Il calore dell’estate con i suoi raggi caldi penetranti ora riscalda il cuore curioso del buio che avanza e la fresca e umida brezza di autunno spazza via ogni incertezza.
Le foglie che cadono silenziose formano un tappeto caldo
Ora è il tempo del meritato riposo che sarà l’accogliente culla dei miei vibranti propositi
Del resto la Luce tornerà a crescere già dal prossimo solstizio di inverno
Ricordo con tenerezza il passato recente e mi spingo amorosamente a guardare con occhi diversi le mie paure di procedere.
Cresce in me la fiducia a trasformarle in risorse per creare la mia visione del futuro.
Metto luci a formare cuori alla finestra per varcare con amore le soglie dei mondi, mi sento intera, in spirito e materia, e felice correndo passo dopo passo a ritmo del mio cuore,
incontroa nuove ed entusiasmanti esperienze.
Ci sarà per me, per te, per tutti una nuova primavera di pace.
Sono più miti le mattine
e più scure diventano le noci
e le bacche hanno un viso più rotondo.
La rosa non è più nella città.
L’acero indossa una sciarpa più gaia.
La campagna una gonna scarlatta,
Ed anch’io, per non essere antiquata,
mi metterò un gioiello.
(E. Dickinson)
Inizia l’autunno astronomico.
La parola “equinozio” deriva dal latino e significa ” notte uguale”, al giorno, naturalmente.
Nell’emisfero settentrionale l’equinozio d’autunno cade generalmente o il 22 o il 23 settembre, ossia il momento in cui il sole incrocia il piano dell’equatore terreste (perpendicolarmente), nel punto detto appunto degli equinozi. Il punto dell‘equinozio d’autunno è anche chiamato punto della Bilancia (¦Ø), dato che il sole si trova in questo segno zodiacale in questo periodo e ci sta per un mese circa. Agli equinozi il Sole sorge precisamente ad est e tramonta precisamente ad ovest, ovunque.
Questo avvenimento ha sempre rappresentato nell’antichità un momento speciale nel quale le forze di luce e tenebra sono in perfetto equilibrio.
Per molte culture l’Equinozio d’Autunno è un giorno di celebrazioni.
Alcuni antichi racconti narrano che nel giorno dell’equinozio d’autunno gli Dei per creare il giorno e la notte abbiano “ fatto pace, e si siano messi d’accordo almeno per un giorno”.
Inoltre gli sciamani di un tempo sapevano che per la Terra era un momento di massimo equilibrio tra le 2 forze cosmiche (sole e luna) (yin e yang), quindi facevano rituali per “fotografare” la propria conoscenza acquisita fino a quel giorno e fissarla, per poi rinascere con forza.
Nella tradizione iniziatica questo momento rappresenta un passaggio, un tempo per la meditazione, per rivolgersi all’interno, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire.
Se pensate che questo strumento per il taglio degli alberi sia stato inventato da un robusto boscaiolo, ricredetevi: è opera di una giovane donna quacchera vissuta nell’Ottocento.
Era un membro della comunità Shaker di Harvard e inventò la sega circolare.
I taglialegna, gli artigiani e i falegnami di tutto il mondo devono ringraziare Tabitha per aver reso il loro lavoro più facile e meno pericoloso.
Tabitha Babbitt (1779-1853) era nata a Hardwick, in Massachusetts, da Seth e Elizabeth Babbitt, membri della comunità religiosa degli Shakers.
La giovane partecipava ai lavori della collettività e, durante il taglio degli alberi del bosco, aveva notato che le seghe utilizzate dai boscaioli non erano efficaci e avevano bisogno di miglioramenti.
In particolare, osservando il padre usare il difficile seghetto, aveva capito che metà del movimento era sprecato: al ritorno, infatti, non era produttivo e l’uomo buttava le sue energie per niente.
Gli propose quindi di creare una lama rotonda per aumentare l’efficienza. Insieme costruirono una sega composta di una lama circolare collegata a un ruota ad acqua che riduceva la fatica nel tagliare il legname.
