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Perchè siam donne: Nadia che gioca a calcio…non solo!

È Nadia Nadim, gioca a calcio.

Studia le lingue (ne parla fluentemente otto), e si è specializzata in chirurgia.

Sarebbero traguardi importanti anche per una giovane donna cresciuta senza problemi.

Invece lei è stata avvolta dalle difficoltà fin da bambina.

Aveva 11 anni quando suo padre viene giustiziato a Kabul.

Scappa su un camion pensando di arrivare in Inghilterra, ma il suo viaggio arriva in Danimarca.

Lì comincia la sua vita nei campi profughi dove l’unico pensiero era “restare in vita”.

È lì che Nadia si avvicina al calcio.

“C’era una squadra di calcio vicino al campo profughi e ho potuto imparare come funziona: le formazioni, le regole. Volevo giocare nel modo in cui si giocava a calcio lì”.

È lì che la vita riprende le ali.

“Siamo passati dal vivere nella paura, ascoltando il suono di proiettili e bombe, a un posto in cui ci sentivamo molto al sicuro“.

E’ stato in Danimarca che ha iniziato a giocare a calcio e ha trovato una squadra che la ha accolta. È iniziata lì la sua carriera da calciatrice.

A 19 anni, mentre già gioca a calcio, decide anche di studiare medicina all’università.

Ora può. Ma in tanti la pongono davanti al bivio: o il calcio o la medicina.

Nadia non sceglie. Gioca a calcio.

E studia.

È il 2017. Nadia va negli USA, con il Portland, la squadra di Tobin Heath e Lindsey Horan.

E studia.

Nel 2019, Nadia Nadim firma con il Paris Saint Germain. Diventa ambasciatrice UNESCO per l’istruzione di bambine e giovani donne.

E studia.

Si laurea. Diventa chirurga.

Poi la notizia di ieri. Nadim ha firmato col Milan.

Giocherà con la maglia numero 8.

Benvenuta in Italia, Nadia.

Tu e le tue otto lingue: danese, inglese, tedesco, francese, hindi, urdu, persiano e pashto.

Tu e le tue mille vite.

Raccontare di te è, per noi, anche un modo per tenere nel cuore e non smettere neanche un minuto di pensare a tutte le bambine, le ragazze e le donne afgane.

Secondo un’antica profezia andina, giungerà il giorno in cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione e dare infine origine a un mondo di pace e armonia.

Lilly Wolfensberger Scherz

Fonte:

https://www.facebook.com/labodif

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Perchè siam donne:Angela Ruiz Robles che ha inventato l’eBook nel 1949!

Angela Ruiz Robles è nata in Galizia nel 1895.

Insegnante e scrittrice appassionata, ha inventato uno strumento per la lettura dei libri che avrebbe potuto ampliare le conoscenze di studentesse, studenti e alleggerire, allo stesso tempo, le loro cartelle.

Lo chiamò “Enciclopedia Mecánica” e lo brevettò nel 1949.

Il congegno era dotato di tecnologia meccanica, elettrica e pneumatica. Aveva uno schermo di vetro a ingrandimento e una luce per poter essere letto al buio.

I bambini avrebbero potuto attivare diversi argomenti attraverso dei pulsanti e avere la possibilità di illuminare il testo, aumentare la dimensione del carattere, scriverci e disegnarci sopra.

Il dispositivo si apriva come un libro tradizionale, sul lato sinistro era posizionato un alfabeto automatico che permetteva di formare parole e frasi. Sul lato destro si trovavano gli argomenti disposti su bobine intercambiabili e indipendenti.

Era di piccole dimensioni, costruito con materiali leggeri e fornito di una valigetta che avrebbe permesso a uno studente di portarlo a scuola insieme alle bobine necessarie per le materie del giorno. Includeva inchiostri luminosi e una lente d’ingrandimento. Era interattivo, accessibile, pratico e logico e avrebbe potuto aiutare anche i bambini con difficoltà di apprendimento.

Lo scopo di Angela Ruiz Robles era semplice: “rendere più facile l’insegnamento, far ottenere la massima conoscenza con il minimo sforzo.

