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Se apri l’ombrello …anzi gli occhi…piovono stelle!

Arrivano le Geminidi,

Il più intenso e misterioso sciame di stelle cadenti

Qualche anno fa a New York ci fu un blackout totale e pompieri, polizia, giornali furono tempestati di chiamate terrorizzate… il cielo appariva come è sempre pieno di stelle di tutti i colori e intensità…ma nessuno aveva mai guardato in sù soprattutto di notte!

Fin da piccola mi chiedevo dove andavano le stelle di giorno ! Ero affascinata dall’immensità di tutti quei puntini luminosi nel cielo blu notturno che vibravano come note musicali e quasi ammiccavano…” hei!! noi siamo qui !! sempre !” E mi sentivo tranquillizzata e in compagnia! Ecco come è nata la mia passione per l’astrologia!

Geminidi-2014

La pioggia di meteore delle Geminidi, che quest’anno avrà come picco tra il 13 e 15 dicembre, sarà la pioggia più intensa dell’anno

Durerà per diversi giorni, sarà ricchissima come numero di meteore, e potrà essere facilmente vista da quasi qualsiasi parte del pianeta.
Tra le altre cose, è anche la pioggia preferita dell’astronomo della NASA, Bill Cooke, ma non per i motivi descritti sopra.
“Le Geminidi sono le mie preferite, perché sfidano qualsiasi nostra spiegazione.” racconta Cooke.
La maggior parte delle piogge di meteore proviene dalle comete, che rilasciano tantissime meteore piccole durante la notte, che si dissolvono nell’atmosfera creando quelle che chiamiamo “stelle cadenti”.

Le Geminidi però sono diverse.
La loro “madre” non è una cometa, ma una strana roccia chiamata 3200 Phaethon, che rilascia davvero poca polvere e detriti, troppa poca per spiegare le Geminidi.
“Di tutti i detriti che passano vicino alla Terra durante l’anno, le Geminidi sono sicuramente le più massicce piogge meteoriche,” spiega Cooke. “Quando contiamo la quantità di polvere nel flusso delle Geminidi, viene fuori un rapporto 500 a 5 rispetto alle altre piogge, quindi di gran lunga di più.”

Eppure l’asteroide responsabile non è abbastanza massiccio per una cosa del genere. 3200 Phaethon fu scoperto nel 1983 dal satellite IRAS della NASA, e ovviamente fu subito classificato come asteroide.
Cos’altro potrebbe essere se no? Non aveva una coda; i suoi parametri orbitali intersecavano quelli della Cintura dei Asteroidi; ed i suoi colori sono molto simili a quelli di tutti gli altri asteroidi. Infatti, 3200 Phaethon è cosi simile all’asteroide della Cintura, Pallas, che potrebbe essere un pezzo di 5 km tagliato via dal blocco originario di 544 km.

3200_Phaethon_orbit

“Se 3200 Phaethon si è davvero staccato dall’asteroide Pallas, come pensano alcuni ricercatori, allora le meteore delle Geminidi sono resti di quel evento che viaggiano insieme all’asteroide.” specula Cooke. “Ma questa spiegazione non è in accordo con altre cose di cui siamo a conoscenza.
I ricercatori hanno analizzato con attenzione le orbite dei frammenti delle Geminidi, e hanno concluso che furono rilasciati da 3200 Phaeton quando quest’ultimo si trovava vicino al Sole, non quando si trovava nella Cintura dei Asteroidi, da dove si sarebbe secondo altri staccato dal più grande Pallas.

L’orbita eccentrica di 3200 Phaethon inoltre lo porta dentro l’orbita di Mercurio ogni 1.4 anni. Cosi il corpo roccioso riceve una regolare ondata di grande calore che potrebbe creare i getti di polvere che vediamo durante le Geminidi.

Per mettere alla prova quest’ipotesi, i ricercatori hanno usato le sonde gemelle della NASA: STEREO, che sono progettate per lo studio dell’attività solare. I coronografi a bordo delle sonde STEREO possono rilevare asteroidi e comete che passano vicino al Sole, e nel giugno del 2009 hanno rilevato 3200 Phaethon a soli 15 diametri solari dalla superficie del Sole stesso.
Quello che è successo dopo, ha sorpreso gli scienziati planetari della UCLA, David Jewitt e Jing Li, che hanno analizzato i dati. “3200 Phaethon è diventato,inspiegabilmente più brillante di un fattore di 2″ hanno scritto. “La spiegazione più probabile è che Phaethon eiettasse polvere, forse in risposta alla rottura di rocce sulla superficie(fratture termiche e decomposizione dei minerali idrati) per via dell’enorme calore in arrivo dal Sole.”
Jewett e Li, avevano ragione con la loro ipotesi della “cometa rocciosa”, ma sottolineano che c’è comunque un problema. La quantità di polvere che 3200 Phaethon ha eiettato durante il suo incontro con il Sole nel 2009 è soltanto lo 0.01 % della massa del materiale che cade sulla Terra durante le Geminidi, quindi neanche lontanamente abbastanza da spiegare cosa sta succedendo.
Forse la cometa rocciosa era più attiva nel passato…?
“Semplicemente non lo sappiamo” ha spiegato Cooke. “Ogni nuova cosa che impariamo riguardo alle Geminidi è un tassello in più per questo mistero.”
Questo mese, la Terra passerà attraverso le Geminidi,producendo fino a ben 120 meteore all’ora durante le notti con un cielo chiaro
Il momento migliore per vederle è probabilmente tra la mezzanotte e l’alba del 14 Dicembre, quando la Luna è bassa è la Costellazione dei Gemelli è alta nel cielo.

