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# il nome dei gatti

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E’ un’ impresa difficile, vi posso assicurare,

        mettere un nome ai gatti;

nulla assolutamente che sia da confrontare

       con i soliti giochi alle vacanza adatti.

A prima vista potreste anche pensare

che sia più matto di un mulo, o che abbia un giudizio

       tutt’altro che sereno,

se vi dico che un gatto deve avere almeno

      TRE NOMI DIFFERENTI. Innanzitutto,

un nome di famiglia, quello che tutti i giorni può venire usato,

      un nome come Pietro o come Augusto, Alonzo o Diodato,

come Vittorio o Gionata, come Guglielmo o Giuseppe Pascutto,

       che son nomi sensati, utili ogni momento per i gatti.

Ma se pensate che abbiano un suono più ameno

        nomi fantasiosi vi posso consigliare,

Alcuni per signori, altri per belle dame su misura fatti:

nomi come Platone e Admeto, Elettra o Filodemo,

        e anche questi sensati, utili ogni momento per i gatti.

Ma ve lo dico io, tutti i gatti han bisogno di un nome

        che sia particolare e peculiare, molto più dignitoso,

che permetta ad ognuno di tenere la coda perpendicolare

        e di mettere in mostra i lunghi baffi e sentirsi orgoglioso.

Nomi di questa specie posso anche dirvene mille,

        nomi come Scapicchio, Burbax e Sfrondapille,

come Bombalurina, Tisquass e Ciprincolta,

          nomi che vanno bene soltanto ad un gatto per volta.

Ma in mezzo atutti questi ancora un nome manca,

e questo nome mai potrete indovinare:

          nome che la ricerca umana non potrà mai scovare

ma che IL GATTO CONOSCE, anche se mai lo vorrà confidare.

Quando vedete un gatto immerso in fonda meditazione,

           sempre la stessa vi giuro è la ragione:

la sua mente è perduta in rapimento e contemplazione

          del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:

                   del suo ineffabile effabile

                   effineffabile

           profondo inscrutabile ed unico NOME.

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Il libro dei gatti tuttofare” di T. S. Eliot 

( Old possum’s book of pratical cats) 1939 Faber and Faber, London

traduzione di Roberto Sanesi

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* …Phil ha visto la sua ombra. Altre sei settimane di inverno!

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…Phil ha visto la sua ombra. Altre sei settimane di inverno.

Non predirò il vincitore del Super Bowl,

Ma le mie previsioni del tempo, voi non potete contraddire

Che non c’è un campo da fooball vicino a me,

è la mia ombra che vedete,

Così ancora sei settimane di inverno ci saranno !

Negli Stati Uniti ci saranno altre sei settimane di inverno.
È questa la predizione fatta dalla marmotta Punxsutawney Phil nel tradizionale “Giorno della marmotta”,il  Groundhog Day,che viene celebrato ogni 2 febbraio a Punxsutawney, in Pennsylvania.
La previsione viene fatta dal roditore in base alla sua ombra. Tradizione vuole che il roditore venga fuori dalla sua tana davanti a migliaia di spettatori nelle prime ore del giorno: se vede la sua ombra significa che l’inverno durerà un altro mese e mezzo, se invece non la vede vuol dire che la primavera arriverà presto.
E quest’anno, appunto, Punxsutawney Phil ha visto la sua ombra, alle 7.25 locali.
Quest’anno la festa del ‘Giorno della marmotta’ giunge nel mezzo di un inverno segnato negli Stati Uniti da temperature molto rigide, a pochi giorni da quando una tempesta di neve ha paralizzato Atlanta e altre città del sud.

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Phil è la più famosa di un piccolo gruppo di marmotte che si ritiene siano in grado di fare previsioni del tempo, insieme alla marmotta Chuck di Staten Island a New York e a General Beauregard Lee di Atlanta.

Il Centro nazionale sui dati climatici ha fatto una verifica sulle previsioni di Phil e le ha trovate scarse, dichiarando che la marmotta “non ha capacità preveggenti”.

