto e della moda, museo a cielo aperto e laboratorio di nuove tendenze in continua evoluzione.

Ne hanno elencati così tanti e se pensate che abbiano esagerato vi sbagliate.
Particolari, antichi, nuovissimi, per iperspecialisti.

In quale negozio si parlano nove lingue? Dove inorridirebbe perfino Frankenstein? E dove si possono far stampare biglietti da visita per il proprio cane? A volte tradizionale, a volte esclusiva oppure folle, è Milano. Esplorate le nuove vie dello shopping, scoprirete la città da una prospettiva insolita e conoscerete negozi originali e i loro proprietari.

Il Cordaio di Roberto Carpignano

INGLESE

ITALIANO

Grazie Roberto ! ( la creatività è di famiglia!)

https://www.ilcordaio.com/

Fonte:” 111 negozi di Milano che devi proprio scoprire”
di Aylie Lonmon
Emons, 2015 

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La buona notizia del venerdì: Sonni tranquilli con le bambole della preoccupazione

Una piccola bambolina in abiti tradizionali a cui raccontare tutto quello che ci angoscia: la soluzione all’insonnia che arriva dai Maya

Spesso, quando ci mettiamo a letto, la nostra mente è ancora affollata dallo stress accumulato durante la giornata, dalle preoccupazioni per il giorno successivo, dall’incombenza di scadenze o urgenze di cui bisogna occuparsi.

È chiaro che, con una disposizione d’animo tanto agitata, prendere sonno e dormire tranquilli per tutta la notte è praticamente impossibile. Ci vorrebbe qualcuno a cui raccontare i problemi che ci attanagliano e ci tolgono il sonno, qualcuno che si prendesse carico delle nostre preoccupazioni per permetterci di riposare bene.

Anche gli antichi Maya avevano le loro preoccupazioni e avevano trovato un metodo geniale per metterle momentaneamente da parte e dormire sonni tranquilli.

Questo metodo, arrivato fino ai giorni nostri, è rappresentato dalla presenza di una Muñeca quitapena sotto il nostro cuscino.

Potremmo tradurre questo nome con “bambola della preoccupazione”: si tratta di una piccola bambolina (alta appena tre o quattro centimetri) realizzate a mano dagli artigiani indigeni che attualmente popolano gli altipiani del Guatemala, costituite da un’anima in legno e fil di ferro e agghindate con colorati abiti della tradizione Maya

Il “rituale” è molto semplice: prima di mettersi a letto, si prende in mano la bambolina e le si confessano paure, preoccupazioni, ansie e progetti che ci tengono la mente occupata, poi la si sistema sotto al cuscino e ci si addormenta.

Nella notte, la piccola bambola attrarrà a sé le nostre preoccupazioni e ci concederà un riposo sereno.

Ma non solo: secondo alcuni indigeni, le bambole della preoccupazione hanno il magico potere di risolvere i nostri problemi, trasformandoli in amuleti.

Non ci sono prove scientifiche dell’effettiva efficacia della Muñeca quitapena come rimedio all’ansia e alle preoccupazioni: ciò che di certo può aiutarci a dormire sonni tranquilli è il fatto di nominare ad alta voce tutto quello che ci stressa e, in questo modo, farlo uscire dalla nostra mente in una sorta di sano “transfert” indirizzato alla piccola bambola.

Un processo molto simile a quello messo in atto dai bambini che raccontano al proprio peluche preferito o all’amico immaginario ciò che li angoscia, liberando la mente

Fonte:

Le tradizionali “bambole della preoccupazione” realizzate dagli indigeni del Guatemala per portarci sonni più tranquilli – greenMe

Avete provato con il vostro gatto? Chi vi capisce e vi consola più del vostro gatto? Un gatto è indispensabile!

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* La magia delle erbe di San Giovanni

E’ nella festa di San Giovanni , il 24 Giugno, che convergono i riti indoeuropei e celtici esaltanti i poteri della luce e del fuoco, delle acque e della terra feconda di erbe, di messi e di fiori.

Sunrise at Summer Solstice (week)
Sunrise at Summer Solstice (week)

Tutte le leggende si basano su di un evento che accade nel cielo : il 24 giugno il sole, che ha appena superato il punto del solstizio, comincia a decrescere, sia pure impercettibilmente, sull’orizzonte : insomma, noi crediamo che cominci l’estate, ma in realtà, da quel momento in poi, il sole comincia a calare, per dissolversi, al fine della sua corsa verso il basso, nelle brume invernali. Sarà all’altro solstizio, quello invernale, che in realtà l’inverno, raggiunta la più lunga delle sue notti, comincerà a decrescere, per lasciar posto all’estate.
E’ così che avviene, da millenni, la corsa delle stagioni.

