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La storia della Stella Tessitrice (Vega) e del Guardiano di Buoi (Altair)

Alfa Lyrae, la brillantissima Vega, è la stella di questo mese


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Io sono curiosa e sono certa che ogni cosa che è lì ha un suo perchè. E una storia. E anche ogni esperienza ha un significato . Che voglio sapere e imparare.

E mi interessano i punti di vista. Che dipendono da tante variabili.

Tempo luogo coscienza. Anni fa ho comprato una enciclopedia di storia comparata..

Tutti vedono le stesse cose sotto lo stesso cielo nello stesso momento.

Tutti chi? Tutti gli esseri umani e pensano e fanno cose diverse da sempre.

Quando? Dove ? Come? Perchè?

Ne ho fatto un gioco a scuola per far conoscere le storie del mondo.

Ognuno ha le sue domande e le sue risposte. Ci si confronta e si impara.

Questa storia di una cultura così lontana ma vicina mi è piaciuta.

Vega appartiene alla costellazione della Lira e insieme a Deneb e Altair forma il famoso “Triangolo estivo”. Alle nostre latitudini è uno degli astri più sfolgoranti, insieme a Sirio, di cui sembra meno brillante solo perché più distante, 27 anni luce, e ad Arturo, di cui sembra invece più brillante perché di intenso colore bianco; Vega è 58 volte più luminosa del Sole.

Fu la prima stella a essere fotografata, all’Osservatorio di Harvard, nel luglio 1850 e il suo diametro uno dei primi ad essere misurato, nel 1963, con l’interferometro di Narrabri, in Australia.

Il suo nome ha origini arabe; gli Arabi immaginarono questa costellazione come un’aquila, dalle ali semichiuse, che porta uno strumento musicale, e la chiamarono Ai Nasr al Waki.

Nel tempo la costellazione fu vista sempre come una lira, e la parola Waki,  trasformata in Vega, passò ad indicare la sua stella principale. Circa 14.300 anni fa Vega è stata “stella polare” e tornerà ad esserlo fra circa 12.000 anni, e questo a causa del movimento di precessione dell’asse terrestre.

Vega era dunque una stella importante già nell’antichità e certamente nella preistoria essa veniva usata come indicatore del nord. Ciò forse spiegherebbe come mai Vega fu usata dagli antichi Egizi per l’orientazione dei loro templi.

La storia di Niulang e Zhinu:

la Stella Tessitrice (Vega) e il Guardiano di Buoi (Altair)

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Zhinu, figlia dell’Imperatore e della Regina del Cielo, era una bravissima tessitrice. Sedeva ogni giorno accanto al suo telaio celeste e tesseva splendidi arazzi con i colori dell’alba e del tramonto. Anche le nubi, nel loro correre sospinte dal vento, si fermavano per ammirare gli splendenti colori nel cielo.

Un sera d’estate, stanca per il lavoro, mentre osservava un ruscello che scorreva vicino al palazzo imperiale, udì da lontano provenire una musica dolcissima. Incuriosita non esitò ad immergersi nelle acque del fiume. Disteso sull’altra sponda il giovane Niulang suonava il flauto riposandosi dalle sue fatiche di guardiano di buoi. I due giovani si conobbero e cominciarono a suonare e cantare insieme.

Ogni giorno Zhinu attraversava il fiume e raggiungeva Niulang. Finirono così per innamorarsi. Per il suo matrimonio Zhinu preparò un bellissimo abito fatto di gocce di rugiada e della luce delle stelle. La notte delle loro nozze era così luminosa che anche le persone che vivevano sulla terra si chiedevano il perchè la Stella Tessitrice avesse un tale splendore che non si era mai visto prima.

Furono sposi talmente felici che dimenticarono completamente il proprio lavoro !

Il cielo si offuscò perchè Zhinu non tesseva più luminosi tramonti ed albe ed il suo telaio era ricoperto di ragnatele. Niulang non custodiva più i suoi buoi che girovagavano senza controllo addentrandosi perfino nella costellazione vicina dello “Staio Settentrionale e Meridionale” facendo così adirare gli dei.

In particolare la Regina del Cielo, madre di Zhinu, si infuriò moltissimo poichè un bue era entrato nella sua camera da letto ed aveva fatto cadere sul pavimento le sue spille d’argento per i capelli. La Regina allora prese una spilla e disegnò una linea attraverso il cielo lungo il ruscello vicino al palazzo. Con questo unico gesto creò un grande fragoroso Fiume d’Argento, il nome che i Cinesi danno alla Via Lattea. La Regina del Cielo decise di separare i due giovani e pose Niulang su una riva del fiume e Zhinu sull’altra.

Zhinu, disperata, piangeva dal mattino alla sera, ma ricominciò a tessere le sue splendide tele. Niulang riprese nuovamente a portare al pascolo i suoi buoi, ma era profondamente triste e nei momenti di riposo non suonava più il suo flauto.

L’Imperatore del Cielo, impietosito dalla disperazione della figlia, decise che un giorno all’anno, il settimo giorno del settimo mese, i due sposi avrebbero potuto incontrarsi. Zhinu chiamò allora in suo soccorso delle gazze che arrivarono in volo dalla terra e formarono un ponte (sopra la stella Deneb nella costellazione del Cigno) attraverso il vasto e profondo Fiume Argentato. Zhinu saltò sulle loro schiene, come un tempo era saltata sulle pietre affioranti nel ruscello per raggiungere l’amato, e trascorse con Niulang un’ intera giornata insieme.

Le persone che vivono sulla Terra, quando il giorno seguente all’incontro dei due innamorati scorgono le gazze, possono notare le loro penne arruffate, segno che la Principessa Tessitrice è saltata sulle loro schiene.

Durante il resto dell’anno Zhinu intreccia i colori del cielo e Niulang pascola i buoi celesti, sognando il giorno in cui potranno incontrarsi di nuovo.

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La storia della Principessa tessitrice e del Guardiano di buoi è molto popolare in Cina. Di essa si trovano diverse versioni con piccole varianti nella trama.

In alcune città della Cina ci sono ancora alcune feste dedicate alla Principessa Tessitrice.  Esse si tengono nel settimo giorno del settimo mese lunare del calendario cinese (chiamato Qi Xi /the Night of Sevens) alle finestre vengono appesi drappi di colore rosso (il colore delle nozze) ed in questo giorno si celebrano molti matrimoni.

 

La seguente trascrizione è a cura della Biblioteca dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri.

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In nome della Madre Terra


Quando dico “Terra” mi balza agli occhi un vortice di colori,di  tutte le sfumatura di toni  tanti quanti  sono gli esseri umani…profumi che provengono da ogni dove e mi avvolgono e mi evocano emozioni ancestrali… suoni …come un’orchestra viva e palpitante che mi riempie dentro e mi fa sentire di appartenere a qualcosa di molto più grande, che mi tiene in vita e nutre non solo il mio corpo ma soprattutto il mio cuore.E sono io qui ed ora.E siamo noi qui ed ora.Ospiti della Terra in cammino.

