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* 2 giugno 2018
Non solo mimose
Mi piacciono le mimose soprattutto sui loro alberi. Non mi piacciono i fiori recisi.
Mi piacciono tutte le ricorrenze che riguardano l’Essere. Non mi piace che si celebri un Essere per volta.
Mi piace ricordare chi siamo tutti i giorni. Non mi piace solo un giorno e poi più niente per tutto l’anno.
Mi piace festeggiare Essere tutti insieme nel gruppo Umanità!
L’albero della Mimosa
La Mimosa (Acacia dealbata) è una pianta che appartiene alla famiglia delle Mimosaceae (Fabaceae secondo la classificazione APG). con foglie pennate di colore verde opaco e frutti a legume, nome comune di alcune varietà di acacia coltivate a scopo ornamentale per le caratteristiche infiorescenze a capolini gialli e vellutati.
La mimosa è un albero ornamentale che a miti temperature si sviluppa molto velocemente, il fiore dalle palline morbide a grappoli gialle è molto delicato e di breve durata, il suo profumo è inconfondibile, proprio al fiore è dovuta la notorietà della mimosa. È una pianta originaria dell’isola di Tasmania in Australia e per le sue meravigliose caratteristiche come pianta ornamentale ha avuto un facile sviluppo in Europa a partire dal XIX secolo dove oggi prospera quasi spontanea.
Nelle sue terre di origine arriva a svilupparsi fino a 30 metri di altezza, mentre da noi non supera i 12 metri. In Italia è molto sviluppata lungo la Riviera ligure in Toscana e in tutto il meridione, ma anche sulle coste dei laghi del nord. È una pianta molto delicata che desidera terreni freschi, ben drenati, tendenzialmente acidi soprattutto per una buona fioritura. Cresce preferibilmente in aree con clima temperato, teme inverni molto rigidi per lungo tempo sotto lo zero che possono provocarne la morte.
Il significato della mimosa per la festa delle donne
La mimosa è simbolo di innocenza, di libertà e nello stesso tempo il suo delicato nasconde forza e vitalità.
L’origine è tutta italiana, quando la partigiana Teresa Mattei decise nel primo dopoguerra di associare un fiore bello, diffuso (poco costoso quindi) e già in fioritura nei giorni intorno all’8 marzo e la scelta ricadde sulla mimosa, come simbolo per la festa della donna.
Si contrappose vincente alla proposta di Luigi Longo (segretario all’epoca del PCI, noto antifascista) che voleva proporre come simbolo per la festa della donna delle violette.
L’idea di trovare un fiore veniva a sua volta dal garofano rosso, simbolo della festa dei lavoratori.
La tradizione della mimosa per l’8 marzo nasce in Italia e resta un simbolo tipicamente solo italiano. l suo dono significa anche che il mondo sarebbe grigio, triste, povero senza la creatività e vitalità femminili.
In Inghilterra, nel secolo scorso, le ragazze meno carine erano solite infilare un fiore d’acacia nell’occhiello della giacca, della camicetta oppure fra i capelli per esibire la loro ideologia.
Diverso significato veniva attribuito alla mimosa dagli indiani d’America; in base ad una vecchia usanza un ramoscello d’acacia era donato da ogni giovane alla ragazza che gli aveva infuocato il cuore.
Il loro aspetto delicato nasconde forza e vitalità; per questo è simbolo di forza e femminilità
La Mimosa nei sogni non è un’immagine così rara.
Dato che nella nostra cultura è associata all’ 8 marzo, festa della donna, il suo essere presente nei pensieri ed nell’immaginazione collettiva, fa sì che compaia facilmente anche nei sogni.
La mimosa, con la sua fioritura precoce, è un anticipo di primavera e la primavera è l’inizio di un nuovo ciclo naturale che nel sogno rimanda ad una nuova fase della vita.
Preparare dei mazzetti di mimosa è partecipare attivamente di questo cambiamento, favorirlo, esserne consapevoli.