Il suo lavoro fu premiato e acclamato, ma, sfortunatamente, l’ “Enciclopedia Mecánica” non trovò i fondi necessari al suo sviluppo e oggi il suo prototipo è in mostra al Museo nazionale della scienza e della tecnlogia della città galiziana di La Coruña.

La studiosa è morta nel 1975 e la sua opera ha ottenuto solo un riconoscimento postumo.

Il 28 marzo 2016, giorno in cui avrebbe compiuto 121 anni, Google e ha dedicato un doodle.

Quarant’anni dopo la sua morte, il Consiglio comunale di Madrid ha approvato l’intitolazione di una strada cittadina per celebrare il suo contributo all’istruzione e all’innovazione.

La sua invenzione ha preceduto di quasi cinquant’anni quella dell’ eBook (libro elettronico), che ha avuto origine intorno alla fine degli anni novanta, in seguito all’affermazione dei siti di vendita on-line che iniziarono ad offrire, oltre alla versione cartacea, anche una trasposizione digitalizzata dei libri in uscita.

Per approfondire: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Ledizioni, Milano 2023

Per curiosità: I brevetti in Italia.

In Italia oggi un inventrice su 7 è donna 8 e siamo sopra alla media europea) Con il 14,3 % di inventrici, l’Italia si posiziona al 16°posto in Europa, leggermente al di sopra della media degli altri paesi europei.

Le università italiane e gli altri istituti di ricerca pubblica mostrano una quota maggiore di donne inventrici rispetto alla media europea (28%) . E c’è il record della Sardegna!

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Perchè siam donne: Kuttiyamma impara a leggere a 104 anni!

Lei è Kuttiyamma.

Vive nel Kerala, in India. Abita in una casa fatta di paglia e di fango, condivide due stanze con genitori e undici fratelli.

Mamma e papà lavorano nei campi, Kuttiyamma cucina, lava e bada ai più piccoli. Nel pomeriggio i fratelli maggiori tornano da scuola e tracciano con il dito degli strani segni sulla terra. Lo chiamano alfabeto. Kuttiyamma è incantata.

Insegnatelo anche a me! I genitori scuotono la testa. L’istruzione non è per le femmine.

Cresce, ha 16 anni. Conosce un ragazzo, si chiama Konthi e ha un piccolo negozio di medicinali. Kuttiyamma lo sposa, mette al mondo cinque figli, vive di cucina e lavori domestici. Gli anni passano. I suoi ragazzi lasciano il nido, la casa si riempie di nipoti.

Kuttiyamma li osserva mentre fanno i compiti. Nonnina come si scrive questo? Mi leggi questa storia? Kuttiyamma si fa piccina, inventa scuse per allontanarsi. Si vergogna da morire.

Quando nessuno la vede, prende i libri, e accarezza con le dita quei segni misteriosi.

È il 2020, Kuttiyamma ha 103 anni.

Una vicina bussa alla porta, la trova china sui quaderni, intenta ad annusare e toccare le pagine. Kuttiyamma arrossisce. Perdonatemi, non so scrivere neanche il mio nome, ma sono molto curiosa. La vicina sorride. Signora, non c’è da scusarsi, se vuole posso aiutarla, sono un’insegnante.

Kuttiyamma si illumina. La sera si fa trovare con quaderni, matite temperate, e un sorriso infinito. Si esercita per ore con l’alfabeto. Alla luce dell’alba sul foglio brillano le lettere del suo nome.

Kuttiyamma piange di gioia.

Mese dopo mese, compone le prime frasi, scrive i numeri, studia, si diverte, a fine anno passa l’esame di alfabetizzazione con ottimi voti.

Kuttiyamma chiama a raccolta i nipoti, si schiarisce la voce piena di orgoglio.” Bambini, ora la nonna vi legge una bella storia.

Oggi Kuttiyamma ha 104 anni, lava, cucina, studia inglese, punta al diploma. La vista è calata, l’udito fa le bizze, ma in quanto a volontà non la batte nessuno.

Fonte:

(20) Facebook

Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società.

Rita Levi Montalcini

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Quando la Luna piena…Ma anche il Sole…Energia Super! Tutta per me, per te, per noi! Per ritrovare l’Armonia oltre la confusione!

Guarda che Luna!!!

La Luna piena brilla di incandescente luce che ci puoi leggere !