Molti sono i nomi dati alla Terra , ogni nome rappresenta una cosmovisione, un modo con il quale una tribù, un gruppo, un popolo parla del suo territorio e rispecchia il rapporto che ha con la Madre Natura.
Una delle più antiche leggende è quella che ci conduce alla cosmogonia greca.
Gaia è una metafora che allude alla divinità greca Gea.
Dopo il Caos, che significa “essere aperto” ed è un modo di chiamare l’enigma o abisso primordiale, appaiono Gea – la Terra – e l’Amore.
In seguito arriva Urano – il Cielo -.
Così i nostri antenati, chiamarono gli elementi primigeni, precedenti agli dei olimpici ed a tutti gli esseri che in seguito popolarono la Terra.
Gea è una divinità primitiva: rappresenta l’origine dell’umanità e le viscere attive della Terra che generarono trasformazioni terrificanti.
Si accoppia con Urano-Cielo, e genera molti figli:
“e man mano che i suoi figli nascevano
Cielo li tratteneva occulti profondamente nel ventre
della Terra
privandoli della luce
e vantandosi di questo”

I figli, istigati dalla madre, si difendono e attaccano il padre.
Così accadono tragedie alimentate dai rancori tra Gea ed Urano, all’epoca della formazione delle montagne e dei mari.
La Terra, attiva e vitale nell’antica simbologia, si protegge: “già che Urano stancava la Terra con la sua prodigiosa fertilità. Si direbbe quasi che i greci ebbero un ricordo delle remote epoche geologiche nelle quali la terra produceva degli strani mostri”.

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Campane, conigli, agnelli, uova e fuochi: tutti insieme per Pasqua

Poichè si trovano in tutti i bar e supermercati vari subito dopo Natale… c’è tempo per comprarli tutti.  E ognuno ha i suoi preferiti .

Da piccola adoravo le pecorelle di zucchero e la nonna , che le nonne viziano sempre, me ne comprava in quella pasticceria che erano artigianali e quando arrivava Pasqua ne avevo una collezione. E le potevo sgranocchiare fino all’estate…un po’ mi facevano pena ma lo zucchero era troppo buono. Non troppo dolce e il profumo saliva un po’ su nel naso e strizzavo gli occhi

Anche ora che sono grande metto sulla tavola pasquale come segnaposto le pecorelle …per regalare dolcezza e amore ai miei commensali.

Pasqua è una festa di primavera celebrata in tutto il mondo e in ogni cultura.