Anche Il colore giallo intenso della mimosa nei sogni va considerato, sia per le sue specifiche qualità simboliche, che per il suo associarsi al 3° chackra, ruota di energia legata alla espressione di se’. Alla capacità e possibilità di avere il proprio spazio nel mondo e di realizzarsi.
Sognare la mimosa può essere, allora, un modo per prendere coscienza di se’ e per accedere al proprio potenziale, oltre a mettere in evidenza i doni della femminilità.
Un segnale di successo e di realizzazione dei propri obiettivi.
Uno stratagemma usato dall‘inconscio per “catturare l’attenzione” del sognatore con la bellezza e la grazia della mimosa nei sogni e riconnetterlo al proprio potere personale.
Come conservare al meglio la Mimosa
La mimosa è un fiore molto delicato ed ha purtroppo vita breve. Basta però un piccolo trucco per allungare la vita a questo fiore così primaverile e profumato. Utilizzando una forbice, eliminate tutte le foglie che si sino rovinate e quelle che crescono in basso: Queste infatti marciscono rapidamente perché a contatto con l’acqua del vaso. Riempite il vasetto con dell’acqua tiepida in modo da far fiorire i capolini non ancora aperti e a rendere più soffici quelli già sbocciati. Inoltre tenere il vasetto lontano da fonte di calore altrimenti l’aria secca peggiorerebbe l’aspetto della mimosa.
Altri significati della mimosa
Mimosa: innocenza. pudore, libertà, autonomia, libertà.
Mimosa gialla: stima
Mimosa Rosa: Apprezzamento per la sensibilità della persona.
La Mimosa in cucina
I fiori della mimosa, sono un ottimo ingrediente per fare delle frittelle deliziose, basta aggiungerli e mescolarli ad una pastella fatta con farina, sale, lievito di birra e dopo aver formato delle parti con un cucchiaio, friggerli in olio bollente.
E per fare questa torta
http://ricette.giallozafferano.it/Torta-mimosa.html
Leggi anche:
“Che senso ha scrivere dell’0tt0 marzo”
” Se non ora, quando?”
* Anche io sono una maga
Io sono una Maga
fattucchiera di me stessa
Regina del mio Regno.
Mi diletto tra incantesimi ed immaginazioni
Guerriera di pace, indeterminabile figura.
Io sono una Maga
e tutto posso.
Disegnare il mio destino con la matita della magia.
Allo schioccar di due dita l’energia risponde.
Io sono una Maga e vivo assieme a un Lupo
tra fumi e brillii e perenni incanti.
Io Maga, caparbia e testarda
onesta e leggera,
imperscrutabile.
Addestrata a continuare.
Io Maga delicata e violenta
assaporo l’anima nell’estasi della beltà.
Io Maga buona e malvagia
alla ricerca di risposte
al fidarmi vulnerabile.
Io Maga indifesa e coraggiosa
potente e delicata come gli zefiri dell’atmosfera.
Che ama il Cosmo e Madre Terra
e coccola la fiamma della vita.
Io Maga dal sapor di vino
governo astri e betulle e considerazioni.
Io Maga, io vita, certezza e utopia.
Un sogno, il vero. Sono io.
(MAGAMEG)
* Io dico sì alla vita! Grazie Louise!
“Solo se amiamo, accettiamo e approviamo realmente noi stessi, così come siamo, tutto andrà bene nella nostra vita. L’approvazione e l’accettazione di se stessi, qui e ora, sono le chiavi per arrivare a cambiamenti positivi in ogni aspetto della nostra vita.”
Sul mio comodino...
Pensa allo sviluppo di una rosa a partire da quando è ancora un timido bocciolo. Fiorendo nel pieno del suo splendore e fino all’ultimo petalo, essa è sempre bella, sempre perfetta, sempre in mutamento. Lo stesso vale per noi. Siamo sempre perfetti, sempre belli, sempre in mutamento. Facciamo del nostro meglio con la comprensione, la consapevolezza e la conoscenza che abbiamo.”
nuovi schemi di pensiero sullo specchio ogni giorno
Nell’infinità della vita che vivo, tutto è perfetto, integro e completo, eppure la vita è in continua evoluzione.
