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Mamma Natale? Ma certo! e fin dal 1849!

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Lucia, portatrice di Luce, colei che libera dal velo dell’illusione

Il 13 dicembre la religione cristiana celebra Santa Lucia, una festivita’ particolarmente sentita nel nord Europa, specie in Svezia, anche se con diversi significati e Lucia ha origini siciliane.

La tradizione cristiana  si inserisce su culti preesistenti e rituali legati al culto della terra e a quello del sole, su un calendario che ha subito molte traversie fino ad arrivare ai giorni nostri.

Prima della modifica del calendario da parte di Papa Gregorio XIII, nel 1582, il 13 dicembre era considerato il giorno piu’ corto con la notte piu’ lunga dell’anno ed era celebrato come il solstizio d’inverno. 

L’assenza di luce perche’ in questo periodo dell’anno il sole tramonta prima, l’assopimento della natura, la caduta delle foglie e l’inasprimento del clima dominato dal freddo, tutto richiamava il concetto della fine della vita e quindi, nelle culture antiche legate all’agricoltura e ai cicli della natura, la paura della morte.
I sacerdoti depositari dei saperi astronomici sapevano anche che da quel giorno in poi le giornate si sarebbero allungate e che, nonostante il rigore della stagione invernale, sotto la neve, i semi stavano preparandosi alla prossima rinascita mentre alberi come l’abete e piante sempreverdi come il vischio e l’agrifoglio potevano significare la capacita’ di resistere alle intemperie e la vitalita’ della natura.
Cosi’ furono istituite celebrazioni che coinvolgevano tutta la comunita’ per assicurarsi il ritorno del sole, per celebrare la luce, per ingraziarsi la natura e fugare ogni timore delle tenebre.
In questo contesto si colloca la festa , alla quale il cristianesimo ha voluto assegnare la celebrazione del sacrificio di una giovane cristiana vissuta nel V secolo e farla santa.

Gia’ il suo nome, che deriva dal latino lux traducibile con luce, e’ un richiamo fortissimo alle antiche usanze di offrire una giornata di riti e festivita’ per scongiurare l’espansione delle tenebre e del buio.
Lucia viene raffigurata spesso come una giovane fanciulla, con una corona di candele, specie nell’iconografia nordica. 

Gli occhi  sono un simbolo molto importante, dunque perche’ indicano la capacita’ di vedere, di sapersi orientare e sono un richiamo spirituale alla saldezza e all’illuminazione.

Per i nativi americani attraverso l’occhio si puo’ catturare l’anima di una persona, per questo non guardano mai direttamente nell’obiettivo delle macchine fotografiche. 

Per gli indu’ il terzo occhio e’ il simbolo di Shiva, che tutto distrugge, che tutto purifica, l’occhio dell’onniscenza capace di vedere oltre la manifestazione della realta’ percepita.

Anche nel buddismo la raffigurazione degli occhi del Buddha rappresenta la sua onniscienza, di solito sono dipinti sulle quattro pareti esterne degli stupa.

Per gli egiziani era l’occhio all’origine del mondo e anche il dio Ra ha un occhio sulla fronte, perche’ grazie all’organo della vista la realta’ diventa possibile e si percepisce; cosi’ come Platone definisce l’occhio il simbolo dell’anima e della visione interiore.

Su questo concetto si basa anche la tradizione della chiaroveggenza collegata spesso con la cecita’ fisica, per esempio il dio Odino rinuncia ad un occhio per  bere alla fonte di Mimir e acquisire quindi la conoscenza, la stessa sorte che tocca ad Omero, cieco poeta, ha il dono di raccontare le storie e le leggende degli eroi greci e delle loro divinita’ ma solo perche’ guidato dalla luce interiore.

Nella tradizione mitologica greca, per non essere trasformati in una statua di sale non si doveva guardare Medusa negli occhi, e un episodio nella Bibbia riporta lo stesso ammonimento, la moglie di Lot durante la fuga, si gira a guardare la distruzione di Sodoma e Gomorra contravvenendo ad un ordine divino e all’istante si tramuta in una statua di sale.

Gli antichi popoli nordici consideravano la notte fra il 12 e il 13 dicembre l’inizio del mese di Yule, prima del Solstizio di Inverno il 21 Dicembre.
In nord Europa è tradizione che la primogenita si svegli all’alba in questa mattina di festa pre-yule a preparare la colazione per la famiglia che servirà in tunica bianca e/o adornando il capo (simbolo di luce). In diverse rappresentazioni la troviamo infatti con un copricapo su cui posano candele, solitamente 7. “
E se saltiamodi storia in storia, di leggenda in leggenda, di celebrazione in celebrazione …di credenza in credenza …
Lucia, la portratrice di Luce , ci illumina il prossimo cammino costellato dalle nostre scelte, dai nostri propositi, che percorreremo con entusiasmo, passione, amore , felice curiosità …E vedendoci più chiaro !
Che la Luce sta arrivando!

