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* La buona notizia del venerdì: Corridoi ecologici per salvare gli animali

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L’uomo, con le sue strade e l’espansione urbana ha reso sempre più difficile la vita degli animali, abituati a correre, saltare, zampettare nel verde. La soluzione per porre rimedio ai nostri danni sono i corridoi e i ponti naturali. Vere e proprie autostrade della natura ricreate in tutto il mondo.

Le barriere create dall’uomo hanno avuto un particolare impatto sui predatori, abituati a vagare per lunghe distanze in cerca della preda. Altri mammiferi di grandi dimensioni, come i cervi, potrebbero trovarsi separati da una fonte di acqua o dal pascolo da una strada o da un quartiere di periferia.

Grazie ai corridoi naturali, gli animali possono muoversi da un posto all’altro senza ostacoli. Pensati soprattutto per gli animali più grandi, essi sono adatti anche alle creature più piccole, compresi gli insetti.

Idealmente, questi “ponti naturali” potrebbero aiutare interi ecosistemi a espandersi e a prosperare nonostante la loro vicinanza agli esseri umani.

Ecco i più suggestivi:

1. Terai Arc Landscape

Il Terai Arc Landscape copre 14 diverse aree protette in India e Nepal. Praterie, foreste e valli fluviali qui sono habitat importanti per un certo numero di specie, tra cui rari rinoceronti indiani, elefanti asiatici e tigri del Bengala. Il Terai si estende dal fiume Bagmati in Nepal al fiume Yamuna in Indi

Le questioni che circondano il Terai sono molto diverse da quelle che interessano corridoi naturali negli Stati Uniti e in Europa. Nonostante sia rurale, la regione è densamente popolata, soprattutto sul lato indiano del confine. La povertà qui è un problema diffuso, insieme al bracconaggio e all’uso intensivo delle risorse naturali.

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2. Banff Wildlife Bridge

Questo cavalcavia per la fauna selvatica a Banff consente agli animali di attraversare la Trans Canada Highway.

Non tutti i corridoi naturali richiedono decenni per nascere, come in questo caso. Il parco è dotato di sei cavalcavia per la fauna selvatica e da diverse decine di sottopassi. Finora, i naturalisti hanno documentato 140.000 animali che attraversano la strada utilizzando ponti o sottopassaggi.

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3. Bassa valle del Rio Grande, National Wildlife Refuge

Nel sud-est del Texas edifici commerciali, fattorie e strade hanno preso il posto dei paesaggi naturali. La città di Houston continua a diffondersi verso l’esterno e la Bassa Valle del Rio Grande, si trova proprio nel bel mezzo di tutto questo sviluppo.

La fauna selvatica che percorre i ponti di questa zona comprende uccelli migratori e mammiferi rari come l’ocelot.

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4. Christmas Island, il ponte e le gallerie dei granchi

Non tutti i valichi di animali sono stati progettati per i grandi mammiferi. Su Christmas Island in Australia, la migrazione annuale di granchi ha ispirato una serie di passaggi.

Queste creature migrano verso l’oceano ogni anno per riprodursi e deporre le uova. Da 50 a 100 milioni di crostacei ricoprono letteralmente l’isola e le sue strade mentre si spostano dalla foresta al mare. Secondo i naturalisti, almeno 500.000 granchi muoiono ogni anno durante il viaggio. Da qui la necessità di creare dei ponti per limitare il numero delle morti durante la migrazione.

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5. Corridoio Sawantwadi-Dodamarg Wildlife

Siamo nel Sud dell’India. Una catena montuosa ricca di fauna selvatica sovrasta questa regione. Oltre a tigri del Bengala, orsi ed elefanti, ospita molte delle erbe officinali naturali utilizzati nella medicina tradizionale ayurvedica

Con l’aiuto della Awaaz Foundation con sede a Mumbai, le terre all’interno del Corridoio Sawantwadi-Dodamarg sono state considerate una “zona ecologicamente sensibile.

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6. Oslo, Norvegia Bee Highway

La capitale della Norvegia vanta una soluzione per le api.

Oslo è una città pulita, ma manca di parchi urbani e di piante. Di conseguenza le api fanno fatica a sopravvivere. Un nuovo corridoio dedicato fornisce a queste preziose creature una vera e propria autostrada dove muoversi.

Anche a Londra si sta lavorando su questo fronte.

 

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7. Highway 93 Riserve Crossings, Montana

La Highway 93 è uno dei più vasti sforzi di attraversamento del paese con 41 strutture tra sottopassi e sovrappassi. Alcuni tratti sono stati pensati per far garantire alla fauna selvatica di spostarsi lungo corridoi sicuri.

