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* La buona notizia del venerdì: Pedali e lavi

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Impatto zero, forma perfetta e panni puliti: con la cyclette lavatrice si fa il bucato bruciando calorie.

 

Mente della cyclette lavatrice è stato lo studente cinese Li Huan che ha studiato l’ innovativo elettrodomestico come un rivoluzionario modo per risparmiare energia, tenersi in forma e lavare il bucato.

Grazie ad un cestello presente nella ruota della cyclette si può caricare il bucato e salire in sella per pedalare. L’energia della pedalata permetterà alla lavatrice di fare il proprio dovere.

 

La pedalata permette di immagazzinare energia che può esser utilizzata anche in un secondo momento grazie alla batteria presente nella cyclette e a un display con un indicatore di carica.

Basta aggiungere acqua e sapone e pedalare. Il resto lo farà lei

 

Nella BWM (Bike Washing Machine) i panni sporchi vanno inseriti “nella ruota posteriore” per poi allenarsi con la cyclette per almeno 20 minuti, in questo modo sfruttando solamente l’energia del proprio corpo si farà girare il cestello e la lavatrice pulirà i vestiti proprio come farebbe una macchina tradizionale.

In alternativa, se si vuole pedalare per meno tempo e più spesso si può scegliere di immagazzinare l’energia nella batteria alloggiata nella ruota posteriore per avviare il lavaggio in un secondo momento.

Un display indica il livello di carica delle batterie per capire quando è possibile procedere con il lavaggio green dei capi di abbigliamento.

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Con la lavatrice a pedali BWM si può risparmiare spazio – combinando due elettrodomestici in un solo apparecchio – energia – abbattendo i consumi – e soldi – abbassando l’importo della bolletta.

La lavatrice mediamente consuma il 13% dell’energia totale mensile, quindi la totale eliminazione di questa quota di chilowattora permette un considerevole impatto sulla bolletta.

Un altro aspetto da valutare è che con l’acquisto di un simile elettrodomestico di ecodesign  ci si sentirà motivati a fare attività fisica regolarmente, spinti dalla necessità di lavare i panni, con un conseguente beneficio per l’organismo ed il fisico.

In questo modo si laveranno i vestiti con la coscienza che si sta facendo qualcosa di buono per l’ambiente e per se stessi, migliorando la propria impronta di carbonio e bruciando calorie per affrontare a testa alta la prova costume.

 

La lavatrice sostenibile è ancora in fase di prototipazione e per adesso è stata presentata solamente sulla piattaforma Yanko Design, però dal team dei giovani designer cinesi della Dalian Nationalities University ci si aspettano grandi cose.

Dopotutto basta avere voglia di pedalare e il gioco è fatto

fonti:

http://www.rinnovabili.it/ecodesign/lavatrice-sostenibile-forma-876/

design greendesign sostenibileecodesignelettrodomesticienergia greenenergia pulitalavatrice sostenibile

http://www.designbuzz.it/2015/01/15/biwa-lavatrice-in-bicicletta/

http://www.curioctopus.it/read/7331/un-imprenditrice-produce-biciclette-di-bambu-e-cambia-la-vita-di-un-intero-villaggio

La compostiera elettrica che trasforma gli scarti alimentari in fertilizzante in 24 ore (VIDEO)

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* e se fossi un angelo…

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Se io fossi un angelo
chissà cosa farei
alto, biondo, invisibile
che bello che sarei
e che coraggio avrei
sfruttandomi al massimo
è chiaro che volerei
zingaro libero
tutto il mondo girerei
andrei in Afganistan
e più giù in Sudafrica
a parlare con l’America
e se non mi abbattono
anche coi russi parlerei
angelo se io fossi un angelo
con lo sguardo biblico li fisserei
vi do due ore, due ore al massimo
poi sulla testa vi piscerei
sui vostri traffici, sui vostri dollari, sulle vostre belle fabbriche
di missili, di missili
se io fossi un angelo, non starei mai nelle processioni
nelle scatole dei presepi
starei seduto fumando una marlboro
al dolce fresco delle siepi
sarei un buon angelo, parlerei con Dio
gli ubbidirei amandolo a modo mio
gli parlerei a modo mio e gli direi
“Cosa vuoi da me tu”
“I potenti che mascalzoni e tu cosa fai li perdoni”
ma allora sbagli anche tu
ma poi non parlerei più
un angelo non sarei più un angelo
se con un calcio mi buttano giù
al massimo sarei un diavolo
e francamente questo non mi va
ma poi l’inferno cos’è
a parte il caldo che fa
non è poi diverso da qui
perché io sento che, son sicuro che
io so che gli angeli sono milioni di milioni
e non li vedi nei cieli ma tra gli uomini
sono i più poveri e i più soli
quelli presi tra le reti
e se tra gli uomini nascesse ancora Dio
gli ubbidirei amandolo a modo mio
a modo mio…

Lucio Dalla

(1985)


https://youtu.be/UuCx5jRy5XA?list=RDUuCx5jRy5XA

Film consigliato.

