Spopolano i gruppi di lettura: in libreria, nelle biblioteche, sui social e in luoghi inusuali
Se ne parla sempre di più: crescono anche in Italia i gruppi di lettura. Ecco, da Nord a Sud, alcune delle realtà per chi volesse entrare in un bookclub: dagli incontri organizzati da istituzioni come i Circoli dei lettori, fino ai gruppi di lettura online, passando per le librerie indipendenti e le biblioteche, fino a quelli ospitati in luoghi inusuali…
Prendere parte a un gruppo di lettura è un’attività che sempre più lettori abbracciano, anche in Italia. Mossi da curiosità, ma anche dalle esperienze degli amici, si incontrano con altre persone per discutere di un libro. Esistono numerose occasioni per unirsi a un gruppo di lettura, tanto più ora che internet ha pensato a sdoganare alcuni pregiudizi sui bookclub.
Da Emma Watson a Florence Welch, passando per Kim Kardashian, sono tante le star e le influencer che consigliano libri online e li discutono con i loro follower. E anche in Italia non mancano i gruppi di lettura che uniscono grazie alla rete, come Il Club del Libro, nato nel 2009, che ruota attorno a una community che commenta e recensisce ogni mese un titolo diverso, oltre a incontrarsi su Skype.
Esistono anche gruppi di lettura attivi sui social, ma che si incontrano anche dal vivo in città italiane, come il Bookeater Club del blog Zelda was a writer. O il bookclub nato su Medium e Facebook, BOOK/MONTH.
Presente online, ma soprattutto offline, è il BookClub dell’editore Zandegù che si incontra nella sede della casa editrice torinese. E gli esempi potrebbero proseguire.
Da Nord a Sud, biblioteche e librerie restano, però, i luoghi prediletti da molti lettori, tanto che sono davvero numerosi i gruppi di lettura ospitati in queste strutture. Impossibile segnalarmi tutti!
Sono quasi 500 solo i bookclub registrati al sito della Rete dei gruppi di lettura, che raccoglie segnalazioni sui gruppi (soprattutto quelli ospitati dalle biblioteche) in tutta Italia e permette ai lettori curiosi di trovare quello più vicino a casa.
Il gruppo di lettura della biblioteca Jorge Louis Borges di Bologna ricorda che alla base di ogni bookclub “non vi è il libro, ma quello che si condivide come lettori”. Dal capoluogo emiliano Milano, dove le librerie indipendenti Open e Verso ospitano, rispettivamente, l’Amy’s English Bookclub e il Versobookclub.
Sempre per restare a Milano, dove i club del libro in libreria sono numerosi, abbiamo da poco raccontato il caso della Libreria Il Convegno. Impossibile, come detto, elencare tutti i bookclub presenti…
Anche istituzioni culturali come il Circolo dei Lettori di Torino – realtà unica al mondo – dedicano ampio spazio ai bookclub, sempre molto frequentati. Il Circolo sabaudo addirittura ospita più gruppi durante la settimana: due in inglese, uno in tedesco, uno in francese, uno dedicato alla lettura ispanica, un altro al mondo femminile, uno perfino ai libri sul cibo… Per tornare a Milano, anche il Circolo dei Lettori Laura Lepri ospita incontri di discussione e lettura. A Roma, invece, si può prendere parte, tra gli altri, al gruppo di lettura del Circolo della Letteratura Barbara Cosentino.
Interessante anche il progetto BeBookers, ideato da Marianna Albini e Leonardo Merlini, che organizzano “occasioni creative e divertenti per parlare di libri” (serate, aperitivi, cene, giochi…). Sul sito i prossimi appuntamenti in calendario.
Infine ci sono gruppi di lettura che si incontrano in luoghi inusuali, come ad esempio Bookies&Cookies ospitato in un bed&breakfast di Bologna e Teste di medusa che si incontra alla guest house Portmanteau a Torino per discutere con le libraie indipendenti della città il significato di “letteratura femminile”.
“Solo se amiamo, accettiamo e approviamo realmente noi stessi, così come siamo, tutto andrà bene nella nostra vita. L’approvazione e l’accettazione di se stessi, qui e ora, sono le chiavi per arrivare a cambiamenti positivi in ogni aspetto della nostra vita.”
Sul mio comodino...
Pensa allo sviluppo di una rosa a partire da quando è ancora un timido bocciolo. Fiorendo nel pieno del suo splendore e fino all’ultimo petalo, essa è sempre bella, sempre perfetta, sempre in mutamento. Lo stesso vale per noi. Siamo sempre perfetti, sempre belli, sempre in mutamento. Facciamo del nostro meglio con la comprensione, la consapevolezza e la conoscenza che abbiamo.”
nuovi schemi di pensiero sullo specchio ogni giorno
Nell’infinità della vita che vivo, tutto è perfetto, integro e completo, eppure la vita è in continua evoluzione.
