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22 Luglio :Festa di Maria Maddalena

ll Nuovo Testamento non afferma in modo chiaro che Gesù era sposato, ma nemmeno che non lo era.

Effettivamente il Vangelo contiene numerose specifiche allusioni al suo avvenuto matrimonio  e d’altra parte le regole dinastiche lo imponevano. Non soltanto l’erede della stirpe dei Davide era obbligato per la legge a sposarsi ma doveva anche generare almeno due figli maschi.

Ciò rappresentava un passo fondamentale nel progresso dell’erede della dinastia dall’iniziazione  alla piena appartenenza alla Comunità

Come abbiamo visto le regole del matrimonio dinastico erano molte e rigide.

Uno fra i libri più coloriti del Vecchio Testamento è il Cantico dei Cantici , una serie di rime di amore fra uno sposo regale e la sua sposa.

Il Cantico di Salomone identifica la simbolica pozione nuziale con l’unguento aromatico chiamato spigonardo, un unguento prezioso che veniva usato anche per ungere i corpi dei morti regali.

Lo stesso unguento costoso venne usato da Maria di Betania per ungere il capo di Gesù in casa di Lazzaro. e un altro episodio simile avvenne qualche tempo prima quando una donna unse i piedi di Gesù e poi li asciugò con i propri capelli. Anche quella donna si chiamava Maria.

Maria di Betania non soltanto unse il capo di Gesù in casa di Simone, ma gli unse anche i piedi e poi li asciugò con i suoi capelli nel marzo del 33 d.C. Due anni e mezzo prima , nel 30 d.C. aveva compiuto lo stesso rito di unzione tre mesi dopo le nozze di Cana.

Compiere il rito con lo spigonardo era uno specifico privilegio di una sposa messianica e avveniva unicamente durante le cerimonie del Primo e Secondo Matrimonio

Soltanto come moglie di Gesù a tutti gli effetti e come sacerdotessa Maria avrebbe potuto ungergli il capo e i piedi con il sacro unguento.

Esattamente come gli uomini che venivano designati ad occupare varie cariche prendendo i nomi dei loro antenati – come Isacco, Giacobbe e Giuseppe – così le donne venivano denominate secondo la loro genealogia e il loro rango: Rachele, Rebecca,Sara, e così via.
Le mogli dei discendenti di Davide avevano il nome di Miriam (Maria)

Perciò la madre di Gesù si chiamava Maria e per lo stesso motivo la moglie di Gesù si chiamava Maria.
All’epoca di Qunram, le Miriam, Marie, facevano parte di un ordine spirituale nella comunità ascetica dei Terapeuti.


Mentre i “Mosè” guidavano gli uomini nelle funzioni liturgiche, le “Miriam” guidavano le donne.
Queste donne compivano il rito del Secondo Matrimonio soltanto quando erano in cinta di tre mesi. A quel punto la donna cessava di essere una almah e diventava una futura madre.
Durante i lunghi periodi di separazione dettati dalle regole matrimoniali, la moglie diventava sorella, in senso religioso, e il compito era quello di accudire il padre,


La differenza tra le Marte e le Marie era che le prime avevano diritto di possedere dei beni le seconde no. Nella comunità  le “sorelle” erano considerate “vedove”,  un gradino sotto le almah. poi quando si sposavano salivano al rango “di madri”


Quindi chi era esattamente Maria di Betania, la donna che unse due volte Gesù con lo spigonardo secondo la tradizione messianica?
Effettivamente non fu mai “Maria di Betania.” Nella Bibbia lei e Marta vengono indicate soltanto come sorelle di Lazzaro di Betania.
Il nome completo di Maria era Sorella Miriam di Magdala, meglio nota come Maria Maddalena.
I Vangeli ufficiali contengono pochi riferimenti alla stretta intimità tra Gesù e Maria Maddalena.
Nel Vangelo di Filippo invece il rapporto tra loro viene discusso apertamente.

“..e la compagna del Salvatore è Maria Maddalena.

Ma Cristo l’amava più di tutti i suoi discepoli. e soleva baciarla spesso sulla bocca. Gli altri discepoli ne erano offesi ed esprimevano disapprovazione. Gli dicevano “ perchè la ami più di tutti noi?”
Il Salvatore rispondeva loro: “ perchè non vi amo come lei? Grande è il mistero del matrimonio, giacchè senza di esso il mondo non sarebbe esistito.  Ora l’esistenza del mondo dipende dall’uomo e l’esistenza dell’uomo dal matrimonio.”

Riguardo la cerimonia nuziale di Canaa questa non era il Matrimonio ma il sacro pasto che precedeva il fidanzamento.