Dopo le Geminidi, è la volta delle Ursidi, così chiamate a causa dell’apparente provenienza dalla costellazione dell’Orsa Minore. Alle nostre latitudini, il radiante delle Ursidi è circumpolare, sicché non tramonta mai. A differenza delle Geminidi, che sono piuttosto costanti, le Ursidi hanno un comportamento altalenante. Un certo spettacolo fu offerto nel 1945 e nel 1986. I

Le Ursidi, saranno attive dal 17 al 26 dicembre. Il picco è localizzato tra il 22 e il 23 dicembre, con almeno 10 meteore all’ora.

Saranno decisamente meno intense delle cugine Geminidi, ma comunque spettacolari.

Per ogni scia nel cielo un desiderio che si può avverare…

un desiderio è solo l’obiettivo che voglio raggiungere…

è l’inizio del mio progetto per ottenerlo…

con la mia volontà posso ottenere ciò che desidero…

è possibile!

e le stelle mi forniscono l’energia…

tutte le stelle…

tutto l’universo

fonti.

http://www.today.it/scienze/stelle-cadenti-geminidi-dicembre.html

http://www.astronomitaly.com/blog/stelle-cadenti-dicembre-osservare-le-geminidi
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L’Arcangelo Azrael di Plutone e dello Scorpione

Il noto sensitivo Edgar Cayce spiega che gli angeli sono molto attivi perché co-creatori col Creatore e, come tali, crearono gran parte dell’universo che vediamo. Quanti angeli furono creati? Secondo gli egizi, ogni stella nel cielo è la luce di un angelo, e ci sono più stelle nella parte dell’universo che è visibile dalla Terra che granelli di sabbia su tutte le spiagge e tutti i deserti della Terra!

Ognuno di noi è un angelo della moltitudine celeste!

Arcangelo Azrael

Azrael (“Colui che Dio aiuta”, talvolta chiamato anche Izra’il, Azra’il, Ashriel, Azriel, Azaril) è l’Arcangelo che governa su tutto ciò che è occulto e misterioso, è il Custode della Vita e della Morte ed il Guardiano delle Anime.

Nel Libro di Tobia (Bibbia) e nel Corano Azrael appare come la personificazione della Morte, nella teologia islamica è uno dei quattro Arcangeli principali (con Mikhail, Djibril ed Israfil).

Nella tradizione invece del primo periodo cristiano, divenne noto come Esdras, il profeta che porta lo spirito del Messia. Fu in questa storia del primo Cristianesimo che si sostenne che Azrael fosse asceso al cielo senza sperimentare la morte.È anche ricordato come ” Angelo della Legge “

Azrael è anche raffigurato come il più astuto e saggio degli arcangeli.

Una storia del Corano dice che Dio chiese ai quattro arcangeli Michele, Gabriele, Uriel ed Azrael di raccogliere sette manciate di terra dalla base dell’Albero della vita nel Giardino dell’Eden. Essi realizzarono che solo tre di loro avrebbero potuto presentarsi al Signore con due manciate, mentre l’ultimo avrebbe potuto prendere solo una manciata. Michele e Uriel immediatamente iniziarono a discutere su chi avrebbe dovuto portare due manciate, e chi avrebbe dovuto portarne solo una. Gabriel cercò di mediare tra i due, ma fu distratto anche lui dalla polemica in corso, consentendo così ad Azrael di prendere da solo le sette manciate di terra che mise successivamente in una borsa e che portò a Dio.

Azrael ( “Dio fortifica”) è uno dei capi degli Angeli Caduti.

Azrael insegnò agli uomini come fabbricare spade e scudi, e alle donne come abbellire le palpebre. Egli è “ il cavalcatore del serpente, seduttore degli uomini, alfiere di Satana, e rifiutò di chinare la testa davanti all’Adamo appena creato da Dio”.

Azrael è sempre stato una divinità ben nota gli antichi.

La sua funzione principale infatti fu (ma lo è tuttora e lo sarà in futuro) quella di accompagnare nell’aldilà le anime degli esseri umani.

Così l’Arcangelo fu noto agli egizi come Osiride, fu venerato come Anubi, il custode delle porte oscure del regno dei morti; Yama per gli Indù, Tanit per i fenici, ma anchePlutone, Ade, Caronte, il traghettatore delle anime dal mondo materiale a quello invisibile.

Azrael tiene il rotolo dove sono scritti i nomi di tutti gli esseri umani. Quando si avvicina il giorno della morte di una persona, una foglia col suo nome precipita dall’albero situato sotto il trono di Dio e dopo che quaranta giorni sono passati, Azrael separa l’anima dal corpo.

Ma Azrael è molto di più. Dalle sue mani nasce il “fiume Lete“, l’acqua che dà alla entità che lascia il corpo fisico l’oblio sulla vita appena trascorsa e le permette di riposare e riacquistare consapevolezza della sua natura divina.

Lui le apre le porte del Devachan, un luogo di serena beatitudine, in attesa di tornare a reincarnarsi con un compito nuovo, in un nuovo corpo e con una memoria libera di ricordi.

E’ dunque ad Azrael che fanno capo le legioni di “aiutatori invisibili” che si pongono accanto agli esseri umani in punto di morte, che ne guideranno con dolcezza i primi passi a comprendere la nuova realtà, ad allontanarsi dal corpo fisico ormai inutile ed incamminarsi verso la Luce.

Essi accorrono verso qualunque preghiera, detta in qualunque lingua, rivolta a qualunque altra divinità poichè le barriere di culto, di razza e di credo, esistono soltanto sulla Terra.

Azrael sviluppa negli esseri umani la capacità di sondare il mistero, la ricerca delle leggi inesplorate della natura.

E’ l’Arcangelo protettore degli occultisti, che anticamente si chiamavano Pizie, Sibille, Pitonesse e vivevano in appositi, veneratissimi luoghi di culto, e la loro vita aveva una dignità sacerdotale.

Sotto alla protezione di Azrael si trovano tutti i sacerdoti e le guide spirituali di ogni popolo e di religione, uomini con il compito speciale di guidare altri uomini verso il mistero della Divinità.