Telecamere speciali hanno ripreso numerose creature che utilizzano passaggi e ponti: orsi grizzly, cervi, alci e puma.

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8. Corridoio Burnham Wildlife

Il Burnham Park di Chicago è attorniato da immobili. Qui sorge però il corridoio all’interno del parco, passando proprio attraverso il cuore della città.

È utilizzato principalmente come rifugio da tre milioni di uccelli migratori.

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9. European Green Belt

L’idea della cintura verde europea ha avuto inizio in Germania, poco dopo la caduta del muro di Berlino. Nel corso degli anni, si è espansa attraverso una serie di accordi. Ora passa dal confine russo-finlandese fino ai Balcani.

Il corridoio si trova approssimativamente al posto della cortina di ferro. Per questo motivo, il Green Belt ha un significato storico e culturale oltre a proteggere la fauna selvatica.

10. L'”ecodotto” dei Paesi Bassi ‘

Quando si tratta di corridoi naturali, i Paesi Bassi non sono secondi a nessuno con oltre 600 incroci che consentono agli animali di passare in modo sicuro da un lato all’altro della strada. Alcuni di questi sono piccoli ma altri sono enormi.

Il più grande, il Natuurbrug Zanderij Crailoo, si estende per quasi mezzo miglio e garantisce un passaggio sicuro a cervi, cinghiali e altri mammiferi.

 

fonte: http://www.greenme.it/abitare/bioedilizia-e-bioarchitettura/17553-corridoi-ecologici-animali

 

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* La buona notizia del venerdì: Animali accanto ai pazienti in ospedale

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Animali accanto ai pazienti, ancora un ospedale dice sì.

Il nuovo regolamento approvato dall’azienda ospedaliera di Treviglio, nel bergamasco, per l’accesso alle strutture di animali domestici, prevede infatti che cani, gatti e conigli possano accedere in ospedale nel normale orario di visita non solo per pratiche di pet therapy ma anche per fare compagnia ai pazienti proprietari. Gli animali domestici dovranno essere in regola dal punto di vista igienico sanitario e il paziente dovrà compilare un modulo per la richiesta. I degenti con cui divide la stanza dovranno dare l’assenso.

Analoghe iniziative sono già in corso in alcuni ospedali italiani (Genova, Prato, Milano, Arezzo).

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Animali accanto ai pazienti, è rivoluzione in corsia, ad eccezione di alcuni reparti dove non potranno accedere: rianimazione, anestesia, chirurgia generale, ostetricia e ginecologia, unità cure coronariche, stroke unit. 

Il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Treviglio, il dottor Cesare Ercole ha infatti deliberato l’atto, anticipando la proposta di legge, ancora in discussione in Regione Lombardia che, se approvata, introdurrà il libero accesso degli animali domestici accompagnati dal proprietario in tutti i luoghi pubblici, esercizi pubblici e commerciali, manifestazioni fieristiche, locali e uffici aperti al pubblico, mezzi di trasporto pubblico operanti nel territorio regionale, nelle strutture residenziali, semi-residenziali, ospedaliere, pubbliche e private regionali accreditate anche dal Ssr.

Il regolamento ospedaliero vuole facilitare il rapporto d’affezione tra i proprietari ricoverati in ospedale e i loro animali, fermo restando che sono ormai considerati a tutti gli effetti membri della famiglia e che la pet therapy in ospedale e non facilita la guarigione di pazienti con vulnerabilità sia fisiche che mentali. Gli stessi potranno accompagnare i padroni al capezzale di un malato o utenti non vedenti per visite mediche nei poliambulatori.

Le regole, concordate con l’Asl, impongono per i cani l’iscrizione all’anagrafe canina o ilpassaporto con il numero di microchip. Obbligatorio il possesso del libretto sanitario con le vaccinazioni eseguite, trattamenti antiparassitari e il certificato di buona salute rilasciato dal veterinario, per tutti gli animali. Il guinzaglio dei cani non deve superare il metro e mezzo e occorre portare la museruola in caso di rischio.

Per gatti e conigli è necessario il trasportino o il guinzaglio. Il paziente compilerà un modulo, mentre le condizioni per l’ammissione saranno verificate dal coordinatore infermieristico che chiederà il consenso degli altri pazienti della camera. L’idea è di realizzare un’area apposita.

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Dopo la partenza di un progetto pilota che ammetterebbe i cani negli spazi comuni e sugli spalti delle piscine comunali di Torino, stavolta tocca a Genova lanciare un segnale positivo verso l’inclusione degli animali domestici anche in aree tradizionalmente considerate off-limits per gli amici a quattro zampe.