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Perchè siam donne: L'(immacolata) concezione

L’ (IMMACOLATA) CONCEZIONE

Il concetto dell’immacolata concezione di Gesù sta al centro della tradizione cristiana ortodossa.
Ciò nonostante viene menzionato soltanto in due dei quattro Vangeli e in nessun altro testo del Nuovo Testamento.
Marco dice…..”
ecco  la Vergine sarà gravida e partorirà un figlio, il quale sarà chiamato Emmanuele, il che interpretato vuol dire: Dio con noi…”
Si fa riferimento ad una profezia di Isaia che fece nel 735 a.C. , per ingraziarsi l‘ allora Re  di Gerusalemme Araz.
Ma nulla fa pensare che si riferisse alla nascita di Gesù 700 anni dopo.
Inoltre Maria e Giuseppe chiamarono il loro figlio Gesù ( in ebraico Yehoshua)
Anche l’interpretazione del testo evangelico non è esatta: infatti la parola semitica tradotta come “vergine” è almah, che significa semplicemente  “giovane donna”,  mentre in latino la parola  “ virgo “  significa  “ nubile ” .
La verginità fisica attribuita a Maria diviene ancora più incredibile riguardo alla dogmatica asserzione cattolica che ella rimase sempre vergine.
Nei Vangeli viene confermato che Maria ebbe altri figli, e Gesù viene citato come il “primogenito”, e i suoi fratelli erano Giacomo, Iosa, Simone e Giuda, e anche delle sorelle.
Le scritture dicono che Gesù era un “
Nazareno”, ma questo non vuol dire che venisse dalla città di Nazareth, la cui effettiva esistenza non è mai stata provata.
Giovanni Battista e il fratello di Gesù, erano Nazareni, individui ascetici , vincolati da rigidi voti durante periodi stabiliti, come nel caso di Mosè.
All’epoca di Giuseppe e Maria, i Nazareni erano affiliati alla
comunità Essena di Qunram.

LA COMUNITA’ ESSENA DI QUNRAM .

La comunità osservava alcune severe regole disciplinari in rapporto al fidanzamento e al matrimonio dinastico.
Queste regole erano molto definite e imponevano una vita di castità eccetto che per la procreazione di figli solo ad intervalli stabiliti.
Tre mesi dopo la cerimonia del fidanzamento, aveva luogo un “ Primo Matrimonio” ufficiale con l’unzione degli sposi, che segnava l’inizio degli sponsali  nel mese di settembre.
Dopo di che erano permessi rapporti fisici, ma soltanto nella prima metà di dicembre.
Scopo di questa limitazione era assicurare che un’eventuale nascita messianica avvenisse in settembre, mese dell’Espiazione.  Se la sposa non concepiva i rapporti intimi erano sospesi fino al dicembre successivo e così via.
Una volta che la sposa in prova aveva concepito, veniva celebrato un “Secondo Matrimonio” con unzione per legalizzare l’unione.
Tuttavia la sposa era ancora considerata una
almah, giovane donna, fino al compimento del Secondo Matrimonio, che non veniva celebrato fino a che lei non era in cinta di tre mesi.
Questo rinvio era stato stabilito in previsione di un possibile aborto.
I Secondi Matrimoni avevano quindi luogo nel mese di marzo.
Quindi Maria poteva benissimo essere la moglie di Giuseppe e allo stessa tempo una
almah.
Ma Maria rimase in cinta mentre stava trascorrendo un periodo di prova come donna sposata  della gerarchia dinastica, un periodo nel quale erano proibiti i rapporti sessuali, e Giuseppe ebbe bisogno di avere l’approvazione del sommo sacerdote Abiatar , il designato Gabriele.
Dal tempo di re Davide, la dinastia di Abiatar era insediata nell’alta gerarchia ecclesiastica.
Oltre ai tradizionali titoli sacerdotali, gli Esseni conservavano anche i nomi degli arcangeli del Vecchio Testamento nella loro struttura governativa.
Quindi , secondo l’ordine gerarchico, sotto al gran sacerdote “
Arcangelo Michele “ era il sacerdote “Angelo Gabriele”, che era anche l’Angelo Ambasciatore del Signore.

