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* Uffa l’8 marzo!

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Mi piacciono le mimose.

Il loro colore giallo dorato e luminoso è l’annuncio della primavera
Non mi piacciono le celebrazioni che accontentano la coscienza di chi di coscienza ne ha poca.

Mi piacciono le mimose.

Il giallo dorato si accende al primo calore del sole di stagione.
Non mi piace che si divida l’umanità in categorie.

Mi piacciono le mimose.

Spontaneamente offrono il loro profumo inebriante.
Non mi piace che si creino delle categorie incasellate per sempre  in un luogo senza sfumature.

Mi piacciono le mimose.

I fiori sono soffici, impalpabili eppure consistenti.
Non mi piace che si voglia ricordarmi chi sono e cosa faccio solo un giorno all’anno.

Mi piacciono le mimose.

Mi piacciono tutti i fiori e i loro colori, mi piace la natura che spontaneamente offre colori e profumi da sempre e per sempre.

Mi piace credere che l’umanità intera, pur con le sue diversità,

cammini insieme in armonia
per costruire  il futuro.

Ieri, oggi e domani.

opera di Oscar-Claude Monet (1840-1926)

Leggi anche:” non solo mimose”

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* Sebben che siamo donne:Il voto delle donne italiane per la Repubblica

IL 1° FEBBRAIO DEL 1945 VIENE RICONOSCIUTO, PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, IL DIRITTO DI VOTO ALLE DONNE…

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Pochi mesi prima della conclusione del secondo conflitto mondiale, il secondo governo Bonomi – su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi – introduceva in Italia il suffragio universale, con Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio 1945, “Estensione alle donne del diritto di voto”.


A 154 anni dalla “Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine” firmata da Olympe de Gouges che purtroppo le valse – nel 1793 – la ghigliottina, in Italia finalmente le donne si poterono recare alle urne.

Una prima volta che assunse una valenza ancor maggiore poiché avvenne in occasione del Referendum del 2 giugno 1946 in cui gli italiani furono chiamati a scegliere fra Monarchia e Repubblica.

Si trattava di un diritto riconosciuto tardivamente nel panorama occidentale; non solo, ma si trattava, in un certo senso, di un diritto “concesso”.

La struttura del decreto era la seguente:

l’art. 1 ne sanciva l’esercizio alle condizioni previste dalla legge elettorale..;

l’art. 2 ordinava la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili;

l’art. 3 stabiliva che, alle categorie escluse dal diritto di voto, dovevano aggiungersi le donne indicate nell’art. 354 ,..ovvero le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati“.

Il Decreto n. 74 “Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente“, sanciva – un anno più tardi – la loro eleggibilità.

Le Donne italiane votarono effettivamente per la prima volta in occasione delle elezioni amministrative di marzo – aprile 1946 e del succesivo Referendum Repubblica-Monarchia del 2 giugno.

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La Costituzione garantiva l’uguaglianza formale fra i due sessi, ma di fatto restavano in vigore tutte le discriminazioni legali vigenti durante il periodo precedente, in particolare quelle contenute nel Codice di Famiglia e nel Codice Penale.

Ad onor del vero, in Italia, le donne potevano gia votare – solo per le amministrative – sin dal 1924. Benito Mussolini sulla carta le aveva riconosciuto il diritto di voto al fine di dimostrare che non temeva l’elettorato femminile, anzi.

Fu però solo un atto di pura demagogia, in quanto la dittatura aveva già deciso la proibizione di qualsiasi elezione per comuni e province, sostituendoli con i podestà ed i governatori.

n Francia, tale decisione venne presa con qualche mese di anticipo, per l’esattezza il 21 aprile del 1944, ma con essa anche la possibilità alle donne di essere elette.

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Ma facendo un passo indietro, questo passo segnò il definitivo ingresso della donna come punto di riferimento nella società di allora? La risposta è no.

Il diritto di voto non garantì un diritto di cittadinanza consolidato.

Sul lavoro il cammino fu molto più arduo, attraverso un percorso di emancipazione che arrivò almeno fino al 1963, quando entrarono nella magistratura prendendo possesso di ogni tipo di carica.

Fino ad allora le donne si accontentarono di ruoli “scartati” dall’uomo. Accrebbe sicuramente il numero di insegnanti nelle scuole, a conferma della qualità e della necessità di una formazione al femminile per i propri figli.