La luna piena trasmette una super energia che ti senti scuotere dentro fino alla punta dei capelli!

La luna piena accelera a dismisura il ritmo delle tue emozioni che non riesci a seguirle e tantomeno a scorgerne la causa!

E già così, che lo sai, potresti prepararti!

Ma quando la Scienza ti comunica che il Sole è in super attività e la sua energia è al massimo della sua potenza mai registrata proprio in questi giorni …

Mi sento più e di più…amplificata!

E tu?

Hai notato che proprio ieri hai scoperto che quell’albero che vedi tutti i giorni dalla tua finestra ha diverse sfumature di verde?

Ti sei sentita rimescolare dentro leggendo una storia di un gattino salvato sull’autostrada?

E hai notato che la canzone che la tua vicina canta a squarciagola all’alba , svegliandoti, è la tua preferita?

E che il vicino musone ti ha salutato con un sorriso?

Io mi sento confusa, amplificata!

E tu?

Ho sprazzi di entusiasmo travolgente per i miei progetti futuri e altrettanti di sfiducia e preoccupazione …

A momenti il passato è solo un ricordo di esperienze non risolte, a momenti mi torna alla mente tutto quello che ho imparato …

e mi dico Brava!!!

E tu?

Che confusione!

A momenti mi sento trattenuta e trovo cose e persone e situazioni che posso tranquillamente lasciare e la sensazione di libertà mi fa volare …

A volte metto in dubbio le mie scelte e subito nasce il giudizio … saranno quelle giuste… mi sento libera di scegliere…sono condizionata dalla immagine ideale che ho di me per piacere agli altri…

Che confusione!

Mi sento divisa eppure unita…piena eppure vuota …

Questa sono io… sono moltitudini certo…con tante sfaccettature di luce e di buio…con tante qualità e tante incertezze…suoni, immagini e sensazioni di tanti tipi …e sono mie…

Sono io ? Tutto?

Amplificata! E tutte le risposte sono in me…

Che confusione!

Quasi quasi potrei piacermi…quasi quasi potrei accettarmi come sono…e trovare equilibrio tra gli opposti che mi fanno sentire in confusione…

Quasi quasi potrei considerarmi…

Quasi quasi potrei amarmi!

E tu?

Siii…

Non è forse “ L’Amor che move il Sole e le altre stelle”?

Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. “

Si saranno messi d’accordo questo Sole e questa Luna per spingere questa umanità che si è persa nella confusione a ritrovare l’Armonia?

E poi…

Sorridendomi ho cominciato a canticchiarmi :

Che confusione ! Sarà perchè ti amo ! E’ un emozione che cresce piano piano…Stringimi forte e stammi più vicino!”

E mi sono detta… a chi?

A me!

E tu? A te!

Love Laurin

P.S. : Ricorda che l’Amore è contagioso! E così collabori a creare l’Armonia!

Foto di Laurin

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Perchè siam donne: Miss Nepal Universo “accetta te stessa, ama te stessa”

Miss Universo Nepal, la prima modella curvy che rompe gli stereotipi del concorso di bellezza

Sul palco di Miss Universo la rappresentante del Nepal ha portato in scena la vera bellezza, rovesciando gli standard e rompendo gli schemi. Sicura di sé e molto determinata, Miss Nepal esalta la bellezza curvy spronando tutte le donne

La bellezza ha varie forme e non conosce ostacoli. Non la si può giudicare dalla taglia di pantalone, dai centimetri della vita di una persona e Miss Nepal lo ha ricordato sfilando nel concorso di Miss Universo. 

Nella 72esima edizione, la rappresentante del Paese asiatico ha promosso la sua di bellezza rompendo gli stereotipi della moda e attirando tutta l’attenzione su di sé. Lei si chiama Jane Dipika Garrett, ha 22 anni e di professione è infermiera.

Il pubblico l’ha apprezzata particolarmente poiché Jane è la prima modella curvy ad aver preso parte alla rinomata competizione internazionale. Sulla passerella ha voluto rappresentare tutte le donne, lanciando un potente messaggio di inclusione.

Jane si descrive come una donna determinata e audace e spera di trasmettere la sua forza a chi la guarda e la appoggia.