Così si spiega l’episodio dell ”Annunciazione”, dove si racconta che a Maria viene annunciata la nascita di Gesù dall’Angelo Gabriele.
In realtà si trattò di una conferma da parte di un alto sacerdote, che aveva il grado di Angelo Gabriele, nella
gerarchia degli Esseni.
E questo permesso fu dato perchè Giuseppe era un diretto discendente di Re Davide e suo figlio avrebbe preso posto nella discendenza regale, quindi non poteva essere  abbandonato come un qualsiasi figlio illegittimo.
Dopo questa dispensa a Giuseppe sarebbero state applicate di nuovo le regole normali: prima fra tutte quella che nessun contatto fisico era permesso tra marito e moglie fino alla nascita del bambino.
Intanto le regole erano state infrante e Maria dette alla luce Gesù nel momento sbagliato dell’anno: domenica 1 marzo del 7 a.C.
Così Maria non solo concepì come
almah, ma partorì anche come tale prima del Secondo  Matrimonio.

continua….:https://laura-carpi.com/2010/12/11/le-marie-lo-sposo-e-la-sposa/ 

Fonti:

Robert Graves ” La dea Bianca” Adelfi Edizioni

Edoardo Schurè : ” I grandi iniziati” Edizioni Laterza

Illustrazioni : Antonello da Messina / Dante Gabriele Rossetti

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A che serve la giornata internazionale “contro” la violenza sulle donne

A che serve?

Bella domanda… che fa riflettere.
L’ora del momento significa “ una presa di posizione di donne  e uomini “ che scendono in piazza per richiamare l’attenzione … le motivazioni sono varie e tutte valide.
A me viene in mente “ dignità ”
Una parola dimenticata, obsoleta, fuori moda.
Un valore che impegna ogni essere umano a rispettare la sua umanità, la sua qualità di entità pensante e consapevole delle sue scelte.
Parole, parole, parole, soltanto parole…parole d’amore!
Se non ora, quando?
Il primo amore è verso se stessi. Cosa penso di me. Cosa voglio essere in questa vita. Quali cose voglio fare per raggiungere i miei obbiettivi. Quali mezzi ho a disposizione.
Quali qualità e risorse riconosco in me.
Poi le scelte.
Se non ora, quando?
Il primo rispetto è verso se stessi.
Essere coerente con le scelte fatte ed impegnarmi ad ottenere gli obbiettivi.
Essere per essere, esistere con dignità.
Non essere per avere. L’avere è effimero, non è una esigenza del cosmo.
Il primo amore è verso se stessi, poi automaticamente è per gli altri.
Negli altri mi riconosco, riconosco la loro umanità, le loro qualità di esseri pensanti e consapevoli delle loro scelte.
Come rispetto me stessa rispetto gli altri.
Se non ora, quando?
L a prima lealtà è verso se stessi.
Il primo avversario sono io, i giudizi che mi do, le scuse che mi trovo per giustificare le mie paure, il trasgredire alle regole che io stessa mi sono date, per opportunità, per pigrizia, il mettermi in dubbio invece di agire.
Se non sono leale verso me stessa come posso pretendere lealtà da altri.
Se non ora, quando?
La prima uguaglianza è sentirmi parte dell’umanità.
Sentirmi quell’essere umano che ha coscienza della sua umanità, la sua qualità di entità pensante e consapevole delle sue scelte.
Un essere umano degno di questa nominalizzazione è un abitante di questa terra.
Esseri umani compongono ogni nazione, ogni razza, ogni religione, ogni stato sociale, ogni età, ogni sesso.
Una pecularietà degli esseri umani è la necessità di rapportarsi tra loro.
Per creare, costruire, progredire, conoscere il micro ed il macrocosmo.
Così è nata quella che chiamiamo civiltà.
Se non ora, quando?
La prima responsabilità è verso se stessi.
Come posso creare un rapporto paritario, di amore, rispetto, lealtà, se ho un rapporto ambiguo con me stessa?
Se costruisco un rapporto ingabbiato in rigidi ruoli predeterminati dalle consuetudini?
Se considero una libertà raggiunta il ribaltamento di questi ruoli ?
Se considero l’altro comunque un avversario ?
Se non ora, quando?
Quando affermare dignità è uno dei miei valori fondamentali.
Quando lo sono e lo insegno con i miei comportamenti, le mie scelte.
Quando mi sento degna di appartenere al gruppo umanità.
Ieri, oggi , sempre.
“Se non lo faccio io, chi lo farà?
Se non lo faccio adesso, quando lo farò?
Se lo faccio solo per me stesso, chi sono io?”
(Hillel, cabalista del 2° sec. a. C.)
Opere di Marc Chagall
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Perchè siam donne: Il vero Black Friday non ha niente a che vedere con lo shopping!

Sì, sono curiosa…di sapere da dove vengono certe abitudini e certe denominazioni che fanno moda… da dove e da chi e da quando …Black Friday… ma! Personalmente preferisco frequentare i mercatini dell’usato..immagino chi ha indossato quella camicetta…quelle scarpe… quella borsa…una sorta di Antologia di Spoon River…compro la cosa che mi emoziona… tempo fa ho preso un vaso liberty per mia cognata , nero e oro, lucido e ogni volta che lo vedo nel suo soggiorno sono felice perchè gli ho dato nuova vita!