E in tutto il mondo ci si affretta ad acquistare dolci a forma di colomba con o senza canditi, campane di cioccolato, agnelli di zucchero, leprotti di marzapane, e uova di tutte le dimensioni dolci o salate, purchè siano con sorpresa….
Perchè tutti i dolci prendono queste forme a Pasqua e non si mangiano i panettoni avanzati a Natale?
La “ tradizione” non è a caso…
PASQUA
La parola “Pasqua” deriva dalla Pasqua ebraica chiamata “Pesach”.
Mentre per gli ebrei questa festività aveva ed ha il significato di “liberazione”, per i cristiani rappresenta la resurrezione e cioè il passaggio dalla morte ad una nuova vita.
Il termine Pesach significa “passare oltre” e fa riferimento al racconto della Decima Piaga, secondo il quale l’Angelo Sterminatore al suo passaggio in Egitto avrebbe fatto morire tutti i primogeniti, fra cui il figlio del faraone.  L’Angelo della morte dunque “passò oltre” le porte dei figli di Israele segnate di sangue di agnello e da qui il nome Pesach per la Pasqua ebraica. La Pasqua ebraica festeggia la liberazione del popolo ebreo, grazie a Mosè, dalla schiavitù in Egitto.
La data di questa festa non è fissa , ma viene celebrata sempre durante la prima domenica successiva al plenilunio dell’equinozio di primavera ( per cui sempre tra il 22 marzo e il 25 aprile).
Del resto anche la primavera è il simbolo di luce e rinascita del mondo dopo il buio e il freddo dell’inverno.
LE CAMPANE
sono un simbolo religioso ed hanno il compito di annunciare e accompagnare eventi importanti e celebrazioni. Sono identificate con il suono della vibrazione primordiale e rappresentano l’unione fra cielo e terra.
Il termine in lingua italiana, Campana, è in realtà un termine latino, che significava “vaso di bronzo”.
Nella religione cristiana ( ed anche in quella indiana) le campane sono considerate la “Voce di Dio”.
Sant’Antonio teneva alla larga i diavoli tentatori del deserto tenendo una campanella attaccata al suo bastone.
San Patrizio che non si separava mai dalla sua campana mentre era in Irlanda a predicare il Vangelo e dopo la sua morte fu seppellito con essa.Trecento anni dopo la campana suonò dalla sua tomba e salvò il paese che stava per essere devastato da un incendio.
Nel medioevo si credeva che avessero un’anima e venivano benedette e dedicate ad un santo. Ancora oggi su molte campane antiche è possibile leggere delle iscrizioni che avevano lo scopo di scongiurare le catastrofi e favorire i raccolti.
Altro significato delle campane è la fertilità (sempre legata alla stagione primaverile): campana e batacchio simboleggiano infatti, per via della loro forma, gli organi riproduttivi.
La prima testimonianza scritta di esistenza della campane nella storia, la troviamo nella Bibbia, dove Aronne, il fratello di Mosè che era sommo sacerdote indossava, durante i riti religiosi, un mantello ornato di sonagli d’oro che gli permettevano di stare alla presenza di Dio.
Già nel 1500 esistevano in Cina le campane, e per ottenere il suono venivano percosse con mazzuoli di legno.
IL CONIGLIO
La tradizione anglosassone del “Coniglio di Pasqua” (Easter Bunny) è un riferimento pagano alla divinità Eoster.
Eostre è una divinità germanica collegata a vari aspetti del rinnovarsi della vita, patrona della fertilità. La divinità si diffuse, con relativo culto e usanze festive, a tutta l’Europa.
È assimilabile a Estia, dea olimpica greca che in tutto l’impero romano venne venerata con il nome di Vesta e al cui culto fu dedicato l’ordine sacerdotale delle vergini Vestali.
Il nome Eostre è di dubbia etimologia, anche se una ipotesi lo fa risalire al termine aus (o aes), che significa Est.
A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e spesso la dea era raffigurata con testa di lepre.
La lepre di Eostre, deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell’anno-il ritorno della dea, uova “sacre” erano scambiate sotto l’albero “magico” del villaggio, usanza che collega Eostre alle divinità arboree della fertilità.
Questo carattere sembrerebbe far ritornare l’idea di Eostre come dea della vegetazione le cui caratteristiche sono simili ad altre divinità come Tammuz o Adone che sono collegate anch’esse a questa festività.
L’animale, poi, non è casuale, ma scelto non solo per le sue famose doti riproduttive ma anche e perché, secondo i Germani, le aree nere della luna rappresenterebbero proprio la lepre.
Una delle credenze era quella che, cibandosi dell’animale simbolo della divinità o meglio espressione stessa della divinità, non faceva altro che rendersi partecipe di quella scintilla di divino
in Germania vi è l’usanza che i bambini, la mattina della domenica di Pasqua, chiamata Ostern, vadano alla ricerca nei giardini delle case delle uova nascoste dal “coniglio pasquale” e in Inghilterra si fan rotolare sulla strada uova sode colorate fino a quando il guscio non sia completamente rotto.
I nativi americani Algonquin adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra.
Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne.
Anche la Dea aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre
La prima lunazione dell’anno astrologico è la Luna della Lepre e ci ricorda che stiamo entrando nel periodo irradiato dall’energia di questo animale.
Molti popoli a nord e a sud dell’equatore vedono nella Luna una lepre.
La lepre che dorme di giorno e saltella la notte, è un animale gentile e timido, ma pieno di vivacità e molto fertile, collegato alla luna, alla fertilità e quindi alla femminilità e alla Grande Dea.
Sembra che i Celti allevassero le lepri e che vi fosse un tabù che impediva loro di nutrirsi delle sue carni. Tuttavia esso veniva abolito per i festeggiamenti di Beltane, il 1 maggio, in cui era permessa la caccia alla lepre.
La lepre era un animale sacro della Dea britannica Andraste e i movimenti dell’animale venivano interpretati per divinare. La regina degli Iceni Boudicca, devota ad Andraste, aveva sul suo stendardo l’effigie di una lepre.
L’UOVO
Un’altro nome ancora della lunazione di primavera è Luna dell’Uovo, in parte perché molti uccelli si dedicano ora alla cova, ma anche perché l’uovo è espressione di potenzialità, il perfetto simbolo delle energie del momento.
L’Uovo si è schiuso ed è iniziata l’Era del Serpente
L’uovo di Oestara si è schiuso e il “serpente”, simbolo della Grande Dea, è uscito dal guscio e si manifesta nella vita che divampa nella natura dopo il lungo inverno.
 L’uovo è il simbolo della vita e della rigenerazione ed è presente in molte culture antiche.
L’uso di regalare uova è collegato al fatto che la Pasqua è festa della primavera, dunque anche della fecondità e del rifiorire della natura.
Pare che i primi ad usare l’uovo come buon augurio siano stati i Persiani che festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio di uova di gallina.
In Occidente questa usanza risale al 1176, quando il capo dell’Abbazia di St. Germain-des-Près donò a re Luigi VII, appena rientrato a Parigi dalla II crociata, prodotti delle sue terre, incluse uova in gran quantità.
Una volta la Domenica di Resurrezione si chiamava «Pasqua d’uovo»: in molte cattedrali, al giovedì santo, si deponeva un uovo di struzzo nel sepolcro rituale insieme con l’Eucarestia e lo si ritirava il giorno di Pasqua cantando: «Surrexit Dominus vere: alleluia!».
In ogni tradizione l’uovo è simbolo di nascita e di rinascita.
«Omne vivum ex ovo», dice un proverbio.
Mangiare uova significava quindi augurarsi un buon anno nuovo. Nella cristianità ortodossa, al contrario dell’Occidente, il significato sacrale connesso al dono dell’uovo non è mai tramontato.
In Russia si chiama pysanky, dal verbo “pysaty“, “scrivere”, perché sul guscio autentico oppure di legno si tracciano simboli la sera del sabato: la decorazione avviene in silenzio, a tratti interrotta dalle preghiere e dagli antichi canti. La mattina di Pasqua ogni famiglia porta in chiesa per la benedizione il suo cestino di uova dipinte, coperto da una salvietta rituale.
Narra una leggenda ucraina che il demonio è legato da una catena formata da tanti anelli quante sono le uova che vengono decorate nell’arco di dodici mesi.
L’AGNELLO 
Sin dall’antichità era un importante simbolo sacro, soprattutto per quei       popoli di pastori, come Israele, che vivevano grazie al sostentamento che gli procurava il loro gregge e ragion per cui vedevano questo animale come un bene prezioso .
 Nella Bibbia l’agnello è entrato nella simbologia in rapporto con Dio per la sua  sottomissione e dipendenza dal suo pastore, della totale obbedienza alla Parola del Signore e al suo volere,  e spesso veniva usato come animale sacrificale.
Si ricorda infatti che proprio nella notte in cui Dio salvò il suo popolo dalla schiavitù, l’angelo sterminatore passò nelle case degli egiziani uccidendo i primogeniti e passò oltre le case degli ebrei che avevano segnato gli stipiti delle porte con il sangue dell’agnello sacrificato.
L’agnello pasquale viene mangiato come pranzo tradizionale della Pasqua ebraica, tradizione poi ripresa dalla religione cristiana,visto che i primi Cristiani erano in gran parte Ebrei convertiti è probabile che abbiano cominciato ad associare l’agnello sacrificale al sacrificio del Cristo “Agnello di Dio“.
Nelle costellazioni delle varie ere precessionali si riscontrano i simboli delle religioni di quelle epoche e il Cristianesimo conclude l’Era dell’Ariete, l’Agnello, e incomincia lEra dei Pesci.
Nei vangeli ci sono numerosi riferimenti sia all’essere Buoni Pastori di anime, pecore, fedeli, che Pescatori di anime, pesci. In effetti il simbolo primitivo del Cristianesimo non era la croce ma la Vescica Piscis.
LA COLOMBA
E’ da sempre un simbolo di pace.
La colomba si ricollega all’episodio della Genesi in cui si parla del diluvio universale. Infatti fu proprio la colomba alla fine del diluvio a tornare da Noè portando un ramoscello di ulivo nel becco a testimoniare la riconciliazione tra Dio e il suo popolo e indicare una nuova epoca per tutta l’umanità.
Ecco perchè la colomba che vola in un cielo azzurro con l’ulivo nel becco è in tutto il mondo simbolo di pace e gioia.
LA FESTA DEL FUOCO
La tradizione pasquale di accendere falò era legata ai rituali della rinascita primaverile.
Dai cosiddetti “ fuochi di gioia “ nasce l’usanza dei ceri pasquali.
In Germania i contadini fanno grandi roghi e spargono le ceneri nei campi per avere sicuri raccolti, mentre i tizzoni accesi servono nelle case a tenere lontano gli spiriti maligni. Questi rituali sono comuni a molti paesi d’Europa ed anche in molte zone italiane.
Durante le feste della Pasqua cristiana è abitudine bruciare fantocci di sterpaglie che vengono chiamati “ Giuda”. Nella tradizione più antica i rituali erano legati alle feste legate all’equinozio di primavera e alla rinascita del Sole dopo il buio invernale.
Un modo di imitare il cammino dell’astro e di portare in terra parte del suo calore è ancora oggi l’usanza di far ruzzolare  ruote infuocate giù per una collina o il correre nei campi con le fiaccole accese per imitare il percorso solare nel cielo.
In questa trad izione pagana si inserisce il cero pasquale, il fuoco sacro alla religione Cristiana . Così ecco che nelle chiese si spengono le luci, proprio a rappresentare il dominio assoluto del buio, visto come male, poi trionfa la luce, simboleggiata dal cero dal quale si accendono le varie candele, che si portano a casa come i pagani portavano i loro tizzoni accesi.
Così si dice Pasqua nel mondo:
Germania – Ostern
Francia – Pâques
Svezia – Påsk
Finlandia – Pääsiäinen
Olanda – Pasen o Pasen Zontag
Russia – Paskha
Grecia – Paskha
Inghilterra – Easter
Romania – Paste
             Sono solo spunti e ….
Buona Pasqua
fonti:
http://www.ilcalderonemagico.it
http://www.ilcerchiodellaluna.it
http://www.arimini.it
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14 febbraio: Love is in the air