L’invenzione fu molto apprezzata dai boscaioli, ma le usanze religiose della comunità impedirono alla giovane Tabitha di brevettarla.
La conseguenza fu che si attivarono numerose polemiche sul nome di chi l’avesse inventata e che ancora oggi viene attribuita ad altri.
Nell’estate del 1948 una versione della sega circolare costruita sul progetto di Tabitha venne esposta in una mostra degli Shaker, presa in prestito dal “New York State Museum”.
Inoltre, migliorò la testa dell’arcolaio con una doppia testa che permette di filare il doppio del filato in poco tempo. Contribuì ulteriormente all’invenzione del taglio di più chiodi da una lastra di ferro, invece di forgiare ogni singolo chiodo.
Presumibilmente ha anche inventato il taglia chiodi, e un taglia unghie! Infine, al momento della sua morte era in corso una sua invenzione dei denti falsi e della dentiera,
Per saperne di più: “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie”, Ledizioni, Milano 2023
Questa è la rappresentazione grafica di un suono che molti di noi, in queste sere estive hanno sentito.
E’ il canto di un grillo!
Cri-cri…Cri-cri…Cri-cri
” Son piccin, cornuto e bruno
Me ne sto fra l’erba e i fior:
sotto un giunco o sotto un pruno
la mia casa è da signor
Non è d’oro nè d’argento
terra è tetto e pavimento
e vi albergo come un re “.
Giovanni Prati
Gryllus campestris o Acheta campestrisè il nome scientifico del grillo che appartiene all’ordine degli insetti ortotteri ensiferi.
I grilli hanno un corpo robusto e tozzo con capo grosso e hanno un colore verde, nero o bruno. Sono provvisti di lunghe antenne, tegmine, e ali posteriori variamente sviluppate, le zampe posteriori sono robuste e adatte al salto.
Amano frequentare luoghi caldi e umidi, preferiscono stabilirsi nei prati.
I maschi emettono caratteristici suoni “cri cri” sfiorando rapidamente la tegmina destra sulla sinistra.
Sono insetti onnivori che scavano, nei terreni arabili, buche e gallerie nelle quali vivono.
Cri-cri…Cri-cri…Cri-cri
Il canto e la presenza stessa dei grilli sono legati a una serie di curiose leggende.
Per i cinesi, ad esempio, questi insetti portano fortuna, e se una persona pura di cuore ne cattura uno, l’animaletto dovrà esaudire un suo desiderio.
Per un cinese tenere un grillo è come per un occidentale possedere un cane o un cavallo. Lo accudisce dandogli da mangiare le cose che predilige: alcuni mangiano solo carote o lattuga, altri solo castagne già masticate dal padrone, altri ancora dei vermi speciali che a loro volta mangiano solo granturco.
I grilli devono fare il bagno: di solito in una tazza di tè appena tiepido.
I grilli vanno poi portati a spasso, un po’ per distrarli, un po’ per dar loro la sensazione che non sono trascurati.
La gente ha tasche speciali in cui tenerli, fatte apposta nell’interno delle giacche o dei cappotti, così che le bestiole possono essere portate ovunque uno vada, comode nelle loro gabbie e piacevolmente riscaldate dal calore del corpo umano.
Nelle varie zone del Brasile la presenza di un grillo indica buone speranze (se è verde), l’arrivo di una gravidanza (se canta in continuazione) o di una malattia (se è nero).
Alle Barbados un esemplare particolarmente canterino indica un’imminente guadagno: guai ad ucciderne uno, se non si vuole rimanere al verde.
Cri-cri…Cri-cri…Cri-cri
La temperatura dell’aria può essere stimata contando quanti cri-cri emette un grillo in un determinato periodo di tempo.
La regola empirica citata da Wikipedia come legge di Dolbear dice di contare i cri-cri del grillo in 8 secondi e poi aggiungervi 5 per ottenere la temperatura dell’aria in gradi Celsius.
Nel blog del “GLOBE Program” vengono riportati i dati grezzi relativi al canto di grilli presso Boulder, Colorado, USA.