Comunque qui di seguito le mie “indagini” sul Black Friday

.

Il 18 novembre 1910 sono 300 le militanti della Women’s Social and Political Union che sfilano per le strade di Londra.

In testa una delle leader del movimento: Emmeline Punkhurst e con lei le amiche, le sorelle, le figlie: le donne.

Hanno appena saputo che il Parlamento inglese non avrebbe cambiato la legge per cui le donne non avevano diritto al voto né ad essere riconosciute come cittadine.

Davanti al Parlamento però, le suffragette non ci arriveranno mai.

Il cordone della polizia le ferma prima e, per sei lunghissime ore, vessa le donne in tutti i modi possibili. Manganellate, percosse, pugnalate, spinte, aggressioni, umiliazioni.

Le donne vengono gettate a terra, oppure spinte brutalmente contro le inferriate che dividono la strada dall’ingresso alla Camera dei Comuni.’

Nemmeno Rosa May Billinghurst, nonostante la sua disabilità, che da anni l’aveva costretta alla sedia a rotelle, viene risparmiata. Vigliaccamente viene spinta in una strada laterale, aggredita, mentre alcuni poliziotti le sgonfiano le valvole delle ruote della carrozzina .

In quel tragico venerdì vengono eseguiti 119 arresti: 4 uomini e 115 donne.  

Due di loro moriranno pochi mesi dopo,  in seguito alle percosse e alle violenze subite.

Quel 18 novembre di centodieci anni fa è passato alla storia come il Black Friday: una delle giornate più eroiche e contemporaneamente più nere della storia dell’umanità.

Questa è una storia con la esse maiuscola, quella che ci ricorda che i diritti sono una conquista pagata a caro prezzo e per questo vanno difesi, perché sono preziosi, ma anche fragili.

Il coraggio e la determinazione delle donne che si battono contro un uso sessista, discriminante e distorto del potere, esercitato attraverso gli arresti, la violenza degli abusi anche sessuali…tutto questo è il vero Black Friday

La traduzione letterale di Black Friday è “Venerdì Nero”. L’origine di questa denominazione non è certa. La più accredita vuole che sia stata coniata dalla polizia di Filadelfia negli anni ’30 e si riferisca agli ingorghi stradali causati dalla corsa allo shopping già molti anni fa negli USA, in periodi in cui tutte le auto erano di colore nero. L’altra spiegazione si riferisce alle cifre degli utili sui bilanci, tradizionalmente scritte in nero rispetto al rosso delle perdite: con il Black Friday, vuole la tradizione, i commercianti possono risollevarsi e sventare i rischi di bilanci in rosso.

E ovviamente la corsa allo shopping viene associata alle donne.

Vogliamo ricordare che invece è una data che ha segnato il percorso dell’emancipazione femminile ?.

Facciamo in modo che il Black Friday non sia ricordato solo come la giornata delle lunghe code per comprare, comprare, comprare …qualsiasi cosa purchè sia a buon prezzo

Il Black Friday è stata una giornata di lotta per la cittadinanza, per i diritti, per la parità e l’equità che hanno pagato a caro prezzo quelle suffragette per regalarci qualche libertà .

Purtroppo c’è ancora molto da fare e non solo per le donne e lo dimostrano le grandi manifestazioni di protesta attualmente in quasi tutto il mondo.

leggi anche:

https://lauracarpi.com/2020/11/25/a-che-serve-la-giornata-internazionale-contro-la-violenza-sulle-donne

https://www.museumoflondon.org.uk/discover/black-friday

https://brunolibri.wordpress.com/2020/11/25/25-novembre/?

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Quale arte preferisci? Classica?Figurativa? Astratta? Preraffaelita? Pompier? Moderna? Street Art? A me piace dolce !

Karin Pfeiff-Boschek, l’arte delle torte

Quando ti trovi un marito che è uno chef stellare, tu ti metti a competere? Collabori con discrezione , assaggi se richiesto, ti inebri di profumini promettenti, e soprattutto deleghi ogni responsabilità della riuscita che è sempre certa!
E fai quello che più ti piace, che” anche l’occhio vuole la sua parte”, libera di esprimerti e pure elogiata !
Decorare ,e aggiungere secondo l’ispirazione del momento…
Quindi stelline e fiori di pasta frolla alla crostata , rametti di rosmarino come alberi sull’arrosto con petali di aglio, squame del pesce lesso con le olive a metà sulla maionese, il budino trasparente di gelatina con frutta di stagione, il zuccotto di insalata russa con fiori giganti di radicchio, le uova ripiene tricolori, il purè rosa…
e poi vuoi mettere la soddisfazione di partecipare! che cucinare è comunicare amore! ( e sei certissima della sostanza! )

La creatrice di queste meraviglie é Karin Pfeiff-Boschek, panettiera tedesca che ha fatto della preparazione di torte ripiene di frutta un’arte. “Panettiera” é effettivamente un termine riduttivo: di lavoro fa ufficialmente altro, ma é figlia d’arte (la madre é una pasticcera pluripremiata), ha già pubblicato un libro dedicato al sofisticato stile delle sue torte, “Elegant Pie”, e le sue creazioni sono in vendita per devolverne il ricavato in beneficenza.