Azrael governa la sessualità e la morte-rinascita, le due tematiche sono infatti indissolubilmente legate: attraverso un atto sessuale nasciamo nel mondo fisico e mediante la padronanza dell’energia sessuale possiamo raggiungere l’immortalità.

Azrael domina la costellazione dello Scorpione, il suo giorno è il sabato , il colore il rosso-scuro e il nero.

costellazione dello scorpione
Lo Scorpione è un segno di Acqua collegato all’ottava casa dello Zodiaco, cioè alle tematiche di vita e morte, di ciò che è nascosto, e alla sessualità.
Nell’astrologia molto antica, questo segno era rappresentato non dallo scorpione ma dal serpente

Il serpente cambia periodicamente la pelle e gli antichi lo consideravano immortale e capace di un costante rinnovamento.
Questo ciclo di crescere finchè la propria pelle è stretta, fare la muta e far crescere una nuova pelle, ripercorre tutta la vita dello Scorpione. Spesso la sua vita si divide in distinti capitoli, man mano che passa da un ciclo all’altro.
Tutto giunge alla distruzione finale ed egli ricostruisce e ricomincia da capo.

Nella mitologia antica il serpente è anche un simbolo della saggezza della terra stessa: eterna, antica, che conosce la vita segreta di tutte le cose. Esso striscia sul terreno e ode i segreti delle radici delle cose.

Nella tradizione biblica, il serpente è il Diavolo, il Padre della Menzogna, colui che tentò Eva nel giardino dell’Eden. E’ Lucifero l’angelo caduto. Come potete vedere, ha un doppio aspetto e lo potete considerare oscurità o luce, bene o male, perchè li contiene entrambi.

Gli individui dello Scorpione hanno un grande senso della giustizia . Non credono neanche un attimo porgere l’altra guancia. Restituiscono il ceffone perchè è l’unico modo per sopravvivere.

Per lo Scorpione, tutti gli esseri umani hanno dentro di sé i semi del bene e del male. Il male non è una cosa astratta, o l’errore di qualcun altro, è in ciascuno di noi.

Plutone governa il segno dello Scorpione, è il nono pianeta del sistema solare.

Nella mitologia greca era chiamato Hades (“occulto”, “invisibile”, tra l’altro spesso indossava un elmo che lo rendeva impercettibile alla vista), figlio di Crono (Saturno) e di Rea (Cibele).

Il suo dominio era quello degli Inferi, il mondo sotterraneo che riuniva insieme i dannati (nel Tartaro), ed i giusti (nei Campi Elisi).

Plutone poteva punire ma anche ricompensare, in pratica reggeva insieme Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Plutone rappresenta il potere rigenerativo e la nostra capacità ai cambiamenti radicali e alla rinascita: cicli della morte e del divenire.

A volte i cambiamenti provocano un senso di perdita, di mancanza anche in senso fisico, come una morte di una parte di noi. Ma la morte è solo un mutamento di stato, di dimensione. Annuncia la rinascita.  Questa è la spinta che annuncia il nuovo, e se la consideriamo una risorsa, il nuovo ci darà subito la visione di un futuro luminoso.

Il dono di Azrael ai nati sotto il suo segno, lo Scorpione, è il fascino; un magnetismo particolarissimo che nessun altro segno zodiacale possiede…

fonti.
http://www.iltempiodiastarte.com
(Giuditta Dembech) Tratto dal libro di Giuditta Dembech
Evelyn De’ Morgan “The Angel of Death” & “The Field of the Slain”(30 August 1855–2 May 1919)
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La storia della Stella Tessitrice (Vega) e del Guardiano di Buoi (Altair)

Alfa Lyrae, la brillantissima Vega, è la stella di questo mese


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Io sono curiosa e sono certa che ogni cosa che è lì ha un suo perchè. E una storia. E anche ogni esperienza ha un significato . Che voglio sapere e imparare.

E mi interessano i punti di vista. Che dipendono da tante variabili.

Tempo luogo coscienza. Anni fa ho comprato una enciclopedia di storia comparata..

Tutti vedono le stesse cose sotto lo stesso cielo nello stesso momento.

Tutti chi? Tutti gli esseri umani e pensano e fanno cose diverse da sempre.

Quando? Dove ? Come? Perchè?

Ne ho fatto un gioco a scuola per far conoscere le storie del mondo.

Ognuno ha le sue domande e le sue risposte. Ci si confronta e si impara.

Questa storia di una cultura così lontana ma vicina mi è piaciuta.

Vega appartiene alla costellazione della Lira e insieme a Deneb e Altair forma il famoso “Triangolo estivo”. Alle nostre latitudini è uno degli astri più sfolgoranti, insieme a Sirio, di cui sembra meno brillante solo perché più distante, 27 anni luce, e ad Arturo, di cui sembra invece più brillante perché di intenso colore bianco; Vega è 58 volte più luminosa del Sole.

Fu la prima stella a essere fotografata, all’Osservatorio di Harvard, nel luglio 1850 e il suo diametro uno dei primi ad essere misurato, nel 1963, con l’interferometro di Narrabri, in Australia.

Il suo nome ha origini arabe; gli Arabi immaginarono questa costellazione come un’aquila, dalle ali semichiuse, che porta uno strumento musicale, e la chiamarono Ai Nasr al Waki.

Nel tempo la costellazione fu vista sempre come una lira, e la parola Waki,  trasformata in Vega, passò ad indicare la sua stella principale. Circa 14.300 anni fa Vega è stata “stella polare” e tornerà ad esserlo fra circa 12.000 anni, e questo a causa del movimento di precessione dell’asse terrestre.

Vega era dunque una stella importante già nell’antichità e certamente nella preistoria essa veniva usata come indicatore del nord. Ciò forse spiegherebbe come mai Vega fu usata dagli antichi Egizi per l’orientazione dei loro templi.