La vita non è mai difficoltà, né statica, né esaurita, perchè ogni momento è sempre nuovo e fresco.
Ogni istante della vita è un nuovo passo in un continuo allontanarsi dalla vecchia strada. Ogni istante per me è un punto di partenza esattamente qui e ora.
Le panchine letterarie di Londra, per promuovere la lettura in strada
Nell’estate del 2014 sono state installate a Londra 50 panchine a forma di libro aperto decorate da illustratori ed artisti locali. Scopriamole tutte…
Quando creatività artistica e qualità letteraria si fondono, il risultato è assicurato.
In attesa del nuovo progetto della National Literary Trust – associazione culturale no profit fondata nel 1993 con lo scopo di migliorare il livello culturale nelle zone più svantaggiate del Regno Unito – vogliamo proporvi una delle loro iniziative più creative e di maggiore successo: le Panchine Letterarie.
Nell’estate del 2014, in collaborazione con Wild in Art – uno dei maggiori produttori creativi inglesi – sono state create e successivamente installate a Londra 50 panchine a forma di libro aperto decorate da illustratori professionisti e artisti locali.
Il progetto si è concluso a Ottobre dello stesso anno con un’asta benefica al Southbank Centre in cui sono state vendute le panchine per raccogliere fondi per la National Literary Trust.
Ogni panchina rappresenta un’opera letteraria dei maggiori autori inglesi e mondiali formano insieme un percorso culturale le cui tappe conducono alla scoperta dell’importanza letteraria della capitale. Sono stati ideati quattro diversi percorsi in base alle zone interessate: Bloomsbury Trial, City Trial, Greenwich Trial e Riverside Trial.
Ecco alcune delle le 50 panchine e le opere che rappresentano…
ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, JANE AUSTEN –
Narra le vicende della giovane Elizabeth Bennet, seconda di cinque sorelle e con una madre il cui unico scopo è trovare loro un marito di alto rango. Tutto si farà più interessante con l’arrivo, nel vicinato, di Mr. Bingley e Mr. Darcy.La panchina si trovava nel Bloomsbury trial
MRS.DALLOWAY, VIRGINIA WOOLF –
Pubblicato nel 1925 questo romanzo è frutto dell’unione di due racconti brevi Mrs. Dalloway a Bond Street e l’incompleto Il primo ministro e racconta nel dettaglio una giornata tipe nella vita di Clarissa Dalloway una donna dell’alta società inglese del primo dopo guerra.
La panchina si trovava nel Bloomsbury trial.
LE AVVENTURE DI ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE E ATTRAVERSO LO SPECCHIO, LEWIS CARROL
Pubblicato nel 1850, è uno delle più famose opere della letteratura inglese. Nel suo iconico romanzo Carrol racconta le avventure della giovane Alice dopo essere caduta nella tana del bianconiglio che la porteranno a conoscere molti personaggi capaci di insegnarle valori non sempre riconoscibili nella realtà.La panchina si trovava nel Riverside tryal
Per scoprire tutte le altre Panchine Letterarie che sono state realizzate, visitate la gallery a questo link.
I più grandi problemi della vita non si risolvono, ma si superano.
Così Jung ci indica la strada del “lasciare accadere”
Ho sempre lavorato con la convinzione, dettata dal mio temperamento, che in fondo non ci sono problemi insolubili.
E l’esperienza mi ha dato ragione, perché molto spesso ho visto quanto facilmente alcuni individui superavano un problema nel quale altri fallivano completamente.
Quando cioè nell’orizzonte del paziente compariva un qualsiasi interesse più elevato e più ampio, il problema insolubile perdeva tutta la sua urgenza grazie a questo ampliamento delle sue vedute.
Non veniva dunque risolto in modo logico, per sé stesso, ma sbiadiva difronte a un nuovo e più forte orientamento dell’esistenza.
Non veniva rimosso e reso inconscio, ma appariva semplicemente sotto un’altra luce, e diventava così realmente diverso.
Ciò che a un livello inferiore avrebbe dato adito ai conflitti più selvaggi e a paurose tempeste affettive, appariva ora, considerato dal livello più elevato della personalità, come un temporale nella valle visto dall’alto della cima di un monte.
Con ciò non si toglie alla bufera nulla della sua realtà, ma non le si sta più dentro, bensì al di sopra.
