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I miei auguri per Natale!

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Buon Solstizio! Happy Yule!

foto di Laurin

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Donne e champagne: Madame Clicquot Ponsardin




Mia nonna era astemia. Ma quando si brindava per le occasioni partecipava. ”Champagne? Sì solo un goccetto eh…Meno! Meno!” e porgeva un calice piccolo piccolo speciale per lei. “ Mi vengono i sudorini al naso!” e strizzava gli occhi ! Tutti a ridere!!! e lei si pavoneggiava nel suo vestito rigorosamente di seta in una nuvola di profumo alla violetta…L’atmosfera riscaldava il mio cuore di buoni propositi…

Il 16 dicembre 1777 nasceva Madame Clicquot Ponsardin, la famosa Veuve Clicquot, imprenditrice francese trasgressiva e rivoluzionaria, che è stata la prima signora dello champagne. In un’epoca in cui le donne avevano un ruolo molto limitato nella società e meno che meno nell’economia, ha dimostrato un talento straordinario per gli affari e un coraggio fuori dal comune.

Audace, pioniera e innovatrice, ha ereditato, a soli 27 anni, l’azienda vinicola del marito defunto trasformandola in un marchio che, ancora oggi, è tra i più rinomati.

Per prima ha creato il Millesimato e il Rosè.

È lei che ha reso il colore del famoso vino più limpido inventando la tecnica del Remuage, per eliminare i depositi al termine del processo di rifermentazione.

Con antesignane strategie di marketing ha deciso l’immagine dei suoi prodotti e sperimentato ricette che si adeguassero ai gusti dei paesi destinatari.

Per prima, infatti, ha esportato lo champagne in tutto il mondo, Stati Uniti compresi. È rimasta nella storia la sua strategia, nel 1814, per contrabbandare in Russia 10.000 bottiglie di Champagne nonostante l’embargo di Napoleone.

Una vera leggenda!

“Il Remuage consiste nella rotazione quotidiana di mezzo giro delle bottiglie per fare in modo che i sedimenti (lieviti esausti) scivolino fino al collo della bottiglia, lasciando il vino completamente limpido”

Fonte

(17) Il 16 dicembre 1777 nasceva Madame Clicquot… – Una donna al giorno | Facebook

Remuage e dégorgement due momenti chiave per Champagne e Metodo Classico | WineExpert

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31 ottobre! Un anniversario, ieri oggi e domani, da sempre e per sempre! E’ il momento di guardare oltre i confini dei mondi!

Foto di Laurin

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A chi non piacciono le castagne! Ma non mangiate quelle “matte”!!!!

Nel giardino della villa di campagna del nonno, nelle colline astigiane, c’era un enorme ippocastano che alle prime sventolate di ottobre faceva cadere una pioggia di castagne lucide e profumate.

A noi bambini veniva proibito tassativamente di mangiarle e noi di nascosto davamo una leccatina e aspiravamo con voluttà quell’odore acre di muschio e mistero.

Il nonno le chiamava le castagne “matte” e ne metteva una nelle nostre tasche , anche nelle sue, che erano un rimedio sicuro contro il raffreddore.

Secondo la tradizione popolare contadina tenere una castagna in tasca aiuta a prevenire il raffreddore.

Ma attenzione ! La castagna da utilizzare per tenere alla larga il raffreddore non è quella che comunemente conosciamo, ma la castagna d’india o “di cavallo”, la cosiddetta castagna matta!

Si tratta di quelle castagne lucide e tonde che sono il frutto (non commestibile e tossico) dell’ ippocastano, non dunque quello del castagno.

La tradizione vuole che si tenga nella tasca del cappotto per tutto l’inverno in modo tale da evitare i malanni ma c’è anche chi ritiene sia sufficiente conservarla in auto, sulla scrivania o in borsa.

Le origini della credenza derivano dalle proprietà che hanno le castagne matte nel lenire i sintomi di raffreddore e asma nei cavalli. Gli esseri umani, però, non possono in alcun caso ingerirle in quanto sono tossiche e di conseguenza pericolose.

Il principio attivo interessante per il trattamento del raffreddore è l’escina che queste castagne contengono e che ha azione antinfiammatoria oltre che utile a favorire il drenaggio linfatico e la permeabilità capillare.

Le castagne soprannominate dai latini ghiande di Zeus” perchè questo albero evocava il dio supremo, reggitore dell’universo, grazie al suo tronco corto ma possente ed ai rami che si allargano in tutti i sensi

Un albero cosmico? Forse!