Il 14 febbraio è la festa dell’amore…ma se è l’amore che muove il Sole e le altre stelle… è sempre festa dentro di me …sento amore quando mi scalda il cuore per le persone care… quando mi commuovo per un tramonto rosato… quando il mio cagnolino mi lecca furiosamente… quando la mia orchidea sboccia fuori stagione… e soprattutto quando è l’entusiasmo del cuore che guida le mie scelte..

La Festa dell’Amore è da sempre …

Gli antichi Romani. Il 15 febbraio, infatti, erano soliti rendere omaggio agli dèi e invocarli per chiedere protezione per il raccolto e il bestiame, oltre a maggiore prosperità e fertilità: per questo, alla sera precedente, cioè l’attuale giorno di San Valentino, donne e uomini mettevano in un’urna i loro nomi che venivano estratti a caso da un bambino formando le coppie che avrebbero poi partecipato alla festa con balli e canti e vissuto insieme in intimità per un anno intero.

Fu solo quasi cinquecento anni dopo che, nel 496, Papa Gelasio annullò questi riti pagani sostituendoli con la giornata dedicata a San Valentino martire.

Come viene festeggiato nel mondo?

In Inghilterra c’era una tradizione secondo cui nel XVIII secolo, alla vigilia di San Valentino, le  donne erano solite fissare con uno spillo cinque foglie di alloro spruzzate con acqua di rose sul cuscino, di cui una posta al centro e le altre agli angoli. Prima di andare a dormire, le donne recitavano la questa preghiera: “Buon Valentino, sii generoso con me e concedimi di vedere in sogno il mio vero amore”, sperando che l’incantesimo avrebbe indotto l’apparizione in sogno del futuro marito.

In Danimarca la festa di San Valentino è festeggiata da pochi decenni: la pratica comune dei danesi per dimostrare il proprio amore è quella di far recapitare alla persona amata una lettera, chiamata “valentinsbrev” (ovvero “lettera di Valentino”) nella quale si dà voce ai propri sentimenti. Pare che questa tradizione sia riconducibile alla leggenda secondo la quale San Valentino, nel corso della sua detenzione, si sarebbe innamorato della figlia del suo carceriere alla quale avrebbe inviato, appena prima della sua esecuzione, il 14 febbraio del 347 dC, un ultimo biglietto d’amore firmato “il tuo Valentino”.

Finlandia ed Estonia: per loro è  il “giorno degli amici”, che si festeggia in compagnia di amici anziché di fidanzati e di cene romantiche;

Spagna: qui l’amore è molto passionale perciò hanno l’abitudine di festeggiare questa giornata trascorrendo la serata con una cena a lume di candela e poi passeggiare. Chi decide di passare un week end fuori spesso sceglie Siviglia: patria del fandango;

In America del Sud sono diversi i festeggiamenti: in Brasile, il “Dia dos Namorados” (“la Giornata degli Innamorati”) si celebra il 12 giugno, vigilia della giornata dedicata a Sant’Antonio, il patrono del matrimonio.

Mentre in Argentina oltre a San Valentino si festeggia anche la prima settimana di luglio, “la Semana de la Dulzura” (“la Settimana della Dolcezza”), un periodo in cui i baci sono “donati” in cambio di dolcetti e pensieri e quindi nota anche con il nome di “la Semana de la Golosina”, che significa “Settimana dei Dolci”. 

Giappone: qui la festa è relativa al festival del cioccolato. Il cioccolatino Giri Choco, è il cioccolato più venduto nei giorni della festa perché le ragazze ne comprano a quintali per donarlo agli uomini che conoscono. Solo un uomo riceverà il Honmei Choco, a cui sarà allegato un regalo realizzato a mano da ogni ragazza interessata a lui. Un mese dopo, il ragazzo, dovrà donare un regalo solo alla ragazza di cui è innamorato ( White Day come succede in Corea).

India: celebrare la festa di San Valentino in India, alcune volte, crea qualche problema perché i tradizionalisti vedono questa festa come un’intrusione nelle tradizioni indiane da parte dell’Occidente. Ma per poterla festeggiare è stata inserita in una leggenda induista in cui il dio dell’amore Kamadeva, quel giorno, impugna un arco di fiori e colpisce uomini e donne per farli innamorare tra loro;

Stati Uniti: i festeggiamenti coinvolgono tutta la famiglia, perché San Valentino, è la festa di “chi si vuole bene” e non solo di chi è in coppia. Anche i bambini sono molto coinvolti in questa festa perché preparano bigliettini e dolcetti che scambiano con genitori, maestre e compagni di classe: gesto condiviso e ben accetto anche dagli adulti che hanno preso esempio dall’ingenuità dei più piccoli;

In Thailandia, nella celebre località turistica di Pattaya, il giorno di San Valentino si tiene una gara di baci: lo scopo è battere il record per il bacio più lungo. Il record è attualmente detenuto da Nonthawat Charoenkaesornsin e Thanakorn Sitthiamthong, la coppia che nel 2012 si è baciata per ben 50 minuti 25 secondi e 01 decimi.

In Romania il giorno di San Valentino è chiamato Dragobete e cade con 10 giorni dopo,  il 24 febbraio. Nella mitologia rumena Dragobete è il figlio di Baba Dochia, che rappresenta l’impazienza degli uomini nell’attesa dell’arrivo della primavera.

Il simbolo dell’amore e del regalo d’eccellenza sono le rose: ogni colore ha un significato particolare ma, si sa che la rosa rossa è il colore dell’amore e della passione. In realtà una leggenda narra che le rose nell’antichità erano tutte di colore bianco perché, la rosa, era il fiore sacro dedicato a Venere. Ma la dea, correndo verso uno dei suoi innamorati, mise un piede su un cespuglio di rose bianche pungendosi con le spine: così le rose si colorarono del sangue della dea…da qui la creazione della rosa rossa. Invece, secondo un’altra versione, le rose diventarono rosse a causa della vergogna di aver fatto soffrire Venere.