L’idea è quella di consentire ai pets l’ingresso negli ospedali per fare visita ai loro padroni ammalati.

Soprattutto per le persone anziane ma anche per i bambini e comunque per chiunque sia molto legato al proprio cane e al proprio gatto, la degenza si fa ancora più dolorosa se costringe a stare lontani dal proprio beniamino. Da qui l’idea, per ora applicabile solo all’ospedale San Martino di Genova, il maggiore della Liguria, di far entrare in corsia gli animali.

Ovviamente ci sono delle regole piuttosto precise a riguardo, da rispettare rigorosamente pena l’esclusione dall’usufruire del servizio: innanzitutto sarà necessario richiedere un’apposita autorizzazione almeno un giorno prima a quello previsto per la visita. A firmare il permesso saranno i medici del reparto in cui dovrà entrare il cane/gatto. Inoltre i pazienti ricoverati nella stessa stanza dovranno dichiararsi favorevoli all’ingresso dell’animale. Ultimo, ma non meno importante, i pets dovranno avere con sè un libretto sanitario che ne confermi il perfetto stato di salute.

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Il permesso speciale per poter entrare in ospedale sarà concesso solo a cani, gatti e conigli. Vietato l’accesso ad uccelli ed altre razze animali, perchè potenziali diffusori di malattie. Come si legge su Il Secolo XIX, che ha riportato per primo la notizia:

La direzione sanitaria avrebbe preso la decisione  dopo un episodio accaduto nell’ottobre scorso, quando un usciere tentò, inutilmente, di bloccare un visitatore che voleva portare ad un’ammalata terminale, ricoverata nell’hospice del padiglione Maragliano, il suo cagnolino per un ultimo saluto. Il direttore sanitario ha così studiato la questione ed ha stilato una bozza del regolamento, nel quale si ricorda che la pet therapy è ormai riconosciuta anche a livello scientifico.

[Fonti: Lazampa.it; Il Secolo XIX]

ospedale.treviglio.bg.it

http://www.tuttozampe.com/cani-gatti-ospedale-prato/41926/

http://www.tuttozampe.com/animali-domestici-ospedale/2259/

 

 

 

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Giornata internazionale del gatto! I gatti da guardia!

L’Ermitage di San Pietroburgo recluta felini per difendere i propri capolavori, dando loro un attestato di competenza a espletare l’incarico

 

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Il museo di Stato dell’Ermitage di San Pietroburgo recluta gatti per difendere i  propri capolavori e ciascuno dei felini da guardia dispone di un passaporto, con tanto di foto,  che ne attesta la competenza a espletare questo difficile incarico. 

Questi “gatti da guardia” passano per lo più  inosservati, perché abitano nei solai e nei sotterranei, al riparo dagli sguardi dei turisti. L’amministrazione del museo ha assunto queste guardie altamente qualificate sin dalla fondazione del museo, nel 1764.

I primi gatti furono integrati nel “servizio pubblico” a partire dal  XVIII secolo.

Lo zar Pietro I fu il primo a offrire rifugio a un grosso gatto che aveva portato con sé dai Paesi Bassi in quello che era allora il Palazzo d’Inverno, un enorme edificio tutto di legno.

Più avanti l’imperatrice Elisabetta ordinò che fosse reclutato un vero e proprio esercito di cacciatori di topi provenienti da Kazan, perché era terrorizzata dai piccoli roditori.

I felini acquisirono quindi  lo status di guardiani del palazzo durante il regno di Caterina II. E sempre sotto Caterina la Grande furono divisi in gatti da interni (discendenti della razza blu russa) e gatti da giardino, tutti quanti incaricati di dare la caccia a ratti e topi per difendere  la tranquillità di Sua Maestà.

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Il museo dell’Ermitage inizialmente era la collezione privata dell’imperatrice Caterina II che mise insieme 220 opere di artisti olandesi e fiamminghi grazie alla mediazione dei suoi rappresentanti a Berlino. In un primo tempo, la maggior parte dei quadri acquistati fu conservata nelle stanze isolate del Palazzo d’Inverno, oggi conosciuto con il nome di Ermitage che significa “eremo, luogo appartato”.

I gatti assunti dall’Ermitage sono sopravvissuti alla Rivoluzione d’Ottobre e hanno continuato il loro lavoro anche durante l’epoca sovietica. Non resistettero tuttavia all’assedio di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1941 e il 1945: quando la popolazione affamata li  mangiò tutti, la città fu invasa dai topi. Ma appena concluso l’assedio, a Leningrado arrivarono dalle regioni centrali della Russia due interi vagoni carichi di gatti, che costituirono il nucleo centrale di un nuovo squadrone di cacciatori di topi.