Dal punto di vista simbolico, il castagno rappresenta l’unione del maschile e del femminile: l’uno determinato dalla maestosità della chioma e dalla possanza del tronco; l’altra dal frutto, che determina il nutrimento e, dunque, la vita.

L’albero di castagno raffigura la celebrazione della vita nella sua semplicità e concretezza. Nella simbologia araldica, il castagno rappresenta la virtù nascosta (come il suo frutto) e la resistenza (come il suo legno).

Nella tradizione popolare italiana, il Castagno è simbolo di previdenza e generosità, per la sua capacità di donare frutti in grado di garantire un sostentamento per l’intera stagione invernale.

Oltre a costituire una fonte di nutrimento essenziale per i vivi, le castagne fin dall’antichità sono sempre state considerate anche cibo per il giorno dei morti nelle celebrazioni di quelle festività

In alcune zone della Francia e dell’Italia da qualche parte é ancora  in uso consumare castagne nel giorno di Ognissanti, in corrispondenza a Samhain, la festività celtica legata dall’apertura dei confini tra i mondi e all’inizio del nuovo anno lunare.

Nella tradizione popolare le castagne costituiscono il pasto rituale della veglia del giorno dei morti, e in certe case si lasciano le castagne sul tavolo, come omaggio ai defunti.

Nella Vienne, in Francia, durante la notte che precedeva il 31 ci si riuniva nei castagneti per cuocervi le castagne.

Il Castagno è governato da Giove (funzione primaria) e da Venere (funzione secondaria) ed è legato alla fonte dell’Energia Ancestrale che secondo i Cinesi e gli Egizi esce dai reni, si dirige verso gli organi genitali e risale lungo il meridiano posteriore e anteriore fino alla sommità del cervello, per entrarvi e uscire di nuovo terminando nell’interno del labbro superiore e inferiore.

I frutti nei sogni sono sempre legati alla vita e all’abbondanza, ma le castagne nei sogni enfatizzano questi significati, perchè concentrano in una forma piccola, nutrienti, calorie e zuccheri.

La polpa e la farina che se ne ricava, al pari del pane nei sogni può essere considerata nutrimento per eccellenza, cibo indispensabile per sopravvivere, come accadeva alle popolazioni montane che, grazie alle castagne ed alla farina di castagne conservate durante l’autunno, superavano i periodi di carestia dell’inverno.

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Uno degli alberi più famosi e vecchi d’Italia è il Castagno dei Cento Cavalli, che vive forse da più di tremila anni nel comune di Sant’Alfio, sulle pendici dell’Etna. Si narra che sotto i suoi rami trovarono rifugio durante un temporale Giovanna d’Aragona e i cento cavalieri che l’accompagnavano per una gita sul vulcano.

modi di dire e proverbi: “prendere in castagna” ” cavar le castagne dal fuoco con la zampa del gatto” ” gli è avanzato men di una castagna”

(e che dire del “marron glacé”….mmmmmm)

Fonti:

https://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/castagna-in-tasca-raffreddore

https://www.greenme.it/informarsi/natura-a-biodiversita/castagno-cento-cavalli-leggende/

Alfredo Cattabiani “ Florario”

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Segni nel cielo… Coincidenze?Sincronicità?Niente per caso?

Il 29 settembre è la festa dedicata agli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele…

Gli arcangeli che siedono accanto al trono di Dio e che insieme all’Arcangelo Uriel dominano i quattro elementi fisici che compongono la materia. Attraverso gli elementi portano la vita in ogni cellula del Tutto!

Michael, il FuocoGabriel, l’AcquaRaphael, la TerraUriel, l’Aria

Sono i governatori delle Gerarchie Angeliche che operano sulla Terra.

Coincidenza? Ci osservano e ci sostengono ?

2 foto di Laurin

Fonte delle notizie:https://www.facebook.com/mariarosaria.iuliucci/

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La Luna piena in Pesci del 18 settembre 2024

foto di Laurin

L’energia di questa Luna Piena esplode potente e irrradia le piccole nuvole che non riescono a celarla.

Ci consiglia di guardare indietro solo per apprezzare gli insegnamenti ricevuti dalle nostre esperienze.

Ci invita a cogliere le opportunità per costruire il futuro con saggezza nelle scelte e di farle passo dopo passo.

E’ la fine di un ciclo per tutti noi e il prossimo equinozio d’autunno porterà ulteriore consapevolezza del ruolo di ognuno di noi nella fase del rinnovo e del cambiamento.