“Non è esattamente una idea brillante quella di usare l’ombra di una marmotta come strumento di previsione meteorologica per gli interi Stati Uniti”, scrive sul suo sito il National Climatic Data Center.

Fonte:www.intopic.it

per saperne di più:

” Il giorno della marmotta”

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* Gatti in scatola

se c’entro ci posso stare” si applica a tutti i gatti !

….non importa quanto sono grandi.

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Vuoi una spiegazione scientifica del perchè il tuo gatto salta dentro immediatamente non appena tu appoggi una scatola a terra?

Guarda questo video!

I gatti per istinto preferiscono stare nascosti.

La scatole rappresentano per loro un luogo di privacy e sicurezza nel quale controllare tutto ciò che è fuori e poter uscire solo quando è necessario o indispensabile.

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* Cose dell’altro mondo, e basta cambiare punto di vista

Ai tempi dei tempi viveva in Arabia un uomo molto ricco.

Al momento della sua morte fece un testamento nel quale lasciava tutto il suo patrimonio ai suoi tre figli.

Il patrimonio era composto da diciasette cammelli.

“ Al maggiore lascio la metà della mandria, al secondo lascio un terzo,al minore lascio un nono”

1/2     1/3     1/9

Come possono tornare i conti?

I tre figli si rivolsero al vecchio saggio del villaggio.

Il vecchio saggio aggiunge uno dei suoi cammelli alla mandria di diciassette cammelli, e diventano diciotto.

La metà di diciotto è nove : nove cammelli vanno al figlio maggiore.

Un terzo di diciotto è sei: sei cammelli vanno al secondo figlio

Un nono di diciotto è due : due cammelli vanno al figlio minore.

9 + 6 + 2 = 17

E poi il vecchio saggio si riprende il suo cammello!

 

Parola di cammello!

 

A volte basta cambiare il punto di vista per risolvere un problema!

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* Il gatto di Schrodinger

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« Si possono anche costruire casi del tutto burleschi. Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l’evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con uguale peso.»
(Erwin Schrödinger)

Dopo un certo periodo di tempo il gatto ha la stessa probabilità di essere morto quanto l’atomo di essere decaduto. Visto che fino al momento dell’osservazione l’atomo esiste nei due stati sovrapposti, anche il gatto resta sia vivo sia morto fino a quando non si apre la scatola, ossia non si compie un’osservazione.

Il paradosso nasce per spiegare il fatto che in meccanica quantistica non è possibile descrivere classicamente gli oggetti, e si ricorre ad una rappresentazione probabilistica: per mostrare il fatto che una particella può collocarsi in diverse posizioni, ad esempio, la si descrive come se essa fosse contemporaneamente in tutte le posizioni che può assumere. Ad ogni posizione possibile corrisponde la probabilità che osservando la particella essa si trovi proprio in quella posizione.

L’operazione di osservazione, tuttavia, modifica irrimediabilmente il sistema poiché una volta osservata in una posizione la particella assume definitivamente quella posizione (cioè ha probabilità 1 di trovarsi lì) e quindi non si trova più in una “sovrapposizione di stati”.

http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_gatto_di_Schr%C3%B6dinger

800px-Schrodingers_cat.svgLetture più recenti hanno teso a identificare la presenza dell’aspetto paradossale nel modo di conoscenza della mente umana e non nel fenomeno stesso:

«Insistendo sul fatto che la funzione d’onda è una proprietà soggettiva dell’osservatore, piuttosto che una proprietà oggettiva del gatto nella scatola Certamente, la sua funzione d’onda rappresenta una sovrapposizione di vivo e morto, ma una funzione d’onda è solo la descrizione delle credenze dell’osservatore.Affermare che il gatto è per davvero sia vivo che morto corrisponde all’affermazione di un tifoso di baseball che pretendesse che la squadra degli Yankees è congelata in una sovrapposizione di sia “vincitore” che “perdente” fino al momento in cui egli leggesse il tabellone dei risultati. È un’assurdità, un’illusione megalomaniaca secondo cui lo stato mentale personale porti all’esistenza il mondo.»

( Tranquilli gattofili!

L’esperimento del gatto, così come proposto da Schrödinger, non è mai stato messo in pratica.)