Il diritto di voto resterà una pura formalità fino a quando le strutture politiche non saranno popolate da donne libere

Una donna può – anzi deve – essere ambiziosa, cosa diversa dall’esser competitiva. L’ambizione significa dire “so che sarei capace di…” e uscire dalla corazza di timidezza che inibisce ogni passo avanti.

Le donne non sono nate né per essere modeste, né per essere sottomesse.È non elemosinare il diritto.

Non è sufficiente il diritto di voto per sbloccare le libertà sociali.

A titolo di esempio servono due occhi per vedere la profondità del mondo in cui viviamo. Con un occhio solo il mondo viene percepito piatto. Lo stesso per quello che udiamo: con un orecchio solo non si percepisce da dove proviene la voce, anche in questo caso il suono si appiattisce.

Fonti:

http://www.facebook.com/

www.freeopinionist.com/

 

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* Cè un regalo che dura per sempre!

Ho voluto pensare ad un regalo che duri per sempre...un regalo per me!
Per quando sono triste e mi sembra che tutto il mondo mi crolli addosso…capita, no?
Come la copertina di Linus….lui ce l’ha sempre a portata di mano…per tutto l’anno, per tutto il tempo che vuole…per tutte le volte che gli serve…
Ho voluto pensare ad un regalo speciale per me…a portata di mano…per tutto l’anno…per tutto il tempo che voglio…per tutte le volte che mi serve…
Mmmmm…
Trovato!
Un ricordo!
Un bel ricordo, bello per me si intende. Una esperienza nella quale mi sono sentita al momento giusto nel posto giusto…Giusto per chi ? per me che in quel momento provavo amore, felicità, allegria, benessere e soddisfazione di vivere e di fare.
E pensandoci bene ho scoperto che ho solo l’imbarazzo della scelta…sì! si!
Un bel ricordo, bello per te si intende, è per sempre, è a portata di mano e per tutto il tempo che vuoi e quando vuoi…non si consuma…non passa di moda…non invecchia ed è speciale! E’ tuo!
Un ricordo può essere risvegliato da una immagine , da un profumo, da una voce, da una musica, da una sensazione…
Bene , rendi quella immagine più vivace che puoi, rinforza i colori, i contrasti, cospargila di brillantini , aumenta il volume della voce o della musica, assapora il profumo o la sensazione con tutti i tuoi sensi…
Ingrandisci  come una grande foto, più grande che puoi, una foto animata se preferisci, proprio davanti a te. e saltaci dentro come se fossi ancora in quella esperienza.
Ahhh! Che meraviglia…Vedo…sento…ascolto…
Sono io! Come sto bene!! Voglio starci quanto mi pare…posso starci quanto mi pare…
E se sono stata capace di provare tutto ciò…si proprio io …allora posso rifarlo…ma certo!
E possibile, se l’ho già fatto… dipende da me.. è possibile!
Posso colorare le mie future esperienze come mi pare…quando mi pare…per tutto l’anno, per tutto il tempo che voglio, per tutte le volte che mi serve…
Questo è il mio regalo per me, per te, per chi crede che sia possibile creare la qualità della propria vita, regalandosi ogni giorno un ricordo di felicità!.
Fare con amore è felicità.
Pensare con amore è felicità.
Mettere amore nelle piccole cose di tutti i giorni è felicità.
Felicità è un atteggiamento. Per tutti c’è un raggio di sole.
E se tu sei felice intorno a te diffondi felicità e la tua felicità diventa un modello da seguire…
Felicità è possibile!
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* Il giorno 2 novembre è festa a Michoacàn

Día de los Muertos

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“ Mi chiamo Pedro, sono un bambino  e abito a San Isidro, una piccola città del Michoacán. Fa molto freddo qui e ci sono molte colline pieni di alberi. Io credo che per questa ragione tutte le nostre case sono fatte di legno.

Nella mia comunità abbiamo varie feste durante l’anno; ognuna ha una celebrazione speciale.

Il Giorno dei Morti è la più importante dell’anno.

In ottobre, le farfalle Monarca ci avvisano che stanno per arrivare le anime dei morti e che dobbiamo preparare ogni cosa per riceverle. Queste farfalle le chiamiamo anime e ne abbiamo molta cura. Sono di colore arancio e nero ed incominciano ad arrivare a migliaia nei nostri boschi per attendere la festa dei Morti.