Love Laurin

( foto di Laurin )

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Fate a Ferragosto…

E ricordo le estati passate in campagna dal nonno e i pomodori dell’orto diventavano rossi rossi e ancora sento quel profumo di sole e la polpa succosa tra i denti…

E ricordo il canto delle cicale che aumentava quando il caldo saliva come un monito a correre all’ombra e loro mandavano bagliori multicolori dietro le foglie della grande quercia…

E il fresco accogliente delle stanze rigorosamente con le persiane chiuse che agitava le tende di lino profumate di pulito dove il pomeriggio tutti andavano a riposare…per me il momento di aprire il mio libro preferito…

E la dolcezza esagerata dell’uva stesa sul tavolo nella grande veranda per essere matura al punto giusto da essere una squisita merenda…pane e uva mmmmmm..e che correva il rischio di finire prima del previsto..

E le notti stellatissime che si stava sul terrazzo verso la valle tutti insieme ad ascoltare la cugina grande che raccontava le storie delle fate della notte che sarebbero arrivate da un momento all’altro scendendo dalle stelle cadenti…

E…

Ah dimenticavo … ero venuta qui per augurare come una fata che esaudisce ogni desiderio…

a tutti, ma proprio tutti !

Ovunque voi siate!

E ricordo le estati….( continua)

Love Laurin

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Lo spettacolo celeste di Agosto è di 50 meteore all’ora…

Guardando il cielo in una notte d’agosto, mentre il canto di un grillo interrompe il silenzio e un cuculo fa il suo verso, e la rugiada notturna mi avvolge i piedi sull’erba umida…ecco una…due…quante stelle cadenti…

Qual rugiada e qual pianto, quai lacrime eran quelle, che sparger vidi dal notturno manto e dal candido volto delle stelle?( Rime – Torquato Tasso )
A qui donc le grand ciel sombre Jette-t-il ses astres d’or? Pluie éclatante de l’ombre, Ils tombent… encore! encore!
A chi il gran cielo cupo getta i suoi astri d’oro? Pioggia sprizzante dall’ombra, cadono…ancora! ancora!
( Les étoiles filantes – Stelle cadenti di Victor Hugo )
La tradizione  indica il 10 Agosto come notte migliore per l’osservazione dello sciame meteorico delle Perseidi, chiamate familiarmente “lacrime di San Lorenzo”,  ma è sempre utile ricordare che si possono osservare  da fine Luglio ad oltre la metà di Agosto.
Questo fenomeno, che fu registrato già dai cinesi nel 36 d. C., trovò spiegazione solo nel 1856, grazie all’astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli, che riuscì ad associarlo ad una cometa, la Swift-Tuttle. Quando la Terra incrocia nella sua orbita i detriti lasciati da questa cometa possiamo osservare le più famose meteore dell’anno.
Quindi  queste “stelle cadenti” in realtà sono “polveri” e piccoli detriti che “cadendo” ad altissime velocità contro la nostra atmosfera la ionizzano e quindi la “illuminano”.
Le Perseidi sono meteore molti veloci, impattano nell’atmosfera a circa 60km/s (216.000 km/h!), possono lasciare scie abbastanza persistenti che resistono per alcuni secondi.
Il nome deriva dal loro radiante, ovvero dal punto da cui sembrano provenire queste meteore,  situato nella costellazione del Perseo, che in Agosto vedremo sorgere intorno alle h22,30.
Più è alto nel cielo il radiante, maggiore sarà il numero di meteore visibili.
Il 2024 è un anno estremamente favorevole per l’osservazione di questo “spettacolo celeste”.
Nel momento di massima attività è prevista la visibilità di oltre 50 meteore  all’ora!
Questa notte è da tempi immemori dedicata al martirio di San Lorenzo e le stelle cadenti sono le lacrime versate dal santo  che vagano eternamente nei cieli, e scendono sulla terra solo nel giorno in cui Lorenzo morì, creando un’atmosfera magica e carica di speranza. In questa notte infatti si crede che si possano avverare i desideri di tutti coloro che si soffermino a ricordare il dolore di San Lorenzo.
Il mese di agosto rappresenta  il momento di maggiore espansione sia della natura, sia dei percorsi di evoluzione interiore.
In origine la festa di Ferragosto non cadeva solo il 15 del mese, come ora, ma durava un lungo periodo.
Il nome della festività risale al 18 a. C., quando Augusto, imperatore romano, riunì una serie di celebrazioni estive in onore di varie divinità ed istituì le Feriae Augusti imprimendovi il proprio nome.
Una delle celebrazioni più importanti che costituivano le Feriae Augusti era quella dedicata Diana, il 13 di agosto: alla festa al Tempio di Diana sul colle Aventino, poteva partecipare tutta la popolazione romana, infrangendo per un giorno, la regola della distanza tra classi.
Diana era la dea legata alla vita nei boschi, alle fasi lunari e alla maternità. Proprio per quest’ultima sua qualità, le donne le offrivano tavolette votive implorando la benedizione di un parto senza difficoltà.Nell’epoca attuale, in agosto. si aggiungono le festività cristiane di San Lorenzo ( che coincide con la prima notte delle Perseidi) e dell’Assunta.
Del resto il mese era già sacro ai celti, che in questo periodo celebrano il dio Lugh, lo “splendente”, o “colui che è abile in tutte le arti”, il raccolto, la mietirura e il volgere della seconda metà dell’anno.
I greci celebravano le gesta di Ercole trionfatore, la cui festa si teneva il 12 agosto.
Inoltre oggi in agosto si verifica un rilevante fenomeno non solo astronomico, che nell’antichità si verificava in Luglio: Il levare eliaco di Sirio

