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Mi chiamo C/2022 E3 e sono una cometa! Sono passata di qui 50.000anni fa .Come siete cambiati cara umanità!

Una cometa torna a fare visita alla Terra ben 50’000 anni dopo la sua prima comparsa, al tempo dei Neanderthal la C/2022 E3 (ZTF).

L’ultima volta che la stella ha visitato il pianeta, il deserto del Sahara era umido e fertile, Neanderthal e mammut vagavano ancora per il pianeta e gli umani, per quanto si sa, non avevano ancora raggiunto il Nord America.

La datazione del periodo di ritorno di 50 mila anni è stata fatta calcolando l’orbita percorsa dall’oggetto spaziale.

Secondo le stime, verso la fine del mese corrente dovrebbe addirittura essere visibile ad occhio nudo, tanta è la vicinanza al nostro pianeta, se invece siete armati di telescopio, già da questi giorni potrete iniziare ad avvistarla, nella speranza di ottenere uno scatto perfetto di un fenomeno destinato a ripetersi tra tantissimi anni.

C/2022 E3 (ZTF) è una cometa di lungo periodo che è stata scoperta lo scorso 2 marzo dagli astronomi Bryce Bolin e Frank Masci del Zwicky Transient Facility in California. All’inizio è stata giudicata un asteroide, ma con calcoli più accurati è stato stabilito che invece doveva trattarsi di una cometa. dimostrato avere una chioma condensata, caratteristica di una cometa”.

Da allora, la nuova cometa di lungo periodo si è notevolmente illuminata e ora sta attraversando la costellazione settentrionale della Corona Boreale nei cieli prima dell’alba.

Il 12 gennaio la stessa raggiungerà il punto di massima distanza dal Sole, avvicinandosi al massimo alla Terra solo il 1 febbraio 2023. Nel periodo che intercorrerà tra il 17 gennaio ed il 5 febbraio, “la declinazione della cometa sarà elevatissima, tanto da diventare circumpolare, ovvero visibile nel cielo per tutta la durata della notte, anche con un binocolo”.

In generale, per tutti gli essere umani le stelle hanno sempre avuto un significato molto speciale e sono viste come simbolo di speranza e di ideali.

L’essere umano ha bisogno di segni eccezionali per tirare fuori la testa dall’apparenza effimera che pure è il suo campo di esperienza.

Quindi mi domando…dato che nel Cosmo niente è per caso, quale messaggio vuole dare all’umanità questo passaggio della cometa di 50.000 anni fa? Così visibile ad occhio nudo in questo tempo di una umanità che raramente alza gli occhi al cielo così occupata a risolvere problemi che crea in continuazione.

50.000 anni fa

L’ Homo neanderthalensis,(king, 1864) comunemente detto uomo di Neandertal. visse nel periodo paleolitico medio, compreso tra i 200 000 e i 40 000 anni fa.

Fu un “Homo” molto evoluto, in possesso di tecnologie litiche elevate e dal comportamento sociale piuttosto avanzato che aveva la capacità di usare simboli e pensare in modo astratto. (Almeno così l’avrebbe detto Aristotele.)

Questo è emerso dai ritrovamenti di oggetti di ornamento personale e l’uso della pittura del corpo nelle grotte di Maltravieso, La Pasiega e Ardales  in Spagna. e nella grotta di Einhornhöhle in Germania.

Inoltre proprio da pitture rupestri risulta la sua dipendenza dai fenomeni naturali sia in terra che in cielo.

Certo l’interpretazione di un fenomeno come una cometa in cielo era istintiva e certamente aveva un riscontro sui suoi comportamenti, come lo era l’alternanza delle luce e del buio, la pioggia e il vento, la Luna e il Sole e le stelle.

L’ Homo neanderthalensis, viveva in simbiosi con la natura.

E tra i tanti fenomeni naturali una cometa che oggi chiamiamo C/2022 E3 (ZTF) poteva dare un messaggio, un imput,un monito . Quanto e quando è stato recepito e come utilizzato non lo possiamo sapere.

Ma certamente è stato notato perchè allora anche il cielo ed i suoi eventi erano da scrutare.

E l’essere umano aveva abbastanza coscienza di essere uno dei tanti abitanti di un ambiente che era comunque necessario per la sopravvivenza tanto da organizzare in gruppi i suoi simili.

E che tutto ciò che lo circondava dalla vegetazione, alla terra, alle distese di acqua, agli animali andava rispettato e curato per il bene reciproco.