La storia di Niulang e Zhinu:

la Stella Tessitrice (Vega) e il Guardiano di Buoi (Altair)

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Zhinu, figlia dell’Imperatore e della Regina del Cielo, era una bravissima tessitrice. Sedeva ogni giorno accanto al suo telaio celeste e tesseva splendidi arazzi con i colori dell’alba e del tramonto. Anche le nubi, nel loro correre sospinte dal vento, si fermavano per ammirare gli splendenti colori nel cielo.

Un sera d’estate, stanca per il lavoro, mentre osservava un ruscello che scorreva vicino al palazzo imperiale, udì da lontano provenire una musica dolcissima. Incuriosita non esitò ad immergersi nelle acque del fiume. Disteso sull’altra sponda il giovane Niulang suonava il flauto riposandosi dalle sue fatiche di guardiano di buoi. I due giovani si conobbero e cominciarono a suonare e cantare insieme.

Ogni giorno Zhinu attraversava il fiume e raggiungeva Niulang. Finirono così per innamorarsi. Per il suo matrimonio Zhinu preparò un bellissimo abito fatto di gocce di rugiada e della luce delle stelle. La notte delle loro nozze era così luminosa che anche le persone che vivevano sulla terra si chiedevano il perchè la Stella Tessitrice avesse un tale splendore che non si era mai visto prima.

Furono sposi talmente felici che dimenticarono completamente il proprio lavoro !

Il cielo si offuscò perchè Zhinu non tesseva più luminosi tramonti ed albe ed il suo telaio era ricoperto di ragnatele. Niulang non custodiva più i suoi buoi che girovagavano senza controllo addentrandosi perfino nella costellazione vicina dello “Staio Settentrionale e Meridionale” facendo così adirare gli dei.

In particolare la Regina del Cielo, madre di Zhinu, si infuriò moltissimo poichè un bue era entrato nella sua camera da letto ed aveva fatto cadere sul pavimento le sue spille d’argento per i capelli. La Regina allora prese una spilla e disegnò una linea attraverso il cielo lungo il ruscello vicino al palazzo. Con questo unico gesto creò un grande fragoroso Fiume d’Argento, il nome che i Cinesi danno alla Via Lattea. La Regina del Cielo decise di separare i due giovani e pose Niulang su una riva del fiume e Zhinu sull’altra.

Zhinu, disperata, piangeva dal mattino alla sera, ma ricominciò a tessere le sue splendide tele. Niulang riprese nuovamente a portare al pascolo i suoi buoi, ma era profondamente triste e nei momenti di riposo non suonava più il suo flauto.

L’Imperatore del Cielo, impietosito dalla disperazione della figlia, decise che un giorno all’anno, il settimo giorno del settimo mese, i due sposi avrebbero potuto incontrarsi. Zhinu chiamò allora in suo soccorso delle gazze che arrivarono in volo dalla terra e formarono un ponte (sopra la stella Deneb nella costellazione del Cigno) attraverso il vasto e profondo Fiume Argentato. Zhinu saltò sulle loro schiene, come un tempo era saltata sulle pietre affioranti nel ruscello per raggiungere l’amato, e trascorse con Niulang un’ intera giornata insieme.

Le persone che vivono sulla Terra, quando il giorno seguente all’incontro dei due innamorati scorgono le gazze, possono notare le loro penne arruffate, segno che la Principessa Tessitrice è saltata sulle loro schiene.

Durante il resto dell’anno Zhinu intreccia i colori del cielo e Niulang pascola i buoi celesti, sognando il giorno in cui potranno incontrarsi di nuovo.

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La storia della Principessa tessitrice e del Guardiano di buoi è molto popolare in Cina. Di essa si trovano diverse versioni con piccole varianti nella trama.

In alcune città della Cina ci sono ancora alcune feste dedicate alla Principessa Tessitrice.  Esse si tengono nel settimo giorno del settimo mese lunare del calendario cinese (chiamato Qi Xi /the Night of Sevens) alle finestre vengono appesi drappi di colore rosso (il colore delle nozze) ed in questo giorno si celebrano molti matrimoni.

 

La seguente trascrizione è a cura della Biblioteca dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri.

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Buon anniversario 2 giugno 2025: Il voto delle donne italiane per la Repubblica