Così Jane ci mostra l’aspetto caleidoscopico delle donne. In tantissimi facevano il tifo per lei, sperando che venisse incoronata Miss Universo. Ma, indipendentemente dal titolo assegnato a Miss Nicaragua, per i suoi follower Miss Nepal ha già vinto.

In un suo post condiviso sui social ha scritto “Il cambiamento sta arrivando. Tutte le barriere del mondo si stanno rompendo, tutti sono belli e meritano di essere visti e ascoltati”.

Lei stessa non si può dire più orgogliosa di aver portato sotto i riflettori la real size beauty nella top 20.

Fonte: jadedipika_/Instagram

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Perchè siam donne: Mi vesto come voglio!

Da due anni #Olimstad e #HellandHansen, due fortissime giocatrici di Beach Volley norvegesi si rifiutano di giocare in bikini, presentandosi in shorts e top, come consentito dal regolamento, perché si sentono a loro agio e per “ridurre la pressione della scelta dell’abbigliamento sulle atlete più giovani”.

Qualche giorno fa, in Cina, a Haikou, l’arbitro, forse non informato sul regolamento, impone a Helland-Hansen e Olimstad di adeguarsi all’abbigliamento con top e bikini.

Le atlete rifiutano, e invitano il direttore di gara a consultare il regolamento. Che dá loro ragione.

Hanno vinto due volte: non solo sul campo, battendo le tedesche, ma per tutte noi. Che vogliamo poter scegliere.

Il beach volley (anche chiamato comunemente pallavolo da spiaggia) è uno sport di squadra giocato sulla sabbia, olimpico dal 1996.E’stato inventato nel 1895 dall’americano William G.Morgan

Per il beach femminile l’età della pietra comincia 30 anni fa, quando il presidente della Federvolley Mondiale, un uomo, Rubén Acosta, per aumentare la popolarità del volley decide di “aumentare” i cm di pelle esposta dalle atlete.

Diversa la regola per gli atleti di sesso maschile che possono giocare in canottiera e pantaloncini fino a 10 centimetri sopra il ginocchio.

Le donne sono tenute a indossare top e slip bikini «con una vestibilità aderente e tagliare con un angolo verso l’alto verso la parte superiore della gamba» e una larghezza laterale massima di 10 centimetri, secondo i regolamenti della Federazione internazionale di pallamano.

Dal 2006 la Norvegia ha dato vita ad una vera e propria campagna affinché i pantaloncini siano considerati ufficialmente accettabili nella pallamano da spiaggia e ha presentato una mozione per modificare le regole in un congresso straordinario dell’IHF (Federazione internazionale di Pallamano)

Negli sport da spiaggia quella del bikini sembra essere un vera lotta storica contro le regole di genere.

La Federazione Internazionale di Pallavolo ha aggiornato le proprie regole sulle divise solo nel 2012.

Nelle Olimpiadi di Tokyo 2020 le giocatrici di beach volley hanno già potuto scegliere di giocare in pantaloncini e magliette.

Le regole si possono cambiare. E difendere quando si vogliono mettere in discussione.

#labodifsegnala#beachvolley#bikini#regole

https://it.wikipedia.org/wiki/Beach_volley

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Perchè siam donne: Sciopero in Islanda per “il giorno libero delle donne”

“Non lavorerò oggi, perché mi aspetto che lo facciano anche tutte le donne” così la premier islandese Katrín Jakobsdóttir

Martedì 24 ottobre in Islanda le donne hanno scioperato , contro il divario di retribuzione tra uomini e donne (il cosiddetto gender pay gap) e le violenze sessuali e di genere.

A protestare anche le casalinghe che si sono astenute dalle faccende domestiche.

È il Kvennafridagurinn che significa proprio ‘giorno libero delle donne’.

“Un paradiso di uguaglianza non dovrebbe avere un divario salariale del 21%”, dice la promotrice dello sciopero, Freyia Steingrimsoddir.

Le organizzatrici della giornata hanno chiesto anche che vengano resi pubblici gli stipendi nei settori dove la maggioranza sono lavoratrici, compreso quello delle pulizie, tra i più bassi nel mercato del lavoro.