50.000 > 2023

Homo Sapiens (dal latino uomo sapiente)l’essere umano moderno

gli appartenenti all’attuale umanità alzano gli occhi al cielo se non altro per assaggiare uno spicchio di eternità?

abbiamo coscienza di essere solo una delle tante specie che abitano il Pianeta Terra e sono reciprocamente necessari?

consideriamo l’Ambiente in cui viviamo un patrimonio indispensabile che deve essere conservato e migliorato per la sopravvivenza dell’intero sistema vivente ?

utilizziamo gli strumenti acquisiti per costruire un sistema di vita che sia utile a tutta la comunità utilizzando solo e oculatamente le risorse a disposizione?

abbiamo sviluppato concetti di bellezza e armonia verso noi stessi e tutte le altre specie? e comportamenti di conseguenza?

( a chi vuole completare…)

Non sarà che non è per caso che proprio in questo periodo viene avvistata questa cometa per ricordarci come eravamo e a farci riflettere su come siamo oggi ?

Se solo oggi notiamo questa cometa è perchè vogliamo darci un messaggio !

Forse riflettere su come siamo ora come umanità e se siamo soddisfatti delle nostre “ conquiste” !

Se stiamo raggiungendo lo stato di Homo Noeticus!

( io sono ottimista)

Love Laurin

Io penso che l’universo è un insieme vivo e pulsante di energie che agiscono, collaborano, scambiano qualità ed intensità in un continuo divenire secondo un ordine implicito da sempre e per sempre.

Queste energie pervadono e determinano una coscienza in tutto ciò che è manifesto, dal granello di sabbia, alle piante, agli animali, agli esseri umani fino alle più lontane e complesse galassie.

Le energie delle stelle ci sostengono e ci spingono verso le scelte che fanno della vita la nostra vita.

Cometa in arrivo, solo i Neanderthal l’avevano vista (tecnoandroid.it)

Homo neanderthalensis – Wikipedia

L’Origine dell’Arte e i Primi Esempi di Arte Paleolitica (ulukayin.org)

Homo noeticus – Wikipedia

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Ottavo giorno ottava dama, Frigg la Donatrice che insegna alle donne a filare con il sacro fuso

Frigg, la Dea della Filatura

 

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L’ottava dama è  un’antichissima Dea norrena, che è una delle più importanti divinità originarie delle arti femminili e della sacralità che veniva attribuita ai Dodici Giorni di Natale, o meglio, ai dodici o tredici giorni che seguivano il Solstizio d’Inverno prima ancora che nascesse la festività del Natale.

“Frigg, era la Grande Madre della tradizione norrena che aveva generato tutte le divinità, tutti gli spiriti e le creature naturali, e che per questo veniva chiamata “Colei che viene prima di tutti gli altri”.
Lei era “la Donatrice”, nel cui ventre brillava il sacro germe che dà vita a tutta la Natura, ed era la custode e la personificazione stessa dell’antica saggezza senza tempo e della profonda sapienza femminile.
Il suo bel viso, incorniciato dai lunghi e folti capelli biondi, era coperto da un velo che ricadeva soffice sino ai piedi, e la dea portava appeso al fianco un grande mazzo di chiavi – forse anche in questo caso un simbolo della possibilità di schiudere le porte che conducono al di là del visibile, ovvero di accedere a qualcosa di nascosto e di conoscere i misteri che la dea stessa rappresentava e conservava con cura.
(…)
Si raccontava che tutte le arti e le abilità delle donne fossero ispirate da lei, e che fossero il regalo che lei aveva fatto al mondo.

Più di ogni altra, però, le era cara la filatura, e secondo le leggende era lei che, al principio dei tempi, aveva mostrato alle donne il suo sacro fuso e aveva insegnato loro a filare.

La bella Frigg era infatti la prima filatrice e possedeva una conocchia d’oro sulla quale filava un filo tanto sottile da sembrare seta. Le filatrici che lavoravano bene, con amore e attenzione, erano da lei ricompensate, mentre quelle che lavoravano in malo modo venivano severamente punite. Allo stesso modo, le case ben tenute e spolverate o quelle trascurate, ricevevano una buona o cattiva sorte, a seconda dei casi.
(…)
Il periodo dell’anno su cui la dea presiedeva in modo particolare era quello invernale, e le erano sacri i dodici giorni e le dodici notti che seguivano il solstizio d’inverno.

Durante questo arco di tempo le giovani non dovevano filare per alcun motivo e per tradizione dovevano lasciar riposare il fuso, altrimenti la dea si sarebbe offesa.

Inoltre, in queste dodici notti la dea faceva visita a tutte le case per portare le proprie benedizioni, ed al suo fianco l’accompagnava sempre la sua amata e fedele ancella, Fulla.”

Tratto da “Le origini della Befana: le Dee di Luce e Fortuna”:
http://www.tempiodellaninfa.net/public/print.php?sid=155
Testo e ricerca di Laura Violet R.