 

Erwin Rudolf Josef Alexander Schrödinger (Vienna, 12 agosto 1887 – Vienna, 4 gennaio 1961) è stato un fisico e matematico austriaco.

È famoso per il suo contributo alla meccanica quantistica, in particolar modo per l’equazione d’onda, poi chiamata equazione di Schrödinger in suo onore, per la quale vinse il Premio Nobel per la fisica nel 1933, e per il fondamentale esperimento mentale del gatto di Schrödinger.

 

La realtà oggettiva non esiste, è solo il risultato di un insieme di convinzioni di alcuni che credono di essere i depositari della verità e orientano le scelte della comunità. Quella che tu chiami realtà corrisponde al tuo punto di vista soggettivo che determina le tue scelte di vita. Sei tu a creare la realtà. Come puoi essere sicuro che sia veramente il tuo punto di vista?

Non è necessario essere premi nobel o fisici quantistici…Guarda oltre l’apparenza che altri chiamano realtà oggettiva. Le risposte sono dentro di te.

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* La buona notizia del venerdì: l’uomo che da solo piantò una foresta

Nel lontano 1953, l’autore francese Jean Giono (1895-1970) scriveva il racconto epico “L’uomo che piantava alberi“. La storia era così reale da indurre i lettori a credere all’esistenza reale del protagonista, Elzéard Bouffier. Successivamente l’autore chiarì che aveva creato questo personaggio di fantasia per spingere i lettori a innamorarsi degli alberi.

Jadav Payeng non ha mai sentito parlare del libro di Giono — ma potrebbe essere il vero Bouffier.

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Poco più di 30 anni fa, l’allora adolescente Jadav “Molai” Payeng ha iniziato a piantare dei semi lungo una striscia di sabbia arida nei pressi del suo paese natio nella regione di Assam, India del nord, con l’intento di far crescere un rifugio per la fauna selvatica. Poco dopo, Molai decise di dedicare la vita a questa impresa, e quindi si è trasferito in un luogo dove potesse lavorare a tempo pieno alla creazione di un nuovo e lussureggiante ecosistema. Incredibilmente, questo luogo oggi comprende 1.360 acri di giungla che Payeng ha piantato da solo, con le sue stesse mani.

Recentemente The Times of India ha raggiunto il remoto rifugio di Payeng per saperne di più su come sia riuscito a lasciare un segno così indelebile in quell’area. Tutto è iniziato nel lontano 1979, quando le inondazioni hanno portato un gran numero di serpenti su questa striscia di sabbia.

Un giorno, dopo che le acque si erano ritirate, Payeng, allora solo sedicenne, ha ritrovato il posto pieni di rettili morti. In quel momento la sua vita ha avuto una svolta. “Non avendo nessun albero sotto cui ripararsi, i serpeti sono morti per la calura. Mi sono seduto e ho pianto per quei corpi senza vita. Era una carneficina. Ho allertato il Dipartimento delle foreste e ho chiesto loro se in quel posto si potevano far crescere alberi. Hanno risposto che nulla poteva crescere in quel luogo, ma mi hanno chiesto di provare a coltivare bambù. È stata dura, ma ce l’ho fatta. Non c’era nessuno ad aiutarmi. Nessuno era interessato”, dice Payeng, che ora ha 47 anni.

I serpenti sono morti per la calura, senza avere alcun albero che li potesse riparare. Mi sono seduto e ho pianto vicino a questi animali senza vita. Era un vera carneficina. Ho avvertito il dipartimento forestale e chiesto a loro se potessero piantare degli alberi nella zona. Mi hanno risposto che in quel posto non cresceva nulla. Invece, mi hanno chiesto di provare a far crescere i bamboo. E’ stato faticoso ma ce l’ho fatta. Nessuno mi ha aiutato, nessuno era interessato alla cosa”

Lasciata la scuola e la famiglia, ha cominciato a vivere sul banco di sabbia. Diversamente da Robinson Crusoe, Payeng ha accettato volentieri una vita in isolamento. Ha iniziato a prendersi cura delle piante innaffiandole mattina e sera, potandole quando necessario. Mentre ci sono voluti anni perchè la dedizione lodevole di Payeng ricevesse un meritato riconoscimento a livello internazionale, la fauna selvatica nella regione non ci ha messo molto a beneficiare di questa foresta “fatta a mano”.