Dato però che noi siamo, in senso psichico, nello stesso tempo valle e monte, sembra inverosimile che ci si possa proiettare oltre l’umano.
È vero che, quando proviamo un affetto, ne siamo sconvolti e tormentati, ma nello stesso tempo è anche presente, in modo percettibile, una più alta consapevolezza, che ci impedisce di identificarci con quello stato affettivo, una consapevolezza che considera quell’affetto come oggetto, e che può dire: “Io so di soffrire.”
[…] Di tanto in tanto capitavano, nella mia pratica terapeutica, eventi di questo tipo, e cioè che un paziente riuscisse a superare sé stesso grazie a potenzialità a lui sconosciute; ciò costituì per me l’esperienza più preziosa.
Nel frattempo avevo infatti imparato che i problemi più grandi e importanti della vita sono, in fondo, tutti insolubili; e non possono non esserlo, perché esprimono la necessaria polarità inerente a ogni sistema di autoregolazione.
Essi dunque non potranno mai essere risolti, ma soltanto superati.
Perciò mi chiesi se questa possibilità del superamento, e cioè di un ulteriore sviluppo psichico, non costituisse in genere il fatto normale, e se quindi il fatto patologico non consistesse proprio nel rimanere bloccati dentro o davanti a un conflitto.
Ogni individuo dovrebbe possedere, perlomeno potenzialmente, questo livello più alto, e poter dunque, in condizioni favorevoli, sviluppare tale possibilità.
Nell’osservare il processo di sviluppo dei pazienti che tacitamente, quasi senza rendersene conto, erano riusciti a superare sé stessi, vedevo che i loro destini avevano tutti un elemento comune, in quanto il nuovo giungeva loro dalla sfera delle potenzialità nascoste, o dall’esterno o dall’interno.
Essi lo accettavano e crescevano con il suo aiuto.
Mi parve tipico che gli uni lo ricevessero dall’esterno, e gli altri dall’interno, o meglio che negli uni esso si sviluppasse dall’esterno e negli altri dall’interno, pur non essendo mai il nuovo cosa soltanto esterna o soltanto interna.
Se proveniva da fuori, diventava una profonda esperienza interiore; se invece proveniva dall’interno si trasformava in evento esterno.
In nessun caso però era stato procurato intenzionalmente e consciamente, ma sembrava piuttosto essere generato dal fluire del tempo. […]
Che cosa hanno fatto dunque questi individui per provocare questo processo risolutivo?
Per quanto ho potuto vedere io, non hanno fatto proprio nulla (wu-wei = agire senza agire), ma hanno lasciato accadere, come insegna il maestro Lu-Tzu, poiché la luce circola secondo le sue leggi, se non si abbandonano le proprie abituali occupazioni.
Il lasciar agire, il fare nel non fare, l’abbandonarsi del Maestro Eckhart è diventato per me la chiave che dischiude la porta verso la via: bisogna essere psichicamente in grado di lasciar accadere.
Questa è per noi una vera arte, che quasi nessuno conosce.
La coscienza interviene continuamente ad aiutare, correggere e negare, e in ogni caso non è capace di lasciare che il processo psichico si svolga indisturbato.
Il compito sarebbe di per sé abbastanza semplice (se la semplicità non fosse la cosa più difficile!)
“Non aspettare che ci sia sereno o cada una tiepida pioggia o l’orchestra dei fiori incominci a suonare o i già muti pesci tacciano ancor di più. Fa che ti basti che cominci il giorno e che sia fatto chiaro come pagina bianca
voltata dopo la nera.
Allora tieni la faccia più alta che si può e tenta
perché tentar non nuoce…”
ACQUARIO (5 gennaio e dal 20 gennaio al 18 febbraio): CONOSCENZA
Un’energia importante in questo periodo che ci invita all’ascolto delle nostre particolarità, per quanto esse possano apparire folli.
L’acquario porta l’attenzione su:
SPIRITO VISIONARIO
ARTE
ANTICONFORMISMO
LIBERTA’
FANTASIA
CONDIVISIONE
Come dice SIMON & the STARS
“E’ il nostro spirito visionario, la capacità di intercettare idee che precorrono i tempi e di portarle “a terra”. Non solo: sempre a questo Archetipo corrisponde il bisogno di condividere e di far circolare le idee.