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* 25 dicembre: buon Natale a tutti, proprio tutti

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Natale letteralmente natale significa “nascita”. La festività del Dies Natalis Solis Invicti (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) veniva celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno: la “rinascita” del sole. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”).
E proprio il 25 dicembre il Sole sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.
Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, per quanto possa apparire sorprendente, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo e il padre, Osiride, si credeva fosse nato nello stesso periodo;
nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan;
il dio Bacco in Grecia, nonché Ercole e Adone o Adonis;
il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord;
Zaratustra in Azerbaigian;
Buddha, in Oriente;
Krishna, in India;
Scing-Shin in Cina; i
in Persia, si celebrava il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore
a Babilonia vedeva la luce il dio Tammuz, “Unico Figlio” della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con, intorno al capo, un’aureola di dodici stelle.
Nella Romanità, in una data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si celebrava solennemente la rinascita del Sole, iDies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto, dopo l’introduzione, sotto l’Imperatore Aureliano, del culto del dio indo-iraniano Mithra nelle tradizioni religiose romane e l’edificazione del suo tempio nel campus Agrippae, l’attuale piazza San Silvestro a Roma, che era praticamente incluso all’interno di un più vasto ciclo di festività che i Romani chiamavano Saturnalia, festività dedicate a Saturno, Re dell’Età dell’Oro, che, a partire dal  .C. e dopo le successive riforme introdotte da Cesare e da Caligola, si prolungavano dal 17 al 25 Dicembre e finivano con le Larentalia o festa dei Lari, le divinità tutelari incaricate di proteggere i raccolti, le strade, le città, la famiglia.”
Huitzilopochtli, il dio azteco della guerra, è stato associato con il Sole. Il suo nome, che significa “colibrì del sud”, proviene dalla credenza azteca secondo la quale gli spiriti dei guerrieri uccisi in battaglia seguono il Sole attraverso il cielo per quattro anni.
A Babilonia già intorno al 3000 a.c. nel periodo del nostro Natale veniva celebrato ilDio del Sole Shamash. Il suo nome oltre ad essere collegato al Sole, si riferisce anche alla giustizia e alla veggenza, in quanto a causa dei suoi attributi solari è capace di vedere tutto, anche il futuro. Insieme al culto di Shamash sempre a Babilonia nasce la venerazione della Regina del Cielo, Isthar, e di suo figlio Tammuz, divinità che rappresenta la reincarnazione del Sole.
La nascita di questo Dio avveniva proprio durante il solstizio d’inverno: rappresentato come un bambino, a Babilonia il Dio Sole Tamuz prendeva il nome di Yule, e il “Giorno di Yule” veniva festeggiato il 25 Dicembre.
In Egitto il 24/25 dicembre si celebravano importanti cerimonie in onore del culto diHorus e della madre Iside, e testimonianze risalenti al 1400 a.c. ci mostrano il Dio Bambino con una corona solare in testa.
Il padre divino di Horus era Osiride, con cui egli si identificava: “Io e mio padre siamo Uno”; e la madre era Iside, al quale il dio Thot annunciò che avrebbe concepito un figlio virginalmente, scena rappresentata a Luxor su edifici risalenti al 1500 a.c. Horus nacque in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, e fu adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrirono dei doni. A dodici anni insegnò nel tempio e poi scomparve fino a trent’anni. Horus nella sua vita terrena partecipò anche ad una sorta di battesimo officiato da Anup, il quale in seguito verrà decapitato.
Con Iside ed Osiride, Horus rappresenta la “trinità” egiziana. Osiride, padre di Horus, è una divinità che compare già in epoca arcaica egiziana, personificato anch’esso con il Sole. Era considerato il Dio che soffrì e morì sulla Terra, e alla sua morte il cielo si oscurò.
Altro culto assai antico e che si ricollega alla venerazione del Sole è quello del dio Mitra indiano. Tale culto risale ad un’epoca di gran lunga precedente a quella in cui è vissuto Cristo, e cioè all’India del 1200 a.c. Le prime testimonianze infatti sono contenute nel testo sacro indiano conosciuto come Rig Veda, in particolar modo per quanto riguarda la coppia divina che in India è conosciuta come Varuna-Mitra, rispettivamente portatori di buio e di luce, della realtà interiore ed esteriore delle cose.
Sempre nei Veda viene riportato il mito di Krishna, dove ritorna l’episodio della nascita di un essere divino da una vergine: “Mahadeva, il Sole dei Soli, le apparve nel lampo di un folgorante raggio sotto forma umana. Allora ella concepì il figlio divino”. La vita di Krishna è segnata da particolari molto simili alla storia di Cristo, e alcuni studiosi hanno fatto notare come la radice del nome della divinità indiana sia molto simile a quella del figlio del Dio cristiano
In Mesopotania insieme a Mitra ritroviamo la figura del profeta Zarathustra, nato nel 714 a.c. in Persia, sempre nel periodo del Natale. Era considerato il figlio del Sole, e quindi di Mitra, e allo stesso tempo Sole egli stesso. La religione professata dal figlio di Mitra doveva essere monoteistica, universale e basata su un “giusto sentiero, giusto parlare, giusto operare”, come aveva ordinato il suo padre divino, che successivamente prenderà il nome di Mazda.
Presso i Celti durante il solstizio d’inverno, chiamato anche Mezz’inverno o Alban Arthuan, si celebrava Yule, il Dio Sole che rinasceva nel ventre della Dea, che durante tale festa assume l’aspetto di Madre.
Eppure siamo la stessa umanità che abita sulla terra, un gruppo eterogeneo di esseri che si esprime in modi e tempi diversi ma con la stessa aspirazione a trovare una stessa identità. 
Scelte politiche, sociali e soprattutto religiose hanno creato e creano le diversità che portano ai conflitti. 
Facciamo in modo di non rifletterci sopra solo a Natale.
Quindi Buon Natale a tutti, nessuno escluso!
Fonte:
Sol Invictus – Wikipedia
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Perchè siam donne: Beatrix nella Hill Top Farm con Peter, Nutklin, Jemina, e Jeremy nel suo mondo fantastico e non solo.