San Valentino: qual è il suo significato e come viene festeggiato nel mondo (zon.it)

Come si festeggia San Valentino nel mondo – MondoVagando (mondovagandosenzameta.it)


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4 Luglio : Dichiarazione dei principi

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Ho amato tutti i libri che ho letto di questo scrittore e ho condiviso molti suoi punti di vista riguardo l’essere umano e le sue molteplici personalità. Mi sono emozionata, entusiasmata, commossa, confortata e soprattutto stupita per la varietà dei messaggi celati tra le righe di incredibili situazioni narrate.

Questo suo elenco di principi così universamente validi è per me adatto ad essere ribadito in ogni occasione che celebra la Libertà in tutte le sue interpretazioni.

Dichiarazione dei principi:

  1. Tutti gli esseri umani sono diversi. E devono fare tutto il possibile per continuare ad esserlo e per rimanere tali.
  2. Ad ogni essere umano sono stati concessi due campi d’azione: quello dell’azione e quello della contemplazione. Entrambi portano allo stesso risultato.
  3. Ad ogni essere umano sono state concesse due qualità: il potere e il dono. Il potere spinge la persona a incontrare il suo destino, il suo dono porta l’essere umano a condividere con gli altri ciò che è buono in lui. Un essere umano deve sapere quando usare il potere e quando usare compassione.
  4. Ad ogni essere umano è stata concessa una virtù: la capacità di scegliere. Colui che non fa uso di questa virtù, sarà condizionato perchè altri sceglieranno sempre per lui
  5. Ogni essere umano ha diritto a due benedizioni: la benedizione di fare il bene e la benedizione di sbagliare. In quest’ultimo caso, c’è sempre un percorso di apprendimento che conduce alla via giusta.
  6. Ogni essere umano ha un suo profilo sessuale che può  esercitare senza sensi di colpa a patto che non obblighi gli altri a esercitare con lui
  7. Ogni essere umano ha la propria Leggenda Personale da adempiere e questa è la ragione per cui è nel mondo. La Leggenda Personale è manifesta nel suo entusiasmo per quello che  lui fa. la Leggenda Personale può essere abbandonata per un certo tempo, purché uno non la dimentichi e ritorni ad essa il più presto possibile.
  8. Ogni uomo ha un lato femminile, ed ogni donna ha un lato maschile. sono necessari per usare la disciplina con intuizione ed usare obiettivamente l’intuizione.
  9. Ogni essere umano deve conoscere due linguaggi: il linguaggio della società e il linguaggio dei presagi. La prima serve per la comunicazione con gli altri. La seconda serve per interpretare i messaggi del proprio Divino.
  10. Ogni essere umano ha il diritto di perseguire la felicità e la gioia da intendere come qualcosa che sente dentro, che non necessariamente è quello che rende felici gli altri.
  11. Ogni essere umano deve tenere accesa dentro di sé la sacra fiamma della follia. E deve comportarsi come una persona normale.
  12. Le mancanze considerate gravi sono solo le seguenti: non rispettare i diritti del prossimo, lasciarsi paralizzare dalla paura, il senso di colpa pensando che non si merita il bene e il male che accadono nella vita ed essere un codardo.

13 “Noi amiamo i nostri avversari, ma non facciamo alleanze con loro. Essi sono utili è il nostro modo di testare la nostra spada e meritano il rispetto nella nostra lotta.

14“Noi scegliamo i nostri avversari, non il contrario.

Si dichiara la fine del muro di separazione del sacro dal profano: d’ora in poi, tutto è sacro. Tutto ciò che si fa nel presente riguarda il futuro di conseguenza è la redenzione del passato.

L’impossibile è possibile.

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Il mio lavoro è totalmente impegnato nel nuovo atteggiamento politico, gli esseri umani che cercano la propria identità.

I miei libri non parlano dei vecchi, logori processi di sinistra/destra, ma c’è una rivoluzione in atto che si sta alzando lentamente e che la stampa non sembra aver ancora rilevato.

Se dovessi sintetizzare l’idea in una sola espressione, direi che il nuovo atteggiamento politico del nostro tempo è  “vivo e impegnato a morire.”
In altre parole, essere consapevoli e partecipi delle cose fino al giorno della nostra morte, cosa che non capita molto spesso – le persone finiscono per morire il giorno in cui rinunciano ai loro sogni.

La rivoluzione sta prendendo forma. Noi siamo responsabili per il mondo in tutti i sensi, politico, sociale, morale, siamo responsabili per il pianeta. Siamo responsabili per i disoccupati.
Naturalmente possiamo incolpare le banche, per il disastro creato nel sistema finanziario, la repressione politica, l’incapacità dei governi di ascoltare quello che il popolo ha da dire.
Ma questo non aiuterà il mondo a diventare un posto migliore.

Dobbiamo agire e dobbiamo agire ora.
E non abbiamo bisogno del permesso di agire.
Siamo molto più potenti di quanto pensiamo.
Usiamo questo potere, si usa la forza che ognuno di noi ha quando vogliamo perseguire la vera felicità, la propria leggenda personale come la chiamiamo noi.

Siamo sognatori, ma siamo anche la rivoluzione.
I sogni non sono negoziabili.

Diffondete la mia dichiarazione dei principi e mettiamo in pratica tutto ciò che pensiamo dovrebbe essere fatto.
Love, Paulo
(Fonte:http://paulocoelhoblog.com/2011/11/16/la-nueva-revolucion/)

INGLESE : Declaration Principles
SPAGNOLO : Declaration de Principios
PORTOGHESI : Declaração de princípios

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Divieto di accesso alle zanzare …

Alla domanda “ a che servono le zanzare” ho sempre risposto che fanno parte dell’ecosistema!

Non mi sono mai piaciuti i ragni, nemeno finti, ma rispettando la loro ragione di esistere come parte dell’ecosistema (?) ho sempre fatto in modo di far loro prendere una strada ( dalla finestra) più adatta a continuare la loro esistenza! Purchè lontano da me!

Non ci sono mai riuscita con le zanzare…

Comunque …Alle zanzare non piacciono queste piante…

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La citronella resta indubbiamente la pianta dal più alto potere anti zanzare! si tratta di un arbustiva perenne che cresce come un cespuglio. La sua forma ricorda un morbido cuscino e le sue foglie ricordano dei fili d’erba giganti.

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Il rosmarino ha anche un forte potere anti zanzare: potrete creare delle siepi basse profumatissime. Il rosmarino inoltre fiorisce durante il periodo estivo: dovrete solo ricordarvi di potarlo per dare una forma ordinata al suo cespuglio. Non avrete più zanzare ma avrete sempre a portata di mano un’erba aromatica preziosissima in cucina!