Michael

( John Travolta,Andy MacDowell,William Hurt,Bob Hoskins)


Immagini:

COSI’ LONTANO COSI’ VICINO
Titolo originale “In weiter Ferne, so nah!.”
Un film di Wim Wenders
Germania 1993
Con Bruno Ganz, Peter Falk, Nastassja Kinski, Horst Buchholz, Solveig Dommartin

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* La buona notizia del venerdì: Lampadari in PET ? ….si può!




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Si chiamano PET Lamp. 

Originali lampade fatte a mano usando la plastica riciclata ricavata dalle vecchie bottiglie e applicando tecniche artigianali indigene provenienti da tutto il mondo.

E di recente hanno fatto capolino addirittura alla Milano Design Week.

Un’idea che nasce nel 2011, quando nasce il progetto PET Lamp, ideato dapprima in Spagna e poi esportato in Colombia.

Subito dopo è stato allargato al Cile e nel 2014 è sbarcato in Africa, con l’obiettivo di dimostrarne il potenziale.

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L’ultima collezione, Abissinia, è stata realizzata in collaborazione con gli artigiani locali di Addis Abeba, in Etiopia.

Ma non solo. A prendere parte all’iniziativa sono state alcune mamme molto speciali. La loro unica “colpa”? Avere messo al mondo due gemelli.

In Etiopia, i gemelli sono stigmatizzati in quanto vengono considerati “non benedetti da Dio”.

Dopo aver scoperto le botteghe di PET Lamp in Colombia e CileEmily Cosentino, una nordamericana che da tempo vive ad Addis Abeba, ha contattato l’azienda spagnola lo scorso maggio invitandola a sviluppare un progetto con la gente del posto.

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Così è nata la collaborazione con il gruppo Mothers of Twins per aiutare le mamme a portare avanti la loro campagna di sensibilizzazione. Le lampade sono fatte a mano intrecciando il tessuto alle bottiglie di acqua di plastica riciclate.

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l progetto mira dunque ad aiutare le donne che hanno figli gemelli, fortemente stigmatizzate dalla cultura locale.

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E il risultato fa bene agli occhi oltre che al cuore.

Un mix di colori vivaci arricchito da una texture perfetta, in grado di dimostrare che anche la plastica può tornare a nuova vita, facendosi portavoce di un messaggio sociale.

Per il 2016 sono in programma nuove avventure in altri paesi” spiega la società. “PET Lamp ha già una vita propria e la nostra squadra sta facendo tutto il possibile per rispondere alle aspettative che questo progetto sta generando e per aiutarla ad arrivare il più lontano possibile”.

Cosa è il PET

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Il polietilene tereftalato o polietilentereftalato (denominazioni commerciali: Zellamid 1400, Arnite, Tecapet, Impet e Rynite, Ertalyte, Hostaphan, Melinex e Mylar films, e le fibre Dacron, Diolen, Tergal, Terital, Terylenee Trevira), fa parte della famiglia dei poliesteri, è una resina termoplastica adatta al contatto alimentare.

In funzione dei processi produttivi e della storia termica può esistere in forma amorfa (trasparente) o semi-cristallina (bianca e opaca).

Viene utilizzato anche per le sue proprietà elettriche, resistenza chimica, prestazioni alle alte temperature, autoestinguenza, rapidità di stampaggio.

Viene indicato anche con le sigle PET, PETE, PETP o PET-P.

Come si ricicla

Una volta raccolte, le varie forme di PET vengono mandate ai centri di riciclaggio dove vengono fatte passare attraverso delle macine che convertono il materiale in forma di polvere. Questa polvere attraversa poi un processo di separazione e pulitura che rimuove tutte le particelle estranee come carta, metalli o altri materiali plastici.

Essendo stato ripulito, in accordo alle specificazioni del mercato, il PET recuperato viene venduto ai produttori che lo convertono in una varietà di prodotti come tappeti, cinturini e contenitori per usi non alimentari, con l’eccezione di contenitori per acque minerali e bevande analcoliche, con le modalità stabilite dal D.M n. 113/2010 che consente l’impiego di polietilentereftalato (PET) riciclato nella produzione di bottiglie per uso alimentare (con un contenuto massimo del 50 % sul totale) in deroga all’articolo 13 del D.M. 21 marzo 1973.

…………………………….