IL 1° FEBBRAIO DEL 1945 VIENE RICONOSCIUTO, PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA, IL DIRITTO DI VOTO ALLE DONNE…
A 154 anni dalla “Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine” firmata da Olympe de Gouges che purtroppo le valse – nel 1793 – la ghigliottina, in Italia finalmente le donne si poterono recare alle urne.
Una prima volta che assunse una valenza ancor maggiore poiché avvenne in occasione del Referendum del 2 giugno 1946 in cui gli italiani furono chiamati a scegliere fra Monarchia e Repubblica.
Si trattava di un diritto riconosciuto tardivamente nel panorama occidentale; non solo, ma si trattava, in un certo senso, di un diritto “concesso”.
Le Donne italiane votarono effettivamente per la prima volta in occasione delle elezioni amministrative di marzo – aprile 1946 e del successivo Referendum Repubblica-Monarchia del 2 giugno.
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La Costituzione garantiva l’uguaglianza formale fra i due sessi, ma di fatto restavano in vigore tutte le discriminazioni legali vigenti durante il periodo precedente, in particolare quelle contenute nel Codice di Famiglia e nel Codice Penale.
In effetti, in Italia, le donne potevano già votare – solo per le amministrative – sin dal 1924. Benito Mussolini sulla carta le aveva riconosciuto il diritto di voto al fine di dimostrare che non temeva l’elettorato femminile, anzi.
Ben diversa, invece, la situazione in altri Paesi: in Nuova Zelanda le donne potevano votare sin dal 1893, in Finlandia dal 1906 e in Norvegia dal 1907.
In Francia, tale decisione venne presa con qualche mese di anticipo, per l’esattezza il 21 aprile del 1944, e con essa anche la possibilità alle donne di essere elette.
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Questa data rappresenta non solo la nascita della Repubblica, ma anche l’affermazione della parità di genere nel diritto di voto.
È un giorno per ricordare le conquiste del passato e riflettere sulle sfide ancora presenti.
Tornare al 2 giugno 1946 significa ricordare un momento cruciale nella storia italiana, un momento in cui le donne iniziarono a rivendicare il loro posto nella politica e nella società.
A partire dal quale si crearono le condizioni affinché le donne potessero poi dire “no” e contare davvero, come fecero nel 1974 a difesa del divorzio o nel 1981 in occasione del referendum abrogativo della legge 194.
La storia delle acquisizioni legislative che si dispiega per tappe lungo i decenni ’70-’80 formalmente trova lì la sua origine, la sfida rivolta al piano istituzionale, la volontà di andare più a fondo nei meccanismi sotterranei del potere.
Ma facendo un passo indietro, questo passo segnò il definitivo ingresso della donna come punto di riferimento nella società di allora? La risposta è no.
Il diritto di voto non garantì un diritto di cittadinanza consolidato.
Sul lavoro il cammino fu molto più arduo, attraverso un percorso di emancipazione che arrivò almeno fino al 1963, quando entrarono nella magistratura prendendo possesso di ogni tipo di carica.
Fino ad allora le donne si accontentarono di ruoli “scartati” dall’uomo. Accrebbe sicuramente il numero di insegnanti nelle scuole, a conferma della qualità e della necessità di una formazione al femminile per i propri figli.
Il diritto di voto resterà una pura formalità fino a quando le strutture politiche non saranno popolate da donne libere
Una donna può – anzi deve – essere ambiziosa, cosa diversa dall’esser competitiva.
L’ambizione significa dire “so che sarei capace di…” e uscire dalla corazza di timidezza che inibisce ogni passo avanti.
Non è sufficiente il diritto di voto per sbloccare le libertà sociali. La strada per le pari opportunità è una storia che ancora stiamo scrivendo in salita! e riguarda tutta l’umanità in ogni organizzazione sociale in tutto il mondo!
E non solo le donne, ogni essere umano, di qualsiasi razza, di qualsiasi colore, di qualsiasi sesso,  di qualsiasi estrazione sociale, ha gli stessi diritti e gli stessi doveri in quella che chiamiamo pomposamente ” civiltà”
E’ un diritto che è sempre in pericolo e si deve difendere ad ogni età per scelta morale in ogni contesto per far valere la libertà di esistere in armonia e dignità!
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L’iris, la Luna e il Plenilunio dello Scorpione

L’IRIS, LA LUNA E IL PLENILUNIO DELLO SCORPIONE


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Nel mio giardino sono sbocciati gli iris, tutti insieme, come se improvvisamente si fossero accese tante luci viola, rivolte verso il cielo. Un profumo che esalta ogni mia più profonda emozione e mi fa battere il cuore all’unisono con l’universo.
Nel cielo si accende in questi giorni la luna, tutta tonda: è il plenilunio, la luna piena. Nell’anno si è appena entrati, astrologicamente, nel segno del Toro.
Ogni anno, in questo periodo, succede tutto questo, sarà un caso?
E’ un caso pieno di significati. Cosa può legare questi tre elementi? Una energia particolare fa sì che l’iris sbocci, che la luna si mostri alla terra completamente illuminata, che dalla terra si veda la luna  nel cielo nella costellazione del Toro  o dello Scorpione, sia allineata con la luna. Ogni anno, dai tempi dei tempi. L’energia è la causa di tutto ciò che è manifesto, dal granello di sabbia all’universo intero e dell’inizio di tutto. Una energia vibrante e in continua evoluzione. Una energia che spinge ad aspirare all’esistenza più evoluta, dal granello di sabbia all’universo intero.

Domanda: Allora potrò diventare una stella, o un sole, o un universo? A qualcuno dovrò pure ispirarmi!

Ecco perchè l’Energia primaria si collega in cicli ricorrenti in ogni regno di natura agli esseri viventi: per spingerli a raggiungere i loro obbiettivi di evoluzione. Più si ha coscienza e più si è in grado di recepire l’Energia e usarla per l’evoluzione. Più si ha coscienza di appartenere ad un livello di evoluzione, più si è in grado di di innescare una catena di eventi che coinvolgono più livelli.

Domanda: E se non sono cosciente? L’Energia ti spingerà  comunque alla tua evoluzione.

Domanda : E come posso incominciare? Osserva la luna piena il giorno del suo massimo splendore, senti il profumo degli iris, percepisci la luce dell’occhio del Toro, la stella Aldebaran. Lasciati riempire dall’energia di luce, sentila vibrare in te, collegati all’energia universale  e sentiti parte operante del progetto dell’evoluzione, perfettamente inserito nel tuo gruppo di appartenenza, l’umanità. Guarda la tua vita come al mezzo per contribuire all’evoluzione di tutti e di tutto. Progettala in un ottica universale. Vivila per te e per gli altri.
Domanda: Ce la posso fare? L’energia è a portata di tutti, in ogni momento, in ogni luogo, è inesauribile, come una cornucopia senza fondo. E’ la tua causa. E’ la tua vitalità.
E se vuoi saperne di più continua a leggere… Continua a leggere “L’iris, la Luna e il Plenilunio dello Scorpione”
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In nome della Madre Terra


Quando dico “Terra” mi balza agli occhi un vortice di colori,di  tutte le sfumatura di toni  tanti quanti  sono gli esseri umani…profumi che provengono da ogni dove e mi avvolgono e mi evocano emozioni ancestrali… suoni …come un’orchestra viva e palpitante che mi riempie dentro e mi fa sentire di appartenere a qualcosa di molto più grande, che mi tiene in vita e nutre non solo il mio corpo ma soprattutto il mio cuore.E sono io qui ed ora.E siamo noi qui ed ora.Ospiti della Terra in cammino.