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Un cespuglio di lavanda è un potente anti zanzare: coltivate in piena terra la lavanda e avrete un cespuglio coloratissimo per tutta l’estate! Scegliete il famoso “lavandin” (Lavandula Hybrida), tra tutte la specie di lavanda più profumata in assoluto!

Per una bordura colorata che protegga il vostro giardino dandogli un vivacissimo colore, scegliete invece la calendula: seminatale in piena terra ai bordi di cespugli e non solo le zanzare ma anche tanti altri parassiti delle piante se ne staranno alla larga!

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Una pianta di eucalipto vi aiuterà a tenere lontane le zanzare, ma coltivatela in giardino solo se saprete dedicargli le giuste attenzioni: è infatti una pianta che arriva anche ai 25 metri e per essere sicuri che non raggiunga una tale altezza dovrete procedere a una regolare potatura nel periodo primaverile!

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La Catambra è una pianta che grazie all’elevata concentrazione di catalpolo (una sostanza naturale) esercita una potente azione repellente contro zanzare ed insetti volanti a sei zampe.
Caratterizzata da contenuto in catalpolo quattro volte superiore (confermato da analisi hplc) che conferisce effetto repellente sulle zanzare e quindi mezzo assolutamente biologico.
La catambra quindi non è solo una bella pianta ornamentale ma risulta essere particolarmente efficace contro zanzare e altri insetti fastidiosi. L’azione respingente si esplica per un raggio pari a circa il doppio della sua chioma. Essa può  essere utilizzata sia negli ambienti chiusi che all’aperto; non necessita di particolari cure, vive bene sia all’ombra che al sole, non teme il gelo, non richiede potatura e, può raggiungere l’altezza massima di 3,5 metri. Questa pianta è il risultato del progresso delle nuove biotecnologie che permette di individuare anche nelle piante ornamentali scopi utilitaristici che vanno al di la dell’estetica e della funzione di abbellimento.
In questo senso il panorama degli obbiettivi che ci propone il futuro non ha limiti, proprio perchè oggi  la sensibilità alla salvaguardia dell’ambiente e della propria salute è fenomeno largamente percepito, le piante a difesa della qualità della vita stanno riscuotendo interesse e successo.

Giovanni Ambrogio, papà della Catambra. crede a un eterno paradiso terrestre. Crede che il buon Dio, con il regno vegetale, ci conceda cibo ed ogni rimedio, solo a saperli scovare.  Da qui la scoperta della ornamentale Catambra, avvicinabile a un clone della catalpa selvatica, pianta portainnesto in tre possibili punti: alla base, a un metro e mezzo d’altezza, sopra i due metri.
Nasce la Catambra e dopo breve acclimatamento rilascia il catalpolo (famiglia glicosidi fenitil- alcoolici) che respinge le zanzare per l’odore, quattro volte superiore a quello sprigionato della catalpa.

Nell’anno la Catambra mette e perde le foglie, ma non fiorisce come la pianta madre.Non ha semi, né si riproduce; resta esemplare unico.

Una lettera del Cnr di Bologna, fra le tante, ne testimonia i pregi: «Piantare la Catambra è un modo efficace per combattere le zanzare e ridurre l’eccesso di anidride carbonica nell’aria».

«Diffidate dalle imitazioni dei furbetti – avvisa il botanico – Qualcuno vende per Catambra piante simili senza effetti benefici. Quella dei miei vivai ha impresso sul fusto un timbro indelebile e sulla chioma porta una etichetta antistrappo. Mi difendo così dalle imitazioni

La Catambra raggiunge il suo massimo effetto tra maggio e settembre. Naturalmente l’effetto repellente va di pari passo con la densità e la salute delle foglie che compongono la chioma.

Leggi anche: “Il Neem non piace alle zanzare”

Fonti:

http://www.ecoo.it

http://www.eugea.it

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O Valentino vestito di nuovo…Biancospino!

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Per me

“O Valentino vestito di nuovo come le brocche dei biancospini”

Valentino= Biancospino

e subito mi sento immersa in un mare di fiorellini bianchi nel giardino di mia nonna.

Cespugli molto più alti di me bambina con rami che cantano alla brezza dell’annunciata primavera.

Musica di insetti che portano i pollini per creare nuova vita.

Per me Valentino = Biancospino

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Il “Crataegus oxvacantha” per chiamarlo col suo nome scientifico, più noto come: spina santa, pruno aguzzo o ruga bianca, appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è un arbusto che cresce un po’ ovunque nei luoghi incolti, sulle scarpate, tra i cespugli, dalle rive dei fiumi fino alle pendici montuose.

I biancospini sono eccellenti alberi da siepe ed ornamentali i cui frutti, o pomi, vengono divorati dagli uccelli e i cui semi vengono poi diffusi con i loro escrementi.
Forse era un’usanza celtica, perché molto diffusa in Francia ed in Inghilterra, dove si riteneva che le barriere di rose selvatiche e di biancospino fossero un accesso segreto per l’altro mondo.

Poiché tuttavia i Celti non hanno lasciato testimonianze scritte, dobbiamo indovinare dalle contemporanee usanze greche e romane l’effettivo valore sacrale della pianta, che era considerata protettrice delle soglie e delle nozze. In caso di contaminazioni si accendevano torce di biancospino per purificare l’aria.

Molto significativa comunque è la leggenda inglese secondo la quale Giuseppe d’Arimatea, il membro del Sinedrio che aveva cercato d’opporsi alla condanna di Gesù e dopo la sua morte ne aveva raccolto il sangue nella famosa coppa, avesse piantato il suo bastone da viaggio a Glastonbury ed immediatamente ne fosse miracolosamente fiorito un biancospino.

Inutile ricordare che il luogo sorgeva in prossimità dell’antica “Avalon”,  il più importante centro di tradizioni medioevali, dove si diceva fosse sepolto Artù. Inspiegabilmente la pianta fioriva alla vigilia di Natale ed il giorno seguente un ramo veniva solennemente offerto in dono al re ed alla regina d’Inghilterra. L’usanza fu benignamente tollerata dalla Chiesa cattolica per più di mille anni.

Il biancospino è l’albero sovrano contro l’inferno ed i suoi accoliti. Le sue spine hanno funzioni protettive contro le negatività. Esso è considerato anche l’albero del maggio e della purezza e verginità. Secondo una leggenda celtica, addormentandosi sotto un biancospino nel primo giorno di maggio si corre il rischio di essere rapiti dalle fate.

Venne assunto ai tempi della rivoluzione francese come “albero della libertà”; tra il 1789 ed il 1792 in Francia ne furono piantati più di 60.000.