Nel 2016, una équipe di scienziati giapponesi ha isolato un batterio, Ideonella sakaiensis, in grado di digerire la plastica mediante l’azione chimica di due enzimi.[14]

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Polietilene_tereftalato

https://www.greenme.it/consumare/riciclo-e-riuso/16336-pet-lamp-mamme-gemelli-africa

Articoli correlati:

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http://www.fanpage.it/boyan-slat-il-ragazzo-che-pulira-gli-oceani-dalla-plastica-via-all-impresa-ocean-cleanup/

http://www.hellogreen.it/10-idee-riciclo-creativo-delle-bottiglie-plastica/

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* La buona notizia del venerdì: Una statua in memoria del gatto di Istambul

 

 

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Tombili, il gatto più famoso di Istanbul, ci ha lasciati di recente ma tutti lo ricorderanno grazie a una statua dedicata a lui che si trova proprio nel punto della città dove di solito  passava il tempo.

Amava starsene così, disteso e rilassato, Tombili, gatto di quartiere della città di Istanbul.

Appoggiato sul marciapiede, nutrito e coccolato dai passanti, era diventato una celebrità: le sue foto avevano fatto il giro del mondo.

Era difficile vederlo correre e saltare, preferiva passare le sue giornate disteso o seduto.

Così, quando è morto, gli abitanti hanno deciso di onorarlo. Al suo posto, ora, c’è una statua. bronzo che lo ritrae nella sua tipica posizione rilassata

Questo gatto è diventato famoso da quando qualcuno lo ha fotografato e ha condiviso un’immagine divertente sul Web che lo ritraeva in una delle sue tipiche pose di relax.

Proprio a questa foto si è ispirata la creazione della statua a lui dedicata.

Il gatto di Istanbul in breve tempo è diventato una vera e propria star sui social network e dunque quando purtroppo lo scorso agosto è scomparso qualcuno ha pensato che tutti dovessero ricordarlo nel mondo reale grazie a una statua.

La meravigliosa posa di relax del gatto è stata resa immortale da una statua di bronzo che è stata collocata proprio nel punto in cui Tombili era stato fotografato

nella sua posizione diventata poi celebre.

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Quanto sono belli e quanti sono! i gatti d’Istanbul.

Sono dappertutto, sono gli abitanti tranquilli della città… ovunque si trovano hanno sempre quella calma, quella pace e quel volersi bene tipico dei gatti. Con i peli di diversi colori, miele o grigio, pezzato, nero o bianco neve, si aggirano per le vie della città alla ricerca di cibo, e molto volentieri di una carezza.

Gli abitanti di Istanbul sono estremamente generosi con i gatti: li sfamano, li aiutano se malati, li coccolano e si fanno coccolare da loro, si occupano della loro igiene; i gatti di Istanbul sono pulitissimi.

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Vedere i gatti in ogni angolo della città sorprende molto i turisti, ma questa  è una situazione di assoluta normalità per gli abitanti di Istanbul.

Alla Basilica di Santa Sofia abita una colonia di almeno 20 gatti, proprio uno di questi gatti ha incuriosito Obama che lo ha visto passeggiare “tranquillamente” tra le navate.

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I gatti di Istanbul non sono di nessuno, sono di tutti, anzi sono padroni di sè stessi:) I turisti sono molto affettuosi con i gatti: si fermano a fotografarli, a fargli qualche grattino, che gli animali accettano volentieri.

La religione islamica tradizionalmente è molto legata ai gatti: Maometto, il grande profeta dell’Islam, aveva lui stesso una gatta di nome Muezza, che teneva sempre in grembo mentre predicava. Secondo una leggenda la gatta avrebbe aiutato Maometto a catturare un serpente che si era intrufolato nella manica della sua tunica, per questo il gatto é considerato un’animale quasi sacro.

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Istanbul è la città d’Acqua con i canali sotterranei, gli  acquedotti, i passaggi d’acqua ignoti, il mare dappertutto, una città di porto, cosi grande e popolata, dove non ci sono gatti, ci sarebbero i topi! ma i gatti ci sono, e come!

Questi eleganti abitanti della metropoli sono molto amati dagli istanbulioti. Ovviamente quasi tutti gli istanbulioti quando vogliono avere un gatto in casa, adottano i gatti di strada che spesso vengono alla porta di propria iniziativa.

La nostra gatta è un “ospite di Dio” come si dice in Turchia, in turco “Tanri misafiri” per gli ospiti che arrivano a casa senza preavviso…, ecco lei è arrivata così, ha scelto noi come famiglia..


https://www.greenme.it/informarsi/animali/21604-gatto-famoso-instambul

Leggi anche: VENUS, IL GATTO CHIMERA CHE FA IMPAZZIRE IL WEB (VIDEO)

 

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* La buona notizia del venerdì: Sophia, una tribù di donne che si aiutano e ispirano reciprocamente

 

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Da Padova ad Enna si dirama una rete al femminile per ispirare e creare momenti di svago, condivisione, benessere, favorendo l’imprenditorialità femminile con particolare attenzione alla sostenibilità.