Aderisce anche la prima ministra Katrín Jakobsdóttir, per “mostrare solidarietà alle donne islandesi”.

Mentre le donne scioperano, il governo islandese ha annunciato sovvenzioni per sei progetti che promuovono l’uguaglianza.

Questo a 48 anni precisi di distanza dal gran giorno., considerato un momento fondamentale per i progressi fatti dall’Islanda sulla parità di genere e preso a modello da altri paesi del mondo nei decenni successivi. 

Quel gran giorno che cambiò il mondo.

Il 24 ottobre 1975 le donne islandesi non andarono a lavorare, né svolsero il lavoro casalingo o di cura. Il 90% delle donne partecipò allo sciopero, incluse le donne che vivevano in campagna. Questo costrinse diversi settori a chiudere durante tutta la giornata.

Niente servizio telefonico, i giornali non furono stampati perché le compositrici tipografiche erano in maggioranza donne. I teatri chiusero perché le attrici si rifiutarono di lavorare. Anche le scuole chiusero. I voli furono cancellati dal momento che non c’erano le assistenti di volo ed i dirigenti di banca dovettero lavorare come cassieri.

25.000 donne si riunirono nel centro di Reykjavík.

Durante la manifestazione, le donne parlarono dal palco e ascoltarono chi parlava, cantarono e discussero su cosa si sarebbe dovuto fare per avere compensi adeguati all’impegno ed equiparati (in quel momento una donna guadagnava, per la stessa prestazione professionale, il 60% in meno di un uomo). Tutti gli asili nidi restarono chiusi.

Lo sciopero durò fino alla mezzanotte, momento in cui le compositrici tipografiche tornarono a lavoro per far uscire i giornali. Che parlavano solo dello sciopero.

Una prova potente di cosa significa un paese in cui le donne si fermano.

L’anno successivo, il parlamento islandese approvò una legge per garantire l’uguaglianza di diritti.

Il Kvennafridagurinn , Giorno Libero (come è passato alla storia) aprì la strada per l’elezione di Vigdís Finnbogadóttir, la prima donna al mondo eletta Presidente della Repubblica dal 1980 al 1996

The first women president of Iceland, Vigdis Finnbogadottir, in 1980.

L’Islanda è il primo Paese al mondo in materia di uguaglianza di genere, con una riduzione del 90% del ‘gap’ salariale e sociale negli ultimi 3 anni, secondo i dati ufficiali del 2022.

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Perchè siam donne: Enheduanna, la prima donna scrittrice

Si chiamava Enheduanna, ed era una signora di gran carattere e gran potere. Prima di Omero e di tutti i poeti a noi noti fu infatti lei a scrivere e firmare i primi inni agli dei, e anche a partecipare alla lotta politica per il potere.

Prima poetessa e scrittrice attestata nella storia dell’umanità (XXIV secolo a.C.) è nota sia da fonti successive che contemporanee. La sua più celebre opera è scritta in lingua sumerica e ha come titolo (come “incipit”) Nin-me-šar2-ra (Signora di tutti i “Me”,) opera più comunemente nota con il moderno titolo L’esaltazione di Inanna.

Enheduanna era figlia di Sargon di Akkad, suo padre la nominò gran sacerdotessa della dea Innanna per poter meglio controllare la città di Ur.

In seguito sarà nominata somma sacerdotessa del dio An per la città di Uruk.

La principessa divenne molto popolare quando iniziò a comporre inni per gli dèi di cui era sacerdotessa. Sembrerebbe inoltre che sia stata la prima a instaurare un rapporto personale con gli dèi che serviva, mediante dei dialoghi diretti, come riportati nelle sue opere.

Del Nin-me-šar2-ra,che si compone di 153 righe, conserviamo oltre cinquanta diverse testimonianze, frammenti di tavolette in cuneiforme.

Nell’opera viene narrato, in termini a volte oscuri, un drammatico evento della vita di la sua fuga dalla città di Ur ove ricopriva il ruolo di sacerdotessa del dio poliade della città, Nanna (accadico: Sîn; il dio Luna) e il suo esilio nella steppa. L’opera prende quindi la forma di invocazione, affinché gli dèi liberino dall’esilio la sacerdotessa, alludendo a un certo Lugalanne, probabile rivoltoso sumero contro il potere del padre di Enḫeduanna. L’inno si conclude con l’invocazione alla dea Inanna (sumerico; accadico: Iŝtar; dea figlia del dio Nanna) e infine con il ritorno vittorioso della dea, e della sua grande sacerdotessa, nel santuario di Ur.