La vita non è mai difficoltà, né statica, né esaurita, perchè ogni momento è sempre nuovo e fresco.
Ogni istante della vita è un nuovo passo in un continuo allontanarsi dalla vecchia strada. Ogni istante per me è un punto di partenza esattamente qui e ora.
Nel mio mondo tutto va per il meglio.
Grazie Louise!
http://puoiguarirelatuavita.it/louise-hay12-consigli-per-amare-se-stessi
https://lauracarpi.wordpress.com/2014/03/19/per-ricordare-di-essere-donne/
* La buona notizia del venerdì: Julia e la Sequoia
Nel 1997 una giovanissima ambientalista, aveva solo 23 anni, rimase 738 giorni sopra una sequoia per impedire che una compagnia abbattesse molti chilometri quadrati di foresta.
La sua storia dopo quasi trent’anni è ancora di esempio
Visse 738 giorni su una piattaforma di un metro per due a più di 50 metri di altezza. Aveva 23 anni e con il suo gesto riuscì nell’impresa di impedire l’abbattimento di una grande foresta di sequoie nel Nord della California.
Stiamo parlando di Julia Butterfly Hill, una delle più note ambientaliste americane che nel 1997 salendo su Luna, un’antichissima sequoia, diede una grande lezione al mondo intero.
Julia riuscì a resistere non solo alle pressioni che le venivano fatte ma anche a tutti i gli eventi atmosferici dal sole accecante alla pioggia battente, passando per le raffiche di vento e le tempeste di neve. I suoi sforzi, però, furono ripagati perché riuscì ad impedire alla Maxxam Corporation di effettuare il cosiddetto “taglio a raso”, ovvero l’abbattimento di alberi di tutte le età e dimensioni, per poi bruciare l’intera area.
Julia scese dall’albero solo a risultato acquisito il 18 dicembre 1999. La compagnia, infatti, si impegnò a non tagliare Luna e tutte le sequoie nel raggio di sessanta metri. Julia era salita per la prima volta sull’albero il 10 dicembre 1997.
Inizialmente l’obiettivo di Julia, che si era coordinata con il gruppo di ambientalisti di cui faceva parte, era quello di battere il record di permanenza su un albero, fermo a 42 giorni, per attrarre l’attenzione della stampa.
Superato il centesimo giorno, però, la storia assunse così tanta rilevanza che “Butterfly”, il soprannome che i media avevano dato a Julia, decise di rimanere fin quando la compagnia non si fosse impegnata a non abbattere la foresta.
Questa storia, oggi, ha ispirato un libro che prende spunto dalla vicenda e racconta la vicenda di una bambina altrettanto coraggiosa e determinata.
La piccola Julia, il nome non è casuale, con l’aiuto dei suoi amici a due e quattro zampe riesce a salvare un’amata sequoia.

Il libro edito da Terra nuova si chiama “Julia e la sequoia” ed è un modo per rivivere una storia incredibile di amore verso un pianeta che spesso viene brutalmente maltrattato.
Le foto sono tratte dal sito internet di Julia Butterfly Hill
http://www.nonsprecare.it/julia-butterfly-hill
Scopri di più:
Facebook: http://bit.ly/2o4xFJs
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*La buona notizia del venerdì: L’Islanda è il primo Paese al mondo a chiedere che le imprese dimostrino parità di retribuzione per uomini e donne
L’Islanda è diventato il primo Paese al mondo a costringere le aziende a dimostrare che i propri dipendenti ricevano uguale compenso indipendentemente dal sesso, dall’etnia, dal genere e dalla nazionalità. Nessun tipo di discriminazione, dunque, nella paga che i lavoratori ricevono: il governo, infatti, ha annunciato una nuova legge che impone ad ogni azienda con 25 o più persone di esibire un certificato in cui dimostri che la parità salariale è in vigore.