Dopo pochi anni, la lingua di sabbia si è trasformata in un boschetto di bambù. “Così deciso di piantare degli alberi. Li ho raccolti e piantati.” Dimostrando una profonda conoscenza degli equilibri ecologici, Payeng ha trapiantato all’interno del suo fiorente ecosistema anche le formiche rosse in modo da rafforzare l’armonia naturale del territorio. Presto il banco di sabbia un tempo senz’ombra si è trasformato in un ambiente abitato da svariate creature.

La foresta, chiamata da molti “i boschi di Molai”, ora fa da casa a numerosi uccelli, cervi, rinoceronti, tigri, elefanti – specie che altrove stanno rischiando sempre di più di perdere il proprio habitat. Recentemente una delle tigri ha anche partorito una coppia di cuccioli. “Dopo 12 anni, abbiamo visto gli avvoltoi. Sono arrivati anche degli uccelli migratori. Cervi e bovini hanno poi attirato i predatori “, racconta Payeng, riportando anche che dei locali recentemente hanno ucciso un rinoceronte già visto nella sua foresta.

Payeng parla come un esperto protettore dell’ambiente. “La natura ha creato una catena alimentare, perché non ci atteniamo ad essa? Chi può proteggere questi animali, se noi, come esseri superiori, gli diamo la caccia?”

Nonostante l’importanza del progetto di Payeng, il Dipartimento forestale della regione è venuto per la prima volta a conoscenza di questa foresta solo nel 2008, e da allora ha cercato di sostenerne l’impegno. “Siamo rimasti colpiti da Payeng”, dice l’Assistente Conservatore delle foreste, Gunin Saikia. “Da 30 anni dedica la vita a questo progetto. In qualsiasi altro Paese, ora sarebbe un eroe.”

http://www.bodyweb.com/forums/threads/370750-Jadav-Molai-Payeng-l-uomo-che-da-solo-pianto-una-foresta

Leggi anche : https://it.wikipedia.org/wiki/Wangari_Maathai

Altre buone notizie:

” Evento raro nelle grotte di Postumia”

” Studentessa italiana alla Nasa”

” Il valore di un abbraccio”

” Katia Jones festeggia i suoi 34 anni con 34 buone azioni”

“Un albero per ogni neonato o bambino adottato”

” Keep calm…”

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* I capelli degli angeli


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Ogni anno, quasi sempre nello stesso periodo, ed in alcune zone specifiche, si osserva cadere dal cielo una sostanza bianca, filamentosa e molto leggera. Questi filamenti possono in alcuni casi cadere in modo molto abbondante, al punto di ricoprire case, macchine e terreni.

Cosa sarebbero questi filamenti caduti dal cielo in diverse parti del mondo? Molto interessante e’  la spiegazione che ne viene data in rete.

Soprattutto su internet, esiste una doppia corrente di pensiero per spiegare questo fenomeno. La prima e’ quella che vorrebbe i filamenti dovuti ai residui di combustione dei motori dei dischi volanti. Molti testimoni sono pronti a giurare di aver osservato la caduta dei filamenti subito dopo il passaggio di UFO. In questa spiegazione, i filamenti altro non sarebbero che residui di combustione che i motori alieni lascerebbero al loro passaggio.

In alternativa a questa spiegazione, non poteva certo mancare una delle ipotesi maggiormente acclamata su internet dai catastrofisti I filamenti caduti dal cielo sarebbero prodotti dalla condensazione delle scie chimiche. In questo caso, le sostanze utilizzate per creare le scie potrebbero, in alcuni casi, rapprendere e ricadere a terra sotto forma di filamento.

La discussione su cosa siano questi filamenti, ha occupato la scena in momenti piu’ o meno intensi negli ultimi 10 anni.

Come capire l’origine di questi filamenti in modo definitivo? Cosa sono in realta’ questi filamenti?