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Il 22 ottobre, quando mancano ancora dieci giorni alla festa, incominciamo i preparativi. Molto presto, prima dell’alba, facciamo dei fuochi d’artificio che annunciano l’arrivo dei bambini e delle bambine che sono morti da meno di un anno, e che noi chiamiamo angioletti. Adorniamo le porte con fiori gialli per dare loro il benvenuto.

Quello stesso giorno prepariamo per loro una bellissima cesta con del cibo affinché non abbiano fame e stiano bene. Ci mettiamo molti fuochi d’artificio, che piacciono ai bambini, inoltre: biscotti, dolci, panini, bibite e frutta. Anche fiori ed una candela di cera per far loro luce. Questa cesta rimane in casa ed il primo di novembre la si porta al cimitero.

Le persone che hanno un parente morto da meno di un anno, devono fargli una croce di legno durante questi giorni.

Durante la mattina decoriamo le croci di legno. Mettiamo dei fiori silvestri, frutta, guaiave, arance, pani, carte colorate, bottiglie di liquore, bibite, biscotti e panini dolci.

Questo primo giorno è dedicato ai giovani ed ai bambini defunti. La gente porta le corone e le croci decorate e, nella cappella del cimitero, si celebra la messa dedicata ai morti che sono ritornati.

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Il 2 novembre è dedicato ai defunti adulti. In questo secondo giorno ci sono più persone e si possono vedere tutte le tombe decorate, piene di fiori e di candele accese.

Il cimitero appare vivace con tutti quei colori e con tanta gente che sta conversando.

Io credo che i morti debbano sentirsi molto felici perché è tutto molto bello.”

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http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/giorno_dei_morti.htm

Il Giorno dei Morti, in spagnolo Día de los Muertos, è una forma particolare di festa dei defunti tipica della cultura messicana che si osserva anche nel sud-ovest degli Stati Uniti. Il Giorno dei morti è festeggiato anche in Brasile come “Giorno delle Anime”, ma la festività non presenta radici precolombiane.

Le celebrazioni hanno luogo dal 1 al 2 novembre, nello stesso momento in cui vengono celebrate le feste cristiane dell’Ognissanti e della Commemorazione dei defunti.

I festeggiamenti possono durare molti giorni, riprendendo le tradizioni precolombiane che ne sono all’origine, prima che la festa venisse recuperata e adattata dalla Chiesa cattolica. La festa viene celebrata con musica, bevande e cibi tradizionali dai colori vivi, combinati a numerose rappresentazioni caricaturali della morte.

Mattel lancia la Barbie per rendere omaggio al tradizionale Día de los Muertos messicano

 

io credo che i bambini, fino a che non sono modellati dalle convinzioni degli adulti, vedono nell’ aldilà un luogo di luce nel quale vanno, ad un certo punto della vita, quelli che muoiono.

E quindi considerano la morte come un passaggio da un mondo all’altro.

Del resto si ricordano benissimo, se interpellati, che da lì, da un meraviglioso giardino di luce sono venuti, per concretizzare un atto d’amore dei loro genitori.

E perchè dovrebbero averne paura? O mettere in dubbio che non esistono altri mondi dove fate, gnomi, convivono in armonia nella loro diversità?

Sono tante le culture che festeggiano la morte come un ritorno a casa.

Gli adulti hanno paura perchè dimenticano, annebbiati dalle sovrastrutture delle convinzioni comuni che vedono la morte come una fine di tutto. E costruiscono santuari tetri come i cimiteri per esorcizzarla e celebrano riti di apparenza, esageratamente d’effetto, come le espressioni di convenienza.

Ai bambini possiamo insegnare che le persone care che non vediamo più, e che ci mancano certo, sono sempre con noi in ogni momento, in ogni luogo, basta ricordarle con l’amore che ci hanno dato in vita.

Ai bambini possiamo raccontare che quella che al bruco appare come una morte, per la farfalla è la nascita, l’inizio della sua esperienza.

Ai bambini possiamo dare la fiducia in una vita che loro stessi sapranno costruire e che la luce e l’ombra dipende dal punto in cui si guarda.

Ma i bambini già lo sanno. Sta a noi ricordare loro che sono stelle.

Se siamo capaci di sentire la voce della stella dentro di noi.