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Un astro si leva eliaco, ossia con il Sole, quando, per la prima volta nell’anno, si rende visibile per un istante prima del sorgere del Sole per scomparire subito dopo nei bagliori dell’alba.
In altre parole significa sorgere in congiunzione con il Sole precedendolo in condizioni di visibilità. Procedendo nel moto annuale verso oriente nella sfera celeste il sole s’allontana a poco a poco dalle stelle occultate dalla sua luce così che queste si rendono per la prima volta nuovamente visibili per pochi istanti, all’orizzonte orientale poco prima del levare del sole.
Gli antichi chiamavano la richiesta profondità del sole sotto l’orizzonte ‘arco di visione’.
Il caso più favorevole per le stelle fisse è costituito da Sirio, Alfa del Cane maggiore, perchè è l’astro più luminoso.
La sacralità di Sirio, la Sothis greca e Septet egizia, è confermata da secoli di osservazioni accurate fin dalla remota antichità, quando, nel 5500 a.C., il sorgere eliaco di Sirio, che all’equinozio di primavera si presentò a 0° di Ariete, al punto gamma, segnò l’inizio dell’Età esiodea, del Ferro, del Kali-Yuga.

Nell’antichità Sirio era cantata come Venere del Mattino, colei che accompagna la barca di Ra, con frequenti confusioni con il pianeta Venere: stella del mattino, guida dell’uomo, iniziatrice di era… Stella imperitura… Stella infaticabile.
La devozione alla Stella del Mattino prosegue nel medioevo cristiano, simbolo di Maria Vergine.
Infatti  la seconda metà dell’estate si svolge sotto la dominanza zodiacale del Leone e della Vergine, emblemi rispettivamente del Cristo e di Maria.
San Bernardo riporta in auge l’inizio del cammino iniziatico nel nome di Maria Nascente, la Iside che nasce eliaca, dedicandole le chiese borgognone e le cattedrali gotiche.
Il cammino dei pellegrini verso S. Giacomo di Compostela si compiva attraverso la Provenza e la Galizia finchè non sorgeva
Sirio, la portatrice di Fuoco, Luciferus, la stella del Mattino.

Per ogni scia nel cielo un desiderio che si può avverare…

un desiderio è solo l’obiettivo che voglio raggiungere…

è l’inizio del mio progetto per ottenerlo…

con la mia volontà posso ottenere ciò che desidero…è possibile!

e le stelle mi forniscono l’energia… tutte le stelle…

Fonti:
http://www.ilcalderonemagico.it
Alfredo Cattabiani, Calendario
http://www.centrostudilaruna.it
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Divieto di accesso alle zanzare …

Alla domanda “ a che servono le zanzare” ho sempre risposto che fanno parte dell’ecosistema!

Non mi sono mai piaciuti i ragni, nemeno finti, ma rispettando la loro ragione di esistere come parte dell’ecosistema (?) ho sempre fatto in modo di far loro prendere una strada ( dalla finestra) più adatta a continuare la loro esistenza! Purchè lontano da me!