L’Aria dell’Acquario è l‘ARIA CHE UNISCE, e proprio per questo l’Acquario non solo vuole capire, ma anche e soprattutto FAR CAPIREagli altri, far appassionare gli altri alle stesse cose che lo appassionano, stimolare ed appagare la loro curiosità. L’idea di condividere infiamma il suo desiderio di ricerca e di comprensione.
scomporre e ricomporre la materia sulla base di un’intuizione di ordine superiore che viene tradotta in sistema, regola, teorema per poter essere applicata o scartata”
“Voi siete miei amici
Accolgo ciò che entra nella mia vita.
Lascio le porte aperte all’abbondanza e ti regalo sorrisi.
Ogni fardello è diventato farfalla”
Quando libero le mie ali, si muovono i mondi. Perciò mi spaventa tanto volare e permettermi di farlo. So che non sarebbe più nulla come prima. Ma in fondo, quale istante è uguale ad un altro?
Se temi il cambiamento temi anche la vita.
Dalla pienezza dell’Anima, come l’hai avvertita qualche volta, sai che puoi farlo. Sai che tutto ritorna alla fonte e che nulla davvero si perde.
Di cosa hai paura se ti lasci andare?
Tutto è un Gioco, allora azzarda la mossa perché sai che ogni cosa accada, potrai sempre ricominciare dal Via, senza timore.
Le dodici notti sante sono importanti per la vita e il destino di tutto l’anno.
Possono piantare un seme di buona volontà.
Quello che abbiamo conosciuto e accettato nelle dodici notti sante, dovremmo portarlo nella vita e spiritualizzare così la materia e l’anima.
Sono parecchi mesi che tra le 2 e le 3 di notte mi sveglio indipendentemente dall’ora in cui sono andata a dormire; dopo aver guardato l’ora, a volte mi riaddormento e a volte rimango in ascolto per percepire qualcosa che penso dovrei sentire, altrimenti perchè mi sono svegliata? Parlando con altre persone, sembra che il fenomeno sia dilagante e che addirittura alcuni lo vivono da anni. Cercando una risposta ho trovato questo articolo di Giuliana Conforto che pur trattando un argomento di geopolitica ne fa cenno e avendo rispetto per l’autrice non mi sento di togliere parti dell’articolo, però la spiegazione è senz’altro interessante! Patrizia di Visione Alchemica
“Sono cittadino del mondo, figlio del Padre Sole e della Madre Terra” diceva Giordano Bruno con quella sintesi geniale che tanti riconosciamo come profonda verità.
Che cos’è ilmondo? Se siamo sinceri e onesti, riconosciamo che del mondo abbiamo tante diverse immagini che non collimano affatto tra loro.
Una visione comune è quella geopolitica.
Alla fine di agosto, a Teheran, c’è stato il Summit di 120 paesi non allineati che rigettano l’ingerenza di quelli allineati (i 70 restanti tra cui l’Italia dei 190 partecipi all’ONU). La loro proposta è una riforma dell’ONU. Iniziativa interessante che i media locali non hanno diffuso. Riconosciute le guerre senza fine, visti il dolore e i costi che ricadono sulle spalle dei popoli e gli effetti deleteri delle truppe ONU, una sua riforma è senza dubbio auspicabile.
Ma… è sufficiente per avere la pace? Io credo proprio di no. Trovo giusto rifiutare l’ingerenza, anzi la prepotenza di USA, Europa e Israele in Medio Oriente, ma considero ingenuo sperare nei governi non allineati, in particolare, quelli islamici. Se vogliamo la pace, è urgente discernere tra popoli e stati, riconoscere l’artificialità di quei confini che devono essere “difesi” con le armi.
I popoli non hanno confini e non hanno bisogno di protezione “contro” gli altri popoli.
I popoli non vogliono la guerra..
I popoli vogliono vivere bene, con dignità e prosperità.
Che cosa serve per avere in un mondo giusto e saggio, senza confini ed eserciti? Serve la coscienza che siamo cittadini del mondo, che abbiamo tutti gli stessi bisogni primari e abbiamo anche quelli secondari che non sono affatto superflui: vogliamo essere liberi tutti, donne e uomini, esprimere la nostra creatività, coltivare l’amicizia e il rispetto, condividere gli eventi insieme, godere della natura, usare tecnologie non invasive e davvero utili a facilitare l’esistenza e, perché no, anche eliminare l’uso sconsiderato dei farmaci.
Sapete che significa tutto questo in termini di energia, oltre che di felicità? Significa che le risorse sono abbondanti e che il problema energetico non esiste affatto, è inventato da chi coltiva la sindrome della scarsità. I massimi consumi di energia provengono, infatti, dalle industrie belliche e da quelle farmaceutiche. Solo mantenere un aereo militare in volo è un costo enorme in termini di carburante, di personale addestrato e delle intelligenze che lo hanno progettato. Riconvertire gli eserciti per ricostituire l’ambiente, incanalare le acque, risanare la rete idrica ecc. aiutare i popoli in difficoltà è possibile. Perché tutti lo considerano impossibile? Perché identificano il mondo con la storia che ci raccontano, credono all’abisso temporale tra uomo e universo.