Un sistema che colloca il Paese scandinavo immediatamente dopo in ordine di tempo alla Svizzera e al Minnesota, che già possiedono un tipo di legislazione come questa che limita le disuguaglianze sociali. La differenza sta nel fatto che in Islanda sarà obbligatorio per le imprese certificare che questo avvenga realmente. Come ha detto il ministro per l’uguaglianza e gli affari sociali Thorsteinn Viglundsson, “è il momento giusto per fare qualcosa di radicale. Dobbiamo fare in modo che gli uomini e le donne godano di pari opportunità sul posto di lavoro. È nostra responsabilità prendere tutte le misure per raggiungere questo obiettivo”, ha concluso.
La nazione del nord Europa, che conta circa 330 mila abitanti, ha intenzione di eradicare il gap retributivo di genere entro il 2022. Nel mese di ottobre, migliaia di dipendenti di sesso femminile in tutta l’Islanda hanno abbandonato il posto di lavoro alla stessa ora (le 2:38) per protestare contro la differenza di paga rispetto agli uomini. Sebbene l’Islanda sia stata nominata il miglior Paese per la parità di genere nella classifica del World Economic Forum, le donne islandesi infatti continuano a guadagnare, in media, dal 14 al 18 per cento in meno rispetto agli uomini.
Ciò a fronte di un divario retributivo di genere che nel Regno Unito si attesta sul 17,5 per cento, mentre la media del gruppo dei paesi industrializzati dell’OCSE che è del 15,5 per cento. “Probabilmente qualcuno si opporrà parlando di inutile burocrazia”, ha fatto sapere Viglundsson, “capisco che si tratti di un obbligo oneroso per le aziende, ma abbiamo imposto tali doveri perché bisogna essere audaci nel combattere le ingiustizie”.
L’Islanda ha introdotto altre misure per agevolare il ruolo delle donne, comprese le quote per la partecipazione femminile nei comitati governativi e nei consigli di amministrazione. Tali misure si sono dimostrate controverse in alcuni paesi, ma hanno un ampio sostegno in tutto lo spettro politico islandese.
Fonte:
http://www.huffingtonpost.it/2017/03/09/islanda-retribuzione-sesso-certificato_n_15259084.html
* Il dono dell’eclissi: L’Amore ritorna e si impone con Venere
In questi giorni di fine febbraio mi sto chiedendo che cosa abbiano lasciato dentro l’animo i delicatissimi passaggi planetari, tra Eclissi e movimenti lunari di grande evoluzione.
I primi due mesi del 2017 hanno lavorato finemente sullo stato dell’essere, forgiando, scolpendo, eliminando, cesellando. In sintesi, ci hanno dato una forma diversa rispetto a prima.
La sensazione è che tutto sta prendendo la giusta prospettiva per aiutarci a comprendere cosa faremo da grandi (e qui vi garantisco che non si tratta di una questione di età anagrafica!). Per arrivare fin qui la nostra coscienza è stata esfoliata dalle illusioni e dai diversi strati di identificazione con i condizionamenti sociali, con i risultati, con le aspettative.
Tutti aspetti umani con cui è stato necessario confrontarsi. Il famoso aspetto di opposizione Urano in Ariete/Giove in Bilancia ha dato dei risultati precisi nel rendere la visione dello Specchio molto reale.
Abbiamo avuto e stiamo avendo l’occasione di guardare la Verità. Quello che poi ne vogliamo fare è nostra responsabilità, ma ciò che stiamo vivendo, in maniera più o meno consapevole, è la nostra verità, termine che descrive la manifestazione della frequenza originaria con cui siamo nati, e che nel corso del tempo può aver perso la giusta intonazione per un eccesso di adattamento alle frequenze collettive.
Il dono del Post-Eclissi, della fatica dell’ultimo periodo, è la possibilità di riconoscere una risonanza interiore di grande nutrimento e di vasto respiro, e lasciarla manifestarsi attraverso di noi, i pensieri, le attitudini, la volontà.
E poi arriva Lei.