 

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* L’estate di San Martino dura almeno tre giorni! Quest’anno di più!

L’11 Novembre si celebra San Martino, patrono di Belluno e di un centinaio di altri comuni, nonché protettore di albergatori, cavalieri, fanteria, mendicanti, sarti, sinistrati, vendemmiatori e forestieri.

La leggenda vuole che proprio in concomitanza di questa data l’Italia, ma anche parte dell’Europa, viva la cosiddetta Estate di San Martino, un periodo autunnale in cui, dopo le prime gelate, si verificano condizioni climatiche di bel tempo e relativo tepore.

La leggenda del mantello di San Martino è molto antica e non si sa quando sia stata associata dalla memoria popolare e contadina al bel periodo che caratterizza la seconda decade di novembre che noi chiamiamo Estate di San Martino mentre nei Paesi anglosassoni viene definita Indian Summer: Estate Indiana.

E in alcune lingue slave, tra le quali il russo, è denominata “ Bab’ e Leto”, “ Estate delle Nonne”

L’espressione “estate indiana” fa riferimento alla storia dei nativi che un tempo approfittavano di questo particolare periodo per terminare la raccolta prima del sopraggiungere dell’inverno.
Sia come sia San Martino e l’Estate Indiana vengono festeggiate a partire dall’11 novembre e per tre o quattro giorni.

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Martino di Tours nacque a Candes-Saint-Martin il 316 o 317 e fu così chiamato dal padre, importate ufficiale dell’Esercito romano, in onore di Marte, il dio della Guerra. Da adolescente si trasferì con la famiglia a Pavia ove all’età di 15 anni si arruolo nell’esercito. Mandato in Gallia conobbe il Cristianesimo tant’è che si congedò dalle armi divenendo monaco nella regione di Poitiers.

Quando Martino era ancora un militare, ebbe la visione che diverrà l’episodio più narrato della sua vita e quello più usato dall’iconografia .

Si narra infatti che quando si trovava alle porte della città di Amiens, in una giornata di pioggia, vento e gelo con i suoi soldati, incontrò un mendicante seminudo. D’impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante.

Martino, contento di avere fatto la carità, spronò il cavallo e se ne andò sotto la pioggia, che cadeva più forte che mai. Ma fatti pochi passi ecco che smise di piovere ed il vento si calmò. Di lì a poco le nubi si diradarono, il cielo divenne sereno e l’aria si fece mite. Il sole cominciò a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello.

Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.

Sebbene l’Estate di San Martino rimanga una leggenda popolare, essa trova tuttavia un reale riscontro fisico.

La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar; 

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar


tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Giosuè Carducci

 

Ma qui ad Ostia c’è stato un sole ma un sole che stavamo in camicetta e qualche nordico faceva persino il bagno!

Questa sì che è estate san martinese ?

 

l’estate di San Martino solitamente dura tre giorni ed un pochino. “

 

 

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Non solo mimose

Mi piacciono le mimose soprattutto sui loro alberi.  Non mi piacciono i fiori recisi.

Mi piacciono tutte le ricorrenze che riguardano l’Essere. Non mi piace che si celebri un Essere per volta.

Mi piace ricordare chi siamo tutti i giorni. Non mi piace solo un giorno e poi più niente per tutto l’anno.

Mi piace festeggiare Essere tutti insieme nel gruppo Umanità!

L’albero della Mimosa

La Mimosa (Acacia dealbata) è una pianta che appartiene alla famiglia delle Mimosaceae (Fabaceae secondo la classificazione APG). con foglie pennate di colore verde opaco e frutti a legume, nome comune di alcune varietà di acacia coltivate a scopo ornamentale per le caratteristiche infiorescenze a capolini gialli e vellutati.

La mimosa è un albero ornamentale che a miti temperature si sviluppa molto velocemente, il fiore dalle palline morbide a grappoli gialle è molto delicato e di breve durata, il suo profumo è inconfondibile, proprio al fiore è dovuta la notorietà della mimosa. È una pianta originaria dell’isola di Tasmania in Australia e per le sue meravigliose caratteristiche come pianta ornamentale ha avuto un facile sviluppo in Europa a partire dal XIX secolo dove oggi prospera quasi spontanea.