In molti casi, come evidenziato dalle analisi, la misteriosa sostanza che cade dal cielo e’ “bambagia silicea”, anche detta “capelli d’angelo”.

Di cosa si tratta?

E’ un fenomeno del tutto naturale e costituito da fili di tele di ragno. Queste speciali ragnatele vengono utilizzate dagli animali per migrare.

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Come funzionano?

Tessendo lunghi fili di ragnatela, i ragni riescono a percorrere anche diversi kilometri grazie al sollevamento della tele per opera del vento. Questa tecnica, nota come Ballooning, viene utilizzata dai ragni per le migrazioni.

Associare il fenomeno alla migrazione degli animali, spiega anche il perche’ il fenomeno dei filamenti dal cielo si manifesterebbe sempre piu’ o meno nello stesso periodo e nelle stesse zone del mondo. Il fenomeno e’ molto ben visibile anche in molte zone d’Italia.

Il fenomeno del Ballooning e’ noto da diverso tempo e, come riportato da Wikipedia, anche lo stesso Darwin lo illustra nella sua opera “Viaggio con la Beagle”. Ecco il pezzo in cui ne parla:

« nel mattino l’aria era piena di ragnatele a fiocchi […]. La nave era a sessanta miglia dalla costa […]. Un gran numero di piccoli ragni […] erano attaccati alla tela. Dovevano essercene, suppongo, a migliaia sulla nave. […] Il piccolo aeronauta non appena arrivava a bordo era molto attivo […] »

Come vedete, anche in questo caso si parla di ragnetti in grado di produrre queste tele che poi ricadevano sulla nave coprendola di piccoli filamenti bianchi. Ovviamente, questi capelli d’angelo sono meglio visibili durante le giornate soleggiate quando il riflesso della luce li illumina nel cielo.

Diverse testimonianze parlano anche di assorbimento da parte del terreno dei filamenti pochi istanti dopo la loro caduta. Dal momento che si tratta di sostanze organiche, questo e’ del tutto comprensibile e naturale quando i capelli d’angelo cadono, ad esempio, su un prato.

Quali ragni producono queste ragnatele?

Come riportato in molte inchieste raccolte in questi ultimi anni, in molti casi il fenomeno puo’ essere ricondotto alla migrazione dei cosiddetti ragni lupo, il cui nome scientifico e’ Lycosa. Questi animali sono molto diffusi in Europa e vivono anche in parecchie zone d’Italia.

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Dalla spiegazione data, moltissimi dei casi di caduta di capelli d’angelo possono essere ricondotti al fenomeno del ballooning. Questo dimostrerebbe la causa del tutto naturale per questo fenomeno. Attualmente ci sono alcune testimonianze che parlano di caduta di sostanze differenti rispetto a quelle riconducibili a tele di ragno, ma mancano assolutamente le prove scientifiche e nemmeno esiste alcuna analisi scientifica seria che mostri la presenza di sostanze non organiche o prodotti di combustione nei filamenti caduti.

La spiegazione del ballooning e’ estremamente affascinante e ci fa capire quanto impressionante e fantastica possa essere la natura che ci circonda.

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Fonte

http://psicosi2012.wordpress.com/2013/07/18/quando-gli-angeli-perdono-i-capelli/

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* La buona notizia del venerdì:La citta dei gatti è in Florida al Caboodle Ranch di Craig Grant.

La citta dei gatti è in Florida al Caboodle Ranch di Craig Grant.

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Una città a misura di gatto, un villaggio felino, a prova di quattrozampe.

Il suo nome è Caboodle Ranch e si trova in Florida, per la precisione occupa alcuni dei 25 acri di terreno messi a disposizione dall’americano Craig Grant ai suoi a-mici. E se venticinque acri vi sembrano tanti è perché non avete ancora idea di quanti gatti possegga il nostro amico oltreoceano: ben 660!

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A guardarla la città dei gatti ricorda quei libri illustrati per bambini, dove anche gli animali vivono in casette colorate, all’interno di villaggi con viottoli di ciottoli e fiorellini ai bordi delle strade, immersi nel comfort e senza pericoli in vista. Un paradiso per gatti, così lo ha immaginato e sognato lo stesso Craig, che non si è però limitato a fantasticare e ha deciso di realizzare sul serio il suo progetto.