Molti sono i nomi dati alla Terra , ogni nome rappresenta una cosmovisione, un modo con il quale una tribù, un gruppo, un popolo parla del suo territorio e rispecchia il rapporto che ha con la Madre Natura.
Una delle più antiche leggende è quella che ci conduce alla cosmogonia greca.
Gaia è una metafora che allude alla divinità greca Gea.
Dopo il Caos, che significa “essere aperto” ed è un modo di chiamare l’enigma o abisso primordiale, appaiono Gea – la Terra – e l’Amore.
In seguito arriva Urano – il Cielo -.
Così i nostri antenati, chiamarono gli elementi primigeni, precedenti agli dei olimpici ed a tutti gli esseri che in seguito popolarono la Terra.
Gea è una divinità primitiva: rappresenta l’origine dell’umanità e le viscere attive della Terra che generarono trasformazioni terrificanti.
Si accoppia con Urano-Cielo, e genera molti figli:
“e man mano che i suoi figli nascevano
Cielo li tratteneva occulti profondamente nel ventre
della Terra
privandoli della luce
e vantandosi di questo”

I figli, istigati dalla madre, si difendono e attaccano il padre.
Così accadono tragedie alimentate dai rancori tra Gea ed Urano, all’epoca della formazione delle montagne e dei mari.
La Terra, attiva e vitale nell’antica simbologia, si protegge: “già che Urano stancava la Terra con la sua prodigiosa fertilità. Si direbbe quasi che i greci ebbero un ricordo delle remote epoche geologiche nelle quali la terra produceva degli strani mostri”.

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17 Febbraio, “ Miao Day”: 7000 anni tra graffi e fusa

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Un gatto, il tuo gatto, è un confortevole simbolo di saggezza e autonomia. Lui ti sta vicino quando tu hai bisogno di lui e delle sue coccole.  Lui può fare a meno di te, tu no: è il tuo più amorevole compagno di viaggio.
Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Gatto, istituita nel1990 dopo un referendum in cui i“gattofili” hanno deciso di dedicare il 17 Febbraio al felino casalingo per eccellenza: ecco qual è la storia della convivenza tra l’uomo e il gatto.
Il gatto domestico, il cui nome scientifico è Felis catus o Felis silvestris catus, è un felino di cui si contano circa 50 razze riconosciute con certificazioni ma è anche un predatore, un animale assolutamente territoriale e amante del crepuscolo. 
Queste le caratteristiche più tecniche, ma cosa significa veramente vivere con un gatto?

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Convivere con un felino, per quanto piccolo possa essere, significa imparare a sopravvivere: il suo essere assolutamente indipendente, predatore e amante dei vizi rende la convivenza con un gatto una questione di piacevolissima sudditanza.

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La sveglia del mattino sarà all’alba, a suon di fusa e miagolii affamati ma niente paura… è solo l’inizio! I primi minuti, quelli in cui si cammina a mo’ di zombie cercando di preparare il caffè, diventeranno il momento del gioco delle caviglie. Come funziona? Vince chi riesce a stare più tempo aggrappato alle caviglie del proprio coinquilino! E il vincitore vien da sé… E poi per gli umani arriva il momento del lavoro, delle corse frenetiche verso l’ufficio e della pausa pranzo in cui mostrerà fieri ai colleghi le foto del bagno ricoperto la sera prima di carta igienica dal proprio gatto, lo stesso che da ore se ne sta beato a raggomitolarsi di cuscino in cuscino.

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Il rientro, non c’è che dire, è sicuramente uno dei momenti migliori: i piccoli felini nel tardo pomeriggio iniziano a risvegliarsi e ad aspettare con impazienza i propri coinquilini umani che, al loro ritorno, potranno beneficiare di fusa, dolci miagolii, graffi e morsi(quasi) indolori e il tutto senza sforzo alcuno! Caso più unico che raro ché il gatto, si sa, vuole le coccole solo quando e come dice lui.

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Tra pappe e litigi per il possesso della cena, l’ora della “nanna” arriva in fretta così come la lotta per il letto, battaglia che noi umani perdiamo in partenza quando vediamo i nostri coinquilini gatti appallottolati sul nostro cuscino.

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Una vita non facile, insomma, ma scelta dagli uomini circa 7mila anni fa: le prime tracce di addomesticamento, infatti, risalgono alla Cina del 5300 a.C..

Ma quando è nata questa festa dedicata ai mici, ma anche ai loro proprietari?

A idearla nel nostro Belpaese è stata una giornalista, Claudia Angeletti, che nel 1990 propose un referendum tra i lettori della rivista per cui scriveva ovvero Tuttogatto, per stabilire quale sarebbe stato il giorno perfetto da dedicare a questi animali.

La proposta vincitrice fu quella della signora Oriella Del Col che, così, motivò la sua idea nel proporre come data il 17 febbraio in questo modo: per prima cosa, febbraio è il mese del segno zodiacale dell’Acquario, ossia degli spiriti liberi e anticonformisti come quelli dei gatti, che non amano sentirsi oppressi da troppe regole. Inoltre, nella tradizione popolari, il secondo mese dell’anno era già visto come “il mese dei gatti e delle streghe”, collegando in tal modo gatti e magia.

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Ma perché il 17? Nella nostra tradizione, questo numero è sempre stato ritenuto un numero portatore di sventura, stessa sorte che, in tempi oscuri e passati, è stata riservata al micio. La “sinistra” fama del 17 è determinata dall’anagramma del numero romano che da XVII si trasforma in VIXI ovvero “sono vissuto”, di conseguenza “sono morto”. 

Non così per il gatto che, per leggenda, può affermare di essere vissuto vantando la possibilità di altre vite. Per questo nell’accezione della Del Col e di tutti gli amanti dei felini il 17 diventa quindi “1 vita per 7 volte”.

I gatti in Italia sono quasi 8 milioni, le città che ospitano il maggior numero di felini sono Roma seguita da Torino e Napoli. Il 12% delle famiglie ha scelto di avere tra le proprie mura domestiche un gattino, che regala “gioia e serenità” (43% delle risposte) e “allegria e divertimento” (36%), secondo quanto emerso dall’indagine GfK Eurisko del 2015.