L’usanza voleva che vi fosse un “padrone di casa” ufficiale che aveva la funzione di direttore di mensa.  Dopo di lui venivano lo sposo e sua madre.
Nessun invitato avrebbe potuto ordinare di mescere l’acqua che era diventata vino: quindi Gesù e lo sposo erano la stessa persona.
Questo banchetto ebbe luogo tre mesi prima che Maria ungesse per la prima volta i piedi di Gesù. E secondo le regole soltanto come sposa di Gesù , Maria sarebbe autorizzata a compiere quell’atto  Se lo avesse fatto prima come almah fidanzata , sarebbe stata classificata come una peccatrice e considerata una donna menomata.

Dalle ricerche storiche fatte sui rotoli del Mar Mortosi può dedurre che Maria sia nata nel 3 d.C. e quando sposò Gesù per la prima volta nel 30 d.C. ne aveva 27.
Essendo rimasta in cinta nel dicembre del 32 d.C., Maria dette alla luce sua figlia Tamar nel 33 d.C., all’epoca del suo Secondo Matrimonio.
Durante i primi anni 40 d.C. Pietro, era il braccio destro di Gesù e come tale sarebbe dovuto diventare il tutore di Maria Maddalena durante gli anni della sua separazione ( vedovanza simbolica) ma Pietro aveva una cattiva opinione delle donne e non era disposto a stare agli ordini di una sacerdotessa.

Anche Paolo, molti anni dopo, fu nettamente contrario al coinvolgimento delle donne nella divulgazione della religione.
Così esclusero nettamente Maria dal nuovo movimento cristiano e per garantire il suo totale allontanamento, la dichiararono pubblicamente “eretica” in quanto amica di Elena-Salomè, consorte di Simone Zelota, il Mago, fondatore del movimento  esoterico gnostico a Cipro.

A quel tempo Maria era a Marsiglia, dove la lingua ufficiale era il greco ed è per questo che il linguaggio di Gesù e degli apostoli e di tutto il giudaismo ellenico era fortemente influenzato dal greco.
Secondo la tradizione gnostica Maria Maddalena veniva associata alla Saggezza (Sophia)rappresentata dal sole, la luna, e un’aureola di stelle.
Si riteneva che la gnosi femminile di Sophia fosse lo Spirito Santo, rappresentato perciò sulla terra dalla Maddalena, che fuggì in esilio portando in seno il figlio di Gesù.
Giovanni , nella Rivelazione, descrive Maria e suo figlio , della sua persecuzione, della sua fuga in esilio e della caccia al “resto  del suo seme” da parte dei romani.
Oltre a Maria tra gli emigrati in Gallia nel 44 d.C. c’erano Marta e la sorella Marcella, l’apostolo Filippo e sua moglie Maria Iacopa,e Maria Salomè.
Sbarcarono in Provenza a Ratis, noto oggi come Les Saintes Maries de la Mer.
Il culto più attivo della Maddalena si insediò a Rennes-le-Chateau, ma anche altrove sorsero molti santuari dedicati a Saint Marie de la Madeleine, fra cui il luogo della sua sepoltura a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume dove i monaci dell’ordine di San Cassiano vegliarono sul suo sepolcro e tomba di alabastro dall’inizio del ‘400.

continua a leggere….” L’immacolata concezione “

Oggi Maddalena torna a sottolineare il ruolo della donna come tramite tra terra e cielo, anima e materia, svelando il corpo e la sessualità come l’unico luogo in cui il trascendente diventa immanente. 

Celebriamo la Grande Madre, riconosciamo Lei nella Terra che ci accoglie e nella Donna Risvegliata che dimora dentro di noi.

Celebriamo il nostro corpo sacro che nei cicli eterni di morte e rinascita porta trasformazione e crescita.

Leggi :

Il vangelo di Maria Maddalena – Kathleen McGowan – Edizioni PIEMME

opera di Dante Gabriele Rossetti

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La buona notizia del venerdì: pedalare sopra le stelle si può!!!

Ecco La Pista Ciclabile Che Si Illumina Di Notte… E Si Ricarica Col Sole!

Sappiamo quanto andare in bicicletta sia ecologico, un modo per spostarsi e viaggiare in totale rispetto dell’ambiente, ma appena cala il sole spesso preferiamo utilizzare automobili o comunque mezzi di trasporto che possano percorrere sentieri illuminati.

Ma cosa accadrebbe se anche le piste ciclabili diventassero veri e propri sentieri che magicamente si illuminano non appena il giorno volge al termine?

È esattamente questo ciò che accade nel nord della Polonia, vicino a Lidzbark Warminski, dove è stata ideata una particolare pista ciclabile capace di accumulare energia solare e di auto-illuminarsi al calar del sole.

Ecco come appare la pista ciclabile non appena il buio si manifesta.

Il cemento di cui è composta la pista inizia ad emanare una luce di un blu intenso che guiderà i ciclisti lungo il sentiero.