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Il numero dei gatti non ha smesso di aumentare fino a raggiungere nella seconda metà degli anni Sessanta un livello senza precedenti. I felini a quel punto avevano invaso tutti i sotterranei, le stanze e i corridoi del museo e l’amministrazione del museo ricevette l’ordine di sbarazzarsene, cosa che fece. Ma qualche anno dopo, le guardie con la coda hanno dovuto essere richiamate, perché nella sua lotta per  la tutela delle preziose opere il museo non poteva fare a meno di loro.

Da allora i gatti dell’Ermitage sono sempre stati trattati e nutriti bene. Ognuno di questi “eremiti” dispone di un passaporto, con tanto di fotografia, attestante che ha tutte le qualità necessarie ad assolvere la difficile missione di proteggere i sotterranei del museo dai roditori.

Quando si ammalano, i gatti sono curati e sono rispettati per il loro lavoro.

I sotterranei del museo sono dotati di spazi appositamente riservati all’alimentazione dei felini o a curarli quando si ammalano. Oltretutto i dipendenti del museo conoscono maschi e femmine per nome, scelto con accuratezza per rispecchiarne il carattere.

 

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Il budget del museo non prevede alcun finanziamento per  questi gatti che vivono grazie alle offerte del pubblico e degli impiegati del museo.

La “Giornata del gatto” dell’Ermitage, celebrata ogni anno il 28 marzo, fa in ogni caso parte degli avvenimenti più importanti del museo: organizzata dai dipendenti, propone una serie di esposizioni didattiche e di concorsi appassionanti. 

 

Fonte:

Julia Galiullina, La Voce della Russia

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* Una storia di gatti al ristorante

Miiiiiiioh!…Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!



Poso la forchetta… mi metto in ascolto…
Miiiiiiioh!…Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!
E’ un gattino che miagola! Dove può essere?
” Cameriera, lo sente anche lei questo miagolio? Sembra venire da lì, dalla cucina…”
” Stia tranquilla , signora, ora vado a vedere…”
Miiiiiiioh!…Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!
“Abbiamo cercato dappertutto, sotto i mobili, nella dispensa, persino nel forno, non si sa mai dove vanno a ficcarsi questi gattini… sì, sì, una gatta randagia ha partorito proprio l’altro giorno, pensi un po’ sul tetto del ripostiglio…”
Miiiiiiioh!…Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!
” Lo sento anche io! Guardiamo sotto i tavoli…”
” Ecco mi sembra che venga da lì…no,qui è la porta delle toilettes…”
” Qui, qui…lo sento proprio qui!”
” Ma signora, lì c’è il muro divisorio con la cucina,,,”
” Eppure io lo sento qui, proprio qui…”
Miiiiiiioh!…Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!
” Viene dal muro!…”
” Ma signora, come è possibile! Senti un po’, al cuoco, vieni a sentire….”
Miiiiiiioh!…Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!
Ma vuoi vedere che sta nell’intercapedine?Toc..toc…toc…
Un silenzio agghiacciante!
Faccio un buco nel cartongesso Bum..Bum..Bum…
Un buco scuro…niente!
“Mettiamo una ciotola di latte!”
Spunta un coso coperto di polvere e di gesso, un occhio azzurro, un altro pesto…si tuffa nella ciotola, come un aspirapolvere al massimo la vuota, coda tremante…
Miiiiiiioh!…Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!Miiiiiiioh!
Poi si lancia verso il pantalone più vicino, si arrampica fino ad un posto comodo e con un gran sospiro si addormenta vibrando rumorosamente di fusa…
” Ma sarà bene portarlo dal veterinario… Io vado e tu?”
” E pensare che dice di non sopportare gli animali! “

E’ una storia vera!

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* La buona notizia del venerdì : Oslo costruisce la prima “autostrada” per le api del mondo

La prima autostrada per insetti del mondo. 

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È stata inaugurata davvero a Oslo ed è un corridoio verde che attraversa la capitale norvegese con stazioni di polline ogni 250 metri per api, calabroni e vespe. Si tratta di un aiuto concreto per gli insetti impollinatori che lottano ogni giorno negli ambienti urbani, dove ci sono pochi fiori ricchi di nettare, e che di fatto rischiamo di morire di fame.

L’idea è quella di creare un percorso attraverso la città con stazioni di alimentazione a sufficienza per gli insetti lungo tutta la strada. Avere a disposizione cibo a sufficienza aiuterà anche le api e i calabroni a sopportare lo stress ambientale artificiale meglio”, ha detto al giornale locale Osloby Tonje Waaktaar Gamst della Oslo Garden Society.