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Nella notte della vigilia di San Giovanni, la notte più breve dell’anno, in tutte le campagne del Nord Europa l’attesa del sorgere del sole era (è ?) propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti, poiché da sempre, con il fuoco, si mettono in fuga le tenebre con le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi : le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell’aria scura promesse d’amore e di fortuna, il Male si dissolveva sconfitto dalla stessa forza di cui subiva alla fine la condanna la feroce Erodiade, la regina maledetta che ebbe in dono il capo mozzo del Battista.

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Allo spuntar del sole si sceglievano e raccoglievano in mazzi per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. Ed ancora oggi le donne si recano in processione, recando con loro i fiori da benedire.
I fiori di San Giovanni, dunque : l’artemisia, l’arnica ; le bacche rosso fuoco del ribes ; la verbena, della quale è credenza diffusa che, colta a mezzanotte della vigilia di San Giovanni, costituisca un’infallibile protezione contro i fulmini, ed è conosciuta in Bretagna come “erba della croce”, perché si ritiene che protegga chi la porta con sé da qualsiasi male ed anche come “erba della doppia vista” perché il berne un infuso facilita la visione di realtà altrimenti nascoste.

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E ancora, tipico della notte di San Giovanni, il raro, misterioso fiore della felce che cresce nella notte magica, e si dice fiorisca a mezzanotte.
La storia relativa ai fiori magici è interessante, ed è frutto di credenze molto diffuse. Ad esempio, si crede che il fiore della felce risplenda come l’oro, o come il fuoco, nella notte di San Giovanni : chiunque lo possieda in questa magica notte, e salga una montagna tenendolo in mano, scoprirà una vena d’oro, e vedrà brillare di fiamma azzurra i tesori della terra.
Oppure chi riesce ad impadronirsi del meraviglioso fiore nella vigilia di San Giovanni, se lo getta in aria, lo vedrà ricadere per terra nel punto preciso dove è nascosto un tesoro. Pare che questo fiore fiorisca improvvisamente, talvolta, a mezzanotte precisa della magica notte del solstizio d’estate.

E si racconta che chi abbia la fortuna di cogliere l’istante di quella fioritura improvvisa, potrà nello stesso tempo assistere a tanti altri spettacoli meravigliosi : gli sarebbero apparsi tre soli, e una luce avrebbe illuminato a giorno la foresta, e avrebbe udito un coro di risa, ed una voce femminile chiamarlo.

Il fortunato a cui accade tutto questo non deve spaventarsi : se riesce a conservare la calma, raggiungerà la conoscenza di tutto ciò che sta succedendo o succederà nel mondo. Anche se resta da vedere se quest’ultima sia una buona magia.

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Un altro fiore, questo facilmente rintracciabile e che appare d’oro anche ad occhio nudo, è legato nella memoria popolare al solstizio d’estate. La densità della sua fioritura è tale da risaltare sulle grandi distese, come una gran macchia di colore giallo oro misto a rame ; i fiori infatti, così numerosi e brillanti, durano poco, un giorno soltanto, e subito appassiscono e assumono un colore rosso ruggine.

Si tratta dell’iperico, un fiore dei campi che è detto erba di San Giovanni, perché anticamente chi si trovava per strada la notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, se ne proteggeva infilandoselo sotto la camicia insieme con altre erbe, dall’aglio, all’artemisia, alla ruta. IL suo stretto legame col Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati tra le dita, le macchiano di rosso perché contengono un succo detto per il suo colore “sangue di San Giovanni”.

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Nelle leggende si parla anche di un ‘erba piccolissima e sconosciuta, detta Erba dello Smarrimento. Si dice che essa venisse seminata dalle Fate e dai Folletti nei luoghi da loro frequentati e, calpestata, avrebbe allontanato dalla retta via il malcapitato.

A questa leggenda si intreccia quella, di origine tedesca ma alquanto diffusa che, se taluno passa vicino alla magica fioritura della felce, nella notte di San Giovanni, senza raccogliere il seme che la pianta lascia cadere, sarà condannato a smarrirsi per via, anche se percorre strade a lui note.


Altrettanto conosciuta era l‘Erba Lucente, che consentiva, se portata sul corpo, di vedere la verità delle cose senza mascheramenti o inganni. Poiché quest’erba era invisibile agli uomini, ma non ai bovini domestici, la si poteva raccogliere solo seguendo un vitello al suo primo pascolo, oppure le mandrie, nella notte di San Giovanni.

Si raccontava infatti che in quelle occasioni i bovini mangiassero solo quell’erba, dando così la possibilità a chi proprio lo desiderava di individuarla.

Le vecchie storie non tramandano cosa accadesse agli incauti che ci riuscivano, cui da allora, conoscendo ogni verità, era negata la possibilità dell’illusione.

Fonte: http://www.ginevra2000.it/fiori/fiori_leggende/giugno.

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La festa di Beltane Calendimaggio celebra il risveglio della natura

Beltane, il fuoco lucente annuncia l’estate.

la natura si è risvegliata e fiorisce in molteplici forme!

Anche tu alimenta con il fuoco della passione i tuoi propositi e sbocceranno splendenti!

Buon risveglio! Love Laurin