La TPA Instytut Badań Technicznych ha realizzato questa pista servendosi di un materiale sintetico che può illuminarsi fino a 10 ore.

Sebbene ce ne sia un tipo simile in Olanda, lì usano LED, mentre qui si fonda solo sull’accumulo di energia solare.

***

L’Olanda celebra Vincent Van Gogh con una pista ciclabile luminescente che si ispira al celebre dipinto del 1889, “Notte stellata”, conservato al MoMA di New York, in cui il maestro olandese del post-impressionismo morto a soli 37 anni catturò uno splendido paesaggio notturno tra i cieli di Saint-Rémy-de-Provence, in Francia.
“Pedalare” in un quadro, dunque, ora si può grazie al Van Gogh-Roosegaarde Cycle Path di Nuenen, vicino Eindhoven, in Olanda, intitolato proprio al grande pittore dell’Ottocento dove, per una volta, è la realtà a evocare la pittura e non viceversa.

Il percorso ciclabile, inaugurato nel novembre 2014, è stato progettato in occasione del “Van Gogh 2015 International Theme Year” dedicato ai 125 anni dalla scomparsa dell’artista . Collega due mulini e aggiunge un nuovo tratto alla pista ciclabile lunga 335 chilometri che si snoda nella regione del Brabante del nord, unendo la casa di famiglia in cui nacque Van Gogh al paese di Nuenen, dove trascorse buona parte della sua vita e dove, nel 1885, dipinse il suo primo capolavoro, “Il Mangiatore di Patate”.

L’Olanda, patria dei mulini a vento, dei tulipani, delle dighe e soprattutto delle biciclette, il mezzo più diffuso per via del territorio pianeggiante, non smette di stupire in particolare per le sue piste ciclabili. E quest’ultima è davvero un’opera d’arte unica al mondo realizzata dalla compagnia Heijmans e dallo studio Roosegaarde per ricreare la stessa magica atmosfera del quadro di Van Gogh con un artificio tecnologico e poetico allo stesso tempo: 50mila sassolini scintillanti incastonati nel tracciato accumulano energia durante il giorno per rilasciarla nella notte fino a brillare come stelle. Una sorta di cielo precipitato al suolo percorribile su due ruote per un vero incanto ecosostenibile per ciclisti, turisti e residenti. È ciò che l’artista e designer Daan Roosegaarde definisce “tecno-poesia”, ovvero la tecnologia combinata con l’esperienza attiva.

Il metodo di illuminazione non provoca fastidio agli occhi e non interferisce con la natura circostante e, anzi, permette di pedalare di sera con molta più facilità rispetto alle piste tradizionali. Inoltre, lungo alcuni punti, ci sono LED che garantiscono luce supplementare nel caso in cui l’energia solare non sia sufficiente a illuminare l’intero percorso, ad esempio dopo una giornata nuvolosa.
La vita di Van Gogh, la sua terra, le sue origini, i suoi blu pastosi e i suoi gialli di grano, le sue visioni liriche e le sue ossessioni, “srotolate su un sentiero di luce” per celebrare e riscoprire il suo genio in modo originale e nel massimo rispetto dell’ambiente. 

Una pista che coniuga arte, fascino e cultura per pedalare tranquillamente in bicicletta sopra una scia di stelle “sulle tracce” di Van Gogh.

***

fonti:
http://www.curioctopus.guru/read/10384/ecco-la-pista-ciclabile-che-si-illumina-di-notte…-e-si-ricarica-col-sole?utm_source=fb&utm_medium=EVERGREEN&utm_term=10384

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Perchè siam donne: Virginia Wolf ( 25 gennaio 1882 -28 marzo 1941)

Qualunque cosa succeda, resta viva.

Non morire prima di essere morta davvero.

Non perdere te stessa,

non perdere la speranza,

non perdere la direzione.

Resta viva, con tutta te stessa,

con ogni cellula del tuo corpo,

con ogni fibra della tua pelle.

Resta viva, impara, studia,

pensa, costruisci,

inventa, crea, parla,

scrivi, sogna, progetta.

Resta viva, resta viva dentro di te,

resta viva anche fuori,

riempiti dei colori del mondo,

riempiti di pace, riempiti di speranza.

Resta viva di gioia.

C’è solo una cosa che non devi sprecare della vita,

ed è la vita stessa.

Virginia Wolf

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Perchè siam donne: “Le ragazze non sanno disegnare”

Donne che affrontano la realtà con ironia, che accendono i riflettori su tematiche essenziali o che distruggono i pregiudizi, con abilità: ecco 10 fumettiste e illustratrici che devi proprio cominciare a seguire

Il mondo dei fumetti e delle illustrazioni è stato, per lunghissimo tempo, dominato da uomini.

Le donne sembravano per lo più galleggiare in questo universo che identifica il nerd nel classico ragazzo emarginato.