Recentemente, quasi per caso, ho avuto il piacere di partecipare ad una sessione di “yoga della risata” tenuta da Eleonora Bizzini.

Di origine siciliana, Eleonora vive ora a Padova e insieme ad altre donne si occupa di creare reti al femminile, talvolta anche partendo da pratiche divertenti ed informali, come appunto quelle in cui la risata può risultare uno strumento utile a creare momenti di condivisione di gruppo e benessere psicofisico, in modo giocoso ed originale.

Laureata in scienze dell’educazione, Eleonora Bizzini è una business coach, esperta in orientamento scolastico e professionale, che lavora su corpo e mente, per mezzo della respirazione, della danza e della meditazione, con training di consapevolezza corporea.

Insieme ad alcune amiche: Laura de Rosa, Laura Tonus e Violetta Federico, Eleonora ha creato “Sophia” : un sito web, una community, ma anche un evento che si organizza 2 volte l’anno che serve ad intessere reti e sviluppare consapevolezza sulla sfera femminile.

Ecco come loro stesse descrivono la loro community al femminile sul sito: “Siamo quattro Donne dalle diverse personalità e dai diversi percorsi di vita. Quattro Amiche conosciute casualmente, ma prima di tutto Quattro Sorelle con un unico obiettivo: portare in alto la bandiera dell’essere Donna e il valore della sorellanza, dando vita ad una tribù di donne che si aiuta e si ispira reciprocamente, contribuendo a sviluppare il proprio potenziale e a creare.”

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l’ultimo evento, dal titolo: “Sophia – come le Donne creano Valore con la Sharing Economy”, siè tenuto a Padova il 25 settembre, al parco della Fenice ed il tema della giornata  incentrato sull’ economia della condivisione, il benessere e naturalmente la femminilità. (Per saperne di più ecco la pagina facebook dell’evento).

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Sophia nel suo sito/blog vuole raccogliere articoli sul benessere, l’artigianato, l’alimentazione consapevole e i racconti offerti dalle stesse espositrici che vorranno aderire al prossimo evento e magari anche a quelli successivi, facendo promozione dei loro prodotti e dei sevizi da loro offerti, tramite la rete, sia quella fisica che quella virtuale.

Sophia è nata da poco, ma il gruppetto iniziale che l’ha fatta partire si è ingrandito fino a formare una rete che include donne con competenze ed esperienze di vita e professionali tra le più disparate: tra cui grafiche, stiliste, blogger, speaker, artigiane, operatrici Shiatsu e tanto altro e, tra gli obiettivi che si pone, c’è quello di facilitare l’autoimprenditorialità femminile e sviluppare una sorta di incubatrice di idee che possano servire ad ispirare altre donne.

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Il primo evento di Sophia è stato realizzato a maggio al Bosco di Sant’Angelo a Piove di Sacco, provincia di Padova ed è stato un successo: un nutrito pubblico di donne e non solo, ha partecipato con entusiasmo ed offerto il proprio contributo mettendo a disposizione tempo, idee, competenze, creando felici incontri da cui sono nate amicizie ed opportunità di collaborazione, anche a livello professionale.

Inoltre Sophia in autunno farà partire una campagna di raccolta fondi per realizzare da Marzo 2017 un tour a caccia dell’artigianato femminile etico e sostenibile, che utilizza materiali di riciclo e riuso Made in Italy, con interviste e riprese nei laboratori stessi e gli eventi diventeranno itineranti!

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Un mondo al femminile tutto da scoprire ci attende su www.sophiaitaly.com , lasciamoci ispirare!

 

http://www.italiachecambia.org/2016/08/sophia-tribu-donne-aiutano-reciprocamente/

http://www.italiachecambia.org/2016/06/casa-betania-accoglienza-mamme-bambini-roma/

 

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* La buona notizia del venerdì: Buyme4you, vendere e comprare a chilometro zero

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Dal cibo ai prodotti artigianali, fino alle prestazioni lavorative.

Buyme4you è un app che permette di gestire la compravendita di oggetti fatti in casa valorizzando l’economia a chilometro zero.

Quante volte vi è capitato di voler vendere o comprare qualcosa da Internet ma i costi di spedizione superavano quelli del prodotto? Ad accorciare le distanze (azzerando le spese extra) ci ha pensato una nuova applicazione per smartphone. Si chiama Buyme4you e consente di gestire la compravendita di oggetti fatti in casa (dal cibo ai lavori artigianali) in un raggio massimo di 50 chilometri.

Siete appassionati di cucina e vorreste vendere le vostre torte? O avete un orto e vi farebbe comodo cedere il raccolto in sovrabbondanza? L’applicazione è geolocalizzata e intercetta la domanda e l’offerta più vicina a te per dare la possibilità di scambiare direttamente la merce, senza pacchetti né spedizioni. Grazie alla vicinanza, non si scambiano solamente oggetti, ma anche animali e piccole prestazioni lavorative (baby sitter, pulizie o giardinaggio).