Cri-cri…Cri-cri…Cri-cri
Secondo l’ oroscopo degli animali, il grillo è dei nati dal 22 febbraio al 18 marzo.
L’individuo grillo ha piacere nel colloquiare, è un ottimo intrattenitore, sa usare bene le parole e far cambiare idea alla gente toccando i punti deboli di chi lo ascolta.
La professione adatta a questo personaggio sarebbe il politico, ma spesso diventa pesante e non si accorge che annoia le persone. Dotati di un intelligenza lucida e penetrante, nell’amore l’individuo grillo manifesta con prepotenza la sua natura gelosa e possessiva. Il suo pianeta è Urano, il colore l’azzurro.
Cri-cri…Cri-cri…Cri-cri
Quando un grillo salta improvvisamente nella tua stanza...
Il grillo ci sintonizza con nuove vibrazioni e ci aiuta nell’innalzamento dell’intuizione,della sensibilità e della consapevolezza.
I grilli ci insegnano tecniche efficaci di comunicazione, e la comunicazione subconscia ci da’ lo spunto per ottenere ciò che ci e’ necessario e ciò che desideriamo.
I grilli rappresentano la resurrezione, la trasformazione nei vari stadi, come nel processo della muta. Non e’ forse tempo di accantonare vecchie idee per far spazio alle nuove?
Bisogna aspettarsi cambiamenti e nuovi sviluppi che porteranno crescita attraverso la pazienza e la riflessione, così come l’attenzione alle nuove opportunità mentali, emotive e fisiche che si manifestano nella nostra vita.
Questa volta stai cantando la tua canzone affinché venga udita?
E’ tempo di fermarsi nella contemplazione o tempo di slanciarsi verso l’obiettivo che ci siamo prefissi nel lavoro, nelle relazioni, o verso una meta personale, un sogno?
Il grillo ci aiuterà a trovare il giusto equilibrio nelle nostre azioni, usando l’intuizione e la nostra più sottile consapevolezza.
“ Silence and a deeper silence when the crickets hesitate ”
ll Nuovo Testamento non afferma in modo chiaro che Gesù era sposato, ma nemmeno che non lo era.
Effettivamente il Vangelo contiene numerose specifiche allusioni al suo avvenuto matrimonio e d’altra parte le regole dinastiche lo imponevano. Non soltanto l’erede della stirpe dei Davide era obbligato per la legge a sposarsi ma doveva anche generare almeno due figli maschi.
Ciò rappresentava un passo fondamentale nel progresso dell’erede della dinastia dall’iniziazione alla piena appartenenza alla Comunità
Come abbiamo visto le regole del matrimonio dinastico erano molte e rigide.
Uno fra i libri più coloriti del Vecchio Testamento è il Cantico dei Cantici , una serie di rime di amore fra uno sposo regale e la sua sposa.
Il Cantico di Salomone identifica la simbolica pozione nuziale con l’unguento aromatico chiamato spigonardo, un unguento prezioso che veniva usato anche per ungere i corpi dei morti regali.
Lo stesso unguento costoso venne usato da Maria di Betania per ungere il capo di Gesù in casa di Lazzaro. e un altro episodio simile avvenne qualche tempo prima quando una donna unse i piedi di Gesù e poi li asciugò con i propri capelli. Anche quella donna si chiamava Maria.
Maria di Betania non soltanto unse il capo di Gesù in casa di Simone, ma gli unse anche i piedi e poi li asciugò con i suoi capelli nel marzo del 33 d.C. Due anni e mezzo prima , nel 30 d.C. aveva compiuto lo stesso rito di unzione tre mesi dopo le nozze di Cana.
Compiere il rito con lo spigonardo era uno specifico privilegio di una sposa messianica e avveniva unicamente durante le cerimonie del Primo e Secondo Matrimonio
Soltanto come moglie di Gesù a tutti gli effetti e come sacerdotessa Maria avrebbe potuto ungergli il capo e i piedi con il sacro unguento.