Lo stile delle sue torte di mele, al rabarbaro, di zucca o con mirtilli fa riferimento al design tessile ed alla natura, e le geometrie pulite si intrecciano a sontuosi motivi floreali: due elementi ispirati alla sua passione per la matematica e la botanica.

Lei si chiama Karin Pfeiff-Boschek ed è la panettiera tedesca, le cui torte stanno spopolando sui social.

Si ispirano al design tessile del Midwest e riportano decori ipnotici dalla precisione impressionante. Segretaria a tempo pieno, Karin si diletta nel preparare dolci ripieni di frutta decorati con motivi intricati e appliques commestibili, pubblicando le foto su Instagram e dando poi in beneficienza le sue creazioni.

Lei è figlia d’arte.

Sua madre, infatti, è stata una pasticcera pluripremiata. Ed è forse da sua madre che ha preso la passione per la cucina e per i dolci in particolar modo. Geometrie si intersecano creando perfetti disegni, motivi floreali, scacchiere e tanto altro ancora. Una tessitura golosa che si lascia guardare prima che assaggiare. Torta di mele, rabarbaro, zucca o mirtillo sono da sempre la sua passione e, da questa passione, è nata poi l’idea di usare la crosta superiore come una sorta di tela da dipingere o meglio di materia da plasmare per eleganti creazioni artistiche.

Ad influenzare il suo lavoro, le sue altre due passioni ovvero la matematica e la botanica. Quest’ultima irrompono sulle sue torte con deliziosi bouquet, spesso anche complessi da progettare.

e ci sono anche i tutorial se vuoi cimentarti

https://food-lifestyle.it/torte-karin-pfeiff-boschek/

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=3169114036482703&id=137953262877419

Vintage Rolling Pin

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Perchè siam donne: questo è il mese di Cleopatra!

Questo è  il mese di CLEOPATRA.

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Nel mondo a parte dei blogger basta mettere un like o un commento e far nascere un’amicizia. Si scoprono interessi comuni e ci si è di ispirazione per i propri articoli. Sono 15 anni che ho aperto il mio blog e posso assicurare che è così! Quello che mi continua ad affascinare è che parole e sentimenti rimarranno per sempre nel web…che io immagino come un arcobaleno circolare intorno alla Terra che si espande all’infinito…un colore per le emozioni…un colore vibrante per le melodie…un colore per vividi ricordi… tutti i colori dell’anima!..

Gli storici e tanti scrittori ci hanno informato ampiamente sulle vicende di un famosissimo personaggio : Giulio Cesare

Da queste vicende risulta che Giulio Cesare aveva la particolare caratteristica e capacità di riconoscere all’istante la realtà, comportandosi quindi di conseguenza. 

Un esempio della sua capacità di riconoscere la realtà e quindi di avere ampie visioni ci viene dal suo incontro con Cleopatra, Regina d’Egitto, allorchè riuscì a capire l’importanza del Sole nella definizione del tempo e degli anni che Cleopatra ebbe il tempo di illustrargli ampiamente, coi suoi più grandi astronomi di quel tempo, durante il loro meraviglioso anno d’amore che passarono insieme. Oltre che dall’amore per Cleopatra. questa meravigliosa creatura così espressiva di una terra ricca di una millenaria saggezza e bellezza cosmica, Giulio Cesare fu enormemente colpito da questo diverso sistema del misurare il tempo che Cleopatra gli offriva.

Cleopatra, oltre che Regina, rappresentava il fiore dell’Egitto che era anche il fiore della conoscenza che lei regalò, col Sole e le stelle, assieme a se stessa, a Cesare. Era senza dubbio un dono meraviglioso, assieme al dono di un bellissimo figlio che fu chiamato Cesarione.

L’incontro tra Cesare e Cleopatra non fu soltanto una bellissima storia di amore ma anche una costruttiva unione di conoscenze e di credenze tra due diversi sistemi di approccio non solo alla vita sociale e ma alla considerazione stessa dell ‘essere umano.