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Buyme4you si adatta a target molto diversi, dal privato cittadino fino alle piccole aziende agricole, agrituristiche e artigianali o alle microimprese domestiche. Questa app facilita infatti anche l’avvio di business casalinghi come ad esempio il sempre più diffuso “home restaurant” – il ristorante in casa – consentendo la vendita dei posti a tavola per pranzi, cene, grigliate o feste.

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L’app è completamente gratuita e scaricabile da playstore (ma è disponibile anche per i dispositivi apple), non ci sono spese di registrazione né tasse per l’inserimento del proprio annuncio. L’applicazione guadagna il 10% più IVA (per emettere una regolare fatturazione) solo quando il prodotto viene venduto e pagato. L’acquirente paga via PayPal e il 90% della cifra concordata viene accreditato direttamente al venditore mentre il restante viene girato all’applicazione automaticamente.

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Come Funziona (http://buyme4you.com/it/)

Il funzionamento di BuyMe4You è semplicissimo ed è stato studiato per permettere l’utilizzo anche a persone che non hanno dimestichezza con le App.

Una volta installata ed avviata l’App, verrai guidato nel processo di registrazione dove ti chiederemo alcuni dati per la creazione del tuo profilo utente.

Ti chiederemo di collegare l’App con i tuoi profili Facebook e Twitter (non obbligatorio) in modo da poter postare le tue offerte e di collegare all’App un conto PayPal (non obbligatorio) per poter ricevere i soldi delle vendite dei tuoi prodotti in tutta sicurezza (se non hai un account PayPal ti spiegheremo come farlo). Una volta completata la registrazione (meno di 1 minuto) sarai pronto a fare o acquistare la tua prima offerta.

Per fare un’offerta ti basterà fare una foto del prodotto che intendi offrire, selezionare il tipo di prodotto/servizio offerto, mettere una breve descrizione, il prezzo richiesto, l’orario per poterlo ritirare ed il luogo dove si trova.

Tutto qui!

Una volta completata la tua offerta verrà inviata a tutti gli utenti che si trovano nei paraggi con un messaggio di notifica ed inoltre la tua offerta potrà essere pubblicata sulla tua bacheca di Facebook e Twitter in modo che i tuoi amici possano vedere cosa hai messo in vendita e comprarlo prima di altri. Se ricevi una notifica di un’offerta che ti interessa, puoi cliccarci sopra e sarai indirizzato alla sua scheda dove potrai decidere se acquistarla o meno. Potrai capire se l’offerta è interessante anche consultando le recensioni di chi ha già acquistato altre offerte dallo stesso offerente.

Una cosa molto semplice ed alla portata di tutti.

Buyme4you è un’invenzione che valorizza l’economia a chilometro zero ma che in poco tempo ha già avuto riconoscimenti a livello internazionale e a novembre volerà a Lisbona per il Web Summit 2016.

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http://www.italiachecambia.org/2016/08/buyme4you-vendere-comprare-chilometro-zero/

leggi anche

http://www.italiachecambia.org/2016/04/passamano-tuttogratis-milano-negozio-senza-soldi/

http://www.italiachecambia.org/2015/05/io-faccio-cosi-72-cianfrusoteca-scambio-riuso-salento/

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* Quando sarò vecchia…


11693803_977570422287172_4214243004104480377_nQuando sarò vecchia mi vestirò di viola
con un cappello rosso che non si intona e non mi dona.
E spenderò la mia pensione in brandy e guanti estivi
E in sandali di raso, e poi dirò che non abbiamo soldi per il burro.
Mi siederò sul marciapiede quando sarò stanca
E arrafferò assaggi di cibo nei negozi, suonerò tutti i campanelli
Farò scorrere il mio bastone sulle ringhiere
E mi rifarò della sobrietà della mia giovinezza.
Uscirò in pantofole sotto la pioggia
E raccoglierò fiori nei giardini degli altri
E imparerò a sputare.

Quando sei vecchia puoi indossare assurde camicie e ingrassare
E mangiare tre libbre di salsicce in un colpo solo
O solo pane e sottaceti per una settimana,
E accumulare penne e matite e tappi di bottiglia e cianfrusaglie nelle scatole.

Ma ora dobbiamo indossare vestiti che ci tengano asciutti,
E pagare l’affitto e non dire parolacce per strada
E dare il buon esempio ai bambini.
Dobbiamo invitare amici a cena e leggere il giornale.