Il 04 marzo alle ore 09:08 UTC Venere comincia il suo moto retrogrado in Ariete. Venere è il pianeta gemello della Terra, il luogo che le anime che hanno vissuto sulla Terra esperienze particolarmente drammatiche scelgono come ritiro per guarire prima di intraprendere altri viaggi (per approfondimenti il LINK alla versione in italiano degli insegnamenti di Suzanne Lie, contattista americana).
I moti di Venere sono dunque di grande impatto sulla coscienza umana collettiva.
Il moto retrogrado venusiano avviene una volta ogni 2 anni circa, l’ultima volta è accaduto nell’estate del 2015, tra la Vergine ed il Leone. Questa volta inizia il 04 marzo a 13° dell’Ariete.
In questo segno transitano anche Urano e Marte, che insieme stanno creando (ancora per poco, fino al 10 marzo) un’atmosfera di grande tensione inespressa. Venere si ferma prima di incontrarsi con quei principi di deflagrazione (Urano in quei giorni sarà a 22° e Marte a 26°), per non portare ulteriori scompensi in una situazione emozionale collettiva già tanto stimolata da questa diffusa presenza planetaria nei Segni di Fuoco.
Venere in Ariete si trasforma nell’Amazzone, la donna che non ha bisogno di nessuno, che non chiede mai aiuto, che si fa carico del proprio destino da sola. Non lo fa per scelta, ma perché sta compensando una ferita di non riconoscimento. E il Femminile della Terra, lo Spirito di Gaia, lo Spirito delle Donne in generale, ha ben donde di reagire in questo modo.
Tuttavia la reattività sta rientrando. Il Femminile si sta accorgendo che negare la propria fragilità non paga. Così, nel suo tornare indietro sulle proprie posizioni, rielaborando il vissuto, sia proprio sia delle donne/antenate che sono venute prima, le ferite dell’essere stata non vista, non presa in considerazione, sottovalutata (Venere retrograda sarà congiunta a Lilith all’incirca dal 16 marzo a fine mese), inizia un viaggio ancora più profondo dentro il mondo dell’Inconscio/Pesci (dal 04 al 15 aprile in moto retrogrado, poi fino al 28 aprile in moto diretto) per incontrare l’Origine del proprio dolore, la madre di ogni ferita, nella congiunzione di Venere retrograda con Chirone nei Pesci.
Il Bambino delle Stelle incontra il Senso di questa incarnazione, l’Amore che gli fece scegliere la sua missione su questo pianeta. E tutto ritrova una direzione.
E sapete cosa potrebbe accadere (uso il condizionale perché il risultato di un aspetto planetario è commisurato allo stato di coscienza di ciascuno di noi)? Che chi è stato ferito dalla mancanza d’amore potrebbe sentirsi di nuovo integro grazie alla volontà di lasciarsi il passato e la paura alle spalle. Potrebbe sentirsi pronto ad accogliere di nuovo qualcuno al proprio fianco. Oppure a guardare chi già dal nostro fianco sotto una luce più amorevole e di accettazione.
Stiamo imparando a fare spazio all’amore.
Senza più paura ed in assenza di sforzo.
Marzo ed aprile assumono una connotazione molto forte dal punto di vista di una guarigione evolutiva e ospitano il seguito del nostro processo di risveglio.
Diventare consapevoli che l’invisibile fa parte dell’esistenza tanto quanto il visibile, che la magia è possibile, che gli eventi sono sincronicamente collegati al nostro stato dell’essere, che l’umano ha a sua disposizione degli strumenti di navigazione sopraffini per svolgere al meglio la propria scelta di Vita diventa un appuntamento improrogabile nell’incontro con noi stessi, nel riconoscere la bellezza e l’armonia che vivono in noi.
Così riconosceremo la bellezza nell’altro e potremo invitarlo al nostro fianco.