Prima il Big Bang, la nascita dell’universo in pochi minuti, 13,7 miliardi di anni fa, poi quella del sistema solare in pochi giorni, 4,7 miliardi di anni fa, e poi, circa due miliardi di anni fa, l’arrivo di quell’entità misteriosa – la Vita – che popola solo la terra, evolve attraverso le sue stesse catastrofi e arriva fino all’Homo Sapiens. Ed eccoci qua. Siamo davvero sapienti? No, siamo credenti alle frottole che ci raccontano, ignoranti come cucuzze, anzi peggio, alcune zucche sono buone.
Il tempoè il grande bluff di un mondo che non conosce se stesso.
“Ci sono infiniti mondi intelligenti” scriveva Giordano Bruno.
Poco dopo Galileo Galilei punta il telescopio al cielo e, da allora, lo spazio appare vuoto, popolato da stelle e pianeti, molto distanti tra loro, e tutti rigorosamente privi di Vita. Ho scritto e riscritto che la Vita è una Forza universale e qui non lo ripeterò. Rimane il problema: perché non vediamo mondi intelligenti? Perché usiamo strumenti che non ci consentono di vederli e non usiamo, invece, la porzione più cospicua del nostro cervello – la materia bianca – in comunione naturale con la Forza. È questa comunione la coscienza che non va confusa con la consapevolezza, né con le canalizzazioni di entità che stanno diffondendo il panico della catastrofe.
Questa ci sarà, anzi è già in atto, ma nel significato originario del termine greco – katastrofé – che significa rovesciamento, rinnovamento e riguarda solo una piccola porzione del nostro cervello: è la nostra mente intorpidita – la materia grigia – che confonde quello che vede, cioè quasi niente, per realtà. Le immagini possono non coincidere con i corpi reali tanto più se la Terra è immersa in una grande sala di specchi come è ormai provato dalle osservazioni in microonde. Con tanti specchi che riflettono infinite immagini di un stesso corpo, possiamo capire che non solo il tempo, ma anche la spazio è un bluff, un’illusione ottica.
Oggi ci sono novità che pochi diffondono, perché tutti credono che l’astrofisica osservi lo spazio. Non è così: osserva il campo elettromagnetico e solo una metà, quella che proviene dal passato. Non osserva l’altra metà, quella proveniente dal futuro che, secondo le stesse leggi fisiche deve già esistere. Le sonde della NASA, THEMIS, hanno riconosciuto che congiunti agli “earthquake” (terremoti) ci sono gli “spacequake” (tremori del campo magnetico) che si ripercuotono sulla Terra rivolta al lato opposto al sole, cioè verso le due, le tre di notte, come si può vedere in questo breve filmato.
Molti, infatti, si svegliano alle tre di notte, così provando che non c’è divisione tra cielo e terra e che il mondo reale è l’unione di entrambi ed è anche quella tra passato e futuro che è qui, nascosto dalla cecità dell’astronomia e… popolato di astronavi.
Domani 21 settembre ci dovrebbe essere l’incontro della Keshe Foundation, che propone tecnologie straordinarie, con i rappresentanti di governo. Che cosa mi aspetto da questo evento? Niente di speciale. È importante sapere che queste tecnologie esistono, sono valide e sono trasmesse da quei cittadini del mondo che già viaggiano sulle astronavi. Credere che la tecnologia ci salverà è un’altra pia illusione, secondo me.
Noi, cittadini del mondo che siamo sulla superficie terrestre, ci salveremo da soli, usando tutto il nostro cervello, prendendo coscienza che finora non abbiamo visto la realtà, ma solo creduto a una scienza, l’astronomia copernicana, che ha dipinto un film in 3D, inchiodandoci all’idea falsa che solo il passato sia reale. Pochi? Si, pochi, ma utili a tutti. Il cambio è compiuto dalla, Vita, la Forza dolce e imponente che non ha certo bisogno della “massa critica”, come si sente dire in giro. Il compito dei pochi coscienti sarà quello di aiutare il prossimo e se stessi a comprendere che il cambio è una catastrofe percettiva e non è affatto la fine del mondo, anzi, al contrario è la rivelazione del sole cristallino e dell’inganno mostruoso che ha dominato le menti umane, è l’inizio di una nuova era in cui tutti i cittadini del mondo, in cielo e in terra, si riuniranno.