Da qualche anno però le cose si stanno muovendo verso una nuova direzione.

Affilate le penne e caricate le tavolette grafiche, fumettiste e illustratrici da ogni parte del mondo hanno cominciato a farsi spazio, ad affermarsi e a cambiare la storia.

Il percorso che queste talentuose artiste stanno facendo le rende delle vere e proprie pioniere: forti, ribelli e schiette, si prendono il mondo e diventano modelli

d’ispirazione. 

Alcuni nomi

Sarah Andersen e il suo Sarah’s Scribbles

Simona Zulian e la sua prorompente Felinia

Agathe Sorlet, il minimal che colpisce

Sted e Zerorisposte: la denuncia e l’impegno sociale

Red Dot e il racconto dell’inappropriato

Nova, umorismo caustico e cultura punk

Simone Grünewald, una vita tra colori tenui e delicati

Fumettibrutti: rabbia, ferocia e abbattimento dei tabù

Whatsupbeanie, che parla alla te più goffa

RobArt, il mondo interiore maneggiato con cura

LE RAGAZZE NON SANNO DISEGNARE”, è la mostra realizzata con il supporto del Comune di Brescia all’interno degli eventi di Brescia e Bergamo Capitale Italiana della Cultura 2023 ed è inclusa nel calendario di eventi del Comicon Bergamo 2023, prima edizione del festival dei fumetti nel capoluogo lombardo.

“Le venti autrici selezionate per questa mostra sono una duplice fotografia del panorama attuale delle tante disegnatrici attive nel nostro Paese”, ha commentato il direttore artistico di Comicon Matteo Stefanelli. “Da un lato, ‘Le ragazze non sanno disegnare’ è un campione rappresentativo di una stagione creativa e professionale straordinariamente ricca per le fumettiste italiane;

Iris Biasio

Barbara Baldi, Iris Biasio, Lorena Canottiere, Sara Colaone, Alice Milani, Silvia Rocchi, Martina Sarritzu e Zuzu sono alcune delle venti artiste scelte dalle curatrici della mostra, Marta Comini, Maria La Duca e Melania Gazzotti.

Zuzu

Si tratta di autrici diverse per età e formazione, chiamate a raccontarsi e a raccontare l’universo delle donne secondo stili, tecniche e approcci narrativi differenti.

Alcune di loro lo fanno condividendo esperienze legate alla propria biografia, altre portando alla luce figure storiche celebri oppure poco conosciute, altre ancora creando personaggi di finzione, che con la loro voce fanno eco a tutte le sfaccettature di questo tema.

La finalità comune è quella di raccontare storie in grado di trasmettere un femminile non stereotipato e inclusivo, liberando allo stesso tempo la rappresentazione del corpo da modelli estetici imposti dalla società.

La nona arte, in questa ricognizione tutt’altro che esaustiva, si rivela quindi come un medium ideale per rappresentare in modo nuovo e aperto lo sguardo delle donne su se stesse e sulla complessità del mondo che le circonda.

20 fumettiste italiane in mostra a Brescia (artribune.com)

Fumettiste e illustratrici: 10 artiste da seguire – Donna Moderna

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La buona notizia del venerdì: Gli antichi romani mangiavano la pizza… e anche la cassata siciliana!!

Gli archeologi hanno ritrovato un affresco di un cibo dall’aspetto molto familiare servito su un piatto di metallo: una pizza.

Una focaccia rotonda con condimenti: ecco l’antenato della pizza nell’Antichità. Un affresco che raffigura la versione arcaica di questa amatissima pietanza è stato ritrovato a Pompei. 

Si tratta di una rappresentazione particolarmente sorprendente, secondo gli esperti. 

Alessandro Russo, un archeologo che lavora a Pompei, spiega che sebbene nel parco archeologico esistano dipinti di focacce e altre focacce con condimenti, questo ha una strana somiglianza con quella che oggi conosciamo come “pizza.”

Anche se i condimenti sono frutta secca e spezie, il piatto è visivamente molto simile alla pizza di oggi.

Le culture di tutta la regione mediterranea hanno mangiato focacce condite per migliaia di anni, ma la pietanza rappresentata in questo affresco scoperto di recente può davvero essere interpretato come una sorta di antenato della pizza moderna. 

Il paragone è ancora più rilevante se si considera che Pompei si trova a circa 30 chilometri a sud di Napoli, la culla della pizza moderna.

La classica pizza come la conosciamo oggi è fatta con due ingredienti principali che non erano disponibili 2000 anni fa, quando è stato realizzato questo dipinto: i pomodori, che sono stati portati in Italia dopo la colonizzazione spagnola delle Americhe nel 1500, e la **mozzarella,**che sarebbe diventata popolare intorno al 1200 nella stessa regione di Pompei.