Tale opera ebbe un profondo riconoscimento nella stessa letteratura religiosa sumerica, considerata in quell’ambito come uno dei dieci componimenti religiosi più notevoli, l’unico di cui peraltro conosciamo l’autore.

E’ stata fatta una traslitterazione del cuneiforme sumerico con traduzione del componimento,

Quando dicono che le donne in letteratura hanno sempre avuto un ruolo marginale, o che al massimo possono occuparsi di letteratura rosa, perché gli altri generi è meglio lasciarli ai maschi, ricordate loro che la letteratura è cominciata con una donna.

Che per giunta era molto meglio non fare arrabbiare, perché a sconfiggere i suoi nemici e vendicarsi ci metteva un attimo!

Fonte:

https://it.wikipedia.org/wiki/En%E1%B8%ABeduanna

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Perchè siam donne: Se basta un premio Nobel per la pace a Narges Mohammadi

Narges Mohammadi, giornalista e attivista per i diritti delle donne in Iran, è stata recentemente insignita del Premio Nobel per la Pace per il suo coraggioso impegno nella lotta contro l’oppressione delle donne e per la promozione dei diritti umani e della libertà per tutti.

Narges Mohammadi, è attualmente detenuta nel noto carcere di Evin, dove sta scontando una pena di 31 anni

Narges Mohammadi, con i suoi 51 anni, è diventata un simbolo di resistenza in Iran.

Laureata in Fisica, fin dagli anni dell’università è stata impegnata nei movimenti clandestini per i diritti delle donne.

Nel 2003, anno in cui Shirin Ebadi vinse il Nobel, è entrata nel Defenders of Human Rights Center e ne è divenuta presto presidente. 

Nel 2011, Narges è stata arrestata per la prima volta per i suoi sforzi volti ad assistere gli attivisti incarcerati e le loro famiglie.

Due anni dopo l’arresto, è uscita su cauzione ed è ritornata immediatamente sul campo, lanciando una campagna contro la pena di morte.

L’Iran, infatti, è da anni uno dei Paesi con il numero più alto di esecuzioni al mondo, secondo solamente alla Cina. 

Anche dalla prigione, Narges è riuscita ad organizzare proteste e a essere una guida per i detenuti, ha scritto saggi, organizzato seminari per le donne detenute sui loro diritti e continuato la sua lotta contro la pena di morte

È stata imprigionata e condannata ripetutamente negli ultimi 25 anni per le sue campagne contro l’obbligo del velo e la pena di morte.

Ma la sua determinazione non si è mai spezzata. Il suo soprannome, la ‘leonessa dell’Iran’, è stato coniato dalle donne del suo paese che ammirano la sua indomabilità.

La sua ultima dimostrazione di coraggio risale al 16 settembre, quando insieme ad altre detenute ha bruciato un velo nel cortile della prigione di Evin a Teheran. Questo gesto di protesta è stato un atto di sfida aperta all’obbligo di coprire i suoi lunghi capelli neri con il velo, una legge che considera ingiusta e oppressiva.

Nel mese scorso, Narges ha scritto una lettera alla France Presse dichiarando che il movimento ‘Donna, Vita, Libertà’ ha accelerato il processo di democrazia in Iran e che ora è irreversibile.

Queste parole sono un segno del suo impegno costante per la lotta per i diritti umani e la libertà nel suo paese natale.

La sua storia di detenzione inizia nel 1998, quando è stata arrestata per la prima volta per aver criticato il governo. Da allora è stata incarcerata molte altre volte, con periodi di detenzione e arresti che si sono susseguiti nel corso degli anni. Ha subito condanne e pene sempre più pesanti, ma il suo spirito non è mai stato domato.

Amnesty International ha denunciato che Narges Mohammadi è stata privata delle cure mediche, nonostante soffra di una malattia polmonare. Ma il suo impegno per la causa dei diritti umani non è mai vacillato.