Nelle sue terre di origine arriva a svilupparsi fino a 30 metri di altezza, mentre da noi non supera i 12 metri. In Italia è molto sviluppata lungo la Riviera ligure in Toscana e in tutto il meridione, ma anche sulle coste dei laghi del nord. È una pianta molto delicata che desidera terreni freschi, ben drenati, tendenzialmente acidi soprattutto per una buona fioritura. Cresce preferibilmente in aree con clima temperato, teme inverni molto rigidi per lungo tempo sotto lo zero che possono provocarne la morte.

Il significato della mimosa per la festa delle donne

La mimosa è simbolo di innocenza, di libertà e nello stesso tempo il suo delicato nasconde forza e vitalità.

L’origine è tutta italiana, quando la partigiana Teresa Mattei decise nel primo dopoguerra di associare un fiore bello, diffuso (poco costoso quindi) e già in fioritura nei giorni intorno all’8 marzo e la scelta ricadde sulla mimosa, come simbolo per la festa della donna.
Si contrappose vincente alla proposta di Luigi Longo (segretario all’epoca del PCI, noto antifascista) che voleva proporre come simbolo per la festa della donna delle violette.
L’idea di trovare un fiore veniva a sua volta dal garofano rosso, simbolo della festa dei lavoratori.
La tradizione della mimosa per l’8 marzo nasce in Italia e resta un simbolo tipicamente solo italiano. l suo dono significa anche che il mondo sarebbe grigio, triste, povero senza la creatività e vitalità femminili.
In Inghilterra, nel secolo scorso, le ragazze meno carine erano solite infilare un fiore d’acacia nell’occhiello della giacca, della camicetta oppure fra i capelli per esibire la loro ideologia.
Diverso significato veniva attribuito alla mimosa dagli indiani d’America; in base ad una vecchia usanza un ramoscello d’acacia era donato da ogni giovane alla ragazza che gli aveva infuocato il cuore.
Il loro aspetto delicato nasconde forza e vitalità; per questo è simbolo di forza e femminilità

La Mimosa nei sogni non è un’immagine così rara.

Dato che nella nostra cultura è associata all’ 8 marzo, festa della donna, il suo essere presente nei pensieri ed nell’immaginazione collettiva, fa sì che compaia facilmente anche nei sogni.
La mimosa, con la sua fioritura precoce, è un anticipo di primavera e la primavera è l’inizio di un nuovo ciclo naturale che nel sogno rimanda ad una nuova fase della vita.
Preparare dei mazzetti di mimosa è partecipare attivamente di questo cambiamento, favorirlo, esserne consapevoli.
Anche Il colore giallo intenso della mimosa nei sogni va considerato, sia per le sue specifiche qualità simboliche, che per il suo associarsi al 3° chackra, ruota di energia legata alla espressione di se’. Alla capacità e possibilità di avere il proprio spazio nel mondo e di realizzarsi.
Sognare la mimosa può essere, allora, un modo per prendere coscienza di se’ e per accedere al proprio potenziale, oltre a mettere in evidenza i doni della femminilità.
Un segnale di successo e di realizzazione dei propri obiettivi.
Uno stratagemma usato dall‘inconscio per “catturare l’attenzione” del sognatore con la bellezza e la grazia della mimosa nei sogni e riconnetterlo al proprio potere personale.

Come conservare al meglio la Mimosa

La mimosa è un fiore molto delicato ed ha purtroppo vita breve. Basta però un piccolo trucco per allungare la vita a questo fiore così primaverile e profumato. Utilizzando una forbice, eliminate tutte le foglie che si sino rovinate e quelle che crescono in basso: Queste infatti marciscono rapidamente perché a contatto con l’acqua del vaso. Riempite il vasetto con dell’acqua tiepida in modo da far fiorire i capolini non ancora aperti e a rendere più soffici quelli già sbocciati. Inoltre tenere il vasetto lontano da fonte di calore altrimenti l’aria secca peggiorerebbe l’aspetto della mimosa.

Altri significati della mimosa

Mimosa: innocenza. pudore, libertà, autonomia, libertà.
Mimosa gialla: stima
Mimosa Rosa: Apprezzamento per la sensibilità della persona.

La Mimosa in cucina

I fiori della mimosa, sono un ottimo ingrediente per fare delle frittelle deliziose, basta aggiungerli e mescolarli ad una pastella fatta con farina, sale, lievito di birra e dopo aver formato delle parti con un cucchiaio, friggerli in olio bollente.