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I gatti hanno da sempre anche ispirato vari artisti diventando i protagonisti delle loro opere: come ad esempio nei romanzi gialli di Cornelius Kane, o nella fiaba dei Fratelli Grimm “Il gatto con gli stivali”.

Nel film “L’occhio del gatto” (1985) tratto dal romanzo di Stephen King e diretto da Lewis Teague. Nei cartoni animati della tv come “Tom e Jerry” e “Titti e Silvestro”, o del grande schermo come nel classico film Disney “Gli Aristogatti”.

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http://www.rds.it/magazine/viralnews/miao-day-17-febbraio-giornata-mondiale-del-gatto/

http://urbanpost.it/17-febbraio-giornata-mondiale-del-gatto-7000-anni-tra-graffi-e-fusa

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Il Giorno della Marmotta 2025 : altre sei settimane di freddo, parola di Phil

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(AP Photo/Barry Reeger)

Ci saranno altre sei settimane di clima invernale negli Stati Uniti: lo ha previsto la marmotta Punxsutawney Phil nella tradizionale cerimonia del Giorno della Marmotta ( Grounhog Day) che da più di un secolo si svolge nella città di Punxsutawney in Pennsylvania occidentale.
Uscendo dalla sua tana poco prima dell’alba, accolto da cori di ‘Phil, Phil, Phil’, il roditore ha visto la sua ombra: secondo la tradizione, questo significa che mancano ancora sei settimane alla primavera.
Quando invece non la vede, vuol dire che la stagione più calda arriverà presto.
Un membro del Punxsutawney Groundhog Club ha letto da una pergamena il proclama in cui la marmotta dichiarava: “Solo io lo so — non ci si può fidare dell’Intelligenza Artificiale“. 

La cerimonia del Giorno della marmotta si è svolta come di consueto a Punxsutawney, in Pennsylvania. Secondo la tradizione, se la marmotta esce dalla tana e vede la sua ombra l’inverno sarà lungo, almeno altre sei settimane di freddo. Le previsioni di Phil però non sono sempre corrette: secondo le statistiche coglie nel segno solo nel 40% dei casi. –

L’espressione giorno della marmotta, peraltro, è usata talvolta per indicare l’impressione che una situazione non evolva e rimanga la stessa ogni giorno:

(AP Photo/Barry Reeger)

Il Giorno della marmotta divenne una tradizione negli Stati Uniti grazie ai popoli di lingua germanica emigrati in Pennsylvania a partire dai primi anni dell’Ottocento.

Giunti in America, mantennero buona parte delle loro tradizioni legate alla cosiddetta meteorognostica, parola complicata per indicare i sistemi di previsione non scientifici del tempo basati su segni e particolari eventi naturali. In Europa la tradizione voleva che si usassero i tassi o gli orsi, mentre in Pennsylvania si affermò la tradizione più pratica legata all’osservazione del comportamento di una marmotta. Ufficialmente, a Punxsutawney la tradizione cominciò nel 1886.

La città che festeggia il Groundhdog Day è Punxsutawney dove si trova Phil, il più famoso meteorologo del mondo, un vero maestro.

Ogni anno la tradizione è la medesima, il sindaco picchia la porta con il suo bastone, i collaboratori tirano fuori il grosso roditore (ormai del peso di nove chili e con la lunghezza di cinquanticinque centimetri), parlano con lui e il topone risponde.

Anche l’Europa ha però una ricorrenza per quanto riguarda la giornata del 2 febbraio, da cui peraltro deriva proprio Il giorno della marmotta secondo il sito ufficiale di Punxsutawney.

È la Candelora, la festa delle candele.

per la santa Candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora, ma se l’è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno”

Così recita la tradizione popolare. In pratica se nella giornata di oggi, 2 febbraio, piove o nevica l’inverno si può considerare finito, se invece c’è il sole la stagione invernale è ancora a metà.

Ne esistono versioni in quasi ogni dialetto italiano. Il ritornello e la data si applicano anche a fare il punto sulle coltivazioni che si tratti di vite o grano.

Delle cere la giornata, ti dimostra la vernata: se vedrai pioggia minuta, la vernata fia compiuta; ma se tu vedrai sol chiaro, marzo fia fino a gennaio“.

Un’altra tradizione europea è quella del riccio tedesco, in pratica si tratta della stessa abitudine americana: ci saranno sei settimane di inverno se il riccio, uscito dalla sua tana, vede la sua ombra. In caso contrario l’inverno sarà destinato a terminare.

In alcuni altri luoghi l’usanza del 2 febbraio viene chiamata “Giorno dell’orso“.

In questo particolare giorno, l’orso si sveglierebbe dal letargo e uscirebbe fuori dalla sua tana per vedere come e’ il tempo e valutare se sia o meno il caso di mettere il naso fuori: se il tempo è nuvoloso annuncia con tre salti l’arrivo della primavera, se viceversa il tempo è chiaro e soleggiato l’orso torna a dormire nella tana.
Un proverbio piemontese in questo senso recita:
se l’ouers fai secha soun ni, 
per caranto giouern a sort papì”

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/E-il-Giorno-della-Marmotta-altre-sei-settimane-di-freddo-parola-di-Phil-fc7e853f-6892-4842-916f-c2bd117c868c.html

per saperne di più:

https://lauracarpi.com/2019/02/04/phil-la-marmotta-non-ha-visto-la-sua-ombra-la-primavera-e-in-arrivo/

https://lauracarpi.com/2012/02/02/il-giorno-della-marmotta/

https://lauracarpi.com/2020/02/03/2-febbraio-il-giorno-dellorso/

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Ogni anno al Solstizio d’inverno è la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. La fine dell’anno passato e l’inizio del nuovo.