I romani a quei tempi, rispetto all’Egitto, erano culturalmente dei barbari primitivi. Essi misuravano il tempo e gli anni con la Luna anzichè con il Sole, usando le famose calende, gli idi e le none a cui si riferivano per definire i giorni.

L’anno lunare  non determina le stagioni, per cui gli anni romani erano una continua altalena nell’aggiungere o togliere mesi interi per cercare di stare al passo con le stagioni.

Giulio Cesare capì al volo l’importanza del riferirsi al Sole nella misura del tempo ed appena rientrò a Roma avviò la riforma del Calendario che da lui prese il nome di Calendario Giuliano ma che era in realtà un calendario egiziano donato da Cleopatra la quale, per assistere Cesare in questa riforma universale e storica, incaricò l’astronomo Sosigene di seguirne e controllarne tutte le fasi.

Non si sa se fu lui stesso, Cesare, o Sosigene, o Cleopatra, a decidere, durante questa operazione della riforma, che il mese di “Quintilis” fosse denominato “Iulius” o “Luglio” in suo onore.

Giulio Cesare ebbe appena il tempo di varare la riforma che fu assassinato. Cleopatra, in quei momenti tragici e drammatici, era a Roma sua ospite e dovette capire che il tempo della felicità era finito e si imbarcò immediatamente per l’Egitto sulla sua nave portando con se anche Sosigene.

Con la sua nave e Sosigene partì anche la conoscenza della messa a punto finale del calendario e cioè dei circa 11 minuti annuali che conducono alla saltuaria soppressione dell’anno bisestile che dovette attendere quindi circa 1600 anni per essere ripristinato.

Ottaviano Augusto, succeduto a Cesare,cambiò il nome del mese “Sextilis” in quello del suo nome di “Augustus”, cioè “Agosto”.attribuendosi tutto il merito dell’invenzione del nuovo modo di misurare il tempo.

Ignorando e anche denigrando la figura della regina d’Egitto e dell’apporto delle conoscenze sue e del suo popolo.

Possiamo ancora restituire a Cleopatra l’onore, così ingiustamente sottrattole, di avere posto le fondamenta, assieme a Cesare, per l’istituzione dell’odierno calendario solare universale e ormai valido per tutti i paesi della Terra.

Inoltre è assolutamente fuori di luogo, di buon senso e di logica, che i mesi dell’anno abbiano tutti nomi maschili.

Dopo 2000 anni di oscurantismo e maschilismo dettato da arretratezza mentale sembrano essere arrivate a maturazione le idee ed i sentimenti di riconoscenza per l’amore, il rispetto e l’ammirazione che la donna merita e che per troppo tempo le sono stati sottratti.

Il detto di dare a Cesare quello che è di Cesare in questo caso non può essere più appropriato

Perchè allora non sostituire il nome del mese successivo a Luglio con il nome di Cleopatra?

Il nuovo mese di CLEOPATRA segue il mese di Luglio.

Luglio e Cleopatra sono mesi che stanno bene insieme.

Oltre che ricordarci i nomi dei creatori dell’odierno calendario universale, Luglio e Cleopatra sono anche i mesi dell’amore per tante persone che in questi mesi di vacanze e viaggi hanno più possibilità di incontrarsi ed innamorarsi.

Luglio e Cleopatra sono i mesi della speranza e dell’avvenire.

Luglio e Cleopatra sono anche i mesi indicativi dello spirito di condivisione, inclusione, solidarietà e conciliazione che questi due grandi personaggi inconsciamente avevano nelle loro anime, in anticipo di 2000 anni, ma che non riuscirono a concretizzare perchè l’opposto spirito di contrapposizione, esclusione e inconciliabilità era il grande dominatore al quale essi entrambi soccombettero.

Nella antica millenaria astronomia, perdurante ancora oggi, la più bella e lucente stella del cielo, Sirio, segue la costellazione di Orione nel loro eterno moto giornaliero. Orione, come un amante o un innamorato, sembra aprire la strada per la sua amata Sirio.

Forse fu per questo che gli antichi rappresentarono Orione con Osiride e rappresentarono Sirio con Iside, la sua amata, che così lo seguiva nel cielo per l’eternità a testimonianza del loro amore cosmico.

Il nuovo mese di Cleopatra, seguendo sempre il mese di Luglio, sarebbe una replica terrena di questa antica verità cosmologica rappresentante una nuova visione, anticipata da Cesare e Cleopatra, ove la Donna abbia il posto che merita nell’Armonia del creato.

…….GIUGNO, LUGLIO, CLEOPATRA, SETTEMBRE,…….

………………….GIUGNO, LUGLIO, CLEOPATRA, SETTEMBRE,………………

………….GIUGNO, LUGLIO, CLEOPATRA, SETTEMBRE,…….

E’ vero, è bello nella grafica e suona bene!!!