In un’epoca in cui le donne non avevano diritto di voto, né accesso all’istruzione superiore ed erano considerate proprietà dei mariti, Beatrix Potter (1866-1943) divenne una scrittrice di successo, usando i diritti d’autore dei suoi libri per acquistare una fattoria, la famosa Hill Top Farm, dove visse, amando la natura, per il resto della vita.

Nessun aspetto del genio caleidoscopico di Beatrix Potter è più affascinante del suo contributo alla scienza e alla storia naturale.

A vent’anni, aveva sviluppato un vivo interesse per la micologia e iniziò a produrre disegni incredibilmente belli dei funghi che lei stessa raccoglieva per un’attenta osservazione al microscopio.

Era attratta dalla varietà della loro forma e del loro colore e dalla sfida che ponevano alle tecniche dell’acquerello. A differenza degli insetti, delle conchiglie o anche dei fossili, i funghi garantivano anche un’incursione autunnale nei campi e nei boschi, dove Beatrix poteva andare sul suo carretto di pony “senza essere ingombrata dalla famiglia o da attrezzature pesanti”.

Come altre donne che avevano tentato di ottenere un’audizione per la loro ricerca scientifica, non fu mai ricevuta alla “Linnean Society” di Londra e le sue teorie non furono mai prese in considerazione. Sarebbero state apprezzate solo un secolo dopo.

Nel frattempo, Beatrix continuava comunque a disegnare anche per proprio piacere, migliorando sempre di più nelle tecniche più varie, dai pastelli alle tempere a olio, dagli acquerelli all’inchiostro e talvolta anche alla scultura.

Beatrix , determinata e appassionata, a 32 anni riuscì a pubblicare il suo primo libro “The Tale of Peter Rabbit”, il testo che rese celebri i suoi personaggi. Peter coniglio; Nutklin, lo scoiattolo; Jemina, la papera col cappellino e Jeremy, il ranocchio elegante, la fecero diventare una delle narratrici e illustratrici più celebri e amate di tutti i tempi.

Dal giugno del 1902 fino alla fine dell’anno il libro vende 28.000 copie. Nel 1903 pubblica un nuovo racconto, “La storia dello scoiattolo Nutkin” (The Tale of Squirrel Nutkin) che ottiene altrettanto successo.

Non considerò mai arte e scienza come due attività che dovessero rimanere separate, ma registrava ciò che vedeva in natura con dei disegni per evocare anche e soprattutto una risposta estetica.

In un panorama culturale incerto tra passato e futuro, il grande successo di Beatrix Potter come innovatrice − nella letteratura per l’infanzia e nella scienza − passa dall’uso eccellente che fece della propria immaginazione, con la quale riuscì a dare valore letterario persino ai più piccoli animali che sempre popoleranno i giardini britannici. Allo stesso tempo, invogliava i propri lettori a mettere in moto la loro, di immaginazione, per figurarsi questi animaletti vestiti con cuffiette, giacchetti e grembiulini che prendono il tè, spazzano l’uscio di casa e spesso finiscono in avventure anche un po’ rischiose.

La sua biografia è raccontata nel libro “Beatrix Potter. A Life in Nature “ di Linda Lear che descrive in dettaglio l’evoluzione creativa della protagonista, il suo sviluppo rivoluzionario come donna d’affari e imprenditrice, il suo intimo rapporto con i luoghi e con il paesaggio.