Negli ultimi anni, sono scomparse moltissime colonie di api, calabroni e altri insetti, danneggiando l’agricoltura che dipende proprio da questi insetti. Anche se la Norvegia non è stata così duramente colpita come gli Stati Uniti, sei specie di insetti impollinatore norvegesi su 35 sono a rischio d’estinzione.

Per questo Gams e il suo team hanno messo dei vasi sui tetti e sui balconi lungo un percorso da est a ovest, attraverso la città.

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Il Comune di Oslo sta cooperando con le organizzazioni ambientaliste per invitare aziende e cittadini a piantare fiori amici delle api. Per aiutare meglio gli insetti, l’organizzazione BiBy ha creato un app per consentire alle persone di vedere le “zone grigie”, ovvero i tratti più lunghi da percorrere che sono ancora senza cibo per le api, al fine di favorire la messa a dimora di fiori utili.

 

Sarà facile vedere le barriere e gli ostacoli sulla mappa. L’obiettivo è quello di ispirare le persone a colmare queste lacune“, ha spiegato Agnes Lyche Melvær di BiBy. I cittadini potranno anche caricare le foto dei loro progetti per salvare le api. La cosa più bella di questo progetto? E’ che possiamo farlo anche noi! Piantiamo i fiori giusti!

Non solo scegliere prodotti biologici. Per aiutare le api basta piantare i fiori giusti. Per questo Greenpeace ha reso nota una lista delle piante più adatte che permettono a questi piccoli insetti di trovare rifugio e cibo col polline.

L’associazione ha invitato tutti a creare delle “aree Salva-Api” dove esse insieme ad altri insetti impollinatori possano trovare rifugio e polline per nutrirsi. Seminando i cosiddetti fiori amici delle apinel giardino, nell’orto, sul balcone o in un parco, senza usare pesticidi chimici, si dà una grande mano d’aiuto agli insetti, messi a rischio dai pesticidi.

Ce n’è per tutti i gusti. Alcuni probabilmente hanno già trovato posto nel nostro giardino o nel nostro balcone. Ecco quali sono le piante e i fiori più apprezzati dalle api: Facelia, Calendula, Veccia, Lupinella, Trifoglio incarnato, Trifoglio alessandrino, Trifoglio resupinato, Erba medica, Coriandolo, Cumino, Finocchio annuale, Pastinaca, Aneto, Borragine, Rosmarino, Timo, Lavanda, Sulla, Girasole, Malva, Tagete, Grano saraceno, Meliloto officinale.

Qui l’infografica di Greenpeace con le immagini delle piante più amate dalle api.

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Scegli semi biologici e di varietà differenti. In commercio esistono diverse selezioni con relative indicazioni per la semina, un gesto concreto che non solo aiuta le api, ma migliorerà anche la salute e la fertilità del terreno” consiglia l’associazione impegnata con varie iniziative nella salvaguardia di queste piccole e preziose creature.

Secondo Greenpeace, per creare l’ambiente adatto alla loro esistenza occorre anche favorire la presenza di siepi, piante e fiori selvatici, e permettere una naturale continuità tra habitat diversi. Ma ovviamente la prima cosa è il divieto dei pesticidi killer.


Anche perché dalla loro salute dipende anche la nostra vita.

Infatti, sia le api domestiche che quelle selvatiche rivestono un ruolo fondamentale per la produzione di cibo. Senza gli insetti impollinatori, molti esseri umani e animali avrebbero difficoltà a trovare il cibo di cui hanno bisogno per la loro alimentazione e sopravvivenza. Fino al 35% della produzione di cibo a livello globale dipende dal servizio di impollinazione naturale offerto da tali insetti. E delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione mondiale di cibo, 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api. Solo in Europa, ben 4000 diverse colture crescono grazie alle api. Per questo, teme Greenpeace, se gli insetti impollinatori continueranno a diminuire, come sta già accadendo, molti alimenti potrebbero non arrivare più sulle nostre tavole.

E un semplice fiore piantato sul nostro balcone può, nel suo piccolo, contribuire a salvare la loro vita.

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Si tratta di una scoperta tutta italiana. Gli studiosi di Apidologia e Apicoltura del dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Pisa hanno evidenziato l’importanza di piantare vicino agli alveari un fiore ricco di polline e nettare che possa fornire nutrimento alle api anche in autunno, quando le risorse a loro disposizione si riducono.

Il fiore amico delle api è la Cephalaria transsylvanica, una specie meglio conosciuta come Vedovina maggiore, che fiorisce proprio verso la fine dell’estate e in autunno. Lo studio in questione, condotto da Angelo Canale, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Plos One.