E per fare questa torta
http://ricette.giallozafferano.it/Torta-mimosa.html

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“Che senso ha scrivere dell’0tt0 marzo”

” Se non ora, quando?”


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* Luna piena in Sagittario: La ricerca dello Straordinario nel quotidiano e il Trigono di Fuoco

 

Il 09 giugno alle ore 13,09 UTC la Luna sarà a 18° del Sagittario in piena opposizione al Sole in Gemelli, il Plenilunio di Fuoco.

Esso avviene con la Luna in congiunzione a Lilith a 12° e a Saturno retrogrado a 24° in Sagittario.

Si tratta di un Segno di Fuoco, Elemento legato al Processo di Trasformazione, così come il Sagittario rappresenta il Ricercatore di un senso spirituale dell’esistenza,  oltre la materia, oltre la densità quotidiana del fare.

Il Sagittario è colui che ricerca lo Straordinario, l’Assoluto.

Qualunque sia il settore occupato da questo Segno nella nostra Mappa di nascita, lì saremo capaci di toccare le alte vette dell’estasi (sia in senso psichico che fisico).

Questo Plenilunio dunque stimola la coscienza a portare lo straordinario nelle piccole cose del quotidiano, affinché ciascuno di noi si possa abituare a vivere una frequenza elevata, quanto più luminosa possibile, per quello che il nostro sistema nervoso può sopportare.

Guardando la Mappa del Plenilunio, infatti, esso si posiziona nella Casa III, che rappresenta le cose semplici dell’esistenza, gli eventi quotidiani, ciò che ci circonda da vicino. 

Così questa luce riflessa della Luna, soprattutto grazie alla sua congiunzione con la propria Ombra (Lilith), vuole stimolare la presa di consapevolezza rispetto a ciò che solitamente non riusciamo a vedere, perché le illusioni possano decadere.

In questo modo, con la caduta del velo dallo sguardo, ciascuno di noi potrà aderire alla verità di cui Saturno, Maestro dell’Anima, è portatore, e prendersi la responsabilità della propria vita, degli eventi che giorno dopo giorno si susseguono, cominciando a percepire come questi ultimi siano collegati tra loro da un filo rosso di sincronicità, lo strumento principale di co-creazione della realtà, una volta che siamo collegati al Profondo del Cuore, oltre la paura.

Giove retrogrado in Bilancia (la ricerca di equilibrio ed armonia nella coppia o nelle relazioni in generale) si trova nella Casa I e diventa il traino del Plenilunio, pilotando la coscienza nel campo di esperienza legato al suo significato.

Cioè, le illusioni che è necessario far cadere hanno a che fare con il ruolo che diamo a noi stessi all’interno delle relazioni e quali sono le proiezioni che appoggiamo sull’altro (per esempio, pretendiamo che sia l’altro a renderci felici? siamo in grado di costruire la nostra stessa felicità, scivolando via dalla paura della solitudine? ecc.).

In altri articoli recenti avevo descritto questo stesso panorama, perché le relazioni sono il punto di svolta evolutivo del 2017.

Così, nel dispiegarsi dei transiti planetari nei diversi punti dell’anno siamo messi a confronto con la verità interiore rispetto alle grandi tematiche che governano la nostra vita.

La questione è sempre la stessa: subiamo passivamente l’esistenza o ci sentiamo co-creatori attivi di noi stessi?

Questo stato di coscienza cambia drasticamente l’approccio con l’Esistenza, ma soprattutto ciò che cambia è quello che si va a vivere, perché una modalità propositiva garantisce se non altro grinta e progettualità.

Un altro punto importante della Mappa del Plenilunio è occupato da Marte in Cancro al Medio Cielo, lo Zenit, che rappresenta la tensione verso l’Oltre.

Marte è un pianeta di Fuoco, che non si trova benissimo in un Segno d’Acqua come il Cancro. La sua posizione nel punto evolutivo della mappa (questo è il Medio Cielo) raffredda il Fuoco della Luna in Sagittario (la Luna governa il Cancro), rendendo il processo di risveglio dalle illusioni ancora più interiorizzato, ancora più profondo, ancora più legato al passato (aspetto rafforzato dalla retrogradazione di Giove e Saturno).