Non ci sono mai riuscita con le zanzare…

Comunque …Alle zanzare non piacciono queste piante…

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La citronella resta indubbiamente la pianta dal più alto potere anti zanzare! si tratta di un arbustiva perenne che cresce come un cespuglio. La sua forma ricorda un morbido cuscino e le sue foglie ricordano dei fili d’erba giganti.

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Il rosmarino ha anche un forte potere anti zanzare: potrete creare delle siepi basse profumatissime. Il rosmarino inoltre fiorisce durante il periodo estivo: dovrete solo ricordarvi di potarlo per dare una forma ordinata al suo cespuglio. Non avrete più zanzare ma avrete sempre a portata di mano un’erba aromatica preziosissima in cucina!

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Un cespuglio di lavanda è un potente anti zanzare: coltivate in piena terra la lavanda e avrete un cespuglio coloratissimo per tutta l’estate! Scegliete il famoso “lavandin” (Lavandula Hybrida), tra tutte la specie di lavanda più profumata in assoluto!

Per una bordura colorata che protegga il vostro giardino dandogli un vivacissimo colore, scegliete invece la calendula: seminatale in piena terra ai bordi di cespugli e non solo le zanzare ma anche tanti altri parassiti delle piante se ne staranno alla larga!

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Una pianta di eucalipto vi aiuterà a tenere lontane le zanzare, ma coltivatela in giardino solo se saprete dedicargli le giuste attenzioni: è infatti una pianta che arriva anche ai 25 metri e per essere sicuri che non raggiunga una tale altezza dovrete procedere a una regolare potatura nel periodo primaverile!

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La Catambra è una pianta che grazie all’elevata concentrazione di catalpolo (una sostanza naturale) esercita una potente azione repellente contro zanzare ed insetti volanti a sei zampe.
Caratterizzata da contenuto in catalpolo quattro volte superiore (confermato da analisi hplc) che conferisce effetto repellente sulle zanzare e quindi mezzo assolutamente biologico.
La catambra quindi non è solo una bella pianta ornamentale ma risulta essere particolarmente efficace contro zanzare e altri insetti fastidiosi. L’azione respingente si esplica per un raggio pari a circa il doppio della sua chioma. Essa può  essere utilizzata sia negli ambienti chiusi che all’aperto; non necessita di particolari cure, vive bene sia all’ombra che al sole, non teme il gelo, non richiede potatura e, può raggiungere l’altezza massima di 3,5 metri. Questa pianta è il risultato del progresso delle nuove biotecnologie che permette di individuare anche nelle piante ornamentali scopi utilitaristici che vanno al di la dell’estetica e della funzione di abbellimento.
In questo senso il panorama degli obbiettivi che ci propone il futuro non ha limiti, proprio perchè oggi  la sensibilità alla salvaguardia dell’ambiente e della propria salute è fenomeno largamente percepito, le piante a difesa della qualità della vita stanno riscuotendo interesse e successo.

Giovanni Ambrogio, papà della Catambra. crede a un eterno paradiso terrestre. Crede che il buon Dio, con il regno vegetale, ci conceda cibo ed ogni rimedio, solo a saperli scovare.  Da qui la scoperta della ornamentale Catambra, avvicinabile a un clone della catalpa selvatica, pianta portainnesto in tre possibili punti: alla base, a un metro e mezzo d’altezza, sopra i due metri.
Nasce la Catambra e dopo breve acclimatamento rilascia il catalpolo (famiglia glicosidi fenitil- alcoolici) che respinge le zanzare per l’odore, quattro volte superiore a quello sprigionato della catalpa.

Nell’anno la Catambra mette e perde le foglie, ma non fiorisce come la pianta madre.Non ha semi, né si riproduce; resta esemplare unico.

Una lettera del Cnr di Bologna, fra le tante, ne testimonia i pregi: «Piantare la Catambra è un modo efficace per combattere le zanzare e ridurre l’eccesso di anidride carbonica nell’aria».

«Diffidate dalle imitazioni dei furbetti – avvisa il botanico – Qualcuno vende per Catambra piante simili senza effetti benefici. Quella dei miei vivai ha impresso sul fusto un timbro indelebile e sulla chioma porta una etichetta antistrappo. Mi difendo così dalle imitazioni

La Catambra raggiunge il suo massimo effetto tra maggio e settembre. Naturalmente l’effetto repellente va di pari passo con la densità e la salute delle foglie che compongono la chioma.

Leggi anche: “Il Neem non piace alle zanzare”

Fonti:

http://www.ecoo.it

http://www.eugea.it