Benvenuti col nuovo mese di CLEOPATRA!!!

 

Liberamente tratto dal blog : Pensieri dell’uomo
opera di Sir Lawrence Alma-Tadema (Leeuwarden, 1836Wiesbaden,1912)

leggi anche https://laura-carpi.com/2021/04/14/sebben-che-siamo-donne-cleopatra-ben-oltre-la-leggenda/↗

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Il portale dell’infinito, la Luna piena,le stelle cadenti che più cadenti non si può e il braccialetto magico…

foto di Laurin

citazione https://www.cavernacosmica.com/luna-piena-9-agosto-in-sravana-impara-ad-ascoltarti/

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Il 24 giugno è passato! Hai preparato il nocino? Sei ancora in tempo!

Da piccola nel giardino di mia zia c’era un grandissimo albero di noce. Il 24 giugno lei raccoglieva un cestino di noci verdi verdi e bianche dentro e le tagliava a spicchi. In autunno offriva ai grandi un liquido marrone profumatissimo supervietato a noi bambini. E io mi domandavo come fosse possibile che quelle noci verdi verdi diventassero un liquido così marrone. marrone…

Ogni anno, il 24 Giugno (cioè nel giorno di San Giovanni Battista) procurati 39 (non 38 e non 40) delle noci acerbe che quella mattina stessa saranno state abbacchiate.…………..

La tradizione vuole che le noci vengano raccolte il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, allorché la maturazione del frutto non è ancora completata ed il mallo risulta verde e tenero. L’antica credenza popolare voleva che la rugiada (guazza) formatasi nella notte tra il 23 e il 24 giugno fosse una panacea per ogni male, specie per i problemi dell’apparato digerente e per i disturbi gastro-intestinali, per i quali il Nocino era considerato un rimedio eccellente.

Le origini del liquore sono incerte. Si sa che esistono versioni di liquore di noci in molti paesi europei, dall’Italia, agli Urali, all’Inghilterra. Documenti romani antichi riportano che i Picti, cioè i Britanni, si radunassero nella notte di mezza estate e bevessero da uno stesso calice uno scuro liquore di noce. Successive fonti riportano che tra i francesi era in uso un liqueur de brou de noix o ratafià di mallo. Probabilmente dalla Francia fece il suo ingresso in Italia, diffondendosi prima nella zona del Sassello e poi nel Modenese.

ricetta su tavola di legno Certosa di Pavia

 Il noce mantenne sempre un alone di leggenda, legato alla presenza di streghe e incantesimi, che si comunicò alla preparazione del liquore.

Tradizionalmente, infatti, le noci venivano raccolte nella notte di San Giovanni dalla mano di una vergine che, salita sull’albero a piedi scalzi, staccava solo le noci migliori a mano e senza intaccarne la buccia. Lasciate alla rugiada notturna per l’intera nottata, si mettevano in infusione il giorno dopo. La loro preparazione terminava la vigilia di Ognissanti, cioè la notte di Halloween.

Nella raccolta la tradizione chiede di non usare attrezzi di ferro. Il metallo, infatti, intaccherebbe le proprietà delle piante officinali. È un fatto che i vegetali tagliati con lama di metallo ossidano prima e appassiscono più in fretta di quelli tagliati, ad esempio, con una lama di ceramica. L’usanza è comunque molto antica e già i druidi la seguivano cogliendo il vischio con un falcetto d’oro.

Uomo di scienza, cultura, critico letterario, nazionalista, scrittore attentissimo ai fatti di lingua, igienista, gastronomo, Pellegrino Artusi trascorse la sua vita fra la Romagna e la Toscana.

Autore del famosissimo manuale di alimentazione La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene, che ebbe larghissima popolarità per la sua prosa scorrevole e simpatica, grazie al corretto italiano con cui fu scritto, contribuì all’unificazione linguistica della Nazione. Infatti, nei suoi scritti si percepisce un’idea di Nazione ed il progetto di unificare il futuro dell’idioma italico, basato su tali valori, nel rispetto di tutte le regioni e dei loro passati splendori.

Ecco il nocino del grande Artusi:

Il nocino è un liquore da farsi verso la metà di giugno, quando le noci non sono ancora giunte alla maturazione. *Noci (col mallo) n. 30; spirito, litri uno e mezzo; zucchero in polvere, grammi 750; cannella regina tritata grammi 2; chiodi di garofano interi 10 di numero; acqua decilitri 1; la corteccia di un limone di giardino a pezzetti.* Tagliate le noci in quattro spicchi e mettetele in infusione con i suddetti ingredienti in una damigiana od un fiasco della capacità di quattro o cinque litri. *Chiudetelo bene e tenetelo per quaranta giorni in luogo caldo scuotendo a quando a quando il vaso. *Colatelo da un pannolino e poi, per averlo ben chiaro, passatelo per cotone o per carta, ma qualche giorno prima assaggiatelo, perché se vi paresse troppo spiritoso potete aggiungervi un bicchier d’acqua”.