Mi è capitato più volte che un libro della mia biblioteca mi balzasse agli occhi, magari uno che ho letto da tempo… o studiato… E più volte mi è capitato di aprirlo ad una pagina qualsiasi e aver ritrovato emozioni, immagini anche sapori come se fosse la prima volta… Oppure che mi accendesse nella mente un’idea totalmente diversa dall’originale…
“Questo, lettore, è un libro sincero.Ti avverte fin dall’inizio che non mi sono proposto, con esso, alcun fine, se non domestico e privato.Non ho tenuto in nessuna considerazione né il tuo vantaggio né la mia gloria. Le mie forze non sono sufficienti per un tale proposito. L’ho dedicato alla privata utilità dei miei parenti e amici: affinchè dopo avermi perduto ( come toccherà loro ben presto) possano ritrovarvi alcuni tratti delle mie qualità e dei miei umori, e con questo nutrano più intera e viva la conoscenza che hanno avuto di me. Se l’ho avessi scritto per procacciarmi il favore della gente, mi sarei adornato meglio e mi presenterei con atteggiamento studiato. Voglio che mi si veda qui nel mio modo d’essere semplice, naturale e consueto, senza affettazione né artificio: perchè è me stesso che dipingo. Si leggeranno qui i miei difetti presi sul vivo e la mia immagine naturale, per quanto me lo ha permesso il rispetto pubblico. Chè se mi fossi trovato tra quei popoli che si dice vivano ancora nella dolce libertà delle primitive leggi della natura, ti assicuro che ben volentieri mi sarei qui dipinto per intero, e tutto nudo. Così , lettore, sono io stesso la materia del mio libro : non c’è ragione che tu spenda il tuo tempo su un argomento tanto frivolo e vano.Addio, dunque; da Montaigne, il primo di marzo millecinquecentottanta.”
Questa è l’introduzione dei celebri “ Essais “ di Michel Eyquem de Montaigne più conosciuto con il semplice appellativo di Montaigne, filosofo, scrittore e politico francese del ‘500.
Adattissima alla voce “ about me “ o “ chi sono” in un blog.
Il termine Essais vuol dire assaggi, sperimentazioni, ricerche, esperienze. Sono le riflessioni personali dell’autore sul mondo e su se stesso, e delinea un campo di conoscenze nel quale egli sperimenta il proprio pensiero e lo mette alla prova. Non esiste un disegno unitario, è un susseguirsi di pensieri, di associazioni di idee, di argomenti che spaziano dalla letteratura alla politica, alla morale,alla filosofia; suggerimenti ad arricchire la conoscenza, spunti ad approfondire..
Non è forse questa la materia di un blog?
ll meditare, il filosofare è inteso da Montaigne come un continuo sperimentare se stessi, un continuo riferimento a se stessi.Montaigne nei suoi Essais mira alla conoscenza dell’uomo a partire dalla conoscenza di se stesso. Nella prefazione alla sua opera scrive: “Sono io stesso la materia del mio libro”.
Un blog non nasce proprio dall’ esigenza dell’autore blogger di comunicare e riflettere soprattutto sulle proprie opinioni?
Montaigne sfida il lettore alla ricerca della conoscenza di sé, dell’ approccio strettamente personale di ogni essere umano con la “realtà circostante “ perchè “ciascuno reca in sé la forma intera della condizione umana”.
“Io racconto un uomo particolare (me stesso) Ogni cosa nel mondo è in continuo movimento e cambiamento. Perciò: io, che faccio parte del mondo, sono in continuo movimento, e la mia narrazione, che si vuole adattare al suo oggetto, è altrettanto mutevole.”
un blog è in continuo arricchimento ed evoluzione, segue il pensiero del blogger senza limiti di tempo e di spazio…
“Ognuno può aver parte alla commedia e rappresentare un personaggio onesto sulla scena; ma di dentro e nel suo petto, dove tutto ci è permesso, dove tutto è nascosto, mantenersi in regola qui, questo è il punto (…) Noialtri soprattutto, che viviamo una vita privata che è nota solo a noi stessi, dobbiamo aver stabilito un modello nell’intimo, al quale confrontare le nostre azioni (…) Io ho le mie leggi e il mio tribunale per giudicare di me.”
Non ci sono forse nel mondo dei blogs regole implicite di rispetto, lealtà ed etica?