Il film “Miss Potter racconta la nascita del best seller per l’infanzia “The Tale of Peter Rabbit” e la lotta della sua autrice per l’amore, il successo e la felicità.

Per saperne di più: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Ledizioni, 2020

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Un rosa brillante del deserto è il nuovo colore Pantone 2023 dedicato alla biodiversità

Pantone lancia un nuovo colore dedicato alla biodiversità. Un rosa brillante ispirato al deserto

Pantone – istituto statunitense specializzato in catalogazione dei colori, fornendo alle aziende consulenza sulle scelte cromatiche per la comunicazione visiva, analizzando e stabilendo inoltre quali siano, nell’ambito dei più svariati settori di mercato, i colori di tendenza – ha elaborato per il 2023 una nuova tonalità che rappresenta il concetto di biodiversità.

Si tratta del Pantone 1775 C, realizzato dall’istituto in collaborazione con l’azienda produttrice di the Tealeves, a sostegno dei temi lanciati dal Forum della biodiversità Mondiale delle Nazioni Unite e del progetto “30×30”, iniziativa che si pone l’obiettivo di proteggere il 30% dei mari e della terra entro il 2030.

Quale colore, secondo Pantone, rispecchia il concetto di biodiversità e la volontà di salvaguardarla? Un bel rosa acceso

Per elaborare il Pantone 1775 C, gli studiosi dell’istituto hanno tratto ispirazione da quello che è definito il pigmento più antico della Terra, estratto da rocce sedimentarie sepolte in Mauritania, nelle profondità del deserto del Sahara. “I pigmenti rosa brillante sono fossili molecolari della clorofilla prodotti da antichi organismi fotosintetici che abitavano in un antico oceano che è scomparso da tempo”, spiega il dottor Nur Gueneli della ANU Research School of Earth Sciences.

Con questo colore, Pantone vuole così indurre istituzioni e persone di tutto il mondo a riflettere sull’importanza del rispetto degli ecosistemi e della difesa delle specie animali e vegetali del pianeta, dato che “la biodiversità è la varietà di specie viventi sulla terra – piante, animali e microrganismi e gli ecosistemi che formano –, che creano un equilibrio terrestre che sostiene tutta la vita”

Per l’annuncio del “Colore dell’anno 2023” – quello del 2022 è stato il “Very Peri” – Pantone ha deciso di organizzare un evento a Miami Beach durante la prossima edizione di Art Basel. In collaborazione con ARTECHOUSE, Pantone il 3 dicembre inaugurerà una mostra immersiva dedicata al nuovo colore. “La mostra accompagnerà i visitatori in un viaggio di colori, textures e altro ancora, concentrandosi sul rapporto tra arte, tecnologia e scienza per mostrare il Pantone Color of the Year 2023 in tutte le sue forme”, sottolinea Pantone.

Il colore rosa si ottiene facilmente mescolando il rosso, che è un colore primario additivo, al bianco. Non è però molto semplice realizzare le tonalità perfette in base alle nostre esigenze. Dal rosa chiaro al rosa antico, dal rosa carico al fucsia, è molto semplice sbagliare quando si tratta di ottenere una nuance del rosa.

Come base bisogna partire sempre dal rosso ma l’importante è non esagerare col bianco: aggiungere il colore di tanto in tanto per catturare l’essenza specifica per le nostre esigenze. Nel caso ci rendiamo conto che il rosso sia più scuro, bisognerà aggiungere molto più bianco. Se, invece, necessitiamo di tonalità che si indirizzano verso il fucsia o il magenta, aggiungere viola o blu al rosso e al bianco

Sin da piccoli siamo abituati ad associare il rosa al femminile.

Ma100 anni fa le cose erano molto diverse: il rosa era associato ai maschi e l’azzurro alle femmine, in quanto il primo era considerato come una tonalità di rosso (colore forte e virile), mentre il secondo era percepito come una tinta delicata e più adatta al gentil sesso. La tendenza a considerare il rosa “un colore da femmina” si è affermata solo recentemente, non più di 60 anni fa.

Vi sono molte testimonianze nell’arte che dimostrano che il rosa in passato era un colore comunemente indossato dagli uomini in quanto simile al rosso ma meno “bellicoso”. Il blu invece era il colore del velo della Madonna e più usato per vestire le bambine.

Le cose iniziarono a cambiare negli anni’30 quando gli uomini usavano colori scuri per darsi un’aria di maggiore serietà e le donne colori tenui e chiari per rimandare al loro carattere di madri e alla sfera domestica e familiare. 

Negli anni ’50 la situazione colori/sesso presentava invece un divario netto: rosa per le donne, blu per gli uomini.