Ma forse dovrei cominciare a fare un po’ di pratica adesso?
Così chi mi conosce non rimarrà troppo scioccato e sorpreso
Quando improvvisamente sarò vecchia, e comincerò a vestirmi di viola”.
~ Jenny Joseph ~

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Jenny Joseph è una poetessa inglese nata nel 1932.

Questa poesia, il cui titolo originale è WARNING è tratta dalla sua raccolta “Rose In The Afternoon” e secondo un sondaggio indetto dalla BBC è stata votata come la più popolare del dopoguerra.

Dai noi è poco conosciuta, ma all’estero i suoi versi, hanno creato dei veri e propri club, in cui si ritrovano queste signore non più giovani ma briose, che vestono di viola indossando un cappello rosso.

 

Leggi anche : “Non ho l’età”

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La buona notizia del venerdì: Petaloso è una parola?

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Avete mai utilizzato il termine “petaloso” in vita vostra, riferendovi ad un fiore?

Immagino di no, ma è tutto normale: il termine di fatto ancora non è entrato nel nostro vocabolario ma, se ci impegniamo un po’, potrebbe venire accettato dalla Crusca e diventare ufficialmente parte della lingua italiana.

L’ha inventata un bambino che frequenta la terza elementare alla scuola Marchesi di Copparo, in provincia di Ferrara.

Si chiama Matteo e alla domanda “«Come  definiresti un fiore?» ha risposto: «petaloso!».

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Margherita Aurora, questo il nome dell’insegnante. è rimasta colpita dalla bellezza della nuova parola – per quanto inesistente- ed ha quindi deciso di scrivere direttamente all’Accademia della Crusca, Petaloso suona bene, è una parola formalmente corretta, ma nel vocabolario italiano non esiste. Per ora. 

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Con un linguaggio adatto ai bambini Maria Cristina Torchia – della Redazione Consulenza Linguistica – ha risposto così (testo integrale):

Caro Matteo,
la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo.
Tu hai messo insieme le parole petalo + oso ➺ petaloso = pieno di petali, con tanti petali.
Allo stesso modo in italiano ci sono:

  • pelo + oso ➺ peloso = pieno di peli, con tanti peli
  • coraggio + oso ➺ coraggioso = pieno di coraggio, con tanto coraggio.

La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una parola a entrare nel vocabolario? Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola “bella” e utile. Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano.
Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in tutta Italia cominceranno a dire e a scrivere “Com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perchè gli italiani la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato.
È così che funziona: non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario.
Spero che questa risposta ti sia stata utile e ti suggerisco ancora una cosa: un bel libro, intitolato Drilla e scritto da Andrew Clements. Leggilo, magari insieme ai tuoi compagni e alla tua maestra: racconta proprio una storia come la tua, la storia di un bambino che inventa una parola e cerca di farla entrare nel vocabolario.
Grazie per averci scritto.
Un caro saluto a te, ai tuoi compagni e alla tua maestra.

MA COME SI EVOLVE UNA LINGUA? 

Le parole, colonne della nostra lingua, sono in continua evoluzione: nuovi termini nascono, altri assumono diversi usi o sono rilanciati. L’italiano, così, si trasforma seguendo il costume, la cronaca, la tv, le tecnologie… «Il lessico si arricchisce di continuo e i neologismi raccontano la società che li genera» spiega Nicoletta Maraschio, docente di storia della lingua italiana all’Università di Firenze e prima donna a guidare l’Accademia della Crusca dal 2008 al 2014.

L’esigenza di nuove parole può nascere per definire nuovi oggetti, concetti, mode.

Quali sono le fonti da cui sgorgano più neologismi? I

Innanzitutto, le nuove tecnologie: computer, Internet, telefonini. Parole come blog, social network, smartphone si sono consolidate nel linguaggio quotidiano per indicare nuovi oggetti, servizi e fenomeni. Per il bisogno di indicare nuove azioni, sono stati creati verbi: così contrassegnare con un tag, una parola chiave, diventa taggare; un messaggio (post) si può postare in uno spazio sul Web.

Altre parole diventano di moda: come evento, usato dai ragazzi per definire qualsiasi genere di appuntamento copiando l’utilizzo fatto su Facebook.

..continua (http://www.focus.it/cultura/curiosita/petaloso-e-una-parola)

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 Sembra una favola ! Eppure ci sono tanti Matteo, tante maestre Margherita, tante persone intelligenti e curiose nelle istituzioni che sono protagonisti di favole quotidiane, ignorate dal ritmo frenetico e fuorviante della vita di oggi che tiene conto più della quantità che della qualità.

Se scrivete ora , il correttore automatico del computer  sottolinea in rosso la parola petaloso: la rileva come un errore.

Ma è solo questione di tempo.