A parere degli esperti, coltivare strisce di Vedovina maggiore a ridosso degli apiari può rappresentare un’ottima soluzione per fornire polline e nettare alle api, e ad altri insetti, quando le fioriture iniziano ad essere più rare. La Vedovina maggiore è una specie molto rustica e adattabile. Nel corso delle ricerche, i fiori hanno attirato un ampio numero di insetti impollinatori, con particolare riferimento alle api.

“La ricerca in oggetto – ha spiegato Angelo Canale – propone l’inclusione di C. transsylvanica in strisce di fioriture da seminarsi sia in aree ad agricoltura intensiva, al fine di aumentare la diversità degli impollinatori presenti, sia in prossimità degli alveari per garantire limitrofe e abbondanti quantità di polline e nettare utili a irrobustire le famiglie di api, per un più agevole superamento della stagione invernale”.

 

http://www.greenme.it/informarsi/agricoltura/10930-api-fiori-quali-piantare
http://www.greenme.it/informarsi/animali/16626-oslo-autostrada-api-insetti

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* Roba da … gatti!

Un asilo a forma di gatto

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Ci troviamo a Karisruhe, in Germania.

L’artista francese Tomi Ungerer , noto illustratore e scrittore francese nato a Strasburgo nel 1931, famoso soprattutto per i suoi libri per bambini,e l’architetto Ayla-Suzan Yondel hanno ideato questo progetto davvero fori dal comune.

Ungerer, in un suo libro, scrive: “Era un cacciatore spietato, in giro giorno e notte. Non lo fermava neppure il maltempo. Piper catturava tre topi in un giorno. Due con le zampe anteriori e uno con la bocca”.

Piper, il gatto dei suoi libri, ora è immortalato in questo edificio che ha proprio le sembianze del felino. L’asilo, dove i bimbi possono apprendere e giocare, è illuminato dalla luce solare che filtra dagli occhioni dell’animale, i quali fungono da grandi finestre.

Le jardin d’enfants Die Katze”, questo il nome dell’asilo, è stato costruito per celebrare l’amicizia tra Francia e Germania, al confine tra la regione del Baden-Württemberg e dell’Alsazia.

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Ogni giorno questo asilo a forma di gatto accoglie centinaia di bambini che entrano nell’edificio attraverso la bocca del gatto, trascorrono il tempo nelle stanze interne e escono dalla coda o da uno scivolo argentato presente sul retro.

Pare che i bambini che frequentano questo asilo a forma di gatto siano entusiasti di andarci ogni giorno, per imparare e per giocare. Dal punto di vista della sostenibilità, la struttura è sormontata da un bel tetto verde.

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Gli occhi tondi del gatto non sono delle semplici decorazioni. Si tratta infatti di vere e proprie finestre che illuminano i due piani dell’edificio con la luce naturale. All’interno i bambini vengono accolti in aule con disegni colorati appesi alle pareti.

Nell’asilo a forma di gatto ci sono anche una stanza che fa da guardaroba, una cucina, una sala da pranzo e delle aree gioco, che si trovano a livello delle zampe. Al piano superiore una sala giochi permette ai bambini di sbirciare fuori dalle finestre a forma di occhi.

E infine, ecco la coda, a forma di tubo, con tanto di scivolo metallico per arrivare all’uscita.

 

 

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* Chi ama il gatto è più intelligente di chi preferisce il cane ?

Ricerca Usa: chi ama il gatto è più intelligente di chi preferisce il cane ?

 

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La personalità dell’uomo può essere raccontata dai suoi animali di compagnia. Secondo uno studio condotto nella Carroll University di Waukesha, nel Wisconsin (Usa) chi convive con un cane è tendenzialmente diverso rispetto a chi invece preferisce la compagnia di un gatto.

La ricerca è stata condotta su 600 studenti universitari chiamati a rispondere ad alcune domande sul loro carattere e su quale fosse, tra cane e gatto, l’animale preferito. Il 60% del campione preso in esame ha prediletto il cane, l’11% il gatto e il restante 29% non ha mostrato alcuna preferenza in particolare. Il primo gruppo ha motivato la propria scelta sottolineando il valore della compagnia offerta dal cane, mentre i secondi hanno prediletto il gatto per il modo con cui dimostra il proprio affetto.

Lo studio della Carroll University ha confermato quanto espresso da una ricerca del 2010 condotta su 4.500 persone, da cui emergeva che chi predilige i cani è in generale più espansivo, mentre è tendenzialmente introverso chi preferisce i gatti.

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A questo risultato si aggiungono ulteriori dettagli: chi preferisce il piccolo felino sarebbe di solito non solo più introverso, ma anche più sensibile, anticonformista ed intelligente rispetto a chi invece, amando la compagnia di Fido, è più attivo e incline a seguire le regole sociali.