C’è da aspettarsi un ritorno di chi ci ferì così da verificare a che punto di centratura siamo arrivati,  portando chiarezza e rinnovamento nei dolori sentimentali; viene preparato un rilascio emozionale che porta guarigione lì dove c’erano lacrime sospese, tante parole non dette, piccoli o grandi vuoti mai presi veramente in esame. 

Un bellissimo Trigono di Fuoco (altra qualità trasformativa che questo Cielo assume) tra Urano a 27° dell’Ariete, il Nodo Lunare Nord a 27° del Leone e Saturno retrogrado a 24° del Sagittario garantisce una protezione generalizzata nel procedere dentro questo cammino di distacco dal lamento e dal dolore emozionale. Il Trigono è un interessante aspetto astrologico che fornisce un aiuto esterno mentre ci troviamo ad affrontare un passaggio per noi delicato.

Così la volontà di stare bene e di amare noi stessi sopra ogni altra cosa attira persone, eventi od occasioni che rendono le situazioni fluide, nonostante il ricordo delle cadute passate.

L’atteggiamento migliore sarebbe di lasciar andare confusione, rammarico, rimpianti, diventando consapevoli che stiamo rivivendo alcune emozioni solo perché queste vengono rimosse dal profondo. Distaccandosi, esse ci fanno risuonare, è normale che sia così.

Facciamo dunque attenzione a non identificarci con esse, ricadendo a piedi uniti dentro il passato. 

E’ ora di imparare a vivere nel Vuoto creativo, sostituendo la paura di perdersi con la giocosità dell’improvvisazione.

 

Fonte:

http://ashtalan.blogspot.it/2017/06/plenilunio-in-sagittario-congiunto.html?m=1

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* La buona notizia del venerdì: Bollette e mutuo addio!

Bollette e mutuo addio! La micro-casa off-grid costruita in 4 mesi con 33mila dollari

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Non fatevi ingannare dalla facciata esterna. All’interno di questo ex-rimorchio c’è una casa in miniatura incredibilmente spaziosa e lussuosa.

Questa tiny house off grid è stata costruita e arredata da Andrew e Gabriella Morrison in soli 4 mesi per appena 33 mila dollari.

Questo soprattutto perché è stato possibile bypassare molte delle norme edilizie e dei regolamenti che solitamente riguardano la costruzione delle case. Anche se le misure sono micro, gli alti soffitti inclinati e le pareti bianche danno l’illusione che al suo interno ci sia molto spazio.

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La coppia ha anche posto la cucina completamente attrezzata e il bagno alle estremità opposte per massimizzare l’intera larghezza del rimorchio.

Anche vetri e finestre sono strategiche per dare un senso di maggiore profondità e portare luce naturale, oltre ad offrire una vista fuori al bosco di proprietà. Moltissimi i posti in cui riporre oggetti e vestiti, dagli armadi, che fungono anche da divisori fisici tra le “stanze” della casa, ai riquadri sotto la scala che sale fino alla camera da letto matrimoniale soppalcata.

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La casa è scollegata dalla rete elettrica e da quella idrica.

Il bagno, infatti, presenta una Compost toilette. Questo vuol dire poter dire addio non solo alle tasse sulla casa, ma anche alle bollette.

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“Dal momento che abbiamo scelto di costruire una casa piccola piuttosto che una casa grande, siamo stati in grado di pagare per i materiali in contanti e ora abbiamo la sicurezza che ci sarà sempre un posto su questo pianeta in cui possiamo vivere liberi. Ed essendo fuori dalla rete, non siamo tenuti a pagare le bollette”, scrive Gabriella sul suo Tiny House Blog.

http://www.greenme.it/abitare/bioedilizia-e-bioarchitettura/14370-bollette-mutuo-addio-micro-casa-off-grid

“Casa mia,casa mia, per piccina che tu sia tu mi sembri una badia”

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* Terza giornata mondiale dell’omeopatia