**I condimenti di questa proto-pizza includono melograno e forse datteri con una miscela di spezie o una specie di pesto.**

Secondo un comunicato stampa del Parco Archeologico di Pompei, la focaccia era servita insieme a una coppa di vino e altri frutti, in quella che sembra essere un banchetto organizzato per degli ospiti, tradizione molto comune all’epoca del dipinto.

Dopo la pizza “scoperta” la “cassata” di Oplonti.

In un affresco è stata rinvenuta tempo fa una torta che somiglia proprio alla cassata siciliana

Noi tutti conosciamo Pompei ma l’eruzione del Vesuvio ha distrutto e sepolto anche splendide città come Ercolano, Stabia ed Oplontis.

Qui c’era la sontuosa residenza della moglie di Nerone, Poppea.

Sulle mura delle stanze compaiono deliziosi affreschi che ci parlano di banchetti conviviali, uno fra tutti quello in cui è raffigurata la famosa “cassata di Oplontis”.

Un dolce coloratissimo posto su un diafano piedistallo, sembra proprio la tipica torta siciliana, che però conosciamo con certezza solo grazie gli Arabi nel IX- X secolo.

Lo stesso termine “cassata” infatti deriva dall’arabo “quas’ at”, ad indicare il recipiente tondo con cui viene presentata ai commensali questo dolce sensazione al palato…

Come può essere dunque? E sono solo passati 2000 anni!!

Fonti:

La pizza made nell’antica Pompei? Con la frutta al posto del pomodoro (ilmattino.it)

*La buona notizia del venerdì. La pizza napoletana patrimonio Unesco: premiata l’arte del pizzaiuolo – Laurin42 (laura-carpi.com)

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La buona notizia del venerdì: Se ami la tua città colorala

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Cassonetti d’autore, da degrado ad opera d’arte con Retake

Roma Pittori di notte dipingno il Trullo: pioggia di colori per le vie del quartiere

Cittadini uniti contro il degrado e stretti intorno ai beni comuni: è questo Retake Roma, organizzazione no profit che ripulisce la Capitale dal vandalismo e che negli ultimi giorni ha decorato insieme a un’artista di fama internazionale un cassonetto dell’immondizia.

Creatività, comunità, decoro. Queste le parole chiave di Retake Roma un movimento no profit che mira a ripulire la Capitale devastata dal vandalismo e dalla sporcizia.

Non si parla dei graffiti che, se effettuati con l’autorizzazione del proprietario del relativo spazio, possono essere ritenuti vere e proprie forme di arte, ma di tag e scritte che imbrattano edifici privati o spazi pubblici e che sono considerati come vandalismo, punibile legalmente.
Negli ultimi giorni, l’associazione si è resa protagonista di un attacco d’arte…ai cassonetti dell’immondizia. In Piazza Annibaliano infatti l’artista Christina Finley ha decorato il primo di una serie di cassonetti con carta da parati.

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Promuovere arte per combattere il degrado, è questo il senso dell’operazione condotta dai volontari di Retake in collaborazione con Ama e polizia per il decoro e la sicurezza della città (PICS). Il secchio era nuovo ed è stato consegnato a Retake dall’Ama con il permesso del Comune.

Retake nasce  per volontà di Rebecca Spitzmiller, un’americana stanca e disperata a causa delle scritte e delle tag che imbrattano la zona in cui vive, il quartiere africano (Viale Eritrea).  cominciando a coordinare i cittadini di Roma Nord interessati a questa attività.

In pochi mesi sono diventati centinaia: è evidente che i cittadini hanno il desiderio di fare qualcosa, di intervenire contro il degrado che li circonda. Muoversi in maniera coordinata e in compagnia ha fatto trovare a tanti il coraggio di scendere in strada per occuparsi dei luoghi e dei beni comuni. La strada, i marciapiedi, l’arredo urbano sono proprietà di tutti, ma spesso in Italia diventano “terra di nessuno”.

Con Retake i cittadini si stanno riprendendo Roma e i beni comuni.

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Retake ha fatto della cooperazione e della condivisione con le istituzioni un punto di forza: i cittadini che partecipano agli eventi di Retake non vogliono soltanto protestare per il degrado ma vogliono fare realizzare davvero qualcosa, dare l’esempio su come potrebbero cambiare le cose unendosi attorno ai beni comuni. Le amministrazioni senza il sostegno e la collaborazione dei cittadini non possono realizzare grandi cambiamenti.

Il Comune di Roma e l’Ama hanno fornito i materiali per ripristinare il decoro come pennelli, solventi e pitture, e i PICS ci hanno affiancati in molte delle attività.

L’educazione dei giovani per Retake è fondamentale! Sono tanti i ragazzi che si uniscono all’organizzazione e partecipano agli eventi per strada, percepiscono e condividono il tema della pulizia e del decoro urbano. Inoltre, insieme al progetto Labsus è stato portato nelle scuole “ Rock your School “, un progetto di educazione alla manutenzione dei beni comuni condivisa con le istituzioni.