Ingredienti e quantità:
Noci col mallo verde 36
Spirito di vino gradi 90 1 litro
Zucchero in polvere 750g
Cannella 2g
Chiodi di garofano n. 10
Acqua 400g
Scorza di limone q.b

..e un pò di pazienza perchè deve maturare per almeno 6 mesi!

(L’ho fatto assaggiare a mio cugino Emilio che vive in Argentina e lui ,che ha tanti alberi di noci, lo fa per sè e per gli amici!!!)

Fonti:

http://www.artusi.net/

http://blog.greenme.it/

http://www.peccatidigolaediamicizia.com/

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La buona notizia del venerdì: Gabi e gli amici corvi

Lei gli dà da mangiare e loro la riempiono di regali

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È quello che succede a Gabi Mann, una bambina di Seattle che è riuscita a instaurare un rapporto di fiducia con i corvi che vivono nei pressi del suo giardino.

Tutto è cominciato quando, al rientro da un viaggio in macchina,  Gabi, allora quattrenne, si fa cadere dalle mani una polpetta di pollo che un corvo si precipita a raccogliere.  Rimane lì a guardarla in attesa di altro cibo e per Gabi scoppia un grande amore. Da allora tutti i giorni nutre gli uccelli nel suo giardino. Con l’aiuto dei genitori ha costruito delle piccole uccelliere dove ripone il mangime e le noccioline insieme a una vaschetta con dell’acqua fresca per poi chiamare a voce alta i corvi appollaiati sui cavi del telefono sopra la loro casa.

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I corvi, dal canto loro, hanno molto apprezzato le cure di Gabi e per ringraziarla della sua generosità hanno cominciato a lasciarle dei doni all’interno delle ciotole, che la piccola conserva gelosamente dentro una scatola. Da piccoli orecchini a bottoni, da spillette a biglie, una piccola lampadina, una pietra, una vite, una graffetta.

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Tutto è catalogato con data e giorno del regalo e gelosamente custodito. L’oggetto a cui tiene di più è una perlina a forma di cuore: «Me l’hanno portata perché mi amano», dice la piccola. Ma conserva con orgoglio anche una targhetta con su scritto “migliore”: «Non so se hanno conservato loro la parte in cui è scritto “amica”» ride Gabi, divertita dal pensiero di un corvo con un braccialetto.

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Il caso di  Gabi è stato osservato da John Marzluff, professore di botanica all’università di Washington che sta effettuando uno studio sul rapporto tra i corvi e gli esseri umani. Insieme al suo collega Mark Miller, ha scoperto che i corvi hanno una relazione molto forte con le persone che le nutrono: «È sicuramente una comunicazione a doppia via quella che intercorre, capiscono i segnali l’uno dell’altro». Si crea una sorta di comunicazione tra l’animale e chi lo nutre: gli uccelli comunicano attraverso il corpo e a loro volta riescono a “leggere” e a capire i messaggi che l’uomo manda attraverso i propri movimenti.

La mamma di Gabi è entusiasta e incoraggia la figlia: «Mi fa piacere che lei impari ad amare gli animali e che abbia voglia di condividere». Nel video che segue i lettori più attenti noteranno che i corvi non sono gli unici animali ad attendere il cibo della piccola Gabi.

http://www.caffeinamagazine.it/la-storia/12046-storia-di-una-bambina-e-i-suoi-corvi-lei-gli-da-da-mangiare-e-loro-la-riempiono-di-regali

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L’animale che accompagna gli iniziati è il corvo,.

Portatore di disgrazia secondo la tradizione popolare come anche il tredici, la notte, la luna, il femminile. Gli antichi attributi della personalità magica!

Il suo simbolismo è duale, essendo collegato sia con la saggezza, la preveggenza e la lungimiranza, sia con la morte e la distruzione: le sue peculiarità lo fanno animale solare e notturno al tempo stesso.

Nelle fiabe invece il corvo ha una funzione importante: è lui a sapere! Trasmette messaggi di importanza vitale solo per chi può udire e comprendere.

I corvi siedono sul confine tra la vita e la morte, possono guardare in entrambe le direzioni e avrebbero potuto fare da mediatori, ma…chi capisce la lingua dei corvi?

Un ricercatore ha scoperto che i corvi non solo hanno un linguaggio differenziato, ma si prendono persino gioco degli esseri umani che li disprezzano. Corvi e cornacchie hanno una sorta di comunicazione telepatica, vivono in solitudine liberamente scelta, perchè girano volentieri da soli e vivono la comunità solo come una rete intorno a sé.