Negli anni sessanta e settanta del secolo scorso numerosi studi scientifici dimostrarono gli effetti rilassanti di una certa tonalità di rosa, capace di abbassare in pochi minuti la tensione muscolare e il battito cardiaco,alleggerire la mente dei pensieri negativi e con un forte potere rilassante.

In seguito a questa scoperta, si decise di utilizzare il rosa in alcune prigioni americane per indurre i detenuti a mantenere un comportamento tranquillo, evitando manifestazioni di violenza e ribellione.

I risultati furono sbalorditivi: l’Istituto di correzione della Marina nello stato di Washington che aveva dipinto di rosa le celle di isolamento registrò un calo verticale degli episodi di violenza, cosa che spinse la direzione a mantenere il colore sino ad oggi.

Non furono solo le prigioni a sfruttare le proprietà calmanti del rosa.

Nei primi anni ’80 gli spogliatoi di football delle squadre ospiti in Iowa e Colorado presentavano una vivace tonalità rosata, allo scopo proprio di ammorbidire gli avversari, finché la Lega non impose come regolamento che entrambi gli spogliatoi fossero dello stesso colore

Il colore rosa libera la mente dalle negatività e dai pensieri che non lasciano libertà e serenità. Si tratta di una tonalità utilizzata in particolare a scopi di liberazione e purificazione, associata spesso al mondo del fatato.

Nonostante sia un colore carico di dualità perché rappresentativo dell’eternità e del tempo, della vita e della morte, della passione terrena e dell’elevazione spirituale, nell’universo magico il rosa è un colore essenziale.

Esistono, infatti, diverse pietre rosa molto utilizzate a scopi di purificazione, specie in cromoterapia : Quarzo rosa, Kunzite, Opale andino, Calcedonio ros, Corallo rosa, Tormalina ros, Rodocrosite.

Fonti:

Pantone lancia il colore dedicato alla biodiversità (artribune.com)

Colore Rosa Curiosità: Significato Psicologico e Esoterico (totaldesign.it)

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La buona notizia del venerdì: Il Museo delle Illusioni a Roma dove nulla è come sembra

Pozzi senza fondo, pavimenti inclinati, oggetti che cambiano forma: al Museo delle Illusioni di Roma nulla è come sembra.

Nella capitale è stato appena inaugurato il Museo delle Illusioni, un posto in cui vivere esperienze sorprendenti e imparare qualcosa di più sulla nostra percezione.

Ti offriamo una strabiliante esperienza che, attraverso tante nuove e inesplorate illusioni, sconvolgerà i tuoi sensi e ti darà al tempo stesso l’opportunità di imparare qualcosa sulla mente –fanno sapere dal museo, che si trova in

via Merulana 17, a due passi dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. –Goditi la nostra collezione di ologrammi, guarda più da vicino ogni illusione ottica e osserva attentamente ogni installazione. Le nostre illusioni sono un modo insolito e divertente per ricordarci che le nostre convinzioni sul mondo che ci circonda spesso non sono altro che una distorsione della realtà.”

Il format nato a Zagabria nel 2015, ha già avuto un grande successo in una quarantina di città in tutto il mondo e lo scorso anno è approdato anche a Milano.

Attraverso le esperienze proposte nelle varie stanze, progettate dagli architetti Sven Franc e Jasmina Frinčić, i visitatori possono ingannare i loro sensi, sperimentare la prospettiva, mettere alla prova le loro abilità. Lo scopo non è soltanto divertirsi, ma anche imparare il funzionamento di certe dinamiche. Sono previsti anche diversi rompicapo intriganti ed educativi.

Nel Museo delle Illusioni bambini (dai 6 anni in su) e a adulti vengono catapultati in universo affascinante e divertente. Qui ognuno, dagli appassionati agli esperti di scienza, si ritrova a dubitare dei suoi sensi. In totale sono circa 70 gli effetti ottici, i trucchi e le esperienze che porteranno i visitatori a scoprire gli inganni della mente.

Sii abbastanza coraggioso da saltare nell’illusione creata dal Vortex Tunnel che ti farà perdere la testa e ti farà credere che stai lottando faticosamente solo per fare un passo in avanti attraverso un cilindro rotante su una superficie così stabile e piatta!

Fatti ruotare incredibilmente nella Stanza del Sottosopra, lasciati andare nella Stanza dell’Infinito, resisti alle leggi della gravità e del rapporto tra le dimensioni, entra nella stanza delle luci e gioca non con una ma con ben tre ombre di colori diversi” si legge nel sito del museo interattivo.