Esattamente come gli uomini che venivano designati ad occupare varie cariche prendendo i nomi dei loro antenati – come Isacco, Giacobbe e Giuseppe – così le donne venivano denominate secondo la loro genealogia e il loro rango: Rachele, Rebecca,Sara, e così via. Le mogli dei discendenti di Davide avevano il nome di Miriam (Maria)
Perciò la madre di Gesù si chiamava Maria e per lo stesso motivo la moglie di Gesù si chiamava Maria. All’epoca di Qunram, le Miriam, Marie, facevano parte di un ordine spirituale nella comunità ascetica dei Terapeuti.
Mentre i “Mosè” guidavano gli uomini nelle funzioni liturgiche, le “Miriam” guidavano le donne. Queste donne compivano il rito del Secondo Matrimonio soltanto quando erano in cinta di tre mesi. A quel punto la donna cessava di essere una almah e diventava una futura madre. Durante i lunghi periodi di separazione dettati dalle regole matrimoniali, la moglie diventava sorella, in senso religioso, e il compito era quello di accudire il padre,
La differenza tra le Marte e le Marie era che le prime avevano diritto di possedere dei beni le seconde no. Nella comunità le “sorelle” erano considerate “vedove”, un gradino sotto le almah. poi quando si sposavano salivano al rango “di madri”
Quindi chi era esattamente Maria di Betania, la donna che unse due volte Gesù con lo spigonardo secondo la tradizione messianica? Effettivamente non fu mai “Maria di Betania.” Nella Bibbia lei e Marta vengono indicate soltanto come sorelle di Lazzaro di Betania. Il nome completo di Maria era Sorella Miriam di Magdala, meglio nota come Maria Maddalena. I Vangeli ufficiali contengono pochi riferimenti alla stretta intimità tra Gesù e Maria Maddalena. Nel Vangelo di Filippo invece il rapporto tra loro viene discusso apertamente.
“..e la compagna del Salvatore è Maria Maddalena.
Ma Cristo l’amava più di tutti i suoi discepoli. e soleva baciarla spesso sulla bocca. Gli altri discepoli ne erano offesi ed esprimevano disapprovazione. Gli dicevano “ perchè la ami più di tutti noi?” Il Salvatore rispondeva loro: “ perchè non vi amo come lei? Grande è il mistero del matrimonio, giacchè senza di esso il mondo non sarebbe esistito. Ora l’esistenza del mondo dipende dall’uomo e l’esistenza dell’uomo dal matrimonio.”
Riguardo la cerimonia nuziale di Canaa questa non era il Matrimonio ma il sacro pasto che precedeva il fidanzamento.
L’usanza voleva che vi fosse un “padrone di casa” ufficiale che aveva la funzione di direttore di mensa. Dopo di lui venivano lo sposo e sua madre. Nessun invitato avrebbe potuto ordinare di mescere l’acqua che era diventata vino: quindi Gesù e lo sposo erano la stessa persona. Questo banchetto ebbe luogo tre mesi prima che Maria ungesse per la prima volta i piedi di Gesù. E secondo le regole soltanto come sposa di Gesù , Maria sarebbe autorizzata a compiere quell’atto Se lo avesse fatto prima come almah fidanzata , sarebbe stata classificata come una peccatrice e considerata una donna menomata.
Dalle ricerche storiche fatte sui rotoli del Mar Mortosi può dedurre che Maria sia nata nel 3 d.C. e quando sposò Gesù per la prima volta nel 30 d.C. ne aveva 27. Essendo rimasta in cinta nel dicembre del 32 d.C., Maria dette alla luce sua figlia Tamar nel 33 d.C., all’epoca del suo Secondo Matrimonio. Durante i primi anni 40 d.C. Pietro, era il braccio destro di Gesù e come tale sarebbe dovuto diventare il tutore di Maria Maddalena durante gli anni della sua separazione ( vedovanza simbolica) ma Pietro aveva una cattiva opinione delle donne e non era disposto a stare agli ordini di una sacerdotessa.
Anche Paolo, molti anni dopo, fu nettamente contrario al coinvolgimento delle donne nella divulgazione della religione. Così esclusero nettamente Maria dal nuovo movimento cristiano e per garantire il suo totale allontanamento, la dichiararono pubblicamente “eretica” in quanto amica di Elena-Salomè, consorte di Simone Zelota, il Mago, fondatore del movimento esoterico gnostico a Cipro.