Sui social è partita una sorta di originale campagna di sensibilizzazione che invita tutti gli studenti del web a utilizzare l’hashtag e la parola  quanto più possibile, proprio per far avverare il sogno del giovane Matteo, trasformando #petaloso in un nuovo termine della nostra lingua!

http://www.gingergeneration.it/n/la-parola-petaloso-sta-entrare-nel-dizionario-italiano-la-sua-storia-suo-significato-198640-n.htm

http://www.focus.it/cultura/curiosita/petaloso-e-una-parola

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* La buona notizia del venerdì: Il primo Gattoparco in Italia

Milano si fa sempre più attenta alle esigenze dei suoi cittadini. 

gatto

La ristrutturazione di due storiche palazzine comunali per realizzare spazi di aggregazione e servizi legati al mondo della bicicletta, la bonifica di un’area verde abbandonata da anni, e la nascita del primo “gatto-parco’ d’Italia, sono i più importanti benefici assicurati dal Piano Integrato d’Intervento – recentemente approvato dalla giunta di Palazzo Marino – riguardante le aree tra via Barsanti, via Autari e Ripa di Porta Ticinese.

Il progetto prevede la riqualificazione di tutta la zona, con l’edificazione di circa 6.700 metri quadrati di residenze, 400 metri quadrati di edilizia convenzionata e 800 metri quadrati di uffici e negozi di prossimità.

Quale dotazione di servizi il piano prevede inoltre: la sistemazione della viabilità, con l’allungamento di via Autari e il suo collegamento a via Lombardini; il recupero edilizio e funzionale delle due palazzine di proprietà comunale in Ripa di Porta Ticinese, complessivamente di 600 metri quadrati, dove sorgeranno nuovi spazi e servizi riguardanti il mondo delle due ruote; la bonifica di un’area verde dismessa di 6.400 metri quadrati adiacente al parco Baden Powell, dove – secondo quanto richiesto anche dal Consiglio di Zona 6 – nascerà un giardino condiviso, per il quale è già stato presentato e approvato un progetto sperimentale di gestione da parte dell’associazione ‘Gatto viziato‘.

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In questo giardino i gatti domestici – che di solito sono costretti a vivere in uno spazio chiuso – accompagnati dai loro padroni, potranno correre, giocare e saltare in spazi recintati a prova di fuga.  

Oltre a una rete esterna, con un doppio cancello, ci saranno dei recinti più piccoli, che delimiteranno le aree dove portare il proprio gatto e giocare con lui.

Stiamo ancora studiando che cosa potremo inserire nello spazio” aggiunge Peletti. Probabilmente ci saranno istallazioni sulle quali i gatti potranno arrampicarsi.

Vietato l’accesso ai gatti randagi, per loro sono state organizzate colonie e spazi dedicati. Quindi sarà prevista un’area per felini affetti da Fiv e Felv così da impedirne la discriminazione, ma anche per veicolare la conoscenza della malattia. Il parco prevede zone coperte e siepi di contenimento, per proteggere dalle azioni di disturbo.

Ma il parco non è solo per i gatti, è per tutti” conclude Peletti spiegando che sono previsti anche incontri sulla cultura felina dedicati ai bambini e agli amanti dei gatti con esperti, veterinari e comportamentalisti. 

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La creazione di nuovi spazi pubblici si dimostra il filo rosso con cui l’amministrazione prosegue nella sua opera di valorizzazione del territorio. 

Grazie alla collaborazione con i privati dichiara l’assessore all’Urbanistica, Alessandro Balducci – recupereremo due vecchi edifici comunali e bonificheremo un’area dismessa da molti anni, rendendoli aperti e fruibili con progetti davvero innovativi. Milano continua ad essere una città modello, che sperimenta nuove pratiche per riqualificare il tessuto urbano“.

Gli spazi pubblici, vero tessuto connettivo per la città e preziosa infrastruttura per le comunità, hanno bisogno di funzioni che siano qualificanti.

In questa direzione – aggiunge Gabriele Rabaiotti, presidente del Consiglio di Zona 6 – abbiamo lavorato insieme alle associazioni del quartiere pensando a nuovi servizi legati al mondo della bicicletta e al primo parco dedicato ai gatti”.

Notizie correlate:

“La moschea di Instanbul che apre la porta ai gatti”

http://www.ilgiorno.it/milano/gatto-parco-1.1661644

http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/01/20/news/gattoparco_milano-131684004/?ref=fb#gallery-slider=125511848

http://www.gattolandia.org/index.php?pid=7

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* La buona notizia del venerdì: Spesa gratis in cambio di lavoro

portobello

A prima vista, non sembrerà molto diverso da un normale supermarket: gli spazi e gli arredi uguali a quelli di qualsiasi tradizionale punto vendita e sugli scaffali in bella vista prodotti di prima necessità, alimentari o per l’igiene personale.

Eppure, Emporio Portobello è un posto speciale. 