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Per seguire e unirsi alle attività di Retake Roma, visitate il sito internet e la pagina facebook dell’organizzazione.

(Foto di RetakeRoma)

Fonte: ecodallecittà.it

 

 

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La buona notizia del venerdì: Dopo 250 anni riapre la Scuola di Arti e Mestieri in Vaticano

Dopo 250 anni, dentro le mura vaticane, riapre una scuola di “sapere pratico””pensare con le mani”.

Un bagaglio di conoscenza che sarà trasmesso a giovani che vogliono imparare le arti e i mestieri tra i più difficili e delicati, e anche dimenticati: scalpellini, marmisti, muratori, fabbri. professionalità ancora molto ricercate, anche nell’era del web.

Una nicchia di sapere forse unica al mondo, dentro uno dei luoghi di maggior concentrazione di opere d’arte e di edifici storici, ma anche di quotidiana necessità di manutenzione.

L’iniziativa si inserisce nel solco di una tradizione antica, risalente alla fine del XVIII secolo, quando la Fabbrica di San Pietro istituì lo Studio Pontificio delle Arti, destinato ai giovani aspiranti “muratori, pontaroli, falegnami, scalpellini e tutti gli artieri di arti meccaniche”, che fece dell’istituzione un centro formativo di eccellenza.

Per la prima edizione, in corso dal gennaio 2023, sono stati selezionati 20 allievi per ciascuno dei tre indirizzi rivolti rispettivamente, come detto, a scalpellini e marmisti, a muratori stuccatori e decoratori, e a falegnami.

Il corpo docente è composto dal personale dell’Ufficio Tecnico della Fabbrica, da docenti di Università italiane e straniere e da artigiani esperti.

I percorsi formativi «hanno come obiettivi la crescita professionale e umana dei giovani artigiani e lo sviluppo delle abilità manuali, con l’apprendimento storico-artistico, la conoscenza dei materiali impiegati e l’acquisizione di competenze tecniche e tecnologiche. L’attività didattica prevede cicli di lezioni frontali, seminari, visite guidate e sopralluoghi di studio in diverse località italiane».

Le lezioni si tengono nelle aule allestite nei locali del Palazzo della Canonica, le attività di laboratorio sono svolte nelle officine della Fabbrica di San Pietro, dove gli aspiranti artigiani hanno la possibilità di esercitarsi a stretto contatto con le maestranze sanpietrine”.

In questo modo gli allievi possono immergersi nella vita della Basilica Vaticana, «per conoscerne la spiritualità, i luoghi, le persone e l’organizzazione».

L’inaugurazione ha visto la lectio magistralis di Mario Cucinella, architetto e designer e l’intervento di Gambetti, che ha osservato come il concetto di “sapere con le mani”, uno dei principi ispiratori della scuola – che è gratuita – riporta al centro «una dimensione integrale dell’educazione, che sa riconnettere la conoscenza speculativa e quella pratica: la Scuola vuole proporre agli studenti un modello virtuoso mettendo in dialogo e integrando la tecnica e la tecnologia, le arti e lo studio teorico».

Il direttore della scuola e segretario generale della Fondazione, padre Francesco Occhetta, ha spiegato che a ottobre saranno inseriti i corsi per fabbro e mosaicista: gli indirizzi diventeranno quattro.

Le mani sono gli strumenti propri dell’intelligenza dell’uomo. Maria Montessori

Fonte:

Vaticano, dopo 250 anni riapre la scuola di arti e mestieri – Il Sole 24 ORE

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La buona notizia del venerdì: I nuovi vigili urbani studiano la storia dell’arte!

Già nel 2015, ai vigili urbani di Bologna era stato fornito un manuale per accogliere al meglio i turisti.

La storia di Bologna raccontata alla Polizia municipale, scritto dallo storico dell’arte Marco Poli e incluso nella Guida stradale che abitualmente il Comune fornisce ai suoi agenti. per soddisfare le esigenze di accoglienza dei visitatori di Bologna.

E questo con l’obiettivo di recuperare il ruolo originale dell’operatore di Polizia locale, primo punto di riferimento per il turista.

L’idea, ora, è quella di potenziare l’intuizione del 2015, inviando i vigili a lezione di storia dell’arte.

Il percorso di apprendimento, avviato dal Comando del Corpo di Polizia Locale con la collaborazione dei Musei civici, ha coinvolto i neoassunti: 132 vigili in fase di inserimento che, oltre a formarsi sulle consuete materie orientate all’identità professionale e al ruolo, hanno potuto apprendere l’importanza di possedere solide conoscenze sugli aspetti legislativi, urbanistici, storici e artistici legati ai beni culturali e all’edilizia di base e monumentale, privata e pubblica.