“ Nessun intelletto generoso si ferma su se stesso: aspira sempre ad altro e va al di là delle proprie forze; ha slanci che oltrepassano le sue possibilità; se non avanza e non si affretta e non indietreggia e non si urta, è vivo soltanto a metà; le sue indagini sono senza limite, e senza forme; il suo alimento è stupore, caccia, ambiguità.”
L’interlocutore è il web e solo chi è in sintonia con il blogger legge i suoi articoli e talvolta li commenta…
“Io che mi spio più da vicino, che ho gli occhi incessantemente tesi su me stesso, a malapena oserei dire la vanità e la debolezza che trovo in me. (…) se la salute mi ride e la serenità di una bella giornata, eccomi amabile: se ho un callo che mi fa dolere l’alluce, eccomi corrucciato, stizzoso e intrattabile… Ora mi va di far tutto, ora niente; quello che mi fa piacere in questo momento, talvolta mi sarà penoso.”
Scrivere un post e pubblicarlo non dipende forse dal nostro stato d’animo del momento?
questi sono solo alcuni dei molti spunti che mi hanno fatto pensare che….
Se al tempo di Montaigne ci fosse stato il web , lui sarebbe stato sicuramente un blogger…..
Una leggenda popolare giapponese, originata da una storia cinese, narra che ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra (la versione originale cinese narra che il filo è legato alle caviglie); questo filo unisce indissolubilmente due anime gemelle, due amanti, due persone destinate a vivere insieme, non importa la distanza, non importa l’età, la classe sociale o altro, è un filo che lega due anime per sempre.
Questo filo rosso non è visibile, è lunghissimo, indistruttibile e serve a tenere unite le due persone che sono destinate a stare insieme per sempre,il problema è che essendo molto lungo il filo spesso si aggroviglia e crea intrecci strani e nodi che creano difficoltà alle due anime destinate a congiungersi; ogni groviglio che verrà sciolto sarà il superamento di un ostacolo nella relazione, ogni nodo che verrà districato servirà a rafforzare il legame.
運命の赤い糸Unmei no akai ito ovvero la Leggenda del Filo Rosso del Destino
Durante la Dinastia Tang (regnante dal 618 d.C. al 907) c’era un tale di nome Wei i cui genitori morirono quand’era ancora molto giovane. Una volta diventato grande desiderava ardentemente sposarsi e avere una famiglia, ma purtroppo, per quanto la cercasse, non riusciva a trovare una moglie.
Mentre era in viaggio, giunse un giorno in una città di nome Song, dove trovò alloggio in una locanda. Lì incontrò uno sconosciuto al quale, chiacchierando, espose le proprie difficoltà. L’altro gli disse che la figlia del governatore della città sarebbe stata un buon partito per lui, e si offerse di parlare con il padre della ragazza. Dopodiché i due decisero di rincontrarsi il mattino dopo di buon’ora davanti al tempio vicino alla locanda.
In preda all’ansia, Wei giunse al tempio prima dell’alba, quando la luna era ancora alta in cielo. Sui gradini del tempio, appoggiato con la schiena a un sacco, sedeva un vecchio, intento a leggere un libro alla luce della luna.
Avvicinandosi e data un’occhiata alle pagine da sopra la spalla del vecchio, Wei si accorse di non poterne leggere neppure una parola.
Allora, incuriosito, gli chiese: “Signore, che libro è quello che stai guardando? Fin da bambino ho studiato parecchie lingue e conosco molte scritture, ma mai in vita mia ho visto un libro simile.”
Il vecchio rispose sorridendo: “E’ un libro proveniente dall’Aldilà”.
“Ma se tu vieni da un altro mondo, che ci fai qua?” chiese Wei.
Prima di rispondere il vecchio si guardò attorno, quindi disse: “Ti sei levato molto presto. Di solito non c’è in giro nessuno, tranne quelli come me. Noi dell’Aldilà, incaricati di occuparci delle faccende umane, dobbiamo andare qua e là tra gli uomini, e spesso lo facciamo nella luce crepuscolare dell’alba”
“E di che ti occupi?”
“Dei matrimoni” replicò l’altro.
Allora Wei gli aprì il suo cuore: “Sono solo al mondo fino dall’infanzia, e da molto tempo avrei voluto sposarmi e avere una famiglia. Per dieci anni ho cercato invano una sposa. Adesso spero di sposare la fanciulla del maresciallo. Dimmi, si realizzerà la mia speranza?”
Il vecchio guardò il libro e rispose: “No. Non è la persona a te destinata. In questo momento quella che sarà tua moglie ha solo tre anni, e la sposerai quando ne avrà diciassette.”