Denise Guastello, professoressa di psicologia nella Carroll Universy, ha spiegato che parte delle differenze tra amanti di cani e gatti potrebbe derivare dalle abitudini associate alla convivenza con l’uno o l’altro animale: “ha senso che un amante di un cane sia più vivace, perché vuole stare all’aria aperta, fuori, vuole parlare con le persone mentre porta a spasso il cane. Chi è introverso e sensibile forse preferisce stare a casa a leggere un libro, con il vostro gatto che non ha bisogno di andare fuori a fare una passeggiata”.

E’ comunque possibile che le persone scelgano il cane o il gatto in base alla propria personalità, portando i timidi sull’animale più guardingo e l’estroverso su quello più socievole.

Un punto su cui potrebbero soffermarsi le ricerche perché potenzialmente interessanti nello sviluppo di zooterapie interessanti.

Circa l’intelligenza del padrone – secondo lo studio ne sarebbe più dotato chi predilige il gatto – è possibile che gli studiosi siano occorsi qui in uno dei sei luoghi comuni sugli introversi.

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Pet therapy

L’espressione pet therapy, zooterapia in italiano, indica una terapia dolce che si basa sull’interazione uomo-animale. Il termine inglese “pet”, come sostantivo ha il significato di “animale domestico”, ma come aggettivo ha il significato di “prediletto” e come verbo è inteso come “vezzeggiare”, “coccolare”, “viziare”. Il significato stesso di questi termini, ci riporta alla mente un’idea di dolcezza e di rispetto reciproco.

La zooterapia consiste in una terapia di supporto a quelle tradizionali, ciò vuol dire che la pet therapy non è quindi una terapia a sé stante, ma una co-terapia che può essere utilizzata su pazienti affetti da patologie di diverso tipo per ottenere un miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale o psicologico-emotivo.

Il fine che si propone la terapia con gli animali è quello di facilitare l’approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative specialmente nei casi in cui il paziente non mostra la volontà di collaborare. In molti casi, quindi, la presenza di un animale consente di stabilire un rapporto emotivo con il paziente, tramite il quale è possibile creare un canale di comunicazione paziente-animale-medico e stimolare la partecipazione attiva del soggetto.

Per chi è indicata la pet therapy?

La terapia con gli animali viene utilizzata come co-terapia nel trattamento di disturbi del comportamento, sindromi depressive e disabilità, ma è impiegata soprattutto nelle forme di autismo . La zooterapia viene praticata nelle scuole, nelle comunità di recupero per portatori di handicap fisici e/o psichici, nelle carceri e negli altri Stati anche negli ospedali e nelle case di cura.

I bambini rappresentano i soggetti che rispondono meglio alla terapia con gli animali perché la loro comunicazione è spontanea e si basa sull’instaurazione di un rapporto di tipo emotivo-affettivo. È stato possibile constatare che coloro che hanno problemi di apprendimento riescono, grazie all’interazione animale, ad ottenere autostima e fiducia in stessi.

Altro campo di impiego delle pet therapy è il supporto per quegli gli anziani che soffrono di depressione e solitudine spesso legate alla perdita del coniuge. In generale, il rapporto che si stabilisce tra persona ed animale aiuta tutti chi tende a rinchiudersi nell’isolamento per diverse ragioni, rappresentate anche da handicap fisico.

Pet Therapy: esiste in Italia?

Allo stato attuale, in Italia non esiste una netta definizione giuridica riguardo le procedure ed i requisiti necessari per la terapia con gli animali, ad eccezione della regione Veneto. Questo è dovuto al fatto che è compito delle singole regioni emettere delle normative in materia, condizione che ha portato alla formazione di uno scenario molto eterogeno, composto da singole associazioni che utilizzano metodologie operative spesso molto differenti tra loro.

La conseguenza è che, spesso, tali approcci si sono rilevati dannosi sia per il paziente che per l’animale coinvolto, in quanto non vi era uno staff organizzato che potesse monitorare al tempo stesso sia lo stato del paziente che dell’animale utilizzato nella terapia.

Il nostro Paese dovrebbe aggiornarsi in tal senso, per permettere a tante persone che hanno bisogno di godere dei benefici che possono donare i nostri amici animali grazie alla zooterapia.

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Per saperne di più clicca qui:

Pet therapy: la zooterapia per avere un aiuto dagli amici animali http://it.euroclinix.net/blog/salute-psiche/pet-therapy-zooterapia.html#ixzz34p509iQ8

http://scienze.fanpage.it

 

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* Gatti in ufficio ? Migliora i rapporti e la produttività


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Gatti in ufficio per migliorare la produttività: succede in questa azienda giapponese

Chi non vorrebbe avere un gatto sul posto di lavoro? 