I corsi sono stati tenuti dallo storico Giancarlo Benevolo e dagli storici dell’arte Paolo Cova e Ilaria Negretti,

E gli agenti hanno mostrato di apprezzare, tanto che con molta probabilità il progetto sarà esteso anche alla vecchia guardia, coinvolgendo nelle lezioni l’interno corpo della Polizia municipale di Bologna.

l motivo, se necessario, lo evidenzia il comandante Romano Mignani, che fa appello al binomio “sicurezza e accoglienza” per spiegare i compiti essenziali dei vigili urbani: “Presidiamo anche i luoghi di interesse turistico e siamo quindi punto di riferimento per i tanti visitatori della città, fornendo informazioni di servizio e aneddoti sulla storia di Bologna, dal 2021 ‘Città dei Portici’. Questo ruolo era tipico dei vigili di una volta, per i quali le nozioni storico-artistiche della città costituivano anche materia di concorso. Oggi molti degli agenti provengono da città diverse e, quindi, non conoscono la storia e i monumenti di Bologna“.

Vigili come novelli ciceroni, dunque, come sperimentato in passato anche da un’altra città d’arte, Venezia .

Nel lontano 2011, alla Polizia municipale della Laguna fu proposto un corso d’aggiornamento centrato non solo sull’apprendimento della storia dell’arte, ma anche sulla “perfetta” accoglienza, come frutto di un protocollo d’intesa proposto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo e sottoscritto dal Comune di Venezia. Le materie di studio? Comunicazione e tecniche relazionali, nozioni linguistiche, patrimonio turistico locale, nozioni storico-artistiche della città, gestione dello stress e problem solving. 

E come non citare, nel suo anno da Capitale Italiana della Cultura 2023 Brescia: con l’inizio di maggio, 17 vigili neoassunti che hanno affrontato nei mesi scorsi il percorso formativo al Comando cittadino sono in strada per fornire informazioni sui luoghi di interesse culturale ai turisti che visitano la città.

Gli “studenti” hanno infatti avuto modo di frequentare, il corso Ambasciatori Brescia Capitale della Cultura 2023, condotto da guide turistiche professionali, e somministrato anche ad altre figure professionali della città.

FONTI:

VIGILI URBANI A LEZIONE DI STORIA – Radio Più (radiopiu.net)

A Bologna i vigili urbani prendono lezioni di storia dell’arte (artribune.com)

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Perchè siam donne: Le International Sweethearts of Rhythm hanno cambiato il mondo del Jazz

Prima di loro nessun gruppo di donne suonava jazz.

In un editoriale di Downbeat degli anni Trenta, si leggeva che “il vero jazz è una musica vigorosa fatta dagli uomini”.

Perché “le donne amano il violino, gli uomini praticano batteria e trombe”.

Ma loro , le International Sweethearts of Rhythm cambiano la storia.

 L’“International” nel nome è stato attribuito alle diverse razze rappresentate nella band, tra cui latina, asiatica, caucasica, nera, indiana e portoricana. 

Siamo nel 1937.

Loro sono un gruppo di 16 ragazzine di 14 anni di una scuola, la Piney Woods Country Life School nel Missisipi. il preside e fondatore della scuola, il dottor Laurence C. Jones, vuole fondare una band tutta al femminile a Piney Woods per raccogliere fondi per la scuola.

Passa poco tempo e già partono per un tour in tutto lo stato, per esibirsi e raccogliere fondi per la scuola. Lo scopo della band è sostenere la scuola, che istruisce bambini e bambine che vivono in povertà.

Nel 1939 la band esce dai confini del Missisipi.

Nel 1941, ormai cresciute, rompono i legami con la scuola, si trasferiscono in Virginia e reclutano professioniste che allargano la band. Si uniscono a loro musiciste già leggendarie come Ernestine TinyDavis.

Iniziano un tour memorabile. Viaggiano in un autobus camper. L’unico modo per avere sempre una sistemazione, in un periodo in cui le leggi razziste di Jim Crow potrebbero creare loro problemi di alloggio.

In un’epoca in cui i bianchi e i neri dell’America del Sud sono costretti a vivere una vita strettamente segreta, queste donne mangiano, dormono, lavorano e suonano insieme – le loro differenze razziali sono un punto di forza.

La pianista jazz e leader del gruppo Earl Hines ha definito le International Sweethearts of Rhythm “le prime pioniere della libertà”.

Le dirige la strepitosa trombettista e ballerina AnneMaeWilburn.

Ma l’orchestra tutta è piena di soliste fantastiche come la già citata trombettista bianca Ernestine ‘Tiny’ Davis, la cantante Helen Saine, la batterista Pauline Braddy, la contrabbassista Carline Ray.