Divertiti nella nostra collezione di ologrammi, guarda più da vicino ogni illusione ottica e osserva attentamente ogni installazione– spiega il Museo – Sono un brillante e divertente promemoria del fatto che le nostre convinzioni sul mondo che percepiamo spesso non sono altro che uno spettro d’illusioni. L’autentica collezione delle opere in mostra ti lascerà di certo a bocca aperta!

Decisamente inquietante e divertente, anche il Tavolo dei Cloni, dove ci può sedere con ben 5 cloni di se stesso!

Il Museo delle Illusioni è adatto a tutte le età e spazia dai classici come il vaso di Rubin ad esperienze più “estreme” come il Tunnel dei Vortici, la Stanza del Sottosopra e quella Anti-Gravità.

Il Museo delle Illusioni di Roma è aperto dal lunedì al giovedì: dalle 10.00 alle 20.30 (ultimo accesso alle 19.30) e dal venerdì alla domenica dalle 10.00 alle 21.00 (ultimo ingresso alle 20.00).

Tutti i sabati e le domeniche dell’anno e nei giorni festivi l’ingresso è riservato solo a chi ha già prenotato online, mentre in tutti gli altri giorni della settimana la prenotazione online non è obbligatoria ma fortemente consigliata.

A volte sperimentare diversi punti di vista ci fa cambiare prospettiva di vita e guardare al futuro con fiducia nelle nostre molteplici capacità!

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La buona notizia del venerdì: Chattare con un’opera d’arte si può? A Firenze con il David di Michelangelo!

Vuoi sapere cosa pensa il David di Michelangelo icona del Rinascimento italiano? Come trascorre le sue giornate? Chiedergli curiosità sul periodo in cui è stato realizzato? 

Interagire con l’alter ego della statua più famosa del mondo è ancora più facile. “Chatta col David”, il progetto di intelligenza artificiale che la Galleria dell’Accademia di Firenze ha lanciato lo scorso dicembre 2021, sul sito web della Galleria dell’Accademia di Firenze, grazie alla mole di interazione con gli utenti, è approdato alla sua versione finale.

Chatta col David è una tecnologia in continua evoluzione

Il sistema, un software automatizzato, basato sulla tecnologia del Deep Learning, mantiene continuamente attivo il processo di apprendimento, permettendo al chatbot di essere sempre più capace di rispondere in modo articolato.

Il progetto nasce da un’idea di Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, ed è stato realizzato ricorrendo agli strumenti sviluppati da Querlo, società di New York specializzata nella produzione di applicazioni tecnologiche tramite l’intelligenza artificiale.

Durante tutti questi mesi, il chatbot si è arricchito di contenuti grazie a tutte le domande che gli hanno posto e che hanno prodotto oltre 16.500 interazioni in lingua italiana e 9.500 in inglese. È stato possibile aggiungere oltre 70 risposte, incrementando di circa 1000 volte le combinazioni per formulare una stessa domanda. Un processo di apprendimento sempre in atto e in continua evoluzione.

Chatta col David é un’iniziativa di successo

“Un grande successo” racconta Cecilie Hollberg. “Tutti vogliono parlare con il nostro ‘bellissimo eroe’. Si va dalle curiosità alimentari (?)a richieste di interesse storico artistico e di carattere conservativo. C’è chi gli ha chiesto se si sentisse solo e se avesse voglia di uscire(?), tanto da chiedergli, persino, il numero di telefono(?). Un modo giocoso e diverso dal solito per coinvolgere un pubblico internazionale, sempre più eterogeneo e vasto.”( ??????)

L’iniziativa è in linea con la volontà del Mic- Ministero della Cultura che sostiene fortemente l’impegno all’utilizzo del digitale come leva per la promozione del patrimonio culturale italiano, ed è stata realizzata grazie anche al sostegno dell’Associazione degli Amici della Galleria dell’Accademia di Firenze.

Chatta col David è un’esperienza da ripetere?

I musei,  i beni culturali e il patrimonio artistico dovrebbero sempre più seguire l’esperienza della Galleria dell’Accademia di Firenze e del Ministero della Cultura. Il David di Michelangelo è un’opera che attrae moltissimo pubblico e come tale deve avere un approccio inclusivo e accessibile anche nelle modalità di fruizione. 

Siamo convinti che l’innovazione fa sempre bene, soprattutto se sviluppata con visione ed intelligenza. Un ‘iniziativa come Chatta con David avvicina sempre più persone alla cultura e all’esperienza museale.

I tempi cambiano e da un punto di vista culturale la tecnologia condiziona gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone. L’intelligenza artificiale e altre forme innovative possono aiutare a vivere un’esperienza più spettacolare e allo stesso tempo più accessibile. Certo, bisogna farlo con la dovuta intelligenza e questo non è sempre facile. A Firenze ci sono riusciti.