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E’ il terzo anno che viene celebrata la Giornata Internazionale dell’Omeopatia.
Sono anche tre anni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un primo documento ufficiale sull’omeopatia, determinando l’ingresso della stessa all’interno del gruppo delle medicine tradizionali che l’OMS tutela e promuove, raccomandandone l’integrazione nell’ambito delle cure primarie.
La situazione attuale: oltre 11 milioni di cittadini si rivolgono al proprio medico per migliorare il proprio standard di salute mediante farmaci di origine biologica e terapie naturali. In occasione della Giornata Internazionale della Medicina Omeopatica, AIOT (Associazione Medica Italiana di Omotossicologia) grazie al sostegno di GUNA S.p.A, leader italiano della medicina complementare, promuove l’iniziativa “Stiamo bene… naturalmente!”.
Lo scopo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare i pazienti sull’importanza della prevenzione e sulla necessità di adottare stili di vita più salutari. “Stiamo bene…naturalmente” vuole inoltre essere un’occasione per ricordare a tutti che, come sancito dalla Costituzione Italiana, ci deve essere assoluto rispetto per il principio di libertà di scelta terapeutica, non solo per i pazienti ma anche per i medici!

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In Europa esistono degli Ospedali che vantano una tradizione terapeutica omeopatica; i più famosi sono in Inghilterra: il Glasgow Homeopathic Hospital, l’ Oxford Hospital ed in particolare il Royal Homeopathic Hospital di Londra fondato nel 1850 e da allora sempre funzionante.
Alcuni Paesi come la Russia, hanno introdotto nuove visite omeopatiche in ambiente ospedaliero.
In Russia i policlinici in cui praticano medici omeopati, in casi specifici orientano i pazienti verso visite omeopatiche in ospedale. In questo modo i pazienti possono essere ricoverati e seguiti dal medico omeopata curante. Inoltre esistono centri specializzati o cliniche (studi associati) che permettono ai pazienti di curarsi con l’Omeopatia. Il centro omeopatico di Mosca che annovera 120 medici omeopati nel 2010 ha festeggiato i suoi 100 anni.
La cura omeopatica è oggi utilizzata in oltre ottanta Paesi nel mondo, principalmente in Europa, ma è presente anche in Sud America, India e Pakistan.
 Nel corso degli ultimi trent’anni, si è anche sviluppata in Sud Africa, Tunisia e Marocco. In numerosi Paesi come l’India, il Messico e il Brasile è inserita nell’ambito del sistema sanitario nazionale, in altri, come l’Argentina, la sua pratica è autorizzata ma non legalizzata e in altri ancora, come Francia, Italia e Spagna, è diffusissima sia su prescrizione medica che con i classici e sempre più richiesti farmaci da banco. In Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, alcuni operatori sanitari, non medici ma qualificati sia da un punto di vista medico che ufficiale, come osteopati, naturopati e chiropratici, hanno la facoltà di prescrivere medicinali e in particolare medicinali omeopatici.

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Nella concezione vitalistica di Hahnemann, fondatore dell’Omeopatia, è l’uomo nella sua essenza ad essere ammalato, non un suo organo o una sua parte, per cui sopprimere con la forza i sintomi, senza comprendere da cosa sono originati, non è una soluzione al problema. Il medico non deve soltanto indagare i sintomi somatici che affliggono ma deve invece valutare la persona nel complesso in base alle sue conoscenze e ai racconti del paziente stesso. Per poter ottenere questo, il medico omeopata deve saper instaurare un rapporto di fiducia e apertura da parte del malato, in modo da poter scegliere il rimedio più adatto a lui, il simillimum.

 
L’efficacia riscontrata con i medicinali omeopatici nella medicina umana trova applicazioni simili anche nella medicina veterinaria.
I migliori pazienti omeopatici sono i bambini… lo sapevate? Forse perchè sono meno intossicati dai farmaci, o perchè hanno ancora integra la loro unità psicosomatica.
Noi siamo psiche e soma in una unica entità indissolubile. Impariamo a riconoscere ed affrontare i  disagi dell’anima che somatizziamo sul corpo fisico Il medico omeopata ha una visione olistica del paziente e della sua componente energetica e va oltre l’effetto fisico, individua la causa.
Curarsi con l’omeopatia porta alla conoscenza di se stessi e non ha effetti collaterali.
E tu, tu ti sei mai curato con l’omeopatia?

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Nella giornata di domani si potrà accedere ad uno studio medico convenzionato per un visita medica gratuita.
I medici iscritti all’Albo ed esperti in Medicine Non Convenzionali, aprono i propri studi al pubblico per sensibilizzare i pazienti sull’importanza di una corretta prevenzione e di salutari stili di vita.

Per saperne di più: http://www.giornataomeopatia.it/

Fonte:
http://www.terraemadre.com
http://www.cenpis.it/