Per tutti gli anni ’40 la band ha ospitato alcune delle migliori musiciste dell’epoca. Nonostante il livello di talento, i membri del gruppo si trovarono di fronte a discriminazioni di genere e razziali.

Durante la Seconda Guerra Mondiale vennero richieste dalle campagne letterarie dei soldati afroamericani d’oltreoceano, e nel 1945 il gruppo intraprese un tour europeo di sei mesi in Francia e Germania, diventando le prime donne nere a viaggiare con l’USO.

In molte epoche della storia del jazz le donne hanno contribuito come interpreti, compositrici, cantautrici e leader di gruppi. Eppure, quando si leggono i libri di storia, vengono ignorate.

Inoltre le musiciste donne non venivano registrate come professioniste e anche i cronisti dell’epoca hanno completamente ignorato le loro esibizioni

Esiste un film documentario del 1986 diretto da #GretaSchiller e #AndreaWeiss a loro dedicato: si intitola proprio così, International Sweethearts of Rhythm: America’s Hottest All-Girl Band.

Fonte:

Le donne pioniere della musica jazz | Calm Radio

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La buona notizia del venerdì: Il 21 Aprile 2023 Roma compie 2776 anni !

Oggi ricorre il Dies Romana o Romaia, più comunemente conosciuto ai nostri tempi come Natale di Roma.

La città dunque, che ha compiuto il suo primo Natale prima dell’avvento del Cristianesimo e quindi del calendario gregoriano, su cui ci basiamo oggi, quest’anno compie i suoi 2.776 anni.

La leggenda vuole che proprio il 21 aprile del 753 a.C.  Romolo abbia fondato Roma.

Con questa data inizia la cronologia della Città Eterna e quindi nel 2023 (in numeri romani MMXXIII) abbiamo l’anno 2776 (MMDCCLXXVI) dalla sua fondazione. La data fu calcolata dall’astrologo Tarunzio, amico di Cicerone, poco prima dell’era cristiana.

Le origini della città di Roma dal punto di vista storico sono state narrate nella lunga ricostruzione storica di Tito Livio in 142 libri intitolati appunto Ab urbe condita. La narrazione di Livio iniziava dalle origini mitiche di Roma, ovvero con la fuga di Enea da Troia, cui faceva seguito la leggenda di Romolo e Remo allevati dalla lupa.

Nel narrare la leggenda della fondazione dell’urbe Livio fa riferimento al pomerium, il cosiddetto “solco sacro” tracciato da Romolo sul Palatino per creare la sua città. Il gemello Remo avrebbe osato scavalcare le mura appena erette da Romolo, suscitando l’ira funesta del fratello che sfociò nel delitto

«Così, d’ora in poi, possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura». In questo modo Romolo s’impossessò del potere e la città prese il nome del suo fondatore.

Nella tradizione, Romolo per fondare Roma avrebbe collocato, dove c’è il Marco Aurelio, Asylum affermando che tutti coloro che avessero voluto diventare cittadini di Roma avrebbero potuto esserlo, a prescindere dalla provenienza, dalle radici e dall’etnia. Questo aspetto del mito divenne centrale nella costruzione della città, era parte della politica imperiale ma con un’idea di cittadinanza che partiva dalla condivisione della legge e non sull’appartenenza etnica.

Una modalità di concepire la cittadinanza prettamente politica

La celebrazione dell’anniversario di Roma come elemento della propaganda imperiale, finì per attribuire alla questione dell’anno della fondazione un’importanza fondamentale.

Il primo imperatore a celebrare il Natale di Roma fu Claudio, ottocento anni dopo la data della sua presunta fondazione. All’epoca la ricorrenza aveva il nome di “Palilla” perché in quei giorni si celebravano le festività dedicate alla Dea Pales, divinità tutelare delle greggi e dei pastori. In seguito avrebbe preso il nome di Dies Romana.

La tradizione sarebbe continuata sino ad Antonino Pio per poi essere inglobata a quella dei Ludi Saeculares. (celebrati ogni cento anni), in quanto Roma aveva compiuto dieci secoli.

Sono state rinvenute monete che celebrano l’evento. Su una moneta del pretendente al trono Pacaziano, appare esplicitamente “1001”, da dove si evince come i cittadini dell’Impero romano avevano compreso di essere all’inizio di una nuova era, di un “Saeculum Novum”.

Nel 1871 dopo la proclamazione a Capitale di Italia,, il compleanno di Roma si trasformò in un evento nazionale.

Nel corso dei secoli, tale evento è diventato un simbolo della città attraverso cui mettere in risalto la grandezza della Capitale.

Sono tante le iniziative che vengono organizzate per i cittadini e tutti i turisti che giungono nella Capitale per trascorrere qualche giorno tra le sue vie, gustarsi un piatto tipico e lasciarsi andare alle meraviglie che le fanno da cornice.

Che Roma è una delle regine dell’arte d’ogni tempo!

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