A quel tempo Maria era a Marsiglia, dove la lingua ufficiale era il greco ed è per questo che il linguaggio di Gesù e degli apostoli e di tutto il giudaismo ellenico era fortemente influenzato dal greco. Secondo la tradizione gnostica Maria Maddalena veniva associata alla Saggezza (Sophia)rappresentata dal sole, la luna, e un’aureola di stelle. Si riteneva che la gnosi femminile di Sophia fosse lo Spirito Santo, rappresentato perciò sulla terra dalla Maddalena, che fuggì in esilio portando in seno il figlio di Gesù. Giovanni , nella Rivelazione, descrive Maria e suo figlio , della sua persecuzione, della sua fuga in esilio e della caccia al “resto del suo seme” da parte dei romani. Oltre a Maria tra gli emigrati in Gallia nel 44 d.C. c’erano Marta e la sorella Marcella, l’apostolo Filippo e sua moglie Maria Iacopa,e Maria Salomè. Sbarcarono in Provenza a Ratis, noto oggi come Les Saintes Maries de la Mer. Il culto più attivo della Maddalena si insediò a Rennes-le-Chateau, ma anche altrove sorsero molti santuari dedicati a Saint Marie de la Madeleine, fra cui il luogo della sua sepoltura a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume dove i monaci dell’ordine di San Cassiano vegliarono sul suo sepolcro e tomba di alabastro dall’inizio del ‘400.
continua a leggere….” L’immacolata concezione “
Oggi Maddalena torna a sottolineare il ruolo della donna come tramite tra terra e cielo, anima e materia, svelando il corpo e la sessualità come l’unico luogo in cui il trascendente diventa immanente.
Celebriamo la Grande Madre, riconosciamo Lei nella Terra che ci accoglie e nella Donna Risvegliata che dimora dentro di noi.
Celebriamo il nostro corpo sacro che nei cicli eterni di morte e rinascita porta trasformazione e crescita.
Leggi :
Il vangelo di Maria Maddalena – Kathleen McGowan – Edizioni PIEMME
Gli archeologi hanno ritrovato un affresco di un cibo dall’aspetto molto familiare servito su un piatto di metallo: una pizza.
Una focaccia rotonda con condimenti: ecco l’antenato della pizza nell’Antichità. Un affresco che raffigura la versione arcaica di questa amatissima pietanza è stato ritrovato a Pompei.
Si tratta di una rappresentazione particolarmente sorprendente, secondo gli esperti.
Alessandro Russo, un archeologo che lavora a Pompei, spiega che sebbene nel parco archeologico esistano dipinti di focacce e altre focacce con condimenti, questo ha una strana somiglianza con quella che oggi conosciamo come “pizza.”
Anche se i condimenti sono frutta secca e spezie, il piatto è visivamente molto simile alla pizza di oggi.
Le culture di tutta la regione mediterranea hanno mangiato focacce condite per migliaia di anni, ma la pietanza rappresentata in questo affresco scoperto di recente può davvero essere interpretato come una sorta di antenato della pizza moderna.
Il paragone è ancora più rilevante se si considera che Pompei si trova a circa 30 chilometri a sud di Napoli, la culla della pizza moderna.
La classica pizza come la conosciamo oggi è fatta con due ingredienti principali che non erano disponibili 2000 anni fa, quando è stato realizzato questo dipinto: i pomodori, che sono stati portati in Italia dopo la colonizzazione spagnola delle Americhe nel 1500, e la **mozzarella,**che sarebbe diventata popolare intorno al 1200 nella stessa regione di Pompei.
**I condimenti di questa proto-pizza includono melograno e forse datteri con una miscela di spezie o una specie di pesto.**
Secondo un comunicato stampa del Parco Archeologico di Pompei, la focaccia era servita insieme a una coppa di vino e altri frutti, in quella che sembra essere un banchetto organizzato per degli ospiti, tradizione molto comune all’epoca del dipinto.