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Solstizio d’inverno: 21 dicembre 

I cicli della natura e i riti per celebrarli mi hanno sempre affascinato. E dato che sono curiosa di trovare significati in ogni cosa mi documento. Da quando vivo al mare vedo l’orizzonte ed è facile seguire il viaggio del Sole avanti e indietro ( ovviamente è la Terra ) Mi emoziono ad ogni tramonto per il tripudio di colori sempre diversi e colmi di significato. Mi piace pensare che ogni sera mi manda un messaggio diretto al cuore .Perchè ovviamente questo è il linguaggio del Sole .Del resto non è forse per amore per la Terra che sta sempre allo stesso posto nell’Universo?

In termini astronomici, in questo periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima.

Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno.

Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta.

Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo.

Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo “Natale”.

Tre giorni dal 21 al 25 dicembre.

Tre giorni di buio apparente quindi occorrono perchè il Sole torni a mostrarsi visivamente a risplendere come fonte di ogni vita in cammino verso il nuovo ciclo dell’anno.

Ogni anno il Solstizio invernale appare come una fine e una rinascita. La fine dell’anno passato e l’inizio del nuovo. E questo è il ciclo della Vita.

Le genti dell’ antichitá si consideravano parte dei fenomeni della natura che ritenevano l’espressione nella vita terrestre dei grandi cicli del cosmo.

Al centro di questi cicli c’era l’astro che scandiva il ritmo della giornata, la “stella del mattino” che determinava i ritmi della fruttificazione e che condizionava tutta la vita dell’uomo. Temere che il sole non sorgesse più, vederlo perdere forza d’inverno riducendo sempre più il suo corso nel cielo, era un’esperienza che minacciava la vita di ogni regno di natura.

Così celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano fuochi per sostenerne la forza e per incoraggiare la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale.

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Questo avvenimento iniziò ad essere celebrato dai nostri antenati, ad esempio presso le costruzioni megalitiche di Stonehenge, in Gran Bretagna, di Newgrange, Knowth e Dowth, in Irlanda o attorno alle incisioni rupestri di Bohuslan, in Iran, e della Val Camonica, in Italia, già in epoca preistorica e protostorica.

Esso, inoltre, ispirò il “frammento 66” dell’opera di Eraclito di Efeso (560/480 a.C) e fu allegoricamente cantato da Omero (Odissea 133, 137) e da Virgilio (VI° libro dell’Eneide).

Quello stesso fenomeno, fu invariabilmente atteso e magnificato dall’insieme delle popolazioni indoeuropee: i Gallo-Celti lo denominarono “Alban Arthuan” (“rinascita del dio Sole”); i Germani, “Yulè” (la “ruota dell’anno”); gli Scandinavi “Jul” (“ruota solare”); i Finnici “July” (“tempesta di neve”); i Lapponi “Juvla”; i Russi “Karatciun” (il “giorno più corto”)”. (1)

Durante queste feste venivano accesi dei fuochi (usanza che si ritrova nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte della vigilia) che, con il loro calore e la loro luce, avevano la funzione di ridare forza al sole indebolito.
Spesso questi rituali avevano a che fare con la fertilità ed erano quindi legati alla riproduzione. Da qui l’usanza, nelle antiche celebrazioni, di danze e cerimoniali propiziatori dell’abbondanza e in alcuni casi, come negli antichi riti celtici e germanici, ma anche romani e greci, di accoppiamento durante le feste.

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Presso i celti era in uso un rito in cui le donne attendevano, immerse nell’oscurità, l’arrivo della luce-candela portata dagli uomini con cui veniva acceso il fuoco, per poi festeggiare tutti insieme la luce intorno al fuoco.
Yule, o Farlas, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita.
Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall’utero della Dea: all’alba la Grande Madre Terra dá alla luce il Sole Dio.
La Dea è la vita dentro la morte, perche’ anche se ora è regina del gelo e della oscuritá, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante, che la rifeconda riportando calore e luce al suo regno.
I solstizi possono anche leggersi come portali energetici, passaggi dimensionali per nuovi cambiamenti : ”il portale degli uomini”, corrispondente al solstizio d’estate, mentre il solstizio d inverno e’ ” la porta verso il divino”.
Il Solstizio d’Inverno corrisponde alla presa di coscienza della propria spiritualità, come uscita nella luce. Un fascio di luce che penetra da un’apertura nel tetto della “caverna” e che genera quell’illuminazione di riflesso, descritta anche dal mito della caverna sacra di Platone e la cui fonte è il “Sole Intellegibile”.
La rinascita solare rappresenta il simbolo della rigenerazione cosmica, e il Sole e la Luce sono associati all’idea d’immortalità dell’uomo, che rinnova la sua nascita spirituale, verso una maggiore acquisizione della sua consapevolezza, nelle notti del solstizio d’inverno.
E’ il momento in cui, quando la notte ed il buio sembrano prevalere e sovrastarci, è necessario mantenere accesa la fiamma della Coscienza, che al mattino con la Luce ci spingerà a nuove e potenzianti scelte per realizzare i nostri obbiettivi.
Questa è l’opportunità che ogni anno si rinnova nei “ tre giorni di buio” del solstizio invernale.
Il Sole ritorna sempre, e con lui la vita. Soffia sulla brace ed il fuoco rinascerà”.
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Regina del Sole, Regina della Luna
Regina dei corni, Regina dei fuochi
Portaci il Figlio della Promessa.
E’ la Grande Madre che Lo crea
E’ il Signore della Vita che è nato di nuovo!
L’oscurità e la tristezza vengono messe da parte
quando il Sole si leva di nuovo!
Sole dorato, delle colline e dei campi,
illumina la Terra, illumina i cieli,
illumina le acque, accendi i fuochi!!
Questo è il compleanno del Sole,
io che son morto, oggi son di nuovo vivo.
Il Sole bambino, il Re nato in inverno!

(canto tradizionale tratto da “La danza a spirale” di Starhawk)

Leggi anche:

Solstizio d’inverno ” Sol Invictus”