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Il Biancospino, noto anche come l’Albero delle Streghe, fa parte di una triade di alberi che si dice siano sacri alle Fate: Quercia, Frassino e Rovo, che, quando crescono insieme naturalmente, creano un luogo in cui è facile vedere le Fate.
Una volta si credeva che il Biancospino fosse il corpo trasformato di una strega che si era mutata nella forma di un albero. In realtà è più probabile che gli spiriti visti nel biancospino non fossero streghe mutaforme, ma Driadi o Fate degli alberi.
L’albero o il cespuglio di biancospino fatato ci ricorda la presenza delle Fate che vivono nelle vicinanze. Il biancospino fatato è sacro ed inviolabile, poiché segna i territori delle Fate, ed il terreno circostante è benedetto dalla sua presenza.
La saggezza popolare ci informa che è pura follia tagliare o danneggiare un biancospino, soprattutto se si tratta di un albero solitario che cresce in uno spazio aperto e segna il confine tra vicini, nei pressi di un pozzo sacro, di un cerchio delle fate o di una casa: abbattere un biancospino porta calamità e disgrazie, in quanto significa disonorare o non rispettare i territori delle Fate che vivono vicino a noi.
Onorando il sacro biancospino, gli abitanti del Mondo di Mezzo acquisiscono la capacità di curare e proteggere la santità di ogni aspetto della vita e, in questo modo, divengono più saggi. I giardini delle Sacerdotesse dell’Antica Religione contenevano almeno un cespuglio di Biancospino.
I Greci si servivano dei rami fioriti per adornare gli altari durante le cerimonie nuziali.

Usi magici del Biancospino:

I romani avevano dedicato questa pianta alla dea Flora che regnava sul mese di Maggio, il mese delle purificazioni e della castità, simboleggiata dal bianco dei fiori, ed era usata per decorare i Pali di Maggio, per accrescere la fertilità ed al medesimo scopo viene ancora oggi usata nei matrimoni, specie in Primavera. 

Utilizzata anche per scacciare il malocchio e la sfortuna, usavano adornare le culle dei neonati con piccoli rami fioriti per proteggerli dagli incantesimi.I pescatori lo portano con sé in un sacchettino di stoffa per assicurarsi un’abbondante pesca.

Indossato, ridona felicità in caso di tristezza o depressione.


Piantato in un vaso o nel giardino di casa, protegge dai fulmini e dagli spiriti malvagi e preserva le case dai danni derivanti dalle tempeste.

Personalità dei nati sotto il segno del Biancospino

Temperamento creativo, mobile, rapido, un po’ infantile. Più che del compagno si innamora dell’amore ma, troppo volubile e curioso per fermarsi a lungo, si lascia sedurre per poi fuggire in cerca di un altro fiore.

Fonti:

https://giardinodellefate.wordpress.com/fate/le-fate-e-la-natura/

http://www.studioemys.it/Pavia.html

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Cosa sarà…oh, cosa sarà…

Jimmy Lawlor - Tutt'Art@ (11)

cosa sara’
che fa crescere gli alberi la felicita’
che fa morire a vent’anni
anche se vivi fino a cento


cosa sara’

a far muovere il vento
a fermare un poeta ubriaco
a dare la morte per un pezzo di pane
o un bacio non dato


oh cosa sara’

che ti svegli al mattino e sei serio
che ti fa morire ridendo di notte
all’ombra di un desiderio


oh cosa sara’

che ti spinge a domare una
donna bassina perduta
la bottiglia che ti ubriaca
anche se non l’hai bevuta

cosa sara’
che ti spinge a picchiare il tuo re
che ti porta a cercare il giusto
dove giustizia non c’e’

cosa sara’
che ti spinge a comprare di
tutto anche se è di niente che hai bisogno

cosa sara’
che ti strappa dal sogno


oh cosa sara’
che ti fa uscire di tasca dei
no non ci sto ti getta nel mare
ti viene a salvare


oh cosa sara’
che dobbiamo cercare
che dobbiamo cercare

cosa sara’

che ci fa lasciare
la bicicletta sul muro
e camminare la sera con un amico
a parla del futuro


cosa sara’

questo strano coraggio
paura che ci prende
che ci porta a ascoltare
la notte che scende


oh cosa sara’

quell’uomo e il suo cuore benedetto
che e’ sceso dalle scarpe e dal letto
si e’ sentito solo
e’ come un uccello che in volo
e’ come un uccello che in volo
si ferma e guarda giu’

Lucio Dalla

http://youtu.be/UNlS7qfMDl4

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* click…click …click …basta un click!

click  >>>>click
Io vedo la vita come un susseguirsi di esperienze che mi insegnano a capire me stessa  e quando, con chi e dove voglio arrivare.
Ho capito che ogni esperienza mi porta qualcosa di nuovo, che  arricchisce e allarga la mia percezione.
E’ la curiosità che mi spinge, scoprire cosa mi aspetta e a mettermi in gioco.
Se mi trovo a considerare una esperienza un problema, prima lo metto in dubbio: “problema”?
Poi… fermi tutti!
Lo inquadro in una immagine, una foto immobile e ci guardo dentro.
Sono perplessa…
Voglio trovare la soluzione, sono certa che c’è da qualche parte, è lì , e prima o poi mi salterà agli occhi..
click!
Sapere e conoscere oltre l’evidenza mi appassiona.
E più conosco più voglio conoscere e così ho un bagaglio di risorse che cresce.
A me piace avere un obbiettivo.
Programmare e lavorare con tutte le mie capacità per raggiungerlo.
E credere fermamente che ciò è possibile.
Henry Ford diceva: “tu puoi credere di farcela, o puoi credere di non farcela: in entrambi i casi, i fatti ti daranno ragione.”
click!
Per me esistono obiettivi. Non più grandi o più piccoli: tutte le cose sono grandi se le faccio con piacere e con amore. E ci penso ogni giorno. A farle con amore, intendo.
E mi sento felice. Ma sì, usiamola questa parola così banale,  ma così efficace e così evidente in chi ci si sente!
Siamo attratti dalle persone felici. Ma un conto è stargli intorno: un conto è chiedersi come fanno ad essere felici. Non cosa gli è capitato. Come fanno.
Io me lo sono chiesto.
Io ho guardato al mondo e alla vita con la fiducia in quello che verrà.
click!
Ho puntato su me stessa, ho difeso le mie convinzioni anche quando tutto sembrava essermi contro, mi sono fatta un’immagine di me felice nella luce e l’ho considerata l’obbiettivo di quella esperienza.
Ho seguito le mie intuizioni , e mi sono detta che avevo ragione io.
Ho scelto di essere io a stabilire l’itinerario del viaggio.
Con le mie scelte di ogni giorno, passo dopo passo.
Ogni vita è un cammino. Ogni momento è  una scelta che cambia la strada verso quello che vuoi.
Può essere la vista di un fiore che sboccia, un sentimento improvvisamente più intenso, una musica fino ad allora sconosciuta, un incontro con una persona tra la folla.
Può essere oggi, domani o un ricordo di ieri. Ognuno incappa ogni giorno in milioni di momenti.
C’è una porta per tutti che si apre su quel cielo azzurro che contiene tutti i desideri realizzati dell’umanità. Una via d’uscita che può essere l’entrata in una altra dimensione dell’esistenza, più ricca di scelte consapevoli .
click!
Il buio è un’illusione generata dalla paura.
E’ una momentanea mancanza di luce sulla realtà.
E’ come stare in una stanza e spegnere la luce.
E’ un gesto banale, quotidiano…come quello di rientrare nella stanza e riaccendere la luce. E trovare quello che ci serve. E questa non è una metafora. E’ con l’attenzione ai piccoli gesti, ai piccoli pensieri che cambiamo le cose, in noi e intorno a noi.
C’è un intero universo  a mia disposizione. Posso sempre spingere l’interruttore.
E’ solo un click, e sono perfettamente in grado di farlo.
E scopro che  la soluzione è proprio li, a portata di mano, anzi di click, anzi c’era già, aspettava la mia attenzione. E dopo tutto sarà diverso, sarà come vederci più chiaro.
E mi ricordo di farlo ogni giorno.
Non ci sono fallimenti ma soltanto risultati.
 