Dopo la pizza “scoperta” la “cassata” di Oplonti.
In un affresco è stata rinvenuta tempo fa una torta che somiglia proprio alla cassata siciliana
Noi tutti conosciamo Pompei ma l’eruzione del Vesuvio ha distrutto e sepolto anche splendide città come Ercolano, Stabia ed Oplontis.
Qui c’era la sontuosa residenza della moglie di Nerone, Poppea.
Sulle mura delle stanze compaiono deliziosi affreschi che ci parlano di banchetti conviviali, uno fra tutti quello in cui è raffigurata la famosa “cassata di Oplontis”.
Un dolce coloratissimo posto su un diafano piedistallo, sembra proprio la tipica torta siciliana, che però conosciamo con certezza solo grazie gli Arabi nel IX- X secolo.
Lo stesso termine “cassata” infatti deriva dall’arabo “quas’ at”, ad indicare il recipiente tondo con cui viene presentata ai commensali questo dolce sensazione al palato…
Come può essere dunque? E sono solo passati 2000 anni!!
Il 28 giugno 1424 sulla Piazza del Campidoglio fu bruciata viva la fattucchiera Finnicella; partiva così proprio da Roma la caccia alle streghe che avrebbe insanguinato tutta l’Europa per finire anche nel Nuovo Mondo.
Fino ad allora la Chiesa non aveva una posizione codificata verso chi professava riti cosidetti magici, la vicenda di Finnicella segna il punto di svolta dell’atteggiamento della Chiesa verso quell’insieme di credenze, superstizioni e comportamenti che erano elencati come stregoneria.
Finnicella è un personaggio veramente esistito nella Roma del XV secolo.
Il suo nome è riportato dalle cronache capitoline, e si può definire la capostipite delle cosiddette streghe ( dal latino “strix” che significa uccello notturno)bruciate nel mondo colpevoli di aver esercitato arti diaboliche e quindi malefiche.
Le donne trucidate dall’inquisizione, il più delle volte, come nel caso di Finnicella, non avevano nulla a che fare con le accuse che erano mosse. loro. Spesso si trattava di povere donne di umili condizioni la cui colpa era soltanto quella di aver conservato e tramandato quelle tradizioni popolari, legate alla natura, che derivano da un paganesimo mai estirpato. Tra le categorie che hanno visto più vittime ci sono le erboriste e vedove.
Fu Innocenzo VIII, nel 1484, a dar via a questa crudele crociata con la sua bolla “Summis desiderantes affectibus“ (Desiderando con supremo ardore)mettendo in pratica quella che sarebbe diventata la “bibbia del terrore”, contro ogni forma di stregoneria, il Malleus Maleficarum, (Il Martello delle Streghe).
Il popolo di Roma mormorava dei misfatti che la donna avrebbe compiuto: trenta neonati uccisi per berne il sangue ancora caldo e il figlio stesso che Finnicella avrebbe ucciso per poi non si sa come arrivare a farne polvere da ingerire per oscuri e nefandi riti magici.
Questi racconti arrivarono a Bernardino da Siena: in quel periodo era a Roma dove, per incarico del Papa, teneva quotidianamente le sue prediche in piazza; bastarono le accuse della fattucchiera perché formulasse un’accusa formale di stregoneria.
Durante il sommario processo ci furono dottori che tentarono di difendere Finnicella sostenendo che i neonati non li uccideva ma li faceva nascere semplicemente perché era un’ostetrica.”( RomeandArt ).
“La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede…“
Se è vero che ogni contesto ha un suo dress code da rispettare, è altrettanto vero che sarebbe ora di smettere di accettare la sofferenza come dovuta, solo perché si è donne e quindi dobbiamo usare i tacchi per essere considerate accettabili in determinati contesti.
E lo dice una che ha portato per anni tacchi di 12 cm e non faceva un passo senza.
Poi, finalmente, ho capito che erano una tortura immotivata e ho smesso.
Vedo donne sui 50 e più anni con i piedi deformati e martoriati dai tacchi, ma che continuano imperterrite ad usarli nonostante i dolori lancinanti.