Stefania Gyan Salila
http://ashtalan.blogspot.it/2017/02/il-dono-del-post-eclissi-il-transito.html
* La buona notizia del venerdì: Le cipolle di Alife
“Scusate, devo mettere le cipolle a bollire”,
dice Antonietta Melillo, rimandando l’intervista.
Trentotto anni, mamma di due bimbi di 12 e 8 anni, mai avrebbe pensato di diventare un’imprenditrice di successo restando a vivere ad Alife, un paesino di campagna di settemila anime, in provincia di Caserta.
Tutto ciò lo deve proprio alle cipolle di Alife che grazie a lei sono diventate un Presidio Slow Food.
“Alife era un paese molto ricco grazie all’agricoltura, – racconta Antonietta ad HuffPost, mentre le cipolle continuano la cottura – fino agli anni ’80 quando c’è stata una forte migrazione e le terre sono rimaste incolte“.
Cinque anni fa, a 33 anni, Antonietta è costretta a chiudere il negozio d’abbigliamento ereditato dalla madre: “Il mio futuro lo immaginavo diverso, pensavo che avrei portato avanti l’attività di famiglia e invece ho dovuto chiudere perché il paese si stava impoverendo. Con due bambini piccoli per me è stato un momento drammatico“.
Ha cominciato a fare colloqui in giro per l’Italia, ha avuto qualche piccolo incarico a progetto, “ma io volevo altro, volevo tornare a fare l’imprenditrice”.
Pensa, allora, alle cipolle, la vera fonte di sostentamento del paese.
Una varietà molto antica: si racconta che i gladiatori romani fossero soliti strofinarsi il corpo con le cipolle per rassodare i muscoli e che con i Longobardi, erano usate per pagare gli affitti o come dono. Considerate un ottimo analgesico contro il mal di testa, erano usate per curare i morsi dei serpenti e per contrastare la perdita di capelli.
Antonietta decide di riprenderne la coltivazione ma per farlo ha bisogno dei semi: “Era quasi impossibile trovarli, si stavano estinguendo. Dopo una lunga ricerca ho incontrato una signora di 83 anni che me li ha regalati e dopo poco è morta. Ho capito che dovevo fare presto, prima che di questa coltivazione si perdesse la memoria e anche per lei ho voluto portare a termine questo mio progetto”.
Antonietta fa da collante tra gli anziani e i giovani del paese: ai primi chiedeva i semi e come coltivarli, ai secondi di tornare nei campi.
Non è stato facile: “Molti mi dicevano che con le cipolle non si vive, che nessuno le mangia più, ma alla fine sono riuscita a dimostrare il contrario”.
Grazie alla caparbietà di Antonietta oggi ad Alife si è creato di nuovo un florido mercato e il paese è tornato a vivere: “In molti hanno seguito le mie orme e hanno incrementato la coltivazione. Non fanno parte del Presidio Slow Food perché è difficile seguire le regole dell’associazione ma io credo nell’agricoltura biologica, nella rotazione dei terreni. La teoria non mi manca perché ho il diploma di perito agrario che non pensavo mi sarebbe mai servito, visto che avevo un negozio d’abbigliamento. Ogni giorno, però, devo imparare la pratica”.
Conciliare lavoro e famiglia non è sempre facile: “Spesso porto i miei bambini in campagna, così, anche se sono impegnata, passiamo del tempo insieme. Ai giovani, soprattutto alle donne, dico di non spaventarsi e di tornare a coltivare la terra perché è gratificante e perché si guadagna anche in salute. Prima ero sempre stressata, passavo le giornate al chiuso. Ora vivo molto meglio, sono diventata più saggia e accorta, mi godo di più la vita e la natura”.
Antonietta lancia un messaggio anche al Governo: “Questa del ritorno alla terra è un’idea che si sta diffondendo però lo Stato dovrebbe aiutare di più i giovani imprenditori. Aprire un’azienda agricola significa affrontare grosse spese, se non avessi avuto il sostegno di mio marito, non ci sarei mai riuscita. Non basta dire di tornare a coltivare ma è necessario stanziare più fondi”.