A Gattopoli non manca niente per essere quattrozampe felici e fortunati: rifugi caldi per trascorrere l’inverno, scatolette di cibo disposte in appositi carrelli della spesa, c’è persino un laghetto per fare il bagno, qualora i gatti avessero voglia di rinfrescarsi un po’, o almeno quelli meno idrofobi. E ancora panchine sulle quali stendersi al sole, un parco per fare quattro passi tra mici, i tetti, il supermercato Wall Mart, una stazione di polizia e soprattutto tanti giochi, allegri e colorati, per trascorrere ore di puro divertimento ed intrattenersi. Il sindaco della città dei gatti, ovviamente, è lui, Craig Grant, che vigila e accudisce gli animali qualora dovessero insorgere problemi non a misura di gatto. Per il resto, si sa, i gatti sono indipendenti e sanno autogestirsi.

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La storia

Craig Grant vive in una piccola casa in affitto, in un condominio vicino al mare a Jacksonville in Florida insieme a suo figlio. Nonostante le dimensioni ridotte l’abitazione possiede tutti i comfort, un arredamento di pregio ed inoltre è vicina alla spiaggia e al lavoro.

Il signor Grant non ama i gatti ma dovrà presto fare i conti con questa suo preconcetto. Suo figlio, infatti, si trasferisce lasciandogli in custodia la gattina di casa: Pepe.

Dopo qualche mese la convivenza tra i due sembra andare a gonfie vele fin quando Grant si accorge con grande stupore misto a sgomento che l’animale è in dolce attesa. Di li a due mesi darà alla luce cinque splendidi micetti.

I gatti di casa ora sono diventati sei ed il signor Grant vuole far adottare i nuovi nati velocemente in modo da evitare la totale distruzione dell’appartamentino che tanto ama. Si affretta ad inserire un annuncio sul giornale locale, ma suo figlio lo avverte che i piccoli devono restare categoricamente con mamma Pepe per almeno 8 settimane.  

In questo tempo Grant ha modo di comprendere come siano diversi tra loro i fratellini, scorgendo le peculiarità caratteriali di ognuno. Ma gli animali diventano presto un problema, non solo per la casa, ma per il condominio e per il vicinato tutto. In particolare, nel periodo del calore quando i loro richiami d’amore sembrano più somigliare a lamenti strazianti.

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Urge una soluzione immediata. Sfogliando il giornale Grant si imbatte in un annuncio che sembra proprio fare al caso suo. Si affittano cinque acri di terra in un bosco di alberi destinati a legname: paesaggio incantevole e affitto molto basso. L’unico neo è che dista più di 150 chilometri da Jacksonville ma il signor Grant non è ancora pronto ad abbandonare la sua casa e le lunghe passeggiate sulla spiaggia.

Decide comunque di visitare il bosco e ne resta affascinato, tanto da acquistarne venticinque acri e comprende che questo è il posto ideale dove fondare il Caboodle Ranch “dove i gatti non sono trattati come animali”. Nasce così il suo progetto di costruire un piccolo villaggio a misura di felino, fatto di tante piccole casette confortevoli e colorate con ripiani imbottiti per comodi pisolini. Il villaggio dei felini immerso nel verde, circondato da più di cento acri di fauna selvatica.

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Il signor Grant vi si trasferisce immediatamente, nel 2003 con al seguito Pepe, i suoi cinque figli ed altri gatti raccolti dalla strada, per un totale di undici animali. L’anno seguente la colonia felina conta già ventidue esemplari.

Attualmente, come potrete vedere dalle foto, gli animali sono aumentati in modo esponenziale e il Caboodle Ranch è un ente non-profit per la cura ed il recupero di gatti abbandonati e maltrattati.

Grant ha sostenuto fino ad oggi tutte le spese della struttura e percorre più di 400 chilometri a settimana per andare a lavorare e per tornare ad occuparsi dei suoi felini.  

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Sicuramente, il suo, è un bel modo di non amare i gatti.

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