Vedo donne, di qualsiasi età, lamentarsi per il male ai piedi, dopo qualche passo, per i tacchi alti, ma continuano a indossarli, preferendo stare tutta la sera sedute, piuttosto che godersi una festa.
E poi penso ai piedi di loto, la moda cinese per cui venivano deformati i piedi fin da appena nate, perché una donna veniva considerata “bella” e quindi “accettabile” solo se aveva i piedi piccolissimi. Non le guardavano nemmeno in faccia, guardavano solo i piedi e più piccoli erano, più erano apprezzate, perché era un segno che sapeva subire il dolore e quindi era una donna sottomessa.
Ecco, con i tacchi il ragionamento non è tanto diverso. È più ci penso e più mi chiedo perché noi donne accettiamo di soffrire, per cosa poi?
Per essere alla moda?
Perché siamo più slanciate?
E noi preferiamo davvero soffrire e deformarci i piedi negli anni perché così rientriamo nei dettami estetici della moda?
Anche no, grazie, valiamo lo stesso è non abbiamo bisogno di nessuna validazione esterna.
Quindi Jennifer Lawrence con quelle infradito ci ha ricordato cosa è veramente importante: il nostro benessere, non le mode che ci fanno soffrire.
Quando Paul McCartney ( Beatles eh!) si è presentato in scarpe da ginnastica bianche a ricevere il titolo di Compagno d’onore dalla Regina Elisabetta …
Piccoli gesti grandi risultati? Purchè se ne parli diceva qualcuno! Pour parler qualcun altro!
Comunque può far riflettere sulle priorità e non solo delle donne !
Nel mio giardino sono sbocciati gli iris, tutti insieme, come se improvvisamente si fossero accese tante luci viola, rivolte verso il cielo.
Nel cielo si accende in questi giorni la luna, tutta tonda: è il plenilunio, la luna piena. Nell’anno si è appena entrati, astrologicamente, nel segno del Toro.
Ogni anno, in questo periodo, succede tutto questo, sarà un caso?E’ un caso pieno di significati. Cosa può legare questi tre elementi? Una energia particolare fa sì che l’iris sbocci, che la luna si mostri alla terra completamente illuminata, che dalla terra si veda la luna nel cielo nella costellazione del Toro o dello Scorpione.
Ogni anno, dai tempi dei tempi. L’energia è la causa di tutto ciò che è manifesto, dal granello di sabbia all’universo intero e dell’inizio di tutto. Una energia vibrante e in continua evoluzione. Una energia che spinge ad aspirare all’esistenza più evoluta, dal granello di sabbia all’universo intero.
Domanda: Allora potrò diventare una stella, o un sole, o un universo?A qualcuno dovrò pure ispirarmi!
Ecco perchè l’Energia primaria si collega in cicli ricorrenti in ogni regno di natura agli esseri viventi: per spingerli a raggiungere i loro obbiettivi di evoluzione. Più si ha coscienza e più si è in grado di recepire l’Energia e usarla per l’evoluzione. Più si ha coscienza di appartenere ad un livello di evoluzione, più si è in grado di di innescare una catena di eventi che coinvolgono più livelli.
Domanda: E se non sono cosciente? L’Energia ti spingerà comunque alla tua evoluzione.
Domanda : E come posso incominciare? Osserva la luna piena il giorno del suo massimo splendore, senti il profumo degli iris, percepisci la luce dell’occhio del Toro, la stella Aldebaran. Lasciati riempire dall’energia di luce, sentila vibrare in te, collegati all’energia universale e sentiti parte operante del progetto dell’evoluzione, perfettamente inserito nel tuo gruppo di appartenenza, l’umanità. Guarda la tua vita come al mezzo per contribuire all’evoluzione di tutti e di tutto. Progettala in un ottica universale. Vivila per te e per gli altri.
Domanda: Ce la posso fare? L’energia è a portata di tutti, in ogni momento, in ogni luogo, è inesauribile, come una cornucopia senza fondo. E’ la tua causa. E’ la tua vitalità.