Antonietta non solo coltiva le cipolle, ma le trasforma: “Un amico mi ha messo a disposizione un piccolo laboratorio e con una amica produco le cipolle in agrodolce e la crema di cipolle, molto apprezzata da Franco Pepe che la usa come condimento della pizza e la esporta in tutto il mondo”.
Il modo migliore per assaporare la cipolla di Alife è mangiarla cruda: “Se il sapore però è troppo forte e non piace, consiglio di assaggiare la frittata di cipolle o la cipollata alifana, un piatto della tradizione fatto con le nostre cipolle e con i fagioli di cera”
La cipolla di Alife, un presidio Slow Food grazie all’intuizione di Antonietta Melillo:
“Per essere ricchi, coltivate la terra”
Fonte:http://www.huffingtonpost.it/2016/12/12/cipolla-alife-slw-food_n_13580682.html?ref=fbpr
* La buona notizia del venerdì: Pedali e lavi
Impatto zero, forma perfetta e panni puliti: con la cyclette lavatrice si fa il bucato bruciando calorie.
Mente della cyclette lavatrice è stato lo studente cinese Li Huan che ha studiato l’ innovativo elettrodomestico come un rivoluzionario modo per risparmiare energia, tenersi in forma e lavare il bucato.
Grazie ad un cestello presente nella ruota della cyclette si può caricare il bucato e salire in sella per pedalare. L’energia della pedalata permetterà alla lavatrice di fare il proprio dovere.
La pedalata permette di immagazzinare energia che può esser utilizzata anche in un secondo momento grazie alla batteria presente nella cyclette e a un display con un indicatore di carica.
Basta aggiungere acqua e sapone e pedalare. Il resto lo farà lei
Nella BWM (Bike Washing Machine) i panni sporchi vanno inseriti “nella ruota posteriore” per poi allenarsi con la cyclette per almeno 20 minuti, in questo modo sfruttando solamente l’energia del proprio corpo si farà girare il cestello e la lavatrice pulirà i vestiti proprio come farebbe una macchina tradizionale.
In alternativa, se si vuole pedalare per meno tempo e più spesso si può scegliere di immagazzinare l’energia nella batteria alloggiata nella ruota posteriore per avviare il lavaggio in un secondo momento.
Un display indica il livello di carica delle batterie per capire quando è possibile procedere con il lavaggio green dei capi di abbigliamento.
Con la lavatrice a pedali BWM si può risparmiare spazio – combinando due elettrodomestici in un solo apparecchio – energia – abbattendo i consumi – e soldi – abbassando l’importo della bolletta.
La lavatrice mediamente consuma il 13% dell’energia totale mensile, quindi la totale eliminazione di questa quota di chilowattora permette un considerevole impatto sulla bolletta.
Un altro aspetto da valutare è che con l’acquisto di un simile elettrodomestico di ecodesign ci si sentirà motivati a fare attività fisica regolarmente, spinti dalla necessità di lavare i panni, con un conseguente beneficio per l’organismo ed il fisico.
In questo modo si laveranno i vestiti con la coscienza che si sta facendo qualcosa di buono per l’ambiente e per se stessi, migliorando la propria impronta di carbonio e bruciando calorie per affrontare a testa alta la prova costume.
La lavatrice sostenibile è ancora in fase di prototipazione e per adesso è stata presentata solamente sulla piattaforma Yanko Design, però dal team dei giovani designer cinesi della Dalian Nationalities University ci si aspettano grandi cose.
Dopotutto basta avere voglia di pedalare e il gioco è fatto
fonti:
http://www.rinnovabili.it/ecodesign/lavatrice-sostenibile-forma-876/
design green, design sostenibile, ecodesign, elettrodomestici, energia green, energia pulita, lavatrice sostenibile
http://www.designbuzz.it/2015/01/15/biwa-lavatrice-in-bicicletta/
La compostiera elettrica che trasforma gli scarti alimentari in fertilizzante in 24 ore (VIDEO)