Deluso dall’idea di dover aspettare tanto, Wei notò il sacco cui il vecchio si appoggiava e gli chiese cosa contenesse.
“Filo rosso per legare i piedi di mariti e mogli. Non lo si può vedere, ma una volta che sono legati non li si puo’ più separare. Sono già legati quando nascono, e non conta la distanza che li separa, né l’accordo delle famiglie, né la posizione sociale: prima o poi si uniranno come marito e moglie. Impossibile tagliare il filo. Sicchè, visto che sei già legato alla tua futura moglie, non c’è niente da fare” rispose il vecchio.
E alla nuova domanda di Wei il vecchio replicò che la futura sposa non viveva lontana da lì, e che era la figlia della vecchia Chen, che aveva un banco sul mercato.
“Posso vederla?”
“Se davvero lo desideri, te la mostrerò, ma ricordati che il tuo futuro non cambierà.”
Ormai l’alba era spuntata e, visto che l’uomo che attendeva non si vedeva, Wei tutto eccitato seguì il vecchio al mercato.
Dietro la bancarella di frutta e verdura stava una povera vecchia cieca da un occhio, con una bambinetta al collo di circa tre anni, tutte e due vestivano di stracci.
“Ecco tua moglie” fece il vecchio indicando la piccina, e Wei replicò in preda alla delusione: “E se io la uccidessi?”
“E’ destinata a portare ricchezze, onori e rispetto alla tua famiglia. Qualsiasi cosa tu faccia, non puoi cambiare il destino” e così dicendo il vecchio scomparve.
Profondamente deluso e incollerito con il messaggero dell’oltretomba, Wei lasciò il mercato con intenzioni omicide. Trovato un coltello e resolo affilato come un rasoio, lo diede al suo servo dicendogli: “Hai sempre eseguito i miei ordini. Adesso va’ a uccidere quella bambina, e io ti compenserò con cento pezzi di rame.”
Il giorno dopo il servo, nascosto il coltello nella manica, andò al mercato e, celato tra la folla, si fece strada fino alla vecchia e alla bambina. Di colpo cavò il coltello, colpì la piccola, si voltò e scappò via, confondendosi con la folla strillante in preda al panico.
“Ci sei riuscito?” gli chiese Wei quando il servo si presentò.
“Ho cercato di colpirla al cuore, ma invece l’ho colpita tra gli occhi”
Il ragazzo ricevette il compenso pattuito e Wei, sollevato all’idea di essere libero di sposare chi volesse, continuò la sua solita vita, e col tempo si scordò dell’intera faccenda.
Tuttavia i suoi tentativi di trovare moglie furono vani, e così trascorsero quattordici anni. A quell’epoca lavorava in una località chiamata Shiangzhou, e le cose gli andavano molto bene, tanto che il suo superiore, il governatore locale, gli offrì in moglie la propria figlia. Così finalmente Wei ebbe una moglie bella e di ottima nascita, una diciassettenne che amava moltissimo.
Non appena la vide Wei notò che la ragazza portava sulla fronte una pezzuola che non si toglieva mai, neppure per lavarsi e dormire. Non le chiede nulla, ma la cosa non cessava di incuriosirlo. Poi, parecchi anni dopo, si ricordò all’improvviso del servo e della bambina al mercato, e decise di chiedere alla moglie la ragione della pezzuola.
Piangendo lei gli rispose: “Non sono la figlia del governatore di Shiangzhou, bensì sua nipote. Un tempo mio padre era il governatore di una città di nome Song, e là morì. Ero ancora piccola quando morirono anche mia madre e mio fratello. Allora la mia governante, la signora Chen, ebbe pietà di me e mi prese con sé. Avevo tre anni quando mi porto con sé al mercato, dove un pazzo mi accoltellò. La cicatrice non è scomparsa, e per questo la copro con una pezzuola. Circa sette od otto anni fa, mio zio ritornò dal Sud e mi prese con sé, per poi maritarmi come se fossi stata sua figlia.”
“La signora Chen era per caso cieca da un occhio?” chiese Wei.
E la moglie stupita: “Sì, ma come lo sai?”
“Sono stato io a cercare di ucciderti” spiegò Wei profondamente commosso “Com’è strano il destino!”
Dopodiché raccontò l’intera storia alla moglie, e adesso che entrambi sapevano tutta la verità, si amarono più di prima.
Più tardi nacque loro un figlio che divenne un alto funzionario, e godettero di una vecchiaia felice e onorata.
Tratto dal libro “Dei, Draghi e Eroi della Mitologia Cinese” di Tao Tao Liu Sanders – Arnoldo Mondatori Editore