Purchè si inquadri nel suo giusto contesto di Storia dell’arte ! E sia le domande che le risposte conducano ad un approfondimento e dell’opera d’arte e dell’artista nel suo tempo!

Chatta col David, l’opera di Michelangelo interagisce con il pubblico – Libreriamo

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Perchè siam donne: Hedy Lamarr, la bellissima diva ingegnere che inventò il Wi-Fi

Hedwig Eva Maria Kiesler  , in arte Lamarr, nasce il 9 novembre 1914 a Vienna da genitori dell’alta borghesia austriaca.

Il padre, funzionario di banca dalla mente aperta e scientifica, e la madre pianista , che le fa studiare danza e arte, trascorre la sua infanzia tra discipline artistiche e scienza.

Quando ha solo 5 anni viene trovata dai suoi genitori a smontare e rimontare il suo carillon con l’intento non solo di capire come funziona, ma anche di migliorarlo.

A soli 16 anni si iscrive all’università. di Ingegneria.

La società del’epoca è ancora troppo sessista per darle una reale possibilità in campo scientifico: Hedy è troppo bella per essere “anche” intelligente. secondo gli stereotipi vigenti.

Qualsiasi ragazza può sembrare attraente. Tutto quello che bisogna fare è stare ferme e sembrare stupide”.

Così Hedy entra nel mondo dello spettacolo  quando ha solo 16 anni.

Studia recitazione con Max Reinhardt ,uno dei più celebri drammaturghi dell’epoca, a Berlino . Raggiunge la notorietà soprattutto per essersi lasciata ritrarre nuda nel film cecoslovacco Ecstasy , la prima scena di nudo nella storia del cinema. Fa molto scalpore e viene censurato.

Il successo delle sue prime pellicole fanno innamorare , Fritz Mandl, mercante d’armi legato all’ austrofascismo , che la costringe a sposarlo ad appena 20 anni. Ma la gelosia morbosa del marito e il controllo ferreo a cui è sottoposta la fa fuggire a Londra.

Lì conosce Louis B. Mayer degli MGM Studios,che la introduce nel circuito di Hollywood con il nome di Hedy Lamarr.
Ma l’incontro decisivo della sua vita è  Howard Hughes, pilota e uomo d’affari. Hughes viene colpito dalla mente acuta di Hedy al punto che decide di regalarle una serie di attrezzature scientifiche, compresi dei set portatili che può usare nelle sue roulotte sui set dei film.

Hedy recita e inventa, Hughes la stimola portandola nelle sue fabbriche di aeroplani e mostrandole come funzionano. E la fa collaborare con i suoi tecnici.

E’ proprio Hedy a studiare un nuovo design per gli aerei di Hughes, che la definisce più volte genio.

E lei progetta e progetta: un nuovo modello di semaforo, una pasticca effervescente per trasformare l’acqua in gassata, e persino un supporto per aiutare i disabili in bagno.

E’ nel 1940 però che Hedy appronta il suo progetto più significativo. La seconda guerra mondiale incombe e dopo aver conosciuto, durante una cena, l’inventore George Antheil, Hedy sviluppa insieme a lui un nuovo straordinario sistema di comunicazione che può guidare i siluri verso i loro obiettivi in ​​guerra.

Questo sistema sfrutta una rapida variazione di frequenza (frequency hopping) per impedire l’intercettazione delle onde radio, consentendo così al siluro di trovare il bersaglio previsto. E questo diventerà la base per lo sviluppo del Bluetooth e del WI-FI

Alla fine degli anni 50 a brevetto scaduto, la Difesa americana inizia a usare il sistema frequency hopping spectrum che è alla base di tutte le tecnologie senza fili che usiamo anche noi.

È solo negli anni Novanta che Hedy Lamarr viene rivalutata: a pochi anni dalla sua morte (se ne andrà nel 2000) viene insignita con il prestigioso Electronic Frontier Foundation Pioneer Award perché è proprio grazie alla sua geniale intuizione che le telecomunicazioni e l’informatica hanno fatto un enorme passo avanti.

Oggi, Hedy figura nella National Inventors Hall of Fame degli Stati Uniti.

Benché nelle sue memorie, Ecstasy and Me, Hedy Lamarr non dica esplicitamente se fu o meno una spia – è evidente che le qualità non le sarebbero mancate –, quel che è certo è che fu una donna dall’intelligenza fuori dal comune.

Il suo desiderio di conoscenza è perfettamente espresso dalla sua frase: «La speranza e la curiosità per il futuro mi sembravano meglio della sicurezza del presente. L’ignoto è sempre stato molto attraente per me… e lo è tutt’ora»

E la sua storia ci insegna che non c’è niente che non si possa fare: anche se è questione di tempo,  non c’è niente che non possiamo essere.

Whatever you want you can ! Love Laurin