Dipende quanto siamo disposti a cambiare il punto di vista.
Love Laurin

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* 2 febbraio, il giorno dell’orso

” Il  2 febbraio è uno di quei giorni, dispiegati nel calendario, utili, in base alle credenze popolari, per trarre auspici per il futuro, per predire l’esito dei raccolti. In fondo, da un punto di vista tecnico-agricolo, è effettivamente importante che, in certe fasi dello sviluppo del grano e della vite, le condizioni meteorologiche siano favorevoli.”

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In alcuni luoghi viene chiamato “Giorno dell’orso“.

In questo particolare giorno, l’orso si sveglierebbe dal letargo e uscirebbe fuori dalla sua tana per vedere come e’ il tempo e valutare se sia o meno il caso di mettere il naso fuori: se il tempo è nuvoloso annuncia con tre salti l’arrivo della primavera, se viceversa il tempo è chiaro e soleggiato l’orso torna a dormire nella tana.
Un proverbio piemontese in questo senso recita:
se l’ouers fai secha soun ni, 
per caranto giouern a sort papì”
(“Se l’orso alla Candelora fa saltare la paglia (il giaciglio) si rientra nell’inverno”).
In altre regioni, viene utilizzato il lupo o il leone come protagonista simbolico di questo proverbio che esplora le dinamiche interne della terra, che proprio nel momento di maggior gelido, ricominciano a risvegliare gli elementi assopiti, e quindi al di sotto di una superficie brulla corrisponde una vita intensa.

Non è un caso se il termine febbraio derivi dal latino februus (“purificante”), associato al periodo annuale di purificazione e quindi di rinascita.
Un altro proverbio simile al primo, ma meridionale in questo caso, sostiene che se il due Febbraio il tempo è buono, l’orso ha la possibilità di farsi il pagliaio e quindi l’inverno continua.
L’orso era anche protagonista di alcuni riti rurali del mese di febbraio, collocati nel ciclo agreste/vegetativo: al termine di una caccia simulata, l’orso viene catturato e portato all’interno del paese dove viene fatto oggetto di dileggi e di scherzi. L’epilogo può variare dall'”uccisione” dell’orso alla sua liberazione/fuga e ritorno alla natura. La figura dell’orso è rivestita da qualcuno del luogo che non deve essere riconosciuto fino alla fine della rappresentazione rituale.
In tempi remoti  un montanaro/domatore andava in giro da un paese all’altro facendo ballare l’orso nelle piazze, celebrando il  ritorno della luce e della bella stagione, con la sconfitta delle forze del buio e del freddo. In seguito questo uso scomparve e in alcuni paesi, per mantenere la tradizione, l’orso fu sostituito da una persona appositamente mascherata che ripeteva la stessa pantomima.

Altre celebrazioni del “ giorno dell’orso” e altre usanze.

Nel periodo di Carnevale, un uomo veniva mascherato da orso e tirato con una catena o una corda per le strade, dove veniva schernito e bastonato.
Sempre nel periodo di carnevale, un personaggio mascherato da orso apriva la sfilata in costume, e in questa “rappresentazione” veniva mostrato pure il giaciglio asciutto dell’orso
Si celebra anche  la “festa dell’orso“: qualche giorno prima della ricorrenza, i cacciatori con il volto annerito, andavano alla ricerca dell’orso, che (un uomo travestito) veniva immancabilmente trovato la sera della vigilia. Cacciatori, “orso”, e domatore visitavano le stalle e le osterie con il pretesto di spaventare la gente (e le ragazze) si lasciavano andare a trasgressive bevute. Il giorno dopo, l’orso compariva in paese e, dopo aver fatto il giro della borgata, ballava con la ragazza più bella prima di scomparire per ritrasformarsi in uomo.
In Puglia, chi impersonificava l’orso girava per le vie del paese, fermandosi nelle piazze: lì, al suono di tamburi, si metteva a ballare la tarantella, tra i presenti disposti in cerchio che battevano le mani a tempo e lo punzecchiavano e colpivano con qualche sberla. A volte, a seconda del tempo, l’orso imitava o no l’atto del costruire il suo rifugio (u pagghiar’).
Questi riti riproponevano comunque una tradizione antica che celebrava la festa del ritorno della luce e della bella stagione, con la sconfitta delle forze del buio e del freddo.

Nello svolgimento di questi riti traspare la simbologia dell’orso (che con l’inverno va in letargo e si risveglia a primavera), interprete della forza primitiva della natura. L’orso può anche essere accostato alla figura dell'”uomo selvaggio”. In entrambe le raffigurazioni rappresenterebbe comunque il binomio natura – uomo.

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Ci saranno ancora sei settimane d’inverno o la primavera arriverà in anticipo?

Chiedetelo a Chuck, la marmotta dello Staten Island Zoo che come ogni anno farà la sua previsione.
L’appuntamento con Chuck è fissato per il 2 febbraio, il “Groundhog Day“, cioè il giorno della marmotta, una festa celebrata ogni anno sia negli Stati Uniti che in Canada, nel corso della quale si osserva il rifugio della marmotta prestando attenzione a quando farà capolino dalla sua tana. Se Chuck vedrà la sua ombra ci saranno altre sei settimane d’inverno, mentre se non la vedrà significa che la primavera arriverà presto. Chuck e la sua famiglia hanno predetto correttamente la fine dell’inverno 23 volte negli ultimi 30 anni.
A New York ogni anno per il giorno della marmotta il sindaco Bloomberg va a fare visita a Chuck allo zoo di Staten Island per leggere il responso. E’ ormai una tradizione consolidata!

Leggi anche: “ Il giorno della marmotta”

http://marisamoles.wordpress.com/2013/02/02/la-madonna-candelora-e-la-primavera-che-verra-tardi/

Fonti:
http://www.lucedistrega.net/documenti/feste-candelora.htm
http://www.nyc-site.com/newyork/nymag-eventi/3386-nel-giorno-della-marmotta