Perché? Semplice: si tratta di un supermercato per disoccupati e famiglie in difficoltà economica.Qui, infatti, il prezzo non è indicato in euro, ma in punti. 

“Ogni famiglia è dotata di una tessera a punti con la quale è possibile “fare la spesa”. La tessera viene ricaricata mensilmente in base al nucleo familiare, previa selezione all’accesso con valutazione dell’ISEE e facendo particolare attenzione alle famiglie numerose. La tessera è a disposizione della famiglia per un tempo limitato (alcuni mesi) e, nel caso le condizioni famigliari migliorino, verrà ceduta ad altre famiglie in graduatoria. In caso contrario la tessera può essere rinnovata”, si legge sul sito dell’iniziativa anti-crisi, coordinata dall‘Associazione Servizi per il Volontariato Modena.

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Insomma, più che un supermercato, un “emporio sociale“, nato con almeno tre principali obiettivi: essere un luogo il più rispettoso possibile della dignità delle persone, per la raccolta e la distribuzione di beni di prima necessità, mettere in rete i diversi soggetti che già lavorano per contrastare la povertà attraverso un progetto di comunità e coinvolgere il territorio, le imprese, i cittadini che con il proprio lavoro gratuito, le donazioni economiche o di prodotti senza le quali non si potrebbe andare avanti potranno sostenere il progetto.

Ma è davvero tutto gratis? 

Non proprio: dal momento che la parola d’ordine è “dignità”, e non “carità”, i 450 i nuclei in difficoltà a cui si rivolge il servizio, scelti in collaborazione con i servizi sociali, dovranno offrire in cambio aiuto con il proprio lavoro come volontari almeno una volta a settimana. 

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Proprio come accadeva nel People Supermarket di Londra. “Crediamo molto in questo progetto – dice Morselli – e vogliamo si mantenga la dimensione dell’acquisto, nessuno regala niente, ma coinvolgiamo le persone in un progetto specifico. Noi vogliamo stringere un patto con gli utenti che accoglieremo nei nostri locali. Ci sono delle condizioni e sarà fondamentale per tutte le parti rispettarle”, ha spiegato alla stampa Angelo Morselli, presidente del Centro per il Volontariato.

Sconfiggere la crisi economica, combattere gli sprechi e mettere in discussione la posizione dominante dei colossi della distribuzione: sono questi gli obiettivi che guidano il People’s Supermarket, “il Supermercato del popolo” di Londra, che si trova in Lamb’s Conduit Street, a Holborn, vicino al British Museum.

L’idea e tanto semplice quanto rivoluzionaria: il “supermercato della gente e per la gente”, come ama definirlo il proprietario, il baronettoArthur Potts Dawson, chef con il pallino della sostenibilità e degli sprechi del mondo alimentare, è una cooperativa a cui si può aderire fornendo una quota societaria di 25 sterline all’anno (circa 29 Euro).

In cambio di 4 ore di lavoro volontario al mese, i soci ricevono uno sconto del 10% per tutto l’anno sui prodotti del negozio. E hanno anche diritto di voto sugli approvvigionamenti: in poche parole, si offre loro la possibilità di scegliere cosa vendere nel supermercato. Non a caso, sugli scaffali del People’s Market troneggiano quasi esclusivamente prodotti biologici, locali, equosolidali.

La clientela trasversale del People’s Market, che va dagli avvocati ai disoccupati, dai londinesi agli immigrati somali e bengalesi, può poi usufruire dei servizi offerti da una piccola cucina, la “People’s Kitchen“, dove sipreparano piatti con frutta e verdura vicine alla data di scadenza.

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In 15 mesi di attività il fatturato del People’s ha superato 1,5 milioni di sterline(circa 1,7 milioni di euro) e il numero dei soci è salito a 1.200.

Ma Potts Dawson non si è accontentato di questo successo e ha fatto sapere che sta per avviare una sorta di franchising con il marchio People’s Supermarket: è già prevista l’apertura di un secondo punto vendita a Hackney, nell’East London, dove farà concorrenza a 17 supermercati, 12 dei quali della catena Tesco.

Mr. Dowson pensa anche di riprodurre su scala nazionale il progetto People’s Kitchen.

Insomma, una vera e propria industria alimentare low cost, che fa guadagnare evitando gli sprechi e consumando prodotti che rischierebbero di finire nella pattumiera. Ma che dà anche più voce ai consumatori, coinvolgendoli direttamente.

L’industria alimentare è stata comprata dalle grandi catene -ha detto il baronetto- noi invece proviamo a mostrare che cosa succede quando è la gente ad avere il controllo”.

Mr Dowson ci ha creduto.

E funziona.

Fonte:

http://www.greenme.it/consumare/eco-spesa/11613-10-negozi-supermercati

http://www.greenme.it/consumare/eco-spesa/10045-portobello-supermercato-disoccupati-modena