Il Comitato norvegese per il Nobel a Oslo ha riconosciuto il suo coraggio e la sua dedizione, nonostante il regime l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte a un totale di 31 anni di prigione.

Narges Mohammadi, nonostante le sue sfide e il prezzo personale che ha pagato per la sua lotta, continua a essere una voce incrollabile per la pace e i diritti umani in Iran.

Anche dietro le sbarre, rimane determinata a non arrendersi finché non saranno raggiunti gli obiettivi di pace e libertà per il suo paese.

A Narges Mohammadi il Nobel per la Pace: è la leonessa dell’Iran in cella per aver difeso i diritti umani – Fortune Italia

Se basta un Premio Nobel per la Pace a Narges Mohammadi, e per tutte le donne ,e non solo ?

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Perchè siam donne: La foto rovesciata

“La foto rovesciata” è una provocazione che fa riflettere sui cambiamenti avvenuti nell’ultimo secolo, quando le donne di scienza erano delle eccezioni, e invita le giovani a diventare presenze regolari, superando ostacoli e stereotipi di genere.

Sono passati novantacinque anni dalla celebre immagine che ritraeva 28 scienziati e una sola scienziata (Marie Skłodowska Curie), scattata a margine del Congresso di Solvay del 1927.

Nel settembre 2017, la Società italiana di fisica l’ha riproposta, a ruoli invertiti, insieme a un’immagine scattata durante il Congresso Sif (Società italiana di fisica) tenutosi a Trento nello stesso anno.

A essere ritratte stavolta sono state 28 fisiche italiane e un solo fisico.

Lo scopo è stato provocatorio, per sensibilizzare sull’importanza di rendere visibili le tante donne che già lavorano nel campo della fisica in Italia e per incoraggiare la diffusione di modelli femminili per quanto riguarda gli ambiti scientifici delle discipline STEM.

Diventare “regola” si può e si deve.

Con la viva speranza che la presenza femminile porti cambiamento di visione nel mondo maschile della scienza e non ulteriore omologazione.

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La sigla STEM, dall’inglese science, technology, engineering and mathematics (in precedenza anche SMET), è un termine utilizzato per indicare le discipline scientifico-tecnologiche (scienza,tecnologia,ingegneria, matematica) e i relativi corsi di studio. In italiano è talvolta anche usato l’acronimo STIM, nel quale la “I” di ingegneria sostituisce il corrispettivo inglese.

La classificazione degli insegnamenti come STEM ha implicazioni in vari ambiti, non solo educativi, coinvolgendo in alcuni Stati anche l’ambito della difesa, dell’immigrazione e della lotta alle disparità di genere

Alcune statistiche mostrano che dal 2000 al 2010 negli Stati Uniti la crescita di posti di lavoro legati a queste discipline è stata tre volte maggiore rispetto a quella di altri lavori, anche se alcune aziende statunitensi faticano ancora a trovare personale specializzato e persiste, nonostante gli sforzi del governo, il divario tra uomini e donne e tra i diversi gruppi etnici.

Negli Stati Uniti, le ricerche sul rendimento scolastico e il livello di istruzione condotte nei primi due decenni del duemila hanno evidenziato che la popolazione femminile tende a completare gli studi in misura maggiore di quella maschile e con valutazioni mediamente più alte sia nelle cosiddette materie umanistiche sia in quelle scientifiche, in controtendenza a una marcata prevalenza di maschi negli studi universitari di tipo STEM.

Il divario del gender degli Stati Uniti si riduce (a meno del 5%) nei paesi europei e Slovenia, Indonesia e Russia.

Il concetto di STEAM (Science, Technology, Engineering, Arts and Mathematics) è nato per integrare le materie STEM con le Materie artistiche, in varie discipline educative pertinenti.I programmi STEAM aggiungono le arti al curriculum STEM attingendo a principi di ragionamento e progettazione e incoraggiando soluzioni creative..

Questi programmi mirano ad insegnare agli studenti l’innovazione, a pensare in modo critico e a utilizzare l’ingegneria o la tecnologia in progetti fantasiosi o approcci creativi a problemi del mondo reale, basandosi sulla matematica e sulle scienze.

Fonte:

Toponomastica femminile

STEM – Wikipedia