Starsene seduti a una scrivania mentre gli amati felini domestici si accoccolano sulle gambe non è più solo un sogno per i dipendenti della Ferray Corporation,un’azienda giapponese che si occupa di costruzione di siti web e sviluppo di applicazioni. La società ospita, infatti,nove adorabili gatti salvati, autorizzati a vagare per l’ufficio ogni giorno.

Naturalmente, tra fili, documenti, monitor e tastiere hanno un bel po’ da divertirsi. E sanno essere dei gran burloni, movimentando le giornate lavorative: a quanto pare spengono accidentalmente computer, masticano i cavi LAN, graffiano i muri, strappano le carte rovinano il codice passando sulle tastiere in cerca di coccole.

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Dormono anche sui tavoli nel bel mezzo delle riunioni e, quando arrivano nuovi clienti, hanno la ‘cattiva’ abitudine di esplorare i loro sacchetti e buste, tuffandosi al loro interno per giocare. Ma ovviamente tutto questo fa parte del gioco. È parte integrante della convivenza con i mici.

E i dipendenti non hanno dubbi: nonostante questi piccolissimi ‘inconvenienti’, i gatti hanno portato tantissimi benefici. Il rapporto tra colleghi è migliorato, dal momento che i gatti sono un argomento che porta a stare di più insieme. Per non parlare della riduzione dello stress.

Le politiche pro-pet non finiscono con i nove gatti dell’ufficio. Ogni giorno è possibile portare anche i propri animali domestici a a lavoro.

E se i dipendenti non hanno un animale domestico, allora l’azienda paga ¥5000 al mese (circa 42 dollari) per un “bonus cat” a chi adotta un gatto che ha bisogno di una casa.

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Non vorreste lavorare anche voi in un ufficio così?

 

Fonte:

http://www.greenme.it/vivere/lavoro-e-ufficio/15416-gatti-ufficio-azienda-giapponese

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* J.L.Borges e il gatto Beppo

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Il gatto bianco e celibe si guarda
nella lucida lastra dello specchio
e sapere non può che quel candore
e le pupille d’oro non vedute
mai nella casa sono la sua immagine.
Chi gli dirà che l’altro che l’osserva
è solamente un sogno dello specchio?
Penso che questi armoniosi gatti,
quello di vetro e quello a sangue caldo,
sono fantasmi che regala al tempo
un archetipo eterno. Così afferma
Plotino, ombra lui pure, nelle Enneadi.
Di che Adamo anteriore al paradiso,
di che divinità indecifrabile
siamo noi uomini uno specchio infranto?

˜J.L. Borges e Beppo˜

Fonte:https://www.facebook.com/digattiediarte?fref=ts

Leggi ancheOgni grande ha con sè un gatto

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* Willie si è pronunciata: presto la primavera! Ma Phil e Sam non sono d’accordo

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Wiarton, Ontario.

Willie ha detto che ci sarà una primavera precoce.

Willie è la famosa marmotta dell‘Ontario, una delle dieci province del Canada.

Willie non ha visto la sua ombra lunedì mattina svegliandosi da suo letargo e ciò è un segno chiaro da interpretare.

Secondo la tradizione questo vuol dire che l ‘inverno finirà presto, prima del previsto.

Presto il ghiaccio e la neve spariranno”dichiara il portavoce della città Mac Gregor Tannahill sovrastando la folla che come ogni anno resta in attesa dl verdetto nonostante la temperatura che sfiora i -30°

Ma non tutte le previsioni concordano nel verdetto.

La marmotta Shubenacadle Sam della Nuova Scozia ed anche Punxsutawney Phil in Pennsylvania hanno invece visto la loro ombra: il che significa senza dubbi che ci saranno ancora almeno sei settimane di inverno.

Le previsioni sono avvenute mentre imperversava nel sudest dell’Ontario una furiosa tempesta di neve,con la conseguente chiusura di molte scuole di Toronto e la cancellazione di parecchi voli internazionali. E così pure in Canada.

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E’ il sesto anno consecutivo che Willie viene interpellata nella speranza di una primavera precoce.

L’anno scorso Willie è stata l’unica a prevedere il lungo inverno che ha paralizzato tutta la regione.

La tradizione del giorno della marmotta ha avuto inizio ben 59 anni fa ed ogni anno viene celebrata con grandi festeggiamenti, banchetti concerti, come un vero e proprio festival.

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Per saperne di più leggi:

Il giorno della marmotta

Anche